Disturbo psico-somatico a carattere gastro-intestinale
Soffro di disturbi psicosomatici a carattere gastro-intestinale e nausea (escludendo con numerosi esami e visite possibili altre cause organiche), già in cura presso uno psichiatra esperto in disturbi psicosomatici, che è uno dei pochi in Italia (neanche della mia città, infatti) che ha studiato ler numerosi anni le varie interazioni psicosomatiche e le cause neurobiologiche. Studi che solo recentemente stanno diventando di interesse clinico, come il progetto ATLANTIS.
Inizio la terapia ma subito ci sono problemi. Ha notato come sia intollerante anche a bassissime dosi di farmaci comunemente usati.
La dose per iniziare era di 9 gocce/die da dividere per 3 ad ogni pasto di amitriptilina (Laroxyl), da scalare così da arrivare 12 gcc/die nei successivi giorni.
Già nella prima settimana ha aumentato la nausea, stordimento e tutti i problemi gastro-intestinali causandomi anche vomito/dissenteria insieme un giorno.
(ero sul punto di svenire, per fortuna non ero solo in casa)
Scalato a 3 gocce, ma ovviamente senza i benefici anticolinergici sperati ha comunque prodotto effetti collaterali simili.
Ha suggerito di sospendere immediatamente la terapia dicendo che il sostituto recente è la paroxetina come SSRI, ma vorrebbe prima valutare perché di norma produce più effetti collaterali all'inizio e se non ho tollerato una dose pediatrica del Laroxyl, non vorrebbe rischiare un ulteriore aggravamento dei sintomi.
Quindi, per il momento, non mi ha prescritto nulla se non la sospensione del precedente farmaco.
So che l'approccio consigliatomi è farmacologico+psicoterapeutico cognitivo comportamentale dopo un primo periodo, ma se la prima componente non è attuabile i risultati quali sarebbero?
Provare solo con la seconda, sapendo che purtroppo le mie sintomatologie permangono?
Purtroppo di specialisti nella mia zona non ce ne sono, almeno esperti di tali problematiche perché ho contattato sia centri ASL, che numerosi privati anche in provincia.
Quindi mi fido ancora del rapporto con l'attuale medico, anche perché estremamente preparato e ha saputo fin da subito inquadrare la problematica dai primi minuti del colloquio, dicendomi che non sono l'unico e purtroppo sempre più frequente al giorno d'oggi.
Ma proprio per questo, più inquadrabile in una probabile terapia.
Da una parte sono curioso di vedere anche se sarà possibile trattarla, studiando anch'io medicina, ma non nego che negli ultimi mesi mi sta causando molti disagi anche nella vita di tutti i giorni.
Ringrazio anticipatamente qualsiasi tipo di risposta.
Franca Scapellato
Sì, confrontandomi con una psicoterapeuta mi ha dato una risposta analoga ovvero che una persona con nozioni e informata, che ha preoccupazioni ad ogni cambiamento (quasi ossessivo, ma molto attento) come me noterà in maniera involontaria qualsiasi effetto dei farmaci rendendoli anche problematici. Questo crea un circolo vizioso senza risultati, però.
Quindi sarebbe consigliabile iniziare una terapia cognitivo-comportamentale più che continuare con una farmacologica? Grazie ancora
Franca Scapellato
La presenza di disturbi gastrointestinali ha una situazione di trattamento semplice anche con prodotti differenziati per la gestione di tutta la sintomatologia che si pone in evidenza di volta in volta.
La psicoterapia non ha una indicazione a tappeto, per cui si stabilisce un fantomatico protocollo di farmacoterapia + psicoterapia, anche perché vanno valutate le condizioni di eleggibilità.
L'utilizzo della amitriptilina risulta un poco antico.
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Il fatto è che da mesi soffro di questi disturbi, già confermati da una diagnosi e terapia precedente sua.
Nel caso in cui non si abbiano benefici sperati con lo psicoterapeuta, associarci una terapia farmacologica di sostegno sempre con paroxetina, che continua a considerare il farmaco d'elezione in casi di somatizzazioni d'ansia (soprattutto per i sintomi che manifesto).
Ma se ha gli stessi effetti collaterali che voglio evitare, confermati anche da lui, cosa dovrei fare? È una situazione paradossale.
Eppure altre persone si sono trovati bene con altre molecole, come levosulpiride ed altri più indicati.
A questo punto devo trovare solo qualche psicoterapeuta competente e sperare in dei risultati.
Da parte mia c'è tutta la buona volontà, ma non basta solo quella.
In presenza di sintomi evidenti é opportuno intervenire con una terapia piuttosto che attendere.
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Da quello che dicono non vogliono interferire con precedenti diagnosi o non sono esperti di disturbi psicosomatici. Gli specialisti in questione sono psicoterapeuti cognitivo-comportamentali o con più aree di intervento.
Ovviamente per questioni deontologiche non faccio riferimenti, ma è assurdo.
Ho visto la lista presente su questo sito anche, ma non è aggiornata e i contatti di riferimento non rispondono.
Spero di trovarne una, perché è assurdo che al momento la sfida maggiore non è la mia salute ma trovare anche solo uno specialista.
Grazie ancora per tutto.
Il problema è che già provai col Mutabon Mite che conteneva Amitriptilina + perfenazina e me la sospese proprio perché profondamente sedativo e avevo effetti paradosso.
Se prima con 2mg avevo questi problemi, dubito che riprovandoci con una posologia enormemente superiore cambi qualcosa.
È anche un periodo dove non posso permettermi di fare esperimenti o prove che mi debilitino di più, soprattutto ora che sono più suscettibile ad un eventuale terapia farmacologica (cosa sottolineata anche da lui, in quanto io molto attento e vigile in questa fase)
Un altro consiglio che le do è di non ricercare un professionista perfezionato in disturbi psicosomatici. C'è una famosa frase del telefilm dottor house che le cito " Scegli lo specialista ed hai scelto la malattia ". Questo per dire che andarsi a ricercare uno specialista in disturbi psicosomatici di per se indirizza già la sua diagnosi, tuttavia non è da escludere la possibilità che la sintomatologia somatica sia espressione di un altro disturbo sottostante. Ho visto diversi pazienti affetti da sintomatologia psicosomatica star meglio quando trattati per il disturbo dell'umore sottostante o per il disturbo d'ansia sottostante, questo perchè la diagnosi non era quella di disturbo da sintomi somatici ma un altra.
Porre una diagnosi di questo tipo, soprattutto se fatto in modo frettoloso, sbarra la strada a tutta una serie di altre opzioni ed altre terapie.
Bisogna capire bene se tale sintomatologia sia meglio spiegabile da un altro disturbo psichiatrico, viste che sono state escluse cause mediche.
Dr Accursio Raia, Medico Specialista in Psichiatria (Università degli Studi di Pisa). | https://sites.google.com/view/dott-raia-psichiatra/home-page?
Il mio psichiatra è esperto in disturbi psicosomatici, ha anche condotto vari studi associati a neuroscienze e cause neurobiologiche sui meccanismi d'azione.
Il fatto è che sia riuscito ad inquadrare pochi secondo il problema, purtroppo solo a distanza perché non disponibile in sede la visita, mi fece rassicurare.
Solo che ormai sono preoccupato avendo già provato la stessa terapia, anche più blanda, e avendo creato quegli effetti collaterali per me non tollerabili. (penso per nessuno, tra nausea, vomito ecc.)
Possibile non ci sia un'altra soluzione che non sia solo la farmacologica con farmaci con così tanti effetti collaterali e a lenta azione?
Più che spiegare i miei sintomi e come reagisco alle cure, altro non so che fare.
Lei, a mio avviso, doveva cercare inizialmente il medico curante per i suoi sintomi, che se poi escludeva cause mediche la indirizzava da uno psichiatra che inquadrava il caso. Invece lei, da quanto lascia trasparire la richiesta di consulto, è partito in quinta "ho un disturbo psicosomatico, cerco un espero in disturbi psicosomatici, siccome gli esperti in questo settore sono pochissimi ne ho trovato uno a distanza".
Tra le varie opzioni a mio avviso è possibile che la diagnosi non sia corretta e che quindi siano dei sintomi psicosomatici secondari ad altra condizione psichiatrica. Questo potrebbe spiegare il motivo per il quale ogni approccio psicofarmacologico posto in essere, mirato alla cura del presunto disturbo psicosomatico, sino ad ora ha fallito.
Dr Accursio Raia, Medico Specialista in Psichiatria (Università degli Studi di Pisa). | https://sites.google.com/view/dott-raia-psichiatra/home-page?
Ho escluso ogni causa organica con tantissime visite ed esami (anche con un bel costo) prima di rivolgermi ad uno psichiatra.
Il medico di base ha detto che altro non sa fare, perché dice che non ha competenze e mi aveva detto di aspettare (molti mesi) per un colloquio psicologico o cercare uno specialista privatamente.
Purtroppo quando spiegavo i miei sintomi a molti psichiatri (generici o meno), tutti concorrevano nel problema psicosomatico e negavano un colloquio perché non specializzati in tale disturbi. Alcuni solo per ansie, dipendenze, DPT o DOC ma non per le mie problematiche.
Non sono stato io ad autodiagnosticarmi, ma tutti i medici con cui mi sono confrontato.
Poi non so se sia una diagnosi di comodo o reale, fatto sta che la attuale terapia non mi ha aiutato e non so se ci sia altro e chi contattare.
L'ansia generalizzata di base c'è, e l'ho specificato ad ogni dottore.
Quel che riferisce è un approccio molto strano da parte degli specialisti che ha contattato. La buona prassi medica vuole che a richiesta di aiuto da parte di un paziente venga condotta la valutazione del quadro che lamenta e successivamente si procede a porre una diagnosi chiara, laddove si riesce e ad impostare una terapia laddove se ne hanno le competenze. Nei casi in cui non risulta chiara la diagnosi o l'approccio terapeutico da adottare è auspicabile indirizzare il paziente da altro specialista, anche cercandolo in prima persona, e non lasciare il paziente in balia di se stesso e del problema per il quale ha richiesto aiuto.
Sinceramente non mi è capitato, ad oggi, di conoscere colleghi che "sbolognano" così le richieste.
Ad ogni modo, credo che l'ultima risposta che le ha fornito il suo curante sia stata molto conservativa<<il mio psichiatra ha continuato a negare un eventuale trattamento con SSRI attualmente, e ha detto che l'unico giovamento potrei trovarlo riprovando con la perfenazina, con Trilafon gocce (12-16mg/die), perché potrebbe diminuire di molto o eliminare la nausea. Anche se il risultato non è prevedibile.>>".
Se si fida del suo curante consiglio di parlarne meglio con quest'ultimo al fine di valutare altre strade sia sul piano diagnostico che terapeutico.
Dr Accursio Raia, Medico Specialista in Psichiatria (Università degli Studi di Pisa). | https://sites.google.com/view/dott-raia-psichiatra/home-page?
Credo che abbia ricevuto risposte non positive dai contatti avuti, perché ha richiesto primariamente un colloquio telefonico, evidenziando così una modalità di approccio di tipo pervasivo, e comportando quindi una risposta di indisponibilità.
A prescindere, ad esempio, che quando viene chiesto si può rispondere che ci si occupa di qualsiasi condizione che riguarda le patologie psichiatriche, quando qualcuno tende a voler puntualizzare, invece di concretizzare in una visita, si preferisce evitare successivi contatti.
Probabilmente é accaduto questo, come si rileva anche da ciò che accade in questo frangente.
La situazione va quindi contestualizzata anche in funzione di quello che avviene rispetto ai sintomi.
In fondo, si trova poi a ricevere una indicazione non corretta mentre pareva che ci fosse una competenza speciale su questa tipologia di patologie.
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Per quello ho cercato delle informazioni e qualora mi avessero detto di procedere, avrei prenotato una visita.
Tornando allo specialista curante, l'ho ricontattato e l'ultima volta ha detto che ora che ho coscienza che ho un iper attenzione al farmaco e non una risposta organica alla molecola, la cosa potrebbe essere gestibile. Mi ha suggerito per questo solo la perfenazina (Trilafon) da 12-16mg da scalare al gg. Però non è certo di questo, al momento.
Ma comunque non risolverebbe l'ansia a monte essendo solo sintomatico della nausea.
A questo punto, non sarebbe meglio approcciare farmaci recenti (e più blandi come effetti collaterali) e combinazioni con psicoterapia, invece di trattare solo i sintomi gastro-intestinali con un neurolettico ormai obsoleto a cui ho già avuto una reazione avversa?
Sono dubbi più che leciti che mi pongo e ho già posto anche a lui.
Risolvendo l'ansia, dovrebbero ridursi anche i sintomi psicosomatici in teoria.
Sennò non ci sarebbe correlazione già alla base.
Ma se fosse tutto controllabile dalla forza di volontà come diceva, non starei qua a chiedere un consulto, così come tante altre persone.
"A questo punto, non sarebbe meglio approcciare farmaci recenti (e più blandi come effetti collaterali) e combinazioni con psicoterapia, invece di trattare solo i sintomi gastro-intestinali con un neurolettico ormai obsoleto a cui ho già avuto una reazione avversa?
Sono dubbi più che leciti che mi pongo e ho già posto anche a lui."
Cosa ha risposto il suo curante ai suoi leciti dubbi?
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Ma una volta che é sancito che la strada é percorribile, e il suo psichiatra non é disponibile a percorrerla, continua a chiedere se si può fare o, in qualche modo, sta chiedendo come fare?
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Mi ha continuato a dire di perseguire sulla strada della Perfenazina, perché per quanto l'ansia sia presente i sintomi provocati sono prettamente gastro-intestinale (nausea e tensione al collo inclusa?) ed un SSRI come la paroxetina andrebbe solo a stimolare e potenziare tali disagi.
Ha detto che siccome il giorno dopo che assunsi Mutabon Mite settimane fa stetti male (vomito e diarrea insieme, non so se coincidenza o altro) andrebbe provata una terapia di 1/2 di compressa 2/die DI SOLA Perfenazina 2mg da arrivare in una settimana a 3/die.
Dopodiché si potrebbe valutare il Trilafon per aumentare dosaggio.
Comunque il trattamento risolutivo non è con questa molecola, perché a detta sua andrebbe solo a "sedare" quella sintomatologia ma non a risolvere il problema.
Quindi io mi chiedo, a pro di che soprattutto?
Poi ha terminato dicendo dicendo che dia utile iniziare anche una psicoterapia cognitivo-comportamentale concomitante, trovandosi d'accordo.
Ora non so quanto senso abbia non vagliare altre terapie, ma possibile che io abbia disponibile solo ri-provare con lo stesso farmaco, ma a dose ridotta? (a cui per ovvi motivi sono avverso, col Mutabon stetti malissimo e stavo per collassare dopo vomito/dissenteria continui)
E se è vero che gli SSRI o altri farmaci peggiorerebbero, tutte le persone con ansia somatizzante come me non avrebbero trattamenti se non vecchi come questi? Qualcosa non mi torna.
Purtroppo queste insicurezze sulla terapia mi mettono sempre più dubbi e pressioni, e non aiutano.
Oltre che sto mangiando meno e perdendo peso, per via della nausea e giramenti, pur avendo fame e la voglia essendo sempre stato sportivo.
Mi sento come di avere un problema irrisolvibile e di non ricevere adeguato supporto.
Più che risposte, sembra che debba riprovare "sperimentazioni".
Faccia un resoconto della situazione e decida come regolarsi conseguentemente.
Ovviamente, non si può entrare nel merito delle scelte del suo specialista.
Dr. F. S. Ruggiero
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Anche lo psicoterapeuta con cui mi sto organizzando ha detto che esistono terapie moderne e che anzi combattono ansia-nausea senza problemi, e sarebbe utile stessi già meglio nella fase acuta per iniziare l'approccio psicoterapeutico ed incrementare i benefici del trattamento.
Gliel'ho fatto presente nuovamente al mio psichiatra, sennò dovrei chiedere un secondo parere.
Che voi sappiate la ASL offre soluzioni di questo tipo?
Il mio medico di base non mi ha mai dato chiare spiegazioni, relegando sempre sul privato il che è non credo sia l'unica soluzione.
Lo specialista mi ha consigliato di iniziare una terapia da scalare (partendo da 2-3 gocce/die) di escitalopram, che considera anche più "pulito" e con meno effetti collaterali rispetto alla paroxetina come SSRI.
Rispetto a quelli già provati, ha detto che è molto più tollerabile.
Avrebbe anche associato EN gocce, ma ha detto che se è possibile è meglio non integrare benzodiazepine per evitare un effetto di dipendenza secondario.
Unica cosa che ora è auspicabile che con la riduzione dell'ansia con l'effetto sia possibile ridurre anche le componenti psicosomatiche.
Era un po' più riluttante solo perché è un farmaco abbastanza recente molto selettivo, quindi copre terapie mirate rispetto ai triciclici.
A questo punto sono ben positivo, e spero faccia effetto.
Grazie ancora a tutti Voi dello Staff e vi aggiorno appena noto cambiamenti.
Dr Accursio Raia, Medico Specialista in Psichiatria (Università degli Studi di Pisa). | https://sites.google.com/view/dott-raia-psichiatra/home-page?
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