Immobilismo psicologico

Salve. sono una ragazza di 24 anni e da 12 soffro di disturbi dell'alimentazione. Sono passata dall'anoressia, alla bulimia, depressione ed autolesionismo. Ho fatto un'infinità di cure che hanno sempre e solo tamponato la situazione. Ma..arrivo al presente. Seguo una terapia psicanalitica di gruppo da 4 anni e mi trovo molto bene, riesco a parlare di tutto sia con il terapeuta che con le ragazze. Ma da circa un anno vivo una situazione di immobilismo. prendere qualsiasi decisione mi risulta impossibile o comunque rappresenta una fatica enorme. Mi sono laureata (triennale) e da quel momento la situazione è peggiorata perchè ho cominciato a rimuginare intensamente su cisa fosse piu giusto fare. Poi..ho preso una decisione sofferta. ho deciso di lasciare la terapia per qualche mese per andare a fare un'esperienza di studio all'estero. Ci sono da un mese e continuo a rimuginare, la bulimia è tornata in tutta la sua potenza, non esco quasi mai dalla mia stanza e non sono stata in grado di instaurare il minimo rapporto sociale. Mi sono resa conto che questa difficoltà mi stava facendo soffrire pesantemente da un anno, rovinando anche le cose belle che mi capitano. ho deciso di contattare uno psichiatra per un consulto. mi ha fatto parlare un po', ha diagnosticato un problema di "umore" e mi ha prescritto il Noritren( 20 mg al giorno per iniziare). Ecco..io ho paura! non so neanche in questo caso cosa sia giusto fare. ho rifiutato di prendere farmaci in periodi peggiori, in cui ero "più malata"..eppure grazie alla psicoterapia, alle amicizia e agli interessi sono migliorata tantissimo. inoltre..quando ero adolescente mi è stato prescritto lo zoloft che ha tamponato il disturbo di allora, facendomi però ripiombare in una bruttissima depressione non appena ho smesso di prenderlo. Inolre, probabilmente il farmaco fa ingrassare...e per chi soffre di disturbi alimentari significa aggravare ulteriormente la situazione. Poi..sento dire che i farmaci in un certo senso cronicizzano la malattia, io ho paura anche di questo. Vorrei un consiglio sincero. Abbandono l'esperienza all'estero e continuo la mia psicanalisi? prendo il farmaco? ... e se poi la situazione peggiora?...ho paura.M'illudo forse di avere un problema quando in realtà sono solo un'asociale, ed il mio problema è accentuato dalla mancanza di relazioni sociali...Non lo so, sono estremamente confusa. ho una situazione a casa difficile, mia madre è malata gravemente, non riesco a trovare appoggio in nessuno.
Vi ringrazio per una vostra eventuale risposta.
[#1]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 40.9k 996 63
Gentile utente

la scelta da fare deve valutare i pro ed i contro di ogni sua azione in merito.

Non e' possibile scegliere per lei.

Se resta all'estero e può essere arricchita da questa esperienza e' meglio che scelga di stare li.

Lei si preoccupa dei farmaci, ma mi preme farle notare che nonostante 4 anni di terapia non e' cambiato molto.
Riuscire a parlare di cose con il terapeuta o le compagne di gruppo non vuol dire non avere problemi.
Certamente ha avuto dei miglioramenti ma non
ha avuto, secondo il mio parere, gli strumenti per poter svolgere la sua vita da sola.
E' un po' avvenuto ciò che pensa dei farmaci.

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[#2]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
"lo zoloft che ha tamponato il disturbo di allora, facendomi però ripiombare in una bruttissima depressione non appena ho smesso di prenderlo. "

Gentile utente,

credo che il suo rapporto con le terapia farmacologiche sia non ben orientato, per esempio in questa frase si esprime come se la ricaduta dopo sospensione fosse provocata dal farmaco, ovviamente non è così. La ricaduta è prodotta dalla malattia, il farmaco tenuto tende ad evitarla e prevenirla.

Il farmaco è un ottimo antidepressivo, mi chiedo però se è stata posta una diagnosi precisa, perché disturbi alimentari, autolesionismo e depressione spesso si associano a forme di depressione cicliche bipolari, con fasi agitate. In queste forme, il solo antidepressivo (senza altro) può indurre agitazione. Questo però presumo che le sia stato fatto presente in sede di visita.

La sua diagnosi a suo tempo quale fu di preciso ?

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#3]
dopo
Attivo dal 2009 al 2017
Ex utente
Innanzitutto grazie per le celeri risposte.
Gentile Dott. Ruggiero, so bene che nessuno può scegliere per me..e la mia incapacità o estrema difficoltà nelle scelte è il motivo per cui ho deciso di rivolgermi ad uno psichiatra. Non mi sembrava più "normale" continuare a rimuginare su cosa fosse più giusto o meno fare.
Ora la situazione si è estremamente complicata, ma è da circa un anno che questi dubbi decidono per me! e penso che nel gruppo terapeutico sia stata sottovalutata questa mia difficoltà.Tutti hanno qualche titubanza nel fare una scelta importante ma, mi guardavo intorno ed
alla fine tutta la gente che conoscevo, sbagliando o meno...prendeva una decisione. Io ho intrapreso mille strade, senza mai sentirmi coinvolta davvero in niente.
Nel gruppo mi si diceva che era normale e che sicuramente prima o poi avrei intrapreso la strada giusta.
Io dopo 8 mesi mi sento ancora bloccata.

Alla fine, come dicevo nella scorsa mail, dolorosamente ho deciso di continuare a studiare e di trascorre un periodo all'estero.

1)l'esperienza fuori è utile per la lingua, perchè sono a contatto con culture diverse,perchè l'ambiente è stimolante.
Ma sono completamente sola, lontana dai terapeuti e in un mese non ho instaurato legami.

2) in toscana nella città in cui ho studiato ho gli amici,il supporto dei terapeuti, ma non sono molto motivata nello studio e se ci tornassi, mi sentirei una fallita nell'abbandonare l'esperienza iniziata.

3)mia madre è malata gravemente...e per quanto sia stato e sia conflittuale il nostro rapporto, io mi sento in colpa nel non starle vicino. (lei è nel sud italia)
Credo di aver compreso...(o almeno mi illudo), che questo conflitto sia la causa principale di tutti i miei dubbi.
Sto cn lei fino alla sua morte o vivo comunque la mia vita?
non trovo soluzione, è troppo difficile.

Quindi mi chiedo..i miei dubbi ossessivi e assillanti sono leciti, o sono davvero malata?

Dr. Pacini, in tutti questi anni l'unica diagnosi che mi è stata fatta è stata quella di anoressia nervosa poi tramutata in bulimia.
nessuno si è mai espresso con una diagnosi in merito ai miei tagli sulle braccia (che nn si verificano più
da 2 anni in seguito ad un forte spavento) e ai miei continui pinati.
Lo psichiatra da cui sono andata qualche giorno fa, dopo avermi fatto parlare qualche minuto..è stato molto vago. mi ha solo descritto un disturbo dell'umore, evidentemente troppo basso per affrontare con forza le situazioni e le scelte.
Sinceramente (e forse sono cattiva), mi è sembrata una diagnosi precofenzionata.
Chi, in una situazione cosi, non avrebbe l'umore troppo basso?
io voglio capire se sono malata e quindi ho bisogno dei farmaci, o se sono "giustificatamente" triste.
E la domanda del secolo?

Scusate l'ennesimo sfogo e grazie comunque per l'attenzione.



[#4]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Gentile utente,

Le diagnosi sono preconfezionate, per fortuna, altrimenti si andrebbe alla cieca e caso per caso si tirerebbe a indovinare senza poi sapere cosa applicare come cura.

Però "disturbo dell'umore" non è una diagnosi, è una categoria, molto vaga (ci stano dentro cose molto diverse in quantità e qualità).

"Giustificatamente" triste non implica che uno non possa curarsi. La differenza è questa: ci si intristisce per una causa qualsiasi, poi si sviluppa una depressione, la quale è uno stato non flessibile e spinge a prendere decisioni sbagliate, non corrispondenti con la realtà, improntata ad un pessimismo gratuito e soprattutto costringe a non essere in grado di gestire le cose per un certo periodo.

Storiella della madre del soldato. La madre del soldato riceve la notizia che il figlio è disperso, e poi è dato per morto. L'umore cade a terra. Inizia la depressione, si chiude in casa, non vuole vedere nessuno, pensa al figlio e che la sua vita non ha più senso. Dopo due anni la guerra è finita, il figlo ritorna da un campo di prigionia, era disperso ma vivo. La madre per ancora un altro anno rimane esattamente depressa, anche se non più per il figlio. Dopo la depressione guarisce, e la donna finalmente riabbraccia la vita, prima, e il figlio ritornato.
[#5]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 40.9k 996 63
Gentile utente,

come lei ha ben analizzato il suo gruppo terapeutico e' stato piu' un gruppo di supporto che realmente terapeutico, di questo non doveva accorgersi lei ma chi nel gruppo ha la funzione di curante.

Il punto e' che ora la sua situazione e' nuovamente peggiorata.

Non sappiamo in quale paese si trovi, probabilmente ci sono modalita' diverse di comunicazione della diagnosi.

Comunque, segua l'indicazione di questo nuovo curante almeno per il periodo che resta all'estero.
[#6]
dopo
Attivo dal 2009 al 2017
Ex utente
Essendo cosi ingarbugliata la situazione non mi sono spiegata bene.
Sono tornata in italia 10 giorni grazie ad un periodo di pausa all'università, ed ho deciso di contattare questo medico una volta tornata.
Quindi è un medico italiano, che conoscevo di "fama" tramite una mia amica.
[#7]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 40.9k 996 63
Ma poi come si fa a controllare l'andamento della terapia, torna in Italia spesso?

I disturbi alimentari (DCA), come anoressia, bulimia e binge eating, sono patologie legate a un comportamento disfunzionale verso il cibo. Sintomi, cause, cura.

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