Pensieri suicidi: eutimil?!?

Gentili dottori.
Vi scrivo per la seconda volta, per cui il mio problema con gli attacchi di panico lo potete leggere nel link a fianco. Ho curato questo disturbo con Eutimil (20 mg una volta al dì) e Alzoprazolam (0,25 tre volte al dì a calare fino a zero). Ora, dopo un mese e mezzo circa, prendo solo Eutimil (una al mattino) e devo dire che l’ansia e i sintomi FISICI degli attacchi di panico sono leggermente sopiti. Dico sopiti perché sono spariti i sintomi pesanti, ma non il senso di irrequietezza o angoscia. Nelle situazioni affollate o comunque “chiuse”, certe volte mi manca il respiro, sento che inizio a respirare affannosamente, o sento le gambe molli, ma niente sfocia più (per ora) in un vero e proprio attacco.
Di solito uscito da queste situazioni critiche mi spunta fuori un forte mal di testa che dura ore. Come una pressa sulle tempie.

E’ normale? Quanto durerà ancora questa instabilità?
Devo chiedere al mio medico che mi aumenti la dose di Eutimil? O che cambi terapia?

E qui si passa al secondo problema, più grave: ho notato in me un inarrestabile scivolamento dell’umore verso il basso, anzi, verso il nulla. Sono seguito da uno psicologo di scuola rogersiana due volte a settimana e con lui sto scavando nei meandri dei miei incubi in modo sempre più spietato e approfondito. Da un lato sento un gran senso di liberazione nel parlare e nel sentirmi descrivere, ma mi sto rendendo conto che tutto il beneficio che razionalmente riesco a percepire da queste sedute, viene inghiottito poi da questo irrazionale enorme senso di vuoto che sembra crescere ogni giorno di più. Ne ho parlato con lo psicologo, ma inutilmente credo perché ho omesso la cosa più grave e più importante: mi sono accorto che sto pensando al suicidio, e la cosa mi spaventa.
Non che non ci abbia mai pensato in momenti di sconforto, ma erano quei pensieri da adolescente o post-adolescente che entrano ed escono in un soffio. Ogni volta che ci pensavo anche solo da lontano, l’angoscia, la paura o la ragione mi riportavano in un secondo alla realtà.
Ora no, sento che ci penso davvero e non provo nulla, ne paura, ne angoscia, ne tristezza. Anzi, se vengo preso da un momento di angoscia il pensiero del suicidio mi riporta in una situazione che descriverei...”non emotiva”: sparisce ogni sentimento.

Premessa: non ne ho parlato con lo psicologo perché non ci riesco. Riesco a parlare di tutto tranne che di questo.
Non ne ho parlato con il medico perché mi conosce da una vita e mi sembrerebbe di parlarne con mio padre...se capite cosa intendo.

Ora altre domande: Ma l’Eutimil non dovrebbe essere anche antidepressivo? Perché allora sto così? Ho letto le controindicazioni dell’Eutimil e mi sono impressionato un po’...questi pensieri potrebbero essere anche effetto del farmaco?

Può una terapia psicologica che ti riporta a galla tutti i tuoi incubi trascinarti in realtà verso l’abisso invece che curarti? Da un lato mi fido molto del mio psicologo, ma dall’altro temo davvero alla lunga di fare più danno che beneficio...non lo so.

E poi...perchè ora non sento la benché minima reazione emotiva di fronte al pensiero delle mia morte?!?

Vi ringrazio ancora infinitamente per il bellissimo servizio che prestate
[#1]
Dr. Silvio Presta Psichiatra, Farmacologo 463
Gentile utente,
il disturbo di panico, come tutti i disturbi d'ansia (disturbo ossessivo-compulsivo, fobia sociale etc.), frequentemente coesiste (sia in quel dato momento che in senso longitudinale nel corso della vita) con disturbi dell'umore, ed in particolare con i disturbi del cosiddetto spettro 'bipolare'.
Con questo termine si indica una tendenza dell'umore ad alternare nel corso della vita fasi di ipertimia (cioè di tono dell'umore più elevato rispetto alla media: si tratta di persone spesso creative, molto energetiche ed entusiaste, trascinatori, leader) o di ipomania-mania (cioè reali stati di eccitamento patologico) con episodi a tonalità depressiva (ed anche in questo caso le fasi depressive possono essere più melanconiche oppure 'agitate', cioè caratterizzate dalla coesistenza di pensieri depressive con un grave stato di agitazione, tensione, inquietudine interna).
La terapia non può e non deve essere limitata a curare il sintomo che il paziente lamenta e per il quale va dal medico (es. gli attacchi di panico) poichè spesso esso rappresenta solo la punta dell'iceberg.
La psicoterapia ad indirizzo analitico (ed in generale tutta la psicoterapia durante la fasi acute del disturbo) non serve a molto; in seguito, in fase di compenso, è preferibile (secondo le linee-guida internazionali) un orientamento cognitivo-comportamentale od interpersonale.
Sperando di averle fornito una possibile chiave di 'ripartenza' nel suo processo di cura,
cari saluti
Silvio Presta

www.silvio-presta-psichiatra.tk

Silvio Presta

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentilissimi dottori, intanto vi ringrazio per rispondere sempre e perchè date un servizio veramente prezioso per problemi delicati come questi.

Sono comunque un po' confuso...innanzitutto premetto che parlai con il mio psicologo della terapia cognitivo comportamentale e, secondo lui, non era la terapia adatta al mio profilo. Si è limitato ad insegnarmi un paio di "trucchi" per affrontare le crisi acute in situazioni affollate o per scacciare alcune paure della paura, ma per il resto si è deciso di continuare con una lunga e, devo ammettere, molto dolorosa analisi.

Prenderò in considerazione l'interpersonale, che non so cosa sia, ma chiederò delucidazioni...

Ma il mio dubbio in realtà era di tipo FARMACOLOGICO.
Razionalmente mi accorgo dei benefici dela psicoterapia, irrazionalmente mi scopro completamente velato di nero.
Ed è una cosa che non riesco a spiegarmi, ma cresce e sta diventando reale ogni giorno di più.

Ho paura che sia l'Eutimil che, da un lato mi lascia bene o male tornare a vivere, dall'altro mi pialla ogni tipo di emozione, paura della morte o del suicidio inclusa.
Non lo so...erano solo mie ipotesi in questi giorni di assoluto sconforto.

Però ora il post del dott. Presta (che ringrazio!!!) mi ha messo una pulce nell'orecchio: in che senso la psicoterapia analitica, non serve nelle fasi acute del disturbo?!?
Fermo restando che è chiaro che il DAP è solo una punta dell'iceberg, devo quindi prendere in considerazione l'ipotesi di stare prendendo la strada terapeutica sbagliata?!?
Nel senso che questo mio drastico crollo dell'umore può essere imputato ad una terapia analitica che infilando il dito nella piaga peggiora la ferita invece che cucirla?

Un cordiale saluto e grazie mille ancora per l'attenzione


[#3]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
gentile utente,
confermo quanto espresso dal Dott Presta: sono le Linee Guida internazionali ad indicare nella terapia cognitivo-comportamentale, associata a farmacoterapia, la soluzione più efficace e scientificamente supportata. Lei stesso può effettuare una ricerca su www.pubmed.com (in inglese), il sito ove sono indicizzate tutte le riviste scientifiche mondiali, da Nature in poi.

L'analisi va benissimo per tante forme di psicopatologia, ma per ora nessuno ha dimostrato funzioni con i DAP

Per cui, Lei dovrebbe affidarsi non a pareri personali (purtroppo non sempre obiettivi) ma a evidenze scientifiche.

Il Suo problema, adesso, è che sembra stia peggiorando, e non migliorando, e questo dovrebbe farla pensare circa il percorso che sta seguendo

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it

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Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

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