Un anno presso una psichiatra ed uno psicoterapeuta

Sono una ragazza di Milano di 24 anni. Sono in cura da quasi un anno presso una psichiatra ed uno psicoterapeuta. La mia storia:
in realtà penso di esser stata sempre depressa. Fin da piccola mi lamentavo spesso di essere annoiata, era una sensazione molto frequente. I miei genitori hanno avuto una relazione molto difficile fatta di continui litigi e violenze. Mia madre beveva e mio padre non faceva che urlare. In casa c'erano poche regole e mio padre passava dallo stato catatonico all'essere brillante e spensierato. O i soldi non c'erano mai o si spendavano subito in grandi feste e regali. Gli orari erano sballati si andava a letto tardi e spesso i miei dormivano fino a tardi. Io ero la miglior alunna della scuola elementare, la più brava e adorata dalle maestre che temevo e veneravo. Soffrivo di fortissimi dolori addominali mattutini prima di andare a scuola ed ero molto ansiosa per i compiti. I miei genitori si sono separati definitivamente, dopo mille episodi di distacco, quando avevo 11 anni. Sono andata a vivere con mia madre in un'altra zona e il mio rendimento scolastico è sensibilmengte peggiorato. Verso i miei 13 anni mia madre ha smesspo di bere ed io come sua unica famigliare l'accompagnavo agli incontri degli AA-
Il mio primo episodio di depressione risale all'età di 14 anni. Nel giro di poche settimane ero depressa e decisa a morire. Una mattina prima di uscire di casa ho assunto un numero elevato di farmaci che avevo accumulato in pochi giorni. Ero molto sicura della mia scelta ed ho aspettato il primo giorno in cui mi sentissi completamente disperata e demotivata. Mi sento male per strada e mi portano in ambulanza al pronto soccorso. Lì lavanda gastrica e consigliata psicoterapia. Frequento dunque per tre anni una dottoressa indicata da mio padre (i miei genitori sono separati) che mi ascolta e mi dice quanto sono intelligente senza mai esprimere un suo pensiero. Dopo 3 anni non vedo più l'utilità. Nel frattempo ho una relazione con un ragazzo molto problematico che si trascina per 5 anni. Mi aggrappo a lui come se fosse la mia unica ancora, anche se è tutto sbagliato nel nostro rapporto malato, violento e dipendente. a 17 anni il secondo tentativo di suicidio, questa volta aggiugo anche molte compresse di proxac prescrittomi da uno psichiatra dell'asl visto una sola volta. in realtà non volevo morire, ma n eanche vivere...una sensazione che impararerò a conoscere bene. Quando inizio a vomitare mi spavento e mi facckio portare al P.S. Questa volta dopo la lavanda gastrica mi ricoverano a Pavia nel reparto di NPI per 2 settimane. Un'esperienza forte dal qaule esco più serena. Vedere molte persone che stavano molto male, molto più di me e capire che non ero così grave...nello stesso tempo ricevere cure, attenzioni, poter fare ciò che voglio. Ben presto però la situazione mi sta stretta, inizio ad annoiarmi ed a voler tornare alla mia vita. Da qui inizia un periodo molto positivo, dove sto molto bene. Nel frattempo frequento una psicologa ma dopo poche settimane raggiungo la maggiore età e mi rifiuto di continuare. La relazione con il mio ragazzo continua fra lunghe pause. A 19 anni rimango incinta ed abortisco, pochi mesi dopo ci lasciamo definitivamente. Il rapporto con mio padre è sempre stato difficile..lui è polemico, urla, si arrabbia e pretende che io sia sempre all'altezza, adulta (ha sempre fatto così, anche da piccola si arrabbiava e diceva che dovevo capire, anche mio fratello a 10 anni deve capire e non dare fastidio a papà). Mia madre diventa un'agnellino, è buonissima, affettuosissima e priva di qualunque autorità nei miei confronti. Non regge il conflitto e si rifiuta di litigare con me. Mi chiede consiglio su tutto e mi fa fare tutto quello che voglio.
Da circa 2 anni ho ripreso a soffrire di repentini cambiamenti d'umore, senso di straneità, forte tristezza e sconforto. Non aspetto di stare troppo male...cerco un aiuto. La mia dott.ssa di base mi indirizza ad una brava psichiatra (o comunque meglio dell'unico che ho incontrato per una sola volta) che mi prescrive prima sereupin, poi zoloft infine arriviamo ad efexor 150 + depaking 300. Sembra andare un po' meglio, nel frattempo mi indirizza ad uno pasicoterapeuta dell'asl. Dopo 3 mesi di depakin sono ingrassata di 10 kg e dunque proviamo solo con efexor. Nel frattempo io parlo, parlo dallo psicoterapeuta e vado avanti nella vita per inerzia. Ho pensieri di morte, ho voglia di ammalarmi, essere coccolata, dormire per sempre. Però la mia vita continua quasi uguale..salvo che alcune mattine non riesco a ricacciare dentre quel vuoto e quel dolore che mi angosciano e rimango a casa piangendo e dormendo tutto il giorno. Mi costruisco piccoli obiettivi, un viaggio di piacere fra 2 mesi, uns festa fra 2 settimane...piccoli traquardi che mi danno un senso. Ma in realtà non provo interesse per nulla. Sono fidanzata con uno splendido ragazzo che mi ama tanto ed è perfetto, ma io mi sento avara, secca, impossibilitatà a provare più amore. Continuo con un lavoro appassionante ma un po' logoro. Mi sento impazzire e mi chiedo che senso ha continuare...E poi sono ancora qui, non voglio vivere, ma non voglio neanche morire. Conservo pillole e gocce per un futuro...sapere di averle mi fa stare meglio ma non ho il coraggio di prenderle e poi non è ciò che voglio. Ma è una via di fuga nel caso diventasse insopportabile il dolore, il vuoto e il nulla che mi riempie . Non so più cosa fare...le medicine mi fanno stare meglio e le giornate come queste sono diminuite ma so che le pillole non cancellano, mi nascondono solo la mia vera essenza che continua a far capolino. E dunque smetto di pensare, non devo pensare ma andare avanti perchè così si aspettano tutti...
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Dr. Tommaso Vannucchi Farmacologo, Psichiatra, Tossicologo 7.6k 391 1
Gentile Sig.ra
capisco la sua sofferenza!
Propri per questo motivo un disturbo dell'umore di tipo depressivo come il suo in cui si intrecciano fattori biologici-genetici(presuppongo uno stato bipolare da parte del padre)e un vissuto molto difficile necessita di essere seguita costantemente (e non solo quando sta male!) da un medico psichiatra e da uno psicoterapeuta.Voglio pensare che siano stati eseguiti da parte dei colleghi tutti gli accertamenti per escludere cause organiche della depressione.
Ricordo comunque di una mia paziente di Milano (con un problema sim ile)che aveva trovato grande giovamento (associato alla terapia farmacologica ed alla psicoterapia) il frequentare gruppi di auto aiuto per pazienti con disturbi dell'Umore.

Cordialmente

Tommaso Vannucchi

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Dr. Francesco Favaretti Camposampiero Psichiatra, Psicoterapeuta 36 1
Gentile Interlocutrice,
è chiaro che non è facile dare suggerimenti per una situazione che è obiettivamente difficile. Alcune cose sono comunque dei punti fermi che comunque mi sembrano dare qualche risultato: in particolare il fatto di essere seguita da una "brava psichiatra" per le cure farmacologiche e inoltre da uno psicoterapeuta.
Ho tuttavia notato che mentre ha descritto dettagliatamente le vicende della terapia con i farmaci, è rimasta piuttosto sulle generali per quanto riguarda la psicoterapia. Non so se Lei stia facendo una vera e propria psicoterapia, nel qual caso va bene così; se invece l'intervento dello psicoterapeuta fosse saltuario o ridotto al minimo o soltanto di appoggio (come spesso accade nelle strutture delle asl), forse sarebbe bene che Lei affrontasse la questione con lo psicoterapeuta al fine di discutere obiettivi e metodi della psicoterapia che, in un caso come il suo, dovrebbe a mio parere proporsi traguardi importanti e avere l'obiettivo di un certo qual cambiamento del suo carattere e di una sua crescita e maturazione personale. Il che comporta un adeguato investimento di tempo e di risorse.
Cordiali saluti.

dott. Francesco Favaretti Camposampiero

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Dr. Domenico Mazzullo Psichiatra 49
Cara Signorina,
ho letto con molta attenzione e gran dispiacere la Sua lettera. Dispiacere perchè fa sempre male sapere che una persona giovane come Lei abbia, nella sua breve vita provato già tanta sofferenza.
Condivido e sottoscrivo i pareri già espressi dai miei colleghi ai quali non aggiungo nulla per evitare inutili ripetizioni, limitandomi a considerare che Lei abbia bisogno di un valido psichiatra o psicoterapeuta che si assuma il gravoso compito di farLe un poco anche da padre, visto che questa figura è stata così carente nella Sua esistenza, che La aiuti a dare un senso ed uno scopo alla Sua vita. Non si senta mai sola, perchè forse senza saperlo, ci sono tante persone vicino a Lei disposte a volerLe bene.
Con tutta la mia solidarietà.
Domenico Mazzullo

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Dr. Claudio Lorenzetti Psichiatra, Farmacologo 249 4
Gentile Utente,
la sua situazione non è affatto rara: ho visitato numerosi pazienti con storie simili alla sua. Le consiglio di affidarsi a degli specilisti per risolvere il suo problema ed evitare di fare da sola sospendendo i trattamenti semplicemente perchè le hanno fatto acquistare peso. Da quello che racconta credo non si possa prescindere dall'uso di uno stabilizzatore dell'umore, come peraltro il suo psichiatra ha già fatto. Il Depakin è un ottino farmaco in questo senso, uno dei migliori; tuttavia in alcuni casi è gravato da qualche effetto collaterale come l'incremnto ponderale. Esistono però dei farmaci della stessa classe di più recente introduzione che danno molto meno questo problema. Ne parli con il suo psichiatra di riferimento e vedrà che le troverà una soluzione adeguata.
Cordiali saluti.

Dr. Claudio Lorenzetti

Dr. Claudio Lorenzetti

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Dr. Stefano Garbolino Psichiatra, Psicoterapeuta, Sessuologo 2.5k 36 2
Gentile utente,
ribadisco quanto già segnalato: è vietato fare terapie in autonomia ed è necessario consultarsi con il proprio psichiatra di fiducia.
Cordialmente

Cordialmente
www.psichiatriasessuologia.com

[#6]
dopo
Utente
Utente
Ringrazio tutti quanti per l'attenzio che avete voluto dedicarmi. Vorrei precisare che la sospensione dell'assunzione del Depakin è stata decisa dalla psichiatra poichè ha ritenuto l'aumento di peso considerevole. Non posso negare tuttavia che, vista la mia piccola statura, si facessero notare questi kg in più,cosa che sicuramente non migliorava il mio stato d'umore e dunque sono rimasta in parte sollevata da questa sua decisione. Questa è comunque una prova, ed infatti gli sbalzi d'umore sono più frequenti e dunque cercherò di affrontare l'argomento il prima possibile.
Purtroppo rimane il fatto che la terapia farmacologica mi da' benefici blandi, o almeno così percepisco io. Perchè poi alla fine la domanda che mi faccio è: ma cosa mi dovrebbero fare? Probabilmente da soli non bastano e questo lo immaginavo già.
Il percorso di psicoterapia con lo psichiatra prevede 1 incontro a settimana. Io parlo abbastanza liberamente delle sensazioni che provo, fatto salvo il fatto che quando sono in un momento "sereno" è molto difficile descrivere gli stati d'animo che provo quando invece soffro. ho la presesunzione, dopo tutti questi anni, di aver capito alcuni nessi fra il mio disagio e la mia storia personale, ma questo non mi ha finora aiutato a vivere meglio, anzi...
Poi ci sono degli argomenti che non tratto facilmente con questo psicoterapeuta perchè è un ragazzo giovane e un po' d'imbarazzo c'è, anche perchè lui stesso non mi chiede nulla nè del rapporto col mio fidanzato, nè di tutta la sfera sessuale.
Insomma sono molto confusa, ho iniziato questo percorso con poca fiducia, devo ammetterlo..ed anche se cerco di "stare al passo" mi dimentico sempre più spesso di prendere le medicine e andare da uno o dall'altro inizia a diventare un peso.
Odio questo mio aspetto di discontinuità ed anche di rassegnazione, ma vorrei tanto che qualcuno pensasse per me. So che è ridicolo e che dovrei essere io ad impegnarmi, ma vorrei tanto qualcuno si preoccupasse di me. Lo so, è pietoso..
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Dr. Francesco Favaretti Camposampiero Psichiatra, Psicoterapeuta 36 1
Gentile Interlocutrice,
quanto dice conferma la mia ipotesi che la psicoterapia da Lei iniziata, ancorché sicuramente utile come appoggio, ancora non ha assunto quella funzione "strategica" che potrebbe - e auspicabilmente dovrebbe - assumere.
La mia indicazione sarebbe quella di "portare dentro" il rapporto con lo psicoterapeuta il più possibile di quanto a tutt'oggi ne rimane fuori: quindi anche i suoi dubbi, imbarazzi, argomenti da evitare, sfiducia e stanchezza, compreso magari il contenuto di queste comunicazioni on-line, perchè solo in questo modo il percorso psicoterapeutico può davvero procedere; certo questo significa per Lei impegnarsi di più emotivamente e superare la tendenza ad aspettare che siano gli altri ad occuparsi totalmente dei suoi problemi.
Tenga presente che con lo psicoterapeuta può affrontare liberamente tutti i suoi dubbi relativi alla psicoterapia, ai suoi metodi, frequenza e obiettivi.
Le invio i miei cordiali auguri.
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