Disposofobia e altro

Seguito anni di liti, sofferenze e separazioni, mi trovo a chiedere un consiglio su una situazione che ritengo senza altre vie d'uscita.

La mia compagna, con cui ho una figlia di 3 anni, presenta a mio avviso una serie di turbe della psiche, che tuttavia nega di avere e per cui rifiuta di farsi curare. In 12 anni ho ottenuto un colloquio solo con uno specialista: lei viene da una famiglia di medici, sua madre tende a giustificarla e proteggerla, il medico è stato scelto da lei, il colloquio è durato 10 minuti, la ragazza è stata dichiarata sana, io sono stato dichiarato un prevaricatore psicologico, fine della storia.

Pur sapendo che non è corretto chiedere consulti su sintomi altrui, soprattutto se psichiatrici, lo faccio totalmente a fin di bene, per dimostrare che ci siano i presupposti per un colloquio psichiatrico serio e per il sospetto di una o più patologie che possono essere e vanno curate.
Il primo disturbo, che ho notato sempre e costantemente sin dall'inizio della nostra relazione, è quello che ho scoperto definirsi disposofobia.

E' una cosa molto difficile da spiegare. Da principio pensavo fosse una persona disordinata, sciatta e con poca voglia di pulire la casa in cui viveva. Ho pensato che avesse, come tutte le donne, un debole per scarpe e vestiti, vista la quantità di capi accumulata dentro e fuori dagli armadi. I vestiti però hanno cominciato ad accumularsi in pile disposte a caso per la casa.

Il fenomeno si verificava non solo con i vestiti: con i libri, con le suppellettili, con i gingilli. Poi ho notato che il fenomeno riguardava anche oggetti totalmente inutili come le pubblicità della posta, i biglietti di auguri, le cartacce. Ad aggravare fortemente la cosa è sempre stato l'attegiamento di sua madre: ogni volta che veniva portava degli oggetti a suo avviso "utili", come strumenti da cucina anche se doppi o addirittura tripli, pubblicità dei supermercati con altri oggetti interessanti da comprare poichè in saldo, nonostante ce ne fossero già diverse copie disponibili in casa etc. Gli esempi sono innumerevoli.

Questo ha portato a vivere in una situazione di scarsa igiene poichè era impossibile pulire. I gatti che aveva ho preteso fossero mandati via, poichè le lettiere non venivano mai pulite e l'odore era insopportabile. In generale, si è sempre arrivati a un punto grave di rottura, con relativo litigio, per cui pretendevo che lei rimediasse alla situazione creata, e così siamo andati avanti per anni. Da quando è nata la bimba, lo stesso fenomeno è stato proiettato su di lei: giocattoli, pupazzetti, peluche e balocchi sono accumulati per tutta la casa e rendono impossibile muoversi senza inciampare. Vengono anche conservati tappi di bottiglia, cannucce e bottiglie vuote perchè "lei ci gioca".

Quando tento di archiviare giochi vecchi o buttare il pattume, vengo aggredito dicendo che non mi devo permettere di buttare via i giochi di mia figlia perchè non sono cose mie.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248

Gentile utente,

Ultimamente è andato in onda un servizio, su Real Time tv credo, riguardante la sindrome degli "accumulatori compulsivi", che è un altro modo di indicare la disposofobia. Alcune persone non riescono a disfarsi degli oggetti, altri ne accumulano per il piacere di averne delle serie, ogni tipo di oggetto anche se leggermente diverso da un altro, inclusi virtualmente tutti gli oggetti esistenti, quindi anche pezzi di carta o macchinari rotti o pezzi di macchinari.

Solitamente chi ha questa sindrome ritiene che gli altri lo debbano se mai aiutare a accumulare e mettere in ordine, non di rado se hanno disponibilità si prendono spazi appositi per immagazzinare le cose.

Con gli altri il punto diventa la giustificazione, perché il tutto è riportato su un piano razionale, su cui non c'è possibilità di dialogo, perché le ossessioni sono iper-razionali. E' perso il senso pratico della scelta, della selezione, che è solo un modo per gestire la realtà, non una scelta dettata da chissà quale ragionamento di cernita.

Il medico non dichiara sano nessuno, visita in base a quello che vede o gli si racconta. Chiedete un colloquio insieme. Ovviamente il fatto che una persona decida di farsi curare spesso dipende dal fatto che i suoi rapporti con gli altri raggiungono un limite, oppure che gli altri smettono di assecondarla.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Utente
Utente
La ringrazio per la risposta, anche se non c'era spazio per finire il quesito (che incollo qui sotto a beneficio di chi leggerà questo consulto).

Aldilà del servizio televisivo, che ha solo dato un nome a un problema reale, posso dirle che il risultato del colloquio intercorso con il primo psichiatra mi è stato solo riferito, poichè non ero stato invitato. Comincio a dubitare sia mai avvenuto, e sono certo che venga assecondata da una persona che presenta lo stesso disturbo e che ha giustificato tutta la vita. Grazie per le informazioni.

Seconda parte:
Una delle cose che mi terrorizza, è che la bimba stessa sta effettivamente diventando dipendente da queste cianfrusaglie, e piange perchè non vuole che si butti via niente. Non sono mai riuscito a spiegarle il concetto di spazzatura e igiene.
Ci sono altri tratti del carattere che mi risultano strani e che si sono esacerbati con gli anni: lamentando delle coliti mangia pochissimo, e attualmente pesa 40 kg (per 1 e 62 di altezza); quando non si sente osservata parla da sola o canta, anche se piuttosto di rado e in funzione di quanto è nervosa; si veste solo ed esclusivamente di nero, spesso con capi che risultano eccentrici o addirittura ridicoli, soprattutto per occasioni in cui ci si incontra con parenti, o cene di lavoro o comunque eventi mondani; fonda la sua esistenza su alcune teorie "morali" generiche di tipo politico, che difficilmente trovano senso in riscontri pratici quotidiani ma che sostiene imperterrita anche quando ne si dimostra l'inapplicabilità; è ossessionata dal contagio di malattie sia per lei che per la bimba, o anche il "contagio" dello sporco, come le scarpe o ciò che sta per terra, anche se questo non significa affatto pulire, ma solo imporre alle persone di fare strani rituali con le scarpe e con gli oggetti caduti, che non hanno alcun risvolto pratico.
Io chiedo aiuto perchè non voglio arrendermi e credo che ci sia una patologia e che possa essere curata. Tuttavia, non c'è nessuno nella famiglia di lei che voglia ammettere il problema e mi supporti per poterla curare, anzi, si pratica palesemente ostruzionismo. Grazie.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Al di là delle considerazioni sul problema, la persona non intenderebbe farsi visitare perché non ritiene di avere un problema e chi le sta intorno neanche.
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