Collaborazione tra neurologo e psichiatra

Buongiorno, vi ho già contattati in precedenza ma ho richiesto un nuovo numero utente dato il cambiamento della situazione dalla mia mail iniziale.
Mio figlio è in cura presso il CSM di zona da due anni, abbiamo cambiato già tre psichiatri, attualmente è seguito da una psichiatra, un' infermiera ed un educatore che con scadenza settimanale lo incontrano.
La diagnosi, non espressa esplicitamente, dovrebbe essere di psicosi, o di una forma passiva di schizofrenia. Riassumo il suo comportamento:
Non parla, è sempre scontroso e arrabbiato, si isola e cerca di evitare i familiari, ha pochissima vita sociale, ha pearcing e vuole farsi un tatuaggio, ultimamente beve birra digiuno, se ubriaco perde in controllo e si sfoga sugli oggetti, fuma moltissime sigarette e sicuramente anche canne. Non vuole assumere farmaci, li ha assunti per breve tempo ma non ho visto alcun risultato. (invega 3, prima 10 e poi 5 mg)
Quello che mi chiedo è: nessuno ha mai proposto una visita neurologica, non potrebbe avere qualcosa di organico?
Ho visitato una comunità che mi è piaciuta molto, come fare per convincerlo ad andarci per un periodo?
Io penso che per migliorare dovrebbe allontanarsi da casa e dall'ambiente, come posso fare?
Grazie.
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Dr. Michele Patat Psichiatra, Psicoterapeuta 640 11
Gentile utente,
il fatto che suo figlio sia stato visitato da 3 psichiatri e nessuno di loro abbia ipotizzato un problema neurologico sembrerebbe deporre per il fatto che tale problema non ci sia.
Assumendo le terapie per brevi periodi è purtroppo impossibile che ci siano dei risultati apprezzabili.
Rispetto all'ipotesi di una riabilitazione in comunità potrebbe essere una buona idea (a livello generale spesso si possono ottenere buoni risultati), tuttavia è necessario che sia il csm ad effettuare la richiesta di inserimento e soprattutto che suo figlio sia convinto.
Infatti non è possibile un ricovero di tale genere senza il consenso del diretto interessato (i ricoveri obbligatori sono possibili solo in ospedale e per periodi di tempo brevi).
Cordiali saluti,

Dr. Michele Patat
https://www.medicitalia.it/michelepatat

[#2]
dopo
Utente
Utente
Quindi secondo lei, sinceramente e senza alcuna polemica, solo osservando i sintomi ed il comportamento si può diagnosticare una malattia mentale?
Inoltre mi chiedo, se mio figlio (normalissimo, socievole, senza alcun problema scolastico o comportamentale fino a 14 anni) avesse subito un trauma a noi sconosciuto che l'ha trasformato in quello che è ora, non c'è modo di scoprirlo? Con un'ipnosi, una terapia particolare o che ne so?
Se avesse assunto una qualche droga che gli ha "bruciato il cervello" non si potrebbe scoprirlo?
Non che cambi qualcosa, lo so che sto cercando una spiegazione che probabilmente non troverò mai, ma mi scusi, sono una madre che non riesce a capacitarsi che suo figlio che adorava si sia trasformato in un mostro. Scusi lo sfogo ma la vita è veramente dura sia per me che per mia figlia di 15 anni e non vediamo via d'uscita...
grazie...
[#3]
Dr. Michele Patat Psichiatra, Psicoterapeuta 640 11
Gentile utente,
allo stato attuale della medicina la diagnosi di malattie mentali è possibile solo su base clinica (cioè dall'osservazione dei sintomi e dei segni), in quanto non esistono esami strumentali che possano confermare quanto osservato.
Lo stesso si può dire rispetto alle possibili cause della malattia. Esistono varie correnti di pensiero, ma finora nessuna dimostrazione inconfutabile. Generalmente si considera una compartecipazione di fattori genetici e fattori ambientali (ma si tratta sempre di teorie).
Sicuramente le sostanze stupefacenti influiscono sul funzionamento mentale di un individuo, tuttavia da sole non sono in grado di sviluppare una vera e propria malattia senza altri fattori concomitanti.
A mio parere in questo momento (a giudicare dal suo racconto) gli sforzi andrebbero indirizzati soprattutto nel tentativo di far prendere coscienza a suo figlio della necessità di curarsi, sia da parte della famiglia che da parte del csm.
Cordiali saluti,
[#4]
dopo
Utente
Utente
In effetti è quello che sia il csm che io cerchiamo di fare...per ora con pochi risultati.
Nel senso che il comportamento è sempre intollerabile ma almeno per ora accetta di parlare con loro, soprattutto con l'educatore che essendo più alla mano e più simile a lui non gli fa pesare troppo la figura del medico che lo "analizza".
Inoltre accetta che vengano a casa nostra, cosa che rende evidente a tutti (dato che vengono con la macchina dell'ASL) che lui è seguito da loro, e non penso sia facile far vedere agli altri, coetanei e non, che si hanno problemi del genere.
Lui ovviamente non ammette di essere malato, dice che siamo noi quelli fuori di testa, che quelli che prendono i medicinali, quelli che ammettono di sentire delle voci (cosa possibile secondo i medici) sono dei "poveracci".
Ora ha 21 anni e praticamente ha buttato gli ultimi 7, vive malissimo ed è evidente che soffre molto.
Spero tanto che accetti il nostro aiuto prima che il danno diventi irreparabile...
cordiali saluti anche a lei.
[#5]
dopo
Utente
Utente
Vorrei aggiornarvi sul seguito della vicenda.
Dall'ultimo consulto la situazione è peggiorata fino ad arrivare ad un TSO, dove però i medici e gli infermieri l'hanno convinto a collaborare ed è salito in ambulanza "volontariamente", e ad un ricovero il 24 febbraio conclusosi in data di ieri, 13 marzo.
Durante il ricovero ha frequentato un centro diurno e anche oggi gli educatori sono venuti a prenderlo a casa (abitiamo ad una decina di chilometri dal centro) e lo riporteranno a casa nel pomeriggio.
Ha "accettato" di assumere i medicinali e gli verrà fatta un'iniezione ogni quattro settimane di aloparidolo con l'intenzione, più avanti, di cercare di inserirlo in una comunità dato che non mi sopporta e mi detesta e purtroppo non riusciamo a capirne il motivo.
Questo medicinale pare abbia parecchi effetti collaterali, come tutti del resto, ma pensate che possa risolvere almeno in parte il problema dell'angoscia e delle allucinazioni uditive?
Quanto tempo occorre di solito perchè un ragazzo riesca ad allontanarsi da casa, cosa che secondo me gioverebbe sia a lui che a mia figlia e a me?
Grazie
[#6]
Dr. Michele Patat Psichiatra, Psicoterapeuta 640 11
Gentile utente,
per quanto spiacevole, ciò che é accaduto in molti casi é inevitabile e costituisce il primo passo verso un miglioramento.
Il farmaco prescritto può avere effetti collaterali, come tutti i farmaci, ma dovrebbe agire proprio contro i sintomi presentati da suo figlio.
Trovo inoltre estremamente positivo l'affiancamento di attività educative.
Rispetto alla tempistica per l'inserimento in una comunità è difficile esprimersi poiché le variabili sono molte.
cordiali saluti,