Nootropil

Buon giorno, avrei bisogno di un consulto per mio padre. Sta affrontando un periodo molto stressante. Sua madre ha avuto un ictus qualche anno fa che l'ha quasi del tutto privata della capacità di parlare (era una bravissima insegnante di latino e greco, ora quando capisce quello che le diciamo non riesce neanche ad esprimersi per rispondere), e si sta lasciando ormai andare in attesa di morire. E' morto di tumore il suo principale collega di lavoro che conosceva da 30 anni, ma non ha potuto dirgli addio perché egli non voleva più ricevere alcuna visita, e mio padre si sente in colpa per non avere insistito per vederlo prima che fosse troppo tardi. Come si sente ancora in colpa per non avere capito che suo padre stava per morire quando era stato ricoverato in ospedale, mentre mio padre l'aveva scambiato per un malessere che sarebbe passato (questo è successo 10 anni fa). Ora dovrà lasciare probabilmente il suo lavoro, la sua amata ricerca (è un professore ordinario in fisica) per diventare direttore del dipartimento (un lavoro burocratico che odierà). Non si è mai sentito arrivare dove voleva nella sua ricerca, credo che un po' lo sconvolga concludere senza i risultati che sperava una vita dedicata alla ricerca in fisica (i fisici sono particolarmente fissati ed ossessionati dal loro lavoro), per dedicarsi a qualcosa che non gli piacerà (inimicandosi poi forse alcuni colleghi in dipartimento). Da mesi lamenta di non riuscire più a lavorare, di essere lento, di non capire più bene le cose. In più è preoccupato per me,sua figlia. Sono 8 anni che anche io non sto bene, anzi sto proprio da cani (problemi alimentari, depressione, problemi mentali, problemi con l'università, tantissime visite psicologiche ecc ecc...), e si sente anche per me enormemente in colpa e responsabile per avermi cresciuta a suo dire male, visto che non sto bene (non so quanto la leucemia che ho avuto a 7 anni gli abbia lasciato qualche traccia di preoccupazione per me). Insomma, mi spiace averla tirata per le lunghe ma la sua situazione è questa. Da dopo la morte del suo collega (qualche settimana fa) sta ancora peggio. E' confuso, non dorme bene, fa più fatica del solito a concentrarsi sulle cose. Più che altro lo vedo spaventato da sé stesso,credo abbia paura per la prima volta di non farcela a stare meglio. Io gli ho consigliato di prendere del nootropil per aiutarlo a concentrarsi e lavorare(di più non posso fare, non andrà mai da uno psichiatra). Il fatto che mi supplichi quasi ti darglielo è la cosa che mi fa più capire che stavolta è sul serio preoccupato (odia i medicinali). Saprebbe dirmi quale potrebbe essere una dose giusta per lui e la sua situazione? E' un uomo di 60 anni, altezza 1,83, peso 83 kg, frequenti problemi di mal di collo che lo portano a prendere a volte antidolorifici come enantyum. Vi ringrazio molto, scusatemi per il papiro.
[#1]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Non è questa una strada sensata. Va visitato, e la cura va prescritta secondo indicazione. Se è pronto ad assumere un farmaco, vale anche per un altro, per cui va scelto uno indicato per la sua diagnosi. Lo psichiatra può venire anche a casa se lui non si sente di andarci, ma al di là di questo la strada migliore è insistere che si faccia visitare.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini