Ipocondria e ansia

Buongiorno,
Scrivo perchè sono preoccupata per il mio compagno. Lui ha 38 anni e soffre ciclicamente di ipocondria e ansia. Temo che sia anche depresso.
Parlo di cicli perchè si tratta di fasi che si ripresentano con una certa cadenza e che sono intervallate da periodi migliori, sereni ma sempre caratterizzati da rigidità di pensiero e eccessiva preoccupazione per la salute.
Noto che tende ad evitare argomenti medici che possono influenzarlo. Teme sempre di avere un infarto o un tumore allo stomaco.
Anni fa tutto si traduceva in sindrome del colon irritabile, oggi invece si è trasformato in gastrite nervosa.
Attribuisce al cibo una connotazione negativa e io credo che sia dovuto alla sua infanzia. Il rapporto tra i suoi genitori è sempre stato burrascoso e tutto avveniva e avviene tuttora al momento dei pasti. Litigi e situazioni pesanti si ripresentano in quel momento della giornata.

Ultimamente lo vedo depresso, si limita in tutto e non vive serenamente.
Ne ho parlato con lui e ammette di stare male.

Quattro anni fa ha seguito una psicoterapia cognitivo-comportamentale.
Il dottore in questione gli insegnò il training autogeno.
La terapia è servita ma non ha eradicato le cause del suo malessere, proprio perchè è mirata a eliminare gli effetti e a gestire il problema, ma le cause profonde che lo causano non sono state toccate.

Mi chiedo cosa possa fare per aiutarlo.
Una visita psichiatrica sarebbe indicata in questo caso?

Grazie, cordiali saluti.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Quindi soffre ciclicamente di questi disturbi ma non ha mai effettuato una visita e terapia psichiatrica ?

Perché ?

Ci sono terapie semplici per i disturbi cosiddetti psicosomatici o d'ansia.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Utente
Utente
Buongiorno dr. Pacini e grazie per il suo interessamento.

Il mio compagno non ha mai intrapreso questo percorso perchè vorrebbe evitare l'assunzione di farmaci che diano dipendenza.

Suo padre li prende da anni e lui non vuole che succeda la stessa cosa.

Ha provato con la psicoterapia e inizialmente ci sono stati dei miglioramenti, era più sicuro di sè ma comunque evitava certe situazioni e certi argomenti.

Ultimamente ha avuto delle crisi di ansia qui a casa, con tremori diffusi in tutto il corpo. Anche in ufficio è stato male tanto da sentirsi incapace di alzarsi dalla sedia per tornare a casa.

Il medico di base gli ha indicato il Lexotan da assumere nei casi di crisi acuta, lui adesso ne sta prendendo una pillola al giorno da circa 10 giorni perchè ha notato che prendendo questo farmaco gli passa il mal di stomaco e si sente tranquillo.

Lui dice che il suo tormento è la gastrite, sente un lieve fastidio allo stomaco e raramente nausea e tutto questo gli fa temere il peggio. Si rifiuta di fare la gastroscopia perchè ha la fobia di vomitare e quindi vive con l'angoscia di avere qualcosa allo stomaco e il terrore di fare l'esame.

Sono riuscita a prenotare una visita dal gastroenterologo (anche se sono convinta che il suo sia un disturbo psicosomatico come pure affermato dal dottore che lo aveva in terapia) e miracolosamente sono spariti tutti i sintomi, ha ripreso a mangiare e a stare meglio.

Dottore io conosco bene il mio compagno, so che quando ha paura di qualcosa riesce a farsi venire tutti i sintomi e sta male davvero... preferirei andare direttamente da uno psichiatra per curare questi disturbi che peggiorano solo nel tempo anzichè fare visite alla ricerca di patologie varie.

Ci sono tante cose che mi piacerebbe spiegare, se ha domande sono qui... vorrei solo capire se il quadro che ho presentato giustifica una visita psichiatrica.

Grazie.


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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
"perchè vorrebbe evitare l'assunzione di farmaci che diano dipendenza."

In realtà ha evitato l'assunzione di qualsiasi cosa, probabilmente inventandosi un suo concetto di dipendenza che non sussiste.

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Utente
Utente
Sì probabilmente è così.

Le do giusto un altro elemento.

Mi racconta sempre che quando era piccolo suo padre soffriva di gastrite e vomitava ogni giorno e gli diceva: vedi come sto male? mi tremano le gambe, vedi che problemi ha tuo padre?

Io penso che questo, unito a tante altre problematiche familiari, gli abbia causato una sorta di trauma e che il cibo sia diventato il nemico assoluto.

Prima era l'intestino irritabile (ha fatto tutti gli esami possibili e non è risultato nulla) ora è la gastrite a dargli il tormento.

Ci sono questioni che non vuole digerire e quindi rifiuta tutto.

Sta perdendo peso corporeo e i suoi cambiamenti di umore sono evidenti anche agli altri.

Ho capito che rassicurarlo non serve a nulla e allora vorrei prendere in mano la situazione e aiutarlo perchè non voglio più vederlo così.

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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Sono disturbi ereditari, oltre che poter essere appresa la modalità di esprimere il disagio con sintomi corporei piuttosto che con termini di significato emotivo.
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Utente
Utente
Se è tutto ereditario Dottore, allora non c'è altro da fare che intraprendere una cura farmacologica?

Io cosa posso o non devo fare per non aggravare la situazione?

Grazie ancora, apprezzo molto il suo aiuto.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Ereditario non è che significhi automaticamente cura farmacologica, mentre se è ambientale i farmaci non servono.

Semplicemente, la ripetizione familiare degli stessi comportamenti spesso accade perché gli individui sono "fatti" in maniera simile.

La cosa più utile che si può fare è incoraggiare le persone a farsi curare, e seguirle mentre lo fanno.
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Utente
Utente
Grazie Dr. Pacini seguirò il suo consiglio.

Cosa intende invece quando dice: mentre se è ambientale i farmaci non servono.

Intende che l'ansia è scatenata da fattori concreti dell'ambiente in cui vive? Ad esempio lavoro stressante, divorzi, disoccupazione... insomma cause concrete che possono provocare ansia a chiunque?

In questo caso i farmaci non servono e occorre imparare ad affrontare lo stress e a saperlo gestire?

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Utente
Utente
Buongiorno, torno a scrivere perchè da settembre scorso il mio compagno ha iniziato una psicoterapia che mira ad analizzare la sua infanzia e il suo presente.
Da quando ha iniziato, pian piano, abbiamo notato i miglioramenti ma ancora oggi non è guarito del tutto. Lamenta sempre dolori e fastidi e riconosce che questi sintomi si acutizzano quando incontra la sua famiglia.
La terapia non è ancora terminata, io spero sempre che tutto vada bene ma spesso mi sento demoralizzata perchè capisco che ciò che ha subito da piccolo non può essere cambiato e che deve imparare a vivere meglio.
Purtroppo ci troviamo ad affrontare anche un blocco sessuale che interessa lui e che ha condizionato la nostra relazione fin dall'inizio. Stiamo insieme da 17 anni e stiamo per sposarci, conviviamo e non abbiamo intimità. Di recente abbiamo iniziato anche una terapia di coppia, io sono disposta a tutto pur di trovare la serenità tra noi, ma davvero non so da dove cominciare.
Spero che la terapia possa aiutarci a superare anche questo problema che per troppo tempo è stato accantonato a causa degli altri sintomi che lui sentiva sempre.
Non so come reagire a questi suoi atteggiamenti, non è facile sentirsi rifiutata e non desiderata da anni... sono davvero a pezzi.
Cosa posso fare per aiutarlo? quale atteggiamento devo assumere?
Grazie mille.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Ha avuto una diagnosi precisa ?

A giudicare da quello che scrive non è chiaro cosa vada meglio, più o meno i problemi li riporta ancora tutti.

E' una psicoterapia che utilizza quale approccio ?
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Utente
Utente
Salve Dr. Pacini,
la dottoressa che lo segue è specializzata in Psicoterapia e Psicodramma ad Orientamento Dinamico.
Sulla diagnosi non so molto, lei esclude la depressione, dice che si tratta di ansia e ipocondria legati al suo nucleo familiare.
I miglioramenti li abbiamo ravvisati sul suo modo di fare, è riuscito a reagire e ad esternare i suoi pensieri, anche se rimango convinta che fino a quando non prenderà di petto le persone della sua famiglia che gli causano malessere non ne uscirà mai.
Lui tende a volersene andare via da qui, vorrebbe cambiare vita... ogni volta che ci allontaniamo per una vacanza lui rinasce.
In effetti posso dire che i sintomi si sono ridotti ma non vedo un grande salto di qualità nella sua situazione.
Lo vedo ancora legato, bloccato e schiacciato dalla sua famiglia. Spesso questo risentimento lo sfoga su di me, per motivi assurdi, io ormai l'ho capito e cerco di farglielo notare.
Non so davvero cosa fare... continua ad aver paura di avere l'infarto, sente dolori al petto e ora è ricominciato il bruciore di stomaco.
Il blocco sessuale è di vecchia data, come ho detto è sempre stato trascurato perchè lui da la colpa alla mancanza di serenità personale.
Non so che pensare...
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

A me francamente dalla descrizione non sembra che ci sia niente di diverso dal quadro iniziale.

Si tratta di un approccio analitico, non indicato se c'è un problema di ossessività, ma soprattutto non definito nei tempi e nei meccanismi. Mi sembra si metta al centro il rapporto con la famiglia che non necessariamente deve avere a che fare con questo disturbo.

Valuterei la terapia medica piuttosto.
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Utente
Utente
Grazie Dr. Pacini, terrò a mente il suo parere.
Affronteremo questa terapia di coppia oltre al suo percorso individuale, sperando di vedere miglioramenti.
Grazie ancora.
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Utente
Utente
Buongiorno,
torno a scrivere perchè finalmente mio marito ha deciso di intraprendere una terapia medica. La psicoterapia nel 2016 ha aiutato molto mio marito ma non ha risolto i suoi problemi. Lentamente la sua condizione è andata di nuovo peggiorando fino ad attraversare un forte periodo di stress che lo ha portato ad avere attacchi di panico anche in ufficio.
Solitamente le ferie trascorse all'estero lontano dal lavoro e dall'ambiente familiare riuscivano a smorzare in parte la sua tensione, in vacanza lui rinasceva, mangiava di più ed era sempre allegro, ma l'ultima che abbiamo fatto (2 settimane fa) non ha sortito gli effetti desiderati, lui è stato male quasi ogni giorno ed è dovuto ricorrere al Lexotan a giorni alterni per placare gli attacchi di panico.
Considerate che fino a prima delle vacanze ed escludendo periodi molto indietro negli anni, il Lexotan lo ha preso solo al bisogno, con una frequenza bassissima, diciamo che solitamente lo prendeva una sera ogni settimana, proprio quando sentiva il bisogno di rilassarsi per dormire meglio.
Mi sono molto preoccupata e quindi al nostro ritorno siamo andati dal medico di base per spiegargli la situazione, lui ci ha consigliato di iniziare la terapia medica con la paroxetina in gocce.
Ha iniziato giovedì scorso con 3 gocce al giorno, aumentando di una goccia ogni 3 giorni. Oggi ha iniziato a prendere 5 gocce. Il medico ha detto di arrivare in questo modo a 10 gocce, ha anche precisato che ha voluto iniziare con un dosaggio bassissimo per valutare gli effetti collaterali. Poi ha detto di aiutarsi al bisogno con il Lexotan.
Finora devo dire che non è cambiato nulla, nel senso che da quando sta a casa lui sta meglio e non ha molti attacchi di ansia, ho già letto sui vari consulti di questo sito che fino ad un mese non possiamo valutare gli effetti della terapia.
Mio marito ha chiesto di poter lavorare da casa perchè purtroppo in ufficio non riesce a stare, al momento sta qui con me e lavora regolarmente, ma se proviamo ad uscire nel pomeriggio subito si agita e si sente male.
Da quando ha iniziato ad assumere la paroxetina nel pomeriggio-sera avverte fastidio all'addome, come se avesse fatto esercizi addominali e si fossero indolenziti i muscoli e anche dolori ai testicoli. Questi due effetti potrebbero essere associati al farmaco che assume?
Avere scritto qui mi è servito tantissimo, so bene che il Dr. Pacini mi aveva consigliato da tempo la terapia da intraprendere ma non è facile se il paziente non è convinto di adottare questa strada.
Ora mi sento più serena perchè mi sembra di avere preso in mano la situazione.
Tra l'altro ho fatto leggere questo consulto del 2015 a mio marito e finalmente ha capito che sta male da tantissimi anni ormai e che è arrivata l'ora di risolvere questi problemi.
Grazie infinite.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
La fase iniziale di adattamento alla cura in genere dura una quindicina di giorni.
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Utente
Utente
Grazie Dr. Pacini, pensa che il fastidio alla pancia e il dolore ai testicoli siano legati all'assunzione della paroxetina?
Il dosaggio a 10mg è utile per gli attachi di panico oppure occorrerà poi arrivare a 20mg?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Il dosaggio classico è di 20 mg. Come dicevo, al di là dell'assunzione della paroxetina, spesso è legata all'intensificazione del disturbo sotto paroxetina nella fase iniziale.
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Utente
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Grazie mille Dr. Pacini, la terrò informato. Buona giornata.
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Utente
Utente
Buongiorno, chiedo gentilmente se ci sono controindicazioni ad assumere durante la terapia con paroxetina ( al momento assume 6 gocce al dì) bentelan 1 mg per curare l'infiammazione del nervo sciatico che sta affliggendo mio marito e che non vuole passare con il paracetamolo.
Ho letto che non può assumere Fans, quindi nemmeno il cerotto di voltaren va messo?
Grazie come sempre.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Il discorso dei fans consiste nel fatto che vi è una maggiore fluidificazione del sangue, per cui se si hanno problemi di coagulazione, o lesioni a rischio di sanguinamento, o sanguinanti, l'associazione è controindicata, per gli altri casi si valuta caso per caso con il proprio medico, che presumo sappia della paroxetina.
Il cortisonico può "muovere " l'ansia.
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Utente
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Grazie Dr Pacini per il chiarimento. Le auguro buona domenica.
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Buongiorno Dr Pacini,

da 10 giorni mio marito è arrivato alla dose di 20mg di Paroxetina, da circa 6 giorni ha tolto la mezza compressa di lexotan che assumeva la sera e al momento prende solo mezza compressa di lexotan al mattino. Ha preferito lasciare quella del mattino perchè si sente più sicuro quando va in ufficio.
Da quando ha ridotto il lexotan inizia di nuovo ad avere pensieri fissi sul cibo e ha di nuovo malesseri al petto e alla pancia. Da dopodomani toglierà anche quella del mattino e vedremo come andrà.
In questi mesi ho notato un calo del peso, calcolando l'indice di massa corporea risulta sottopeso. Il medico di base mi ha raccomandato di pesarlo ogni settimana, al momento è salito di 500 gr perchè l'ho costretto a mangiare di più.
I problemi alimentari mi preoccupano molto e anche quelli inerenti il desiderio sessuale.
Considerando che la terapia con Paroxetina è iniziata il 4 luglio scorso e che molto gradualmente si è arrivati al pieno dosaggio solo 10 giorni fa, quando dovremmo aspettarci dei risultati definitivi?
Se togliendo il lexotan dovesse manifestare di nuovo attacchi di ansia molto marcati e malesseri e ossessioni continui provvederemo ad effettuare una visita psichiatrica perchè temo che la guida dei midici di base non sia sufficiente.
In ultimo dottore le chiedo se il mio desiderio di avere un figlio dovrà essere rimandato a lungo termine, glielo chiedo perchè mio marito ha già pochissimo desiderio sessuale e temo che la cura che sta facendo possa farlo scomparire del tutto. Sono molto preoccupata perchè vorrei costruire una famiglia e a causa di questa sua situazione abbiamo rimandato per anni, ma io non sono più una ragazzina e questo pensiero adesso mi logora dentro.

La ringrazio come sempre per la sua disponibilità.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Una terapia come questa di solito in 1-2 mesi produce, a dose media efficace, un miglioramento parziale. Se non lo fa, è opportuno valutare di cambiarla.
Per quanto riguarda l'effetto sessuale, anche se questo non pregiudica la fertilità in senso stretto, si può rivalutare a risposta ottenuta. In una parte dei casi si attenua, se dovesse rimanere ed essere "assoluto", idem, si considerano alternative,.
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Utente
Grazie ancora Dr Pacini.
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Gent.mo Dr. Pacini,
mio marito sta molto meglio con la paroxetina, talmente meglio che adesso parla con me di avere un figlio. Non avrei mai immaginato che tutto quello che succedeva prima fosse solo causato dal suo malessere e invece è così, è cambiato sotto molti aspetti e finalmente viviamo una vita serena e felice.
Un problema però non è risolto e riguarda la sfera sessuale. Credo che la paroxetina abbia completamente azzerato il suo desiderio e quando proviamo ad avere un rapporto purtroppo lui non riesce mai a completarlo. Ho letto che si può trattare di un effetto collaterale della paroxetina e per questo motivo andremo da uno psichiatra per vedere se esistono alternative affinchè anche la nostra vita sessuale diventi felice e si possa creare una famiglia insieme.
Ora le chiedo prima dell'incontro con lo psichiatra se esistono delle valide alternative, quali saranno i tempi di ripresa e soprattutto se tutto questo comprometterà l'equilibrio raggiunto finora.
Non voglio che interrompa la cura, non è ancora il momento... posso essere fiduciosa che esista una soluzione o dovrei lasciare tutto com'è?
Grazie e buona domenica.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
In generale esistono alternative se l'effetto persiste, anche se l'effetto è possibile con tutti i farmaci, ma a seconda di alcune variabili è possibile che uno tolleri meglio certi farmaci di altri.
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