Disturbo bipolare, cosa comporta, prognosi

salve,
credo di soffrire di disturbo bipolare di tipo ll, mi sembra di riconoscermi inoltre nella sintomatologia ossessiva e psicotica, seppure quest'ultima probabilmente in forma attenuata, non ricordo episodi di allucinazione.
non mi sono mai fatto visitare neanche dal medico di base in proposito.
le mie domande sono le seguenti:

1. il disturbo bipolare si sviluppa per vulnerabilità genetica o per l'esposizione alla malattia, presente in un famigliare di primo grado, come un genitore? lo chiedo perché penso che mia madre soffra dello stesso disturbo.

2. il disturbo è determinante rispetto allo sviluppo della persona? devo considerare tutta la mia storia personale come diretta espressione della malattia? lo chiedo perché a questo punto non so più se pensare a me stesso come a qualcuno che ha o ha mai avuto un vero controllo su di sé e sulla propria vita.

3. è mai possibile per una persona affetta da questo disturbo recuperare uno stato di normalità, ammesso che ci sia mai stato, riuscire a vivere, a sentire, sugli stessi binari delle altre persone?

4. il disturbo, se curato presto, se ad esempio ad esordio nell'infanzia, ha maggiori possibilità di avere un decorso più favorevole? io ho quasi 30 anni, se iniziassi una cura adesso che speranze avrei?

5. la cura consiste unicamente nel contenimento vita natural durante dei sintomi? come si vive davvero in terapia? bisogna abituarsi all'idea di dover essere sedati? la cura è compatibile con il lavoro, il sesso, la guida di automezzi, tutte le cose necessarie per vivere? ha senso curarsi se la vita ne risulta diminuita?

mi rendo conto che le domande sono molte, ringrazio fin da ora chi avrà la pazienza di rispondere.
[#1]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Le domande sono su una diagnosi mai fatta da nessuno.

Inoltre, le faccio presente che, al di là della diagnosi, sono tutte domande che non influenzano la condotta terapeutica, in altre parole oziose se si è nell'ottica di curarsi.

Parta dalla diagnosi e dalla cura consigliata da un medico con una visita, senza anticipargli le sue autodiagnosi.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Dottore,
la ringrazio comunque per la risposta così celere, ma sentirmi dire che non ho bisogno di capire la malattia mi fa sentire soltanto impotente e senza speranza, che abbia senso o meno, in misura e modalità diversa che se si trattasse di una qualunque altra patologia organica, non è la stessa cosa che avere il diabete, non la si vive nello stesso modo, ma non credo ci sia bisogno di spiegarlo in questa sede.
Che le domande non influenzino la condotta terapeutica è pacifico, che siano oziose nell'ottica della cura no, a meno che per cura non s'intenda una resa incondizionata e disinformata, una sorta di atto di fede nei confronti del medico, che va benissimo quando si tratta di altre malattie, ma se si tratta di disturbi mentali la situazione è diversa, perché è percepita in maniera diversa, anche a livello famigliare e sociale.
Penso che non sarei qui a perdere né a far perdere tempo a nessuno, se non avessi ragione di credere di soffrire di questo disturbo, fermo restando che il solo modo di appurarlo è una visita.
L'impressione, non tanto nel mio caso in cui è certamente assente una diagnosi, ma più che altro nella lettura di altri consulti in cui una diagnosi è presente, è che non si voglia rispondere a certe domande, forse perché le risposte sarebbero troppo scoraggianti, ancorché realistiche?
Ci terrei a precisare che non c'è polemica, solo necessità di sapere, e dove possibile, capire.
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 197 21
Gentile utente,
le sue domande fanno intuire una lunga serie di pregiudizi sul disturbo bipolare e sulle terapie farmacologiche, che non sono semplicemente sedative, anzi la sedazione è un effetto collaterale che si cerca di evitare.
Il disturbo bipolare e la depressione maggiore ricorrente e altre patologie affettive, se ben curate (non nell'infanzia, dato che esordiscono di solito nell'età adulta) permettono una vita assolutamente normale.
Dal momento che la terapia farmacologica è a lungo termine è molto importante la collaborazione tra paziente e psichiatra, perché se il paziente non è convinto non assume i farmaci e la terapia finisce subito.

Franca Scapellato

[#4]
dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Dottoressa,
io ricordo i primi episodi maniacali già da bambino, e i primi episodi depressivi accompagnati da senso di vuoto, disperazione e pensieri suicidi e atti di autolesionismo nella prima adolescenza, questi ultimi in tre o quattro occasioni, e mai più ripetuti. uso e abuso di alcool e droghe leggere a partire dai 14-15 anni, insonnia e ipersonnia sempre a partire dallo stesso periodo, disordini alimentari, dismorfofobia, fobia sociale, evitamento, ansia, panico. i miei famigliari mi descrivevano come un bambino "nervoso", nel senso di sempre teso, eccitato.
per questo parlo di esordio precoce.
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 197 21
E' descritto anche l'esordio precoce del disturbo bipolare, ma più spesso la diagnosi è diversa, e i sintomi che descrive non sono specifici di un disturbo della sfera affettiva.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
dottoressa,
sta forse suggerendo che potrebbe anche trattarsi di un disturbo dell'attenzione?
ad ogni modo la ragione per cui ho tentato di esporre i sintomi qui è capire se è necessario che mi faccia visitare da uno specialista psichiatra o psicoterapeuta che sia.
la ragione pratica è che non riesco a riprendermi dalla fase depressiva che è seguita alla risoluzione del mio ultimo rapporto di lavoro, l'ultima volta dopo un paio di mesi mi sono ripreso, ma stavolta sono paralizzato e le paure si sono moltiplicate, vorrei aggiungere che ho paura dei medici e che finché possibile evito di farmi visitare. temo in generale tutte le situazioni che potrebbero farmi sentire esposto e umiliato.
questo nel tempo mi ha portato ad isolarmi al punto che non riesco più ad intraprendere, tantomeno ad accettare, qualunque tipo di relazione, anche superficiale, questo ha costituito motivo di ulteriore stress e fatica sul lavoro, reagisco con irritazione a qualunque approccio che percepisco come invasivo, mi sembra di intuire una curiosità morbosa e sadica nei miei confronti, come se gli altri percepissero la mia fragilità.
mi sento difettoso e sento il bisogno di nascondermi, a volte di scomparire. mi sono confinato in un angolo e non so come uscirne, l'unica soluzione realistica e a lungo termine a cui riesco a pensare è il suicidio, se non fosse per le conseguenze che ricadrebbero sulla mia famiglia e i miei amici.
ho provato a recarmi presso un csm, ma la semplice procedura burocratica che prevede la richiesta del medico di base mi ha scoraggiato, non voglio parlare con lui, mi vergogno, non so cosa fare. sono confuso, ho paura.
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 197 21
Se immagina che il medico di base, superoccupato come tutti i medici di base, la interroghi in modo dettagliato sui suoi problemi personali, forse fa lavorare troppo l'immaginazione. Può riferirgli che si sente molto giù di morale da quando è stato licenziato e che vorrebbe richiedere una visita psichiatrica, utile per capire di preciso quale sia la diagnosi. Una volta fatta chiarezza su questo aspetto, che non si può esplorare sul web, ci sono molte diverse possibilità e terapie, sia farmacologiche che psicoterapeutiche. Sta attraversando un momento di crisi, che può essere un'opportunità per capire meglio se stesso, a patto però di farsi aiutare, da solo in questo momento sta girando a vuoto.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Semplicemente la diagnosi deve farla il medico (psichiatra), non Lei da solo ricostruendo alla luce di una sua idea di cosa siano le manifestazioni di questo o quel disturbo.

Quindi prima si ragiona sulle diagnosi ricevute, poi si deve se mai capire quello che non si è capito. Non capire una diagnosi mai ricevuta.
[#9]
dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Passo da momenti in cui mi sento normale e perfino ottimista ad altri in cui penso a modi per suicidarmi in modo che sembri un incidente. Le vostre parole mi sembrano a tratti sensate e positive, a tratti fredde e persecutorie, come se infondo non mi credeste. Non mi sento più capace di pensare, né di prevedere correttamente le conseguenze dei miei comportamenti, sono stanco, mi sento incapace da tutti i punti di vista, mi sembra che la mia mente si stia disintegrando, come un decadimento cerebrale, non mi vengono le parole, faccio fatica a ricordare le cose.
Non so a chi chiedere aiuto, non lavorando da quattro mesi non sono più autosufficiente, non posso dirlo ai miei genitori, non mi crederebbero, non lo accetterebbero. Ora che ho preso consapevolezza del meccanismo di illusione/disperazione non credo più a niente. Se ci fosse un modo sicuro per scomparire nel nulla lo avrei già tentato. Non voglio allarmare o ricercare attenzione, solo dirlo a qualcuno che possa capire.
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 197 21
E' andato dal medico di base a prenotare la visita psichiatrica? Può anche telefonare al servizio di salute mentale dell'Asl, chiedendo se è possibile una visita diretta.
[#11]
dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Ho provato a chiedere la visita diretta in due diverse Asl, ma mi è stata negata. Mi sono messo in condizione di andare dal medico di base, ma non l'ho ancora fatto. A momenti mi manca il coraggio, in altri mi sembra tutto irreale. La ringrazio per il suo interessamento, mi aiuta a mantenere un punto fermo.
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 197 21
Due diverse Asl? Bisogna chiedere a quella di riferimento, quando lavoravo nel servizio pubblico il confine poteva essere la metà di una strada, sulle competenze sono molto rigidi. Comunque la prima cosa da fare è andare dal suo medico, che le assicuro non penserà un bel niente. Se ha un amico fidato può chiedere di accompagnarla, tanto per essere sicuro di non cambiare idea all'ultimo momento. Non è necessario che si confidi con l'amico, raccontandogli i particolari, solo ad es "Mi puoi dare un passaggio, o mi gira la testa, mi accompagni? "
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Sono stato dal medico, sull'impegnativa come diagnosi ha messo "psicosi", dopo avermi chiesto se ho delle paure immotivate, io ho risposto di sì. Da parte mia ho detto semplicemente di sentirmi ansioso. Speravo che mi prescrivesse un calmante, ma non lo ha fatto, dovrei richiederlo io esplicitamente?
È normale che non abbia indagato ulteriormente sui sintomi?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Mi sembra ci sia un confusione. Una visita non può essersi svolta con una domanda singola e con un "si" come risposta, dopo di che la diagnosi di psicosi.
Andrà ora alla ASL o da un privato e sente cosa le dicono. E' la procedura che segue chiunque.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Infatti non si è trattato di una visita vera e propria, ho detto che mi serviva l'impegnativa, il medico mi ha chiesto perché, ho spiegato che mi sento ansioso da tempo, mi ha detto che serviva una diagnosi da inserire, e penso mi abbia fatto quella domanda sulle paure per giustificare una diagnosi che sveltisca l'inserimento nelle liste d'attesa, perché non mi è sembrato preoccupato, anzi si è messo a scherzare. Penso che abbia voluto essere discreto, mi conosce fin da bambino. O forse aveva solo fretta di andarsene, non saprei. Ripeto, non mi fido più delle mie percezioni, ma la cosa si è svolta esattamente così, è durata non più di due o tre minuti.
[#16]
dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Salve, sono riuscito a farmi prescrivere xanax 0,25 mg dal medico di base, ma dopo un paio di giorni in cui ho avuto un miglioramento dei sintomi fisici, riduzione della sudorazione fredda, meno agitazione e ansia, già oggi mi sento angosciato, continuo a pensare al suicidio, a cercare informazioni in merito, ne sento a tratti il bisogno fisico, tutto in prospettiva mi appare insostenibile e senza senso.. Il medico mi ha detto che posso aumentare la dose giornaliera dopo 5 giorni, potrei invece cominciare subito? Non so, 4 compresse invece di 3? Mi scuso se forse abuso di questo spazio, ma ripeto, faccio fatica a fare qualunque cosa, e non so a chi altri rivolgermi. Grazie
[#17]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Una generica terapia ansiolitici non può cambiare granché uno stato che non sia "solo" ansioso.

Non è possibile qui indicarle cosa assumere e quanto.

Mi pare che manchi ancora la diagnosi. Se ha urgenza si rechi all'ospedale più vicino e manifesti questa urgenza, visto che ha pensieri di morte. La valuteranno, le daranno magari una prima cura e poi le diranno quando ripresentarsi in ambulatorio.
Oppure se riterranno le proporranno un ricovero.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Salve,
torno a scrivere qui, non avendo nel frattempo concluso nulla. So che mi è già stata data una risposta chiara, ma non ho trovato il coraggio di fare niente. Non riesco a vedere possibilità di miglioramento, ho fatto troppi errori, mi sento finito, il suicidio mi sembra la conseguenza naturale. È come se avessi sempre vissuto sapendo che sarebbe finita così in un modo o nell'altro. Il solo pensare alla mia situazione mi fa sentire completamente esaurito e senza via d'uscita, ho proprio un senso di enorme stanchezza, vorrei solo spegnere tutto.
Ho ripreso anche a fumare cannabis dopo un periodo di astinenza di due mesi e mezzo in concomitanza con la terapia ansiolitica, che ho poi interrotto alla scadenza del secondo rinnovo senza consultare il medico, nel dubbio di essere semplicemente passato ad un'altra sostanza, ed avendo notato un peggioramento della depressione. I miei genitori hanno reagito con scetticismo quando hanno saputo che volevo rivolgermi ad uno psichiatra, loro la vedono come una forma di inettitudine generazionale. Una parente all'incirca loro coetanea che prende psicofarmaci è considerata una bambina fragile e stupida, in cerca di attenzioni e incapace di affrontare la realtà, nonostante riesca a mantenere una famiglia e un lavoro, figuriamoci io che non riesco più a lavorare perché tra le altre cose mi sento un impostore, uno che non avendo arte né parte può solo fare finta di essere una persona normale, finché immancabilmente viene scoperto e mandato via, tanto che a volte ho paura di essere uno psicopatico, più volte mi è stato detto, sul lavoro, che ho una faccia da psicopatico, forse perché traspare l'abnormità dei miei stati psicologici. In queste condizioni ho paura di dichiararmi malato e di iniziare qualunque terapia che richiederebbe sostegno da parte della mia famiglia. Non so che fare, mi sento destinato al suicidio. Non ho una domanda da porre, ho solo bisogno di raccontarlo a qualcuno, anche se con un senso di profonda vergogna e di ridicolo, perché non riesco a mantenere un'idea coerente e stabile della cosa, a tratti mi sembra che sia tutta una recita molto sentita ma sempre una recita, perché dimentico sistematicamente come mi sento a distanza di pochissimo tempo, anche ora, mi sento già diversamente rispetto al momento in cui ho iniziato a scrivere, "meglio" direi, ma so che non ha nessun senso dal momento che non è cambiato assolutamente niente nella realtà. Forse spero che fornendo ulteriori elementi qualcuno sia in grado di dirmi qualcosa di più.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Vada da un medico (psichiatra), si faccia visitare e intraprenda le cure del caso.
Opinioni come quelle che riporta dispiace che provengano da persone vicine, ma del resto le opinioni diffuse sul tema sono piuttosto sbagliate, oltre che rappresentare una reazione generica di fronte a un problema ( si rifiuta il problema, per cui la colpa è di chi ce l'ha... una posizione poco costruttiva, dato che ci sono malattie che si risolvono con un semplice intervento o con una cura di medicinali).
La cannabis è inadatta alla sua condizione. Oltretutto, se è in cerca di qualcosa che le migliori la sua condizione, vada da chi lavora appositamente su questo.
[#20]
dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Grazie per aver risposto nuovamente. Tuttavia speravo che qualcuno potesse darmi qualche indizio in più, in altri consulti è capitato che si facessero almeno delle ipotesi. Lei pensa che io sia solo ipocondriaco o ossessivo, che stia esagerando o simulando, che sia fuori strada nella mia idea di avere un disturbo di personalità legato al disturbo bipolare II? Abbiate pazienza, capisco che la richiesta è di difficile se non impossibile accoglimento, ci sono vari aspetti che ho omesso, ciò che posso ribadire è che mi riconosco nella sintomatologia borderline, ma anche in quella narcisistica e antisociale, da qui la mia profonda paura e incapacità di entrare in una relazione necessariamente intima come quella terapeutica, ne riconosco la necessità ma cambio continuamente idea nello spazio di ore o anche minuti, è un loop senza via d'uscita. La mia convinzione di soffrire di mania dipende dal fatto che ciclicamente riesco a dissociarmi dalla realtà e a sentirmi bene, euforico ed eccitato senza motivo, a pensare che basta rimettersi in piedi, che posso farcela da solo, e intanto il tempo passa e non succede niente, poi ho questa sorta di risveglio in cui ritorno alla realtà di degrado e solitudine che ero riuscito in qualche modo a dimenticarmi per un po', anche grazie al fumo. Da questo deriva il senso di colpa e di irrealtà che mi fa provare vergogna nel chiedere aiuto.
[#21]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Non vedo alcuna utilità nel fare ipotesi. Le informazioni si ricavano da una visita con una diagnosi e una terapia.

La sua auto-diagnosi non è utile.
[#22]
dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Penso che delle ipotesi mi aiuterebbero ad essere preparato, tutto qui.
La ringrazio comunque per le risposte.
[#23]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

No, direi di no. Non vedo poi a cosa debba essere preparato. Non deve mica fare lei la diagnosi. Ma neanche fosse un medico avrebbe necessità di ipotesi particolari.
[#24]
dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Salve dottor Pacini,
mi scuso se torno ad occupare questo spazio, ma ho appena letto questo suo articolo https://www.medicitalia.it/blog/psichiatria/610-depressione-domande-e-risposte-per-pazienti-e-familiari.html

e mi ha profondamente sconfortato, specie la chiusa che pone come condizione il supporto famigliare durante la cura. Allora perché dire a me di iniziare una terapia dopo quello che ho raccontato dei miei, che peraltro è solo una minima parte della storia, io non ce l'ho quel tipo di supporto, non ce l'ho mai avuto, la mia è una storia di incuria e maltrattamenti, ho imparato presto di non poter fare affidamento su di loro, anzi, ho cominciato a nascondere le cose, quando provavo a chiedere supporto emotivo per situazioni dolorose e stressanti, come il bullismo persistente durante l'infanzia, venivo invece accusato, da mia madre, perché con mio padre non si è mai creato un legame, di essere io la causa, oppure la reazione era negare e rifiutare violentemente la cosa. Non capisco come si possa sostenere che tutto questo sia secondario rispetto alla depressione, come si può pensare di stare meglio se la situazione è la stessa che ha favorito l'insorgere della malattia. Non vedo vie d'uscita, sono nella situazione paradossale e impossibile di dover fare affidamento sulle stesse persone che hanno contribuito a generare e rinforzare il malessere.
[#25]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 197 21
I consigli in un articolo sono necessariamente generici, e non valgono per chi ha una famiglia che non supporta, per chi è orfano, ecc. ecc. Vada da uno psichiatra.
[#26]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Non vedo però perché abbia inteso quello che ha scritto leggendo l'articolo.

L'articolo vuol solo rispondere alle richieste di molti familiari su cosa possono o non possono fare, se vogliono e ci sono, nei casi di questo tipo.

Quello che invece Lei ha commentato riguarda il caso suo eventualmente, ma non mi pare c'entri nulla. Né si diceva che il disturbo guarisce se si ha un supporto familiare, anzi se mai diceva un po' l'opposto, e cioè che non dipende sostanzialmente da quello. Se c'è è utile per alcuni fini, ad esempio controllare la terapia, ma non è che la malattia o la prognosi della malattia derivino dalla presenza o meno di familari o dal ruolo che hanno svolto.

Pertanto, se lei non ha un supporto familiare, questo non è un elemento decisivo a sfavore. Si curi pure con fiducia.
[#27]
dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Dottore mi scusi,
ma allora tutta la letteratura sulla psicotraumatologia, sul disturbo traumatico dello sviluppo, gli stili di attaccamento insicuro, la correlazione con i disturbi della condotta, dell'umore e della personalità?
Io vedo la mia storia personale come il risultato di una serie di traumi ripetuti dentro e fuori il mio ambiente famigliare, avrebbero dovuto portarmi da uno psichiatra infantile ma non l'hanno fatto, ormai è tardi, non posso cancellare tutto e tornare indietro. Sono danneggiato, sostanzialmente incapace di badare a me stesso, sempre più vuoto e incapace di provare emozioni e sentimenti, al di fuori della paura e della rabbia. Lei dice che la malattia è indipendente. Sono confuso, quindi è solo una questione genetica? Sarei stato così in ogni caso?
[#28]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

La letteratura psicotraumatologica è scarna. Sugli argomenti che Lei cita esistono teorie, e anche qualche dato, ad esempio sul disturbo da stress post-traumatico c'è una mole di dati, e si suole considerare alcuni fattori come importanti per determinare una serie di sindromi, pensiamo al mobbing, ai lutti complicati etc.
Però c'è da dire che, ad esempio, nella risposta psichiatrica ai traumi (consideriamo ad esempio abusi fisici), esistono fattori genetici che fanno da bivio tra una reazione di tipo depressivo e una di tipo violento.
Non esiste una contrapposizione tra fattori esterni e interni, è un punto di partenza sbagliato che costringe a un punto di vista che non ha prodotto grandi scoperte.

Che sia questione genetica, o epigenetica, o un condizionamento ambientale, può fare differenza, ma non è detto che la faccia. La psichiatria attualmente parte da una diagnosi per lo più clinica, cioè sintomi, decorso e biografia inclusa la storia familiare (intesa innanzitutto in senso genetico). Genetica non significa biografia, i disturbi o le sindromi non sono una predestinazione a determinati sviluppi di vita, ma è anche vero che a seconda del disturbo ci può essere un meccanismo a circolo vizioso. Ovvero si autoselezionano i fattori ambientali che aggravano il disturbo stesso, come nel caso del disturbo bipolare e le droghe, per esempio.
[#29]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 197 21
Il punto è che lei sta male. Può continuare a cercare i motivi, guardando al passato e tormentandosi, oppure può decidere di curarsi, e per curarsi deve cercare uno psichiatra e iniziare con pazienza una terapia. La sofferenza del passato non si può cancellare, va accettata e superata. Difficile? Sì. Possibile? Certo! Si può cambiare anche a 60, 70 anni, e lei ne ha a malapena 30. Cos'ha da perdere se si cura?
[#30]
dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Vi ringrazio per la disponibilità e l'incoraggiamento. Non so cosa fare però. Ogni corso di pensieri mi riporta all'ennesima conclusione, cioè che non posso tornare indietro, che non so dare un senso agli strappi e agli errori anche se ripercorro tutto e mi documento ossessivamente cercando di ricostruire la mia storia, che ho sprecato la mia vita, che è meglio morire subito piuttosto che trascinarsi nel fallimento e nell'incapacità, nell'umiliazione. Mi sono alienato dalla realtà troppo a lungo e ora non la comprendo più, se mai l'ho compresa. Ieri mi hanno detto per l'ennesima volta che ho la faccia da pazzo, è vero, sto impazzendo, non ce la faccio più, ho immagini terrificanti del futuro, non credo di poter più stare a contatto con nessuno e di fare qualunque cosa, vorrei solo scomparire. Vorrei andare al pronto soccorso per farmi visitare ma non ce la faccio, ho una paura terribile, sono abituato a nascondere il più possibile il malessere o a dissociarmene, non saprei come fare, cosa dire, quando ci penso finisce sempre in una sorta di corto circuito di pensieri e di emozioni soverchianti che mi lascia esausto. Non capisco perché non volete dirmi quale pensate sia il mio problema sulla base di quello che ho raccontato. Aiutatemi a capire.
[#31]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 197 21
Una diagnosi da un sito internet NON SI PUO' FARE.
I suoi sintomi sono quelli di una depressione grave, ASSOLUTAMENTE CURABILE .
Non le risponderò più perché, come tutti i gravi depressi, dalle risposte sceglie solo quello che conferma il suo stare male, quindi è inutile scrivere ancora. Vada da uno psichiatra.
[#32]
dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Mi scusi se sono stato insistente, non intendevo mancare di rispetto, vi sono davvero grato per questo servizio, è il mio unico punto di riferimento attualmente. Ma non riuscendo ad agire e continuando ad ossessionarmi al punto di essere completamente esaurito cerco almeno di capirci qualcosa qui, almeno mi distoglie dal farlo da solo pensando al peggio.
[#33]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
"Ogni corso di pensieri mi riporta all'ennesima conclusione, cioè che non posso tornare indietro"

Questo è però sintomatico, ad esempio di una depressione. Se uno è depresso ha un pensiero depressivo che ovviamente non prevede un futuro positivo, un senso a qualcosa, una speranza, e scoraggia dal fare tentativi.

Per cui se il cervello si ammala, l'ultima cosa che produce è pensieri utili a uscirne. Per fortuna però ci si può curare anche senza esserne convinti, funziona lo stesso.
Disturbo bipolare

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