Disturbo ossessivo puro

Ho 64 anni e purtroppo da ben 40 anni soffro di una forma di grave disturbo ossessivo che ha pesantemente condizionato la mia vita. Tutto cominciò nel lontano Novembre del 1968 quando insieme alla mia ragazza di allora ci recammo al cimitero di Roma a far visita alla tomba di un suo amico da poco defunto in seguito ad incidente automobilstico. Da allora la ma vita prese una svolta assoutamente inaspettata: non riuscivo pù a togliiermi di mente l'immagine/idea di quel giovane (a me assolutamente sconosciuto) precocemente morto. Il giorno dopo mi svegliai in preda a profonda depressone e ben presto mi resi cnto che nonostante i mei sforzi non riscivo a pensare ad altro: la mia mente era bloccata ed io non ero più nemmeno in grado di concentrarmi sull'esame che allora stavo preparando per il mio corso di laurea in Lingue Straniere. Anzi, più mi sforzavo e peggio era. Sentii di essere condannato a non poter più pensare ad altro: la mia mente non era più lbera. Poi, in seguito l'idea ossessiva cambiò nel senso di non essere più legata ad un contenuto (il giovane morto)trasformandosi nell'abitudine di controllare continuamente la mia mente per verificare se il mio pensiero fosse libero o meno. Anni di psicoanalisi hanno attenuato ma non guarito tale disturbo assai fastidioso che col tempo si è cronicizzato con punte di notevole sofferenza e altre di relativo, accettabile benessere. La mia vita nel frattempo è ovviamente andata avanti, mi sono laureato, ho lavorato come insegnante e ho messo su famiglia. Ora sono vedovo e certamente il mio già precario equilibrio psicologico ha risentito della perdita di mia moglie. Negli anni '80 venni a sapere per caso che i nuovi farmaci antidepressivi potevano in parte essere efficaci per il disturbo ossessivo. Da allora, con l'approvazione del mio medico di base e in seguito anche dello psicoterapeuta che già mi aveva sottoposto ad analisi (è anche psichiatra) ho fatto dei cicli di Fluoxetina (una capsula da 20mgh al giorno) con assunzione di Lorazepam a basse dosi e solo all'occorenza. I risultati sono stati solo parzialmente e temporaneamente soddisfacenti. Ultimamente sto attraversando un certo peggioramento della mia condizione, mi sembra che il disturbo si è fatto più persistente. Chiedo pertanto lumi su cosa sia più opportuno fare anche in ccnsiderazione che il disturbo è di vecchia data e probabilmente ormai poco modificabile. Posso sperare almeno nell'assunzione di farmaci che mi diano un sollievo più consistente? Sinceramente non ho più molta voglia di andare a parlare ad un altro o anche allo stesso analista della mia infanzia ed adolescenza e mi chiedo se siano stati fatti progressi in campo farmacologico che possano almeno aiutarmi a tirare avanti. La terapia cognitiva comportamentale può essere efficace nella cura delle ossessioni pure?
grazie per la Vs. gentile risposta
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Gentile utente,

I primi farmaci antiossessivi sono precedenti alla fluoxetina, cioè l'anafranil. Dopo ne sono venuti fuori diversi altri. Nella terapia del doc è importante la durata e la dose (20 mg è la dose minima di fluoxetina, strano che nel tempo non siano state provate dosi maggiori, o che non siano state provate altre molecole).
La psicanalisi è una forma di interpretazione dei fenomeni psichici che non ha indaicazione terapeutico nel disturbo ossessivo, come invece la terapia cognitivo-comportamentale.
Le consiglio innanzitutto di farsi rivalutare da uno specialista che le illustri le diverse opzioni e le valuti sul pian medico. Per completezza poi la informo che esiste un programma sperimentale per il disturbo ossessivo resistente (ma è da vedere se rientra in questa categoria o semplicemente ha una forma cronica curata parzialmente e mai in maniera potenzialmente incisiva), e consiste nell'applicazione intracranica di elettrodi controllabili esternamente, mediante un intervento neurochirurgico (DBS).

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
dopo
Attivo dal 2008 al 2017
Ex utente
Egregio Dotttore, La ringrazio anzitutto per la sollecitudine con la quale è intervenuto esprimendo il suo competente parere sul mio caso. Ai tempi della mia analisi, anni '70, si aveva la massima fiducia in questa specie di religione (la psicoanalisi, intendo) e in genere i praticanti erano assolutamente contrari all'assunzione di farmaci da parte dei pazienti. Il mio analista, che era anche psichiatra, mai mi suggerì, allora, di ricorrere a farmaci e anzi si meravigliava che io occasionalmente facessi ricorso al semplice Loranz per superare stati di ansia. Lo stesso analista però, consultato 30 anni dopo, in occasione del delicato periodo della malattia di mia moglie, poi deceduta a seguito del solito male incurabile, aveva completsamente cambiato parere e mi confermò semplicemente che il Prozac andava bene e che se lo ritenevo necessario potevo tranquillamente aumentare la dose a 40mg. Gli altri farmaci SSRI erano prticamente uguali e quindi inutile cambiare. Io ora vorrei sapere se nel frattempo sono stati messi in commercio farmaci più efficaci o se debba semplicemente aumentare la dose di Fluoexetina visto che il meccanismo d'azione è in fondo lo stesso per tutti. Non avevo mai sentito parlare della tecnica sperimentale da lei suggerita e vorrei saperne di più. Può essere poericolosa? C'è qualcuno a Roma competente in materia? La ringrazio di nuovo per la risposta che vorrà darmi
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Gentile utente,
I farmaci non sono tutti uguali assolutamente, si fa riferimento ai dati della ricerca e agli anni in cui sono stati in commercio. L'anafranil è un vecchissimo farmaco e tutt'oggi uno dei due-tre più efficaci. Ovviamente ognuno ha le sue controindicazioni e precauzioni, quelli "nuovi" sono un pò più sicuri anche se hanno i loro effetti collaterali. La chirurgia per il doc esisteva già in passato, ma aveva un rischio di lesione neurologica con effetti su memoria etc perché si incideva chirurgicamente, mentre in questo caso si introduce e si piazza uno stimolatore in una sede predefinita, e volendo lo si può poi sfilare via. L'alimentatore è extracranico e si piazza sottocute. Si possono avere reazioni di edema che si trattano in genere con terapia cortisonica. L'Istituto neurologico Besta di Milano si occupa di questi casi.
Detto questo, per potenziare la risposta al doc ci sono anche altre strategie farmacologiche di associazione tra due antiossessivi, o con altre classi di medicine.
Roma è una delle città in cui ho lo studio. Nel settore pubblico c'è la clinica psichiatrica dell'università la sapienza, per citarne una. Per la terapia cognitivo-comportamentale bisognerebbe vedere esattamente la sua condizione, comunque conosco diversi professionisti di questa tecnica.
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dopo
Attivo dal 2008 al 2017
Ex utente
Gentile dottore,
Le sono ancora una volta grato per essersi interessato al mio caso e sto prendendo in considerazione una eventuale visita nel Suo studio di Roma. Le sarei pertanto grato se potesse farmi avere precise indicazioni su come contattarla magari scrivendo direttamente al mio indirizzo e-mail se lo ritiene opportuno.
Ancora una volta La ringrazio per la Sua disponibilità,

Claudio Giacinti
c.giacinti@tiscali.it
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Le ho inviato le informazioni alla mail.
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