Effetti interruzione brusca anafranil

Gentili dottori, ero in cura con Anafranil da 75 mg, ma ho deciso di sospenderlo bruscamente, senza scalaggio graduale, perché ho messo sul piatto della bilancia effetti positivi e collaterali.
Ora è trascorso più di un mese e mezzo.
Posso aver smaltito completamente il farmaco.
Presento una certa irritabilità, dovuta a varie insoddisfazioni.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
"perché ho messo sul piatto della bilancia effetti positivi e collaterali"

No, questo discorso non ha senso.
Non ha la minima nozione di come un farmaco si comporti dentro un organismo, però poi decide, per porsi poi dopo problemi sostanzialmente inutili.
Si dà ragione da sola dei sintomi che ha.

Alla fine non sta ponendo una domanda, si sta da una parte compiacendo delle misure che ha preso, di cui non si capisce il motivo. Ma soprattutto non si capisce che problema si stia ponendo. E soprattutto non si rende conto che il problema che si pone è sintomatico verosimilmente del suo disturbo, che ha deciso di lasciare scoperto da ogni terapia.

Dr.Matteo Pacini
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Gentile dottore, volevo porre la domanda se posso aver smaltito gli effetti del farmaco dopo tanto tempo, ma per svista ho omesso il punto interrogativo. Il mio umore non è deflesso, non mi sento depressa, cosa che invece è successa in passato, quando su indicazione del medico, ho interrotto altri antidepressivi. Comparvero quasi subito anche attacchi di ansia. Questo è il motivo della mia richiesta.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Si pone problemi che - se ragionasse con un medico anziché evitandolo - non significherebbero niente. Non sta ragionando in maniera comprensibile rispetto al problema che ha. Vuole semplicemente mettere degli elementi insieme per dire che ha fatto bene a non curarsi. IL motivo non è chiaro.

Dr.Matteo Pacini
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Gentilissimo dottore, mi permetta una osservazione. Lei non ha risposto alla mia domanda principale, se, in linea generale, dopo quasi due mesi di interruzione si può aver smaltito il farmaco. In second'ordine lei ovviamente non conosce il mio caso, ma sostiene aprioristicamente che è necessario che continui la terapia. Obbiettivamente sono in grado di fare un'analisi cosciente su me stessa. Sono io stessa consapevole di avere delle difficoltà. Ho fatto diversi consulti specialistici privati che non mi hanno mai lasciata del tutto soddisfatta. È sempre stato posto troppo accento sul disturbo ossessivo, che non nego di avere. Le diagnosi secondo me sono state fatte con superficialità, in quanto penso di avere diverse comorbilità con altri disturbi, che secondo me sono più invalidanti e sono veramente di ostacolo ad una vita soddisfacente. Poi per il mio benessere psichico sono convinta che non sia sufficiente solo il farmaco e la psicoterapia, ma occorre anche sentirmi appagata e realizzata. Non sarei neanche favorevole ad un trattamento sine die, senza che nessuno mi spieghi la ragione. Ad esempio in questo periodo non sono per niente depressa e continuo ad avere un buon controllo sul doc. Seguivo anche un percorso di psicoterapia a cadenza settimanale che ho interrotto, perché comunque non ero in grado di gestire i restanti 6 giorni della settimana. Tutto ciò mi ha scoraggiato. Poi c'è da dire che in famiglia non ricevo la comprensione adeguata, perché ritengono che io non sia malata, che i momenti di difficoltà possono capitare a tutti e che bisogna affrontarli con la forza di volontà. Mi sento incompresa e trascurata. Forse dovrei espormi a gesti eclatanti per ricevere attenzione, ma non ne ho intenzione, perché comprometterei irrimediabilmente la mia esistenza, venendo etichettata come fuori di testa a vita. Mi scusi la prolissità, ma ci tenevo al chiarimento.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
"Lei non ha risposto alla mia domanda principale", ovvio ma non ha letto quel che le ho scritto. La domanda principale non ha senso.

"ma sostiene aprioristicamente che è necessario che continui la terapia. " No, non ho detto letteralmente questo.

Quel che ho detto è che si pone problemi inesistenti, a fronte invece del fatto che rischia di rimanere scoperto non per consiglio medico, ma per sua iniziativa.

Dr.Matteo Pacini
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Non credo di pormi problemi inesistenti, come dice lei. Avrei sopportato anche gli effetti collaterali, quali l'aumento di peso, che già da solo non favorisce la mia autostima, se avessi ottenuto dei benefici. Anche l'annullamento della libido è un effetto constato, invalidante, che non si è ancora ripristinato. Poi ancora mi stancava l'idea di assumere quotidianamente la cura per periodi di tempo illimitati. Solo sul piano ossessivo posso dire di averli raggiunti. Questo secondo me significa, e mi corregga se sbaglio, che o la diagnosi è incompleta o per risolvere tutte le mie problematiche non servono i farmaci, ma ad soprattutto un inserimento completo nella società. C'è poi il grosso problema che non ricevo il sostegno e supporto morale della famiglia. Questo ha contribuito parecchio alla decisione di interrompere tutto. Mi sento smarrita e spesso piena di rabbia, apatica ed indifferente. Questo anche durante l'assunzione assidua della terapia. Forse qualche anno fa, prima di chiedere consulto specialistico, paradossalmente mi sentivo più vitale, meno depressa e molto attenta a tutto. L'unico problema era il doc. Ora invece sembra che il doc si sia ridimensionato, ma mi sento cambiata, e non in positivo (prima ero molto più fattiva). Tutte queste esperienze hanno quasi annullato la fiducia nella scienza. I problemi della mente, per quanto possano essere conosciuti da voi specialisti, non possono essere compresi del tutto se non vissuti in prima persona. Nonostante tutto sento la necessità di essere seguita. Secondo lei come potrei fare per far capire e convincere anche la mia famiglia di ciò? Questo è il primo nodo da sciogliere.
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Volevo anche aggiungere questo: lo specialista che mi ha seguito fino a poco tempo fa, ha parlato anche di psicosi, confermando quanto da me riferito ricercato su internet. Non è che non voglia credere o non accettare, ma mi dovrebbe essere spiegato come ci possa essere senza i sintomi principali, quali i deliri e le allucinazioni. Non ho mai perso il contatto con la realtà.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
No, i problemi non sono della mente ma del cervello, sono "della mente" come manifestazione, e mi pare ovvio che come uno li vive e come uno li vede da fuori rimangono due cose distinte, ma non è un'anomalia. Anche come uno vive una cardiopatia e come uno la vede da fuori sono due cose diverse. Qui la differenza sta che la visione del problema deriva dallo stesso organo, quindi è possibile che come uno la vive sia filtrato da una parte di cervello che è coinvolta nel disturbo stesso, e che quindi ragiona secondo un punto di vista rigido o addirittura non allineato alla realtà esterna di chi vede.
Detto questo: aveva una cura che funzionava almeno in parte ma ne aveva un effetto collaterale non accettabile. Il resto mi pare meno rilevante (il fastidio di prendere una cura, ok ma ciò non spiega l'interromperla, idem il supporto esterno).


Le domande irrilevanti sono quelle che ha posto, spiegate invece come le ha spiegato ora si capiscono, e prima non si riusciva capire. Per gli effetti di cui attende l'evoluzione dopo la sospensione: esistono diversi casi in cui dopo aver sospeso si confondono effetti con il ripristinarsi di disfunzioni relative al disturbo che si esprime di nuovo, e che in sé comporta certi sintomi. Quindi si rischia di ricadere per attendere il miglioramento di un effetto collaterale, e di avere poi un problema simile o quasi per effetto della ricaduta.

Dr.Matteo Pacini
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