Il mio ex ha avuto un'altra storia

Salve.
Scrivo qui perché sto vivendo un momento difficile.
Circa un mese fa e a distanza di un anno da quando lui mi ha lasciata per mancanza di sentimenti (stavamo insieme da 7 anni, e abbiamo entrambi 35 anni), il mio ex è tornato dicendomi di aver capito che sono la donna della sua vita e che è pronto a metter su famiglia con me.
In questo anno di separazione non ci siamo mai visti e sentiti di rado, tranne negli ultimi mesi quando i contatti da parte sua si sono intensificati fino a chiedermi di vederci per un caffè.
Il punto è che lui in questo anno ha avuto una relazione di qualche mese con un'altra ragazza: lei bellissima (a detta di lui) lui molto attratto da lei, l'ha corteggiata e fatto gesti nei suoi confronti ma la storia pare si sia conclusa perché non era attratto mentalmente, era lunatica, non gli dava l'idea di stabilità, caratterialmente non gli piaceva e pian piano ha iniziato a fare confronti con me e con la nostra precedente relazione.
Tuttavia passava belle serate con lei, si è sentito legato e questa storia gli ha lasciato "bei ricordi".
Lui mi ha rassicurata sulla fine di questa storia, ma io non riesco a digerirla: per me lui ha tolto valore a tutto ciò che di bello c'era stato tra noi in questi anni e tutte le carinerie che mi dice adesso in fase di riconquista non mi toccano, mi risultano finte e non gli do alcun valore perché ora lo vedo come uno che non dà valore alle cose e mi dico "tanto questa carineria l'ha fatta anche a lei".
In più mi sento come un ripiego perché penso che lui sia tornato da me solo perché sono una persona stabile e affidabile mentre l'altra lo teneva sulle spine.
E mi sento brutta e vecchia rispetto a lei perché oggettivamente lo sono (lei ha 29 anni) e non riesco a sentirmi attraente con lui... Immagino loro che fanno l'amore, loro come due piccioncini... E ci sto male.
Gliene ho parlato ma lui sminuisce il tutto dicendo che sono solo paranoie mie, che gli piaccio e che dobbiamo "solo" migliorare l'intesa a letto.
Ecco, io non so quanto sia giusto per me ingoiare questo rospo visto che per un anno si è fatto tutti i cavoli suoi mentre io soffrivo a causa sua.
Mi sento rancorosa nei suoi confronti e a volte anche quando mi invia un semplice messaggio provo disgusto.
Dall'altro lato ci sto bene e forse provo affetto.
Non so quale sia la scelta più giusta da fare.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 187
Gentile utente,
lei in un certo senso si sta ponendo il problema del cosiddetto 'perdono', che per lo più è vissuto dalla coppia in maniera sbagliata, equivoca, fuorviante, mentre potrebbe essere una bella nuova scoperta reciproca e un rilancio della relazione su basi molto più appaganti per tutti e due; a partire dall'ambito sessuale, come dice il suo ex che ora ha assunto il ruolo di corteggiatore, ma non solo in quello.
Lei potrebbe scoprire alla grande i suoi meriti di donna che ha conquistato l'amore di un uomo, anziché restare nell'auto-svilimento della donna abbandonata, e potrebbe scoprire di poter essere attraente con lui, proprio quello che nell'educazione di un certo tipo di donna viene represso.
Le dico subito che quest'altra visione della realtà passa attraverso una serie di parole, pensieri, gesti che in genere non hanno luogo, per cui la coppia, se si ricostituisce, lo fa nel rancore, con uno dei due avvelenato da quella serie di pensieri che lei riferisce: le sembrano false le attuali parole d'amore di lui e lo immagina dirle all'altra; ricorda che con l'abbandono lui ha disprezzato il vostro legame; infine continua a sentirsi una seconda scelta perché "brutta e vecchia" rispetto all'altra, riducendo la sua capacità d'amare ad una piatta stabilità accettata da lui con animo rinunciatario, in opposizione alla seducente instabilità dell'altra.
Questa visione negativa è frutto di un risentimento mai sfogato e l'equivoco sulle ragioni del ritorno del partner dipende per prima cosa dall'incapacità di comunicare; ma si accompagna anche ad un suo vecchio giudizio negativo su sé stessa.
Questi due elementi trarrebbero vantaggio da una serie di colloqui con un* psicolog*, con cui andrebbe sviscerato il terzo e fondamentale argomento: lei ama quest'uomo? Sta davvero bene con lui? Gli riconosce quei meriti che rendono una relazione bella e desiderabile?
Quest'ultimo punto dovrebbe essere l'elemento discriminante per cominciare a dare risposta alle sue parole "non so quale sia la scelta più giusta da fare".
Da qui dovrebbe partire, per costruire una relazione riuscita o invece un produttivo recupero di sé stessa, per il momento da sola.
Perché negarsi dei colloqui psicologici che potrebbero aiutare lei, e indirettamente anche lui, a raggiungere la chiarezza?
Auguri infiniti.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Buongiorno dottoressa, la ringrazio della risposta e dei vari spunti che mi ha fornito. Anche io, come lei, penso che la ripartenza di un rapporto debba avvenire senza alcun tipo di risentimento. Riconosco anche problemi di comunicazione tra noi. Tuttavia se ho tanti dubbi sui motivi del suo ritorno è perché lui mi ha confessato di non avere una grande attrazione nei miei confronti, nel senso che mi trova bella, ma non riesce a sciogliersi totalmente in modo tale da raggiungere certi livelli di eccitazione (erezione debole o assente) e questo problema con l'altra non c'era. La stessa cosa riferita da lui vale anche per me, nel senso che non riesco a sentirmi totalmente libera nei rapporti con lui (non sono mai stata con altri uomini quindi non posso fare paragoni) e questo perché da un lato mi sento poco attraente e dall'altro perché fondamentalmente non so come muovermi e cosa gli piace. Di conseguenza i nostri rapporti sono sempre stati poco soddisfacenti e quando ne provavo a parlare con lui, lui si trincerava dietro il muro del silenzio. Quando ci siamo messi insieme l'attrazione tra di noi era fortissima, ma lui ha vissuto con ansia il fatto che per me fosse la prima volta (ho avuto molte difficoltà a lasciarmi andare e la cosa è successa dopo circa 1 anno che stavamo insieme) perché aveva paura che mi facessi male, che non mi piacesse... E situazioni di perdita di eccitazione o di mancato raggiungimento dell'orgasmo non sono state rarissime. Lei pensa che tutto questo possa avere inciso sulla situazione attuale di calo del desiderio oppure mancanza di attrazione/eccitazione= assenza di amore?
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Utente
Utente
E soprattutto si può essere convinti di avere trovato la cosiddetta anima gemella, la persona della vita e avere questo problema a livello sessuale?
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 187
Gentile utente,
ha formulato tre domande di grande rilievo per una relazione di coppia.
"Lei pensa che tutto questo possa avere inciso sulla situazione attuale di calo del desiderio oppure mancanza di attrazione/eccitazione= assenza di amore?"; e inoltre: "si può essere convinti di avere trovato la cosiddetta anima gemella, la persona della vita e avere questo problema a livello sessuale?".
Domande complesse che richiederebbero un dialogo specialistico di persona per chiarire i punti oscuri che le sottendono.
Provo tuttavia a risponderle in termini generali, sperando di essere utile a lei e ad altri utenti, che spesso si trovano in situazioni analoghe.
In linea generale, una coppia si forma a motivo dell'attrazione, che viene esplorata e coltivata, o al contrario repressa, in base ad altre considerazioni: caratteriali, morali, di affinità, anche di opportunità ad iniziare quella relazione in quel determinato momento della propria vita.
Se l'attrazione manca, o è particolarmente debole, costituirsi come coppia può essere un azzardo, a rischio di infelicità, frustrazioni, tradimenti.
Degli appaganti rapporti sessuali alimentano e cementano l'intimità di coppia, con il piacere vissuto insieme e la sicurezza personale derivata dalla consapevolezza che siamo fonte di piacere e di amore per una persona che ci è cara e riveste per noi la stessa funzione.
Tutto questo è difficile se l'attrazione manca; tuttavia, anche se presente e intensa, l'attrazione non determina da sola la buona qualità dei rapporti sessuali.
Ad impedirli possono essere malformazioni e altri problemi fisiologici, e molto più spesso problemi psicologici di origine remota, che hanno precluso una percezione di sé come sorgente e destinatario di piacere e d'amore.
Una donna che si percepisce "brutta e vecchia" rispetto ad un'altra che ha pochi anni di meno, che forse ha sofferto di vulvodinia o di vaginismo, che per ragioni profonde non ha mai sviluppato doti seduttive, se incontra un uomo che a sua volta ha delle insicurezze non viene aiutata a superare i suoi blocchi, ma li rinforza, nel corso della propria vita di coppia con lui.
Per due persone idealmente normali, un'appagante vita sessuale è in ogni caso il risultato di un dialogo dei corpi e delle parole, che si sviluppa nel tempo. L'illusione che essere innamorati e sentirsi attratti determinino da soli un'ottima qualità della relazione sessuale a partire da subito, è quella che alimenta tante delusioni.
La sessualità è una pratica naturale, ma questo sì e no per gli animali. Fermandoci qui potremmo considerare "naturale" anche lo stupro. La sessualità felice è invece un'acquisizione volontaria, un "sapere saggio", come lo definisce la grande sessuologa Roberta Giommi.
Questa sessualità felice prevede una certa dose iniziale di sicurezza del proprio diritto a ricevere amore e piacere e della propria capacità di offrirli; non timori e tabù, ma richieste condivise tra i partner.
Quello che avviene di giorno inoltre si riverbera su ciò che avviene di notte: il partner assente o addirittura scostante nella quotidianità, quello che si rifiuta di partecipare ai momenti divertenti o di offrire supporto emotivo nei momenti tristi, non può poi sperare che una perfetta tecnica amatoria determini nell'altro un vero trasporto e un felice abbandono.
Leggendo le sue email, cara utente, si ha l'impressione che i problemi si trovassero in tutti e due voi. Lei per un anno resiste all'attrazione. Poco male, se questa resistenza era sostituita da carezze intime reciproche, da un'esplorazione dei vostri corpi, e non motivata da paura; lui invece vive "con ansia" il fatto che per lei fosse la prima volta, nel timore "che mi facessi male, che non mi piacesse".
Nel corso di sette anni "non riesce a sciogliersi totalmente in modo tale da raggiungere certi livelli di eccitazione (erezione debole o assente)". Lei sentiva il bisogno di chiedergli cosa gli piacesse, anziché esplorare quello che piaceva a lei, ma lui "si trincerava dietro il muro del silenzio".
Fin qui, il contrario di quello che occorre per conoscersi e raggiungere l'intimità e il piacere.
Questo dipende da assenza d'amore? Si può essere "anime gemelle" e vivere così male la sessualità?
Il problema è che voi avevate tutti e due -e ribadisco, a quel che lei scrive, anche lui- dei problemi nella sfera sessuale, ma come spesso avviene, questi problemi non si trovano solo lì.
Lei si era affezionata e ha vissuto con lui dei lunghi periodi belli; non lo ha lasciato e non l'ha tradito. La stessa cosa non vale per lui, che per un anno ha cercato di vivere un'altra relazione e adesso -se lei ci riferisce esattamente le sue parole- gliela racconta con una buona dose di indelicatezza, fino ad una sorta di crudeltà.
Siamo davvero sicuri che sia anche sincero, e che non abbia verificato con l'altra, per quanto più esperta nelle tecniche amatorie, gli stessi deficit riscontrati con lei, e insieme anche delle insicurezze personali molto maggiori?
Tutto questo mi spinge ad ampliare la prima risposta che le avevo dato. Prenda tempo. Si curi di sé, si riscopra in una pienezza di autostima che fin qui non ha conosciuto.
Una vita costruita sull'accontentarsi è misera e in genere foriera di dolore e frustrazione per tutti.
Un abbraccio.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com