Il passato mi rovina il presente

Buongiorno, spero mi possiate aiutare a trovare l'altro capo del "filo d'arianna" in questa mia storia che ora vi esporrò.
Convivo col mio ragazzo da un anno, lo amo molto. La decisione della convivenza, oltre alla gioia, ha per me comportato un grande dolore che solo ora dopo un anno si sta attenuando e mi permette di godermela maggiormente. Ho perso mio padre a 13 anni ( ed ho dovuto affrontare tutto quello che ciò comporta: prima il non rendermi conto, poi gli attacchi di panico ed il morboso attaccamento a mia madre.. ora si è tutto mitigato abbastanza), il rapporto con mia madre è profondissimo e decidere di lasciarla sola non è stato facile, nonostante si abiti nello stesso paese e ci si veda molto spesso; devo dire che lei con la sua intelligenza mi ha aiutato e spronato, mai manifestandomi la sua sofferenza per il mio allontanamento e dimostrandosi molto felice per me.
Il mio ragazzo mi ha piacevolmente trascinato in questa avventura col suo entusiasmo ed il suo amore, perchè io mai avrei pensato di lasciare casa mia solo dopo 1 anno di relazione. Dopo un pò di mesi di convivenza, io credo di aver iniziato ad "elaborare" la morte di mio padre, ovvero sentivo la sia mancanza nella mia vita, avevo la voglia di fargli vedere la mia casa e chi ero diventata, e soprattutto la voglia di fargli conoscere il mio compagno. Per la prima volta l'ho pianto, e l'ho pianto con dolcezza.
Io ora sono molto felice di come vadano le cose tra me ed il mio ragazzo, vedo che riesco a gestire molto bene la casa, il nostro rapporto, ed il rapporto con mia madre è addirittura più profondo poichè al di fuori della quotidianità si hanno molti più argomenti di confronto e quindi sono felice di questo. Il problema è che quando ci sono discussioni tra me e il mio ragazzo, la mia reazione è quella di piangere disperatamente, le emozioni mi assalgono improvvisamente e non riesco a spiegarmi a parole, è come se sia invasa da un forte dolore che non contengo. Questo ovviamente per discussioni in cui può rientrare la nostra diversa visione della vita che potrebbe comportare problemi in futuro. X esempio lui vorrebbe fare una carriera militare, il che compotrerebbe spostamenti, periodi in cui sarei sola e quant'altro. Io sono certa di non volere una vita del genere, gliel'ho fatto presente e lui per me rinuncerebbe, ma questo a me non basta. E' come se solo il fatto che lo possa avere pensato , ben sapendo la mia contrarietà, mi dia un fastidio enorme. Anch'io ho rinunciato a cose per me importanti che a lui davano fastidio, ci ho soffetro ma l'ho fatto con amore, e mai mi sognerei di tirarle nuovamente in ballo. Questo episodio, che mi fa soffrire, mi sta facendo pensare di essere troppo emotivamente dipendente da lui, e vorrei in qualche modo distaccarmi un pò, quasi per prepararmi ad un eventuale suo abbandono. Vorrei avere la sensazione di avere un mio equilibrio anche senza di lui e senza nessun altro, così da non soffrire troppo.. grazie per avermi ascoltata
[#1]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
(..)gliel'ho fatto presente e lui per me rinuncerebbe, MA QUESTO A ME NON BASTSA. E' come se solo il fatto che lo possa avere pensato , ben sapendo la mia contrarietà, mi dia un fastidio enorme.(..)

gentile ragazza, questo è uno dei punti fondamentali che inducono a soffrire inutilmente, un esempio di come costruirsi un problema dal nulla.
L'idea che il proprio compagno non debba nemmeno pensare a cose che a noi non piacciono e sperare in una sua spontaneità anche nel pensiero è una illusione irraggiungibile. Ma, spesso, tentiamo ugualmente di ottenerla con l'unico risultato possibile (la frustrazione). Lei dovrebbe imparare a gestire le sue emozioni ma soprattutto a ridimensionare determinate mete che nascono da una modalità di pensiero a da una serie di ideali che ci costruiamo nella testa.
Ha detto che il suo compagno rinuncerebbe, cose vuole di più? Non può pretendere che non debba nemmeno ipotizzare ciò che possa piacerli o progettare qualcosa, per lui probabilmente, importante.
Ho approfondito questo episodio poichè presumo sia un aspetto importante della sua modaltà di approcciarsi ai problemi.
Forse è il momento di discuterne con un terapeuta.
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

[#2]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile ragazza, dal suo racconto traspaiono sia aspetti positivi di progresso, compiuti rispetto alla perdita di suo padre, sia sensi di colpa, sofferenza emotiva e lo stesso titolo "il passato mi rovina il presente" che lascerebbero ipotizzare uno stato di umore depresso, forse protratto da molto tempo.

Le relazioni affettive importanti purtroppo non guariscono le ferite, come di solito si crede, ma tendono invece a mettere in evidenza le problematiche ancora irrisolte, come se ci si passasse sopra un evidenziatore.

Le suggerisco pertanto di tentare, se può, di alleggerire tutto il carico emotivo che si sta portando dietro, magari con l'aiuto di un buon psicologo/psicoterapeuta.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#3]
dopo
Utente
Utente
Grazie per le risposte, entrambe veritiere. So benissimo di sbagliare a pretendere che addirittura lui non pensi a cose che a me non vanno a genio, è un fatto inconscio che non riesco a gestire e mi provoca pianti irrefrenabili.

Questo episodio ha portato alla luce il fatto che io pretendo da me stessa un equilibrio che non ho, vorrei essere emotivamente indipendente e bastarmi da sola, non soffrendo troppo per eventuali abbandoni. Il fatto di soffrire così tanto solo a delle ipotesi mi fa render conto di essere anni luce lontana da questo obiettivo e questo mi spaventa.

Sono stata anni in terapia in passato per la morte di mio padre, non ritengo mi abbia aiutato molto, era come se ad ogni seduta la mia mente si svuotasse e non avessi niente da dire. Il mio ragazzo è uno psicologo, tra le altre cose. Pensate che una nuova terapia potrebbe essere diversa e più utile?
[#4]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
Gentile ragazza, che tipo di terapia ha fatto?

visto queste modalità di approciarsi:

(..)pretendere che addirittura lui non pensi a cose che a me non vanno a genio, è un fatto ... che non riesco a gestire (..)

una terapia ad orientamento cognitivo comportamentale o strategico sarebbe la più indicata.
saluti
[#5]
dopo
Utente
Utente
non saprei proprio che genere di terapia fosse. So che io parlavo (poco) e lui non avrà detto 4 parole in 4 anni. quando non parlavo io il silenzio era assordante.

Io ho sempre mille preoccupazioni e non ho mai la mente libera per vivermi pienamente le cose, non sono una persona spensierata; il mio ragazzo soffre di questo fatto, io vorrei cambiare ma non so come fare.

il fatto che " vorrei essere emotivamente indipendente e bastarmi da sola, non soffrendo troppo per eventuali abbandoni" secondo voi sarà mai realizzabile?
[#6]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Il suo desiderio può essere senz'altro realizzato, ma forse se non ci sta riuscendo da sola, un aiutino potrebbe essere necessario.

Oggi esistono terapie brevi e concrete che riescono a sbloccare le situazioni in maniera relativamente veloce, nel giro di pochi mesi, in 10-15 sedute. Potrebbe provare con una di queste.

Questo è un articolo che può darle qualche informazione:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/

Cordiali saluti
[#7]
dopo
Utente
Utente
Ringrazio tutti i gentili medici che mi hanno risposto, cercherò uno psicoterapeuta più adatto a me e spero di riuscire ad acquistare un pò di serenità.

Approfitto della vostra disponibilità per chiedervi un ulteriore parere: ho un pessimo rapporto coi miei nonni paterni. Dalla morte di mio padre, che peraltro non ha assolutamente voluto che fossero informati della sua malattia, non hanno mai perso occasione per rinfacciare la colpa della sua morte a mia madre e a me, allora dodicenne, ree di non averlo portato nei migliori centri (cosa non vera, è stato curato nel migliore centro di Milano specializzato in questi casi). Mio padre non volle che mia madre dicesse a nessuno della sua malattia, nemmeno a me perchè non voleva essere guardato con occhi diversi. Specialmente non volle dirlo ai suoi perchè sono sempre stati molto soffocanti con lui ed avrebbero finito per angosciarlo allo sfinimento. In effetti da che io ricordi anche quando erano giovani sono sempre stati tipi molto chiusi con chiunque non fosse della famiglia, rancorosi e timorosi di tutto.

Ora sono anziani ed hanno bisogno di aiuto, io lo faccio solo per senso del dovere ma mi consumo dalla rabbia purtroppo non riesco a dimenticare anche se giuro che lo vorrei con tutto il cuore. Il fatto è che non sono impazziti improvvisamente per il dolore della morte del figlio, sono sempre stati cattivi nei confronti degli altri ed io non riesco a perdonarli per aver rivolto il loro astio anche nei nostri confronti. Non mi capacito di come possano rivolgersi a me dopo tutto il male che mi hanno fatto (c'è da dire che hanno solo me e mia mamma e coi loro comportamenti hanno allontanato tutti gli altri). Vorrei sapere come aiutarli senza mangiarmi il fegato ogni volta che lo devo fare.

Grazie per l'ulteriore attenzione
[#8]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> Vorrei sapere come aiutarli senza mangiarmi il fegato ogni volta che lo devo fare.
>>>

Gentile ragazza, anche questo rientra nel discorso più generale che non esiste una cosa come "il consiglio risolutore ricevuto online". La modificazione dei comportamenti e degli atteggiamenti non è cosa che passi per la sola razionalità e non può essere ottenuta solo leggendo delle informazioni. Per questo devo rinviarla a un rapporto psicoterapeutico di persona.

Cordiali saluti
[#9]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio nuovamente, saluti