Convivenza

Ciao,
Ho quasi 23 anni, lavoro con contratto a tempo indeterminato da qualche mese, e sono fidanzata da tre anni con un ragazzo un po’ più grande di me (9 anni), anche lui lavora con contratto a tempo indeterminato.

Avremmo il desiderio di andare a convivere questa estate
Qualche mese fa avevo accennato la cosa, in modo molto leggero, ai miei genitori dicendo che ad un annetto dall’inizio del lavoro avrei voluto andare a vivere insieme al mio ragazzo in città (distante 30 km da casa mia, stessa città dove peraltro lavoro).
Allora i miei risposero che è troppo presto, perché io sono troppo piccola, che se aspetto qualche anno posso mettere tanti soldi da parte e partire con una base più solida.
In realtà io mi sento già pronta per affrontare una convivenza, sia a livello economico (ho già dei risparmi) sia a livello psicologico.
Attualmente io dormo spessissimo a casa del mio ragazzo, quasi sto più da lui che a casa mia perché lavoro vicino dove abita lui quindi anche per comodità mi appoggio a casa sua.
I miei mi lasciano tranquillamente stare da lui, anche perché ne hanno molta stima, è un ragazzo serio e con la testa sulle spalle.
Tuttavia io so che ancora mi sentono molto piccola, non perché sia immatura, ma perché sono sempre stata molto legata a casa per cui ho un po’ paura ad affrontare l’argomento. so per certo che mi diranno che è troppo presto ma è vero anche che loro mi hanno sempre appoggiata nelle mie decisioni.
Come posso affrontare l’argomento?
Un altro freno è questo: i miei hanno appena comprato una casa più grande proprio per noi figli e io da una parte non vedo l’ora di poter andare a convivere, dall’altra mi dispiace tantissimo lasciarli soli (mia sorella più piccola studia lontano da casa)
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
i genitori talvolta fanno manovre ingenue per tenere i figli accanto a sé.
Tale potrebbe apparire il dirle che mettendo da parte i soldi lei partirà "con una base più solida", come se la convivenza fosse un business; oppure acquistare una casa più grande "per i figli", quando una figlia studia lontano, l'altra lavora in un'altra città, e nessuna delle due è più una ragazzina.
Talvolta però quest'apparente ingenuità nasconde qualche preoccupazione non espressa sulla maturità dei figli e sull'opportunità dei loro legami.
Lei scrive che i suoi non hanno mai ostacolato i suoi incontri col fidanzato "anche perché ne hanno molta stima, è un ragazzo serio e con la testa sulle spalle".
E' quello che pensava anche lei, fino ad agosto scorso.
Non so se in seguito lui, forse per il timore di perderla, si sia ravveduto, ma quando andava il discoteca con l'amica, mentendole, più che un "ragazzo serio" sembrava un uomo navigato che abbindola una ragazzina che ha i due terzi appena della sua età.
Spero vivamente che certi atteggiamenti non si siano ripetuti; tuttavia la invito a prestare attenzione alle sue scelte affettive, e anche ai messaggi subliminali dei suoi genitori.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com