Come posso accedere ad un consultorio senza l’approvazione della famiglia?

Ho frequentato diversi sportelli psicologici, privati e non, a partire dall’età di 11 anni circa su consiglio della mia famiglia.
L’ultima volta è stata circa 2 anni fa.
I problemi che mi turbavano non riguardavano mai la sfera familiare, ma da metà dell’anno scorso il comportamento di uno dei miei genitori (diciamo G) ha cominciato ad essere sempre meno tollerante di cose che già facevo da tempo, molte anche da anni (uscire in estate sotto casa il pomeriggio e tornare la sera, acquistare piccoli regali per amici o il mio ragazzo, andare a feste di compleanno, indossare gonne corte).
In febbraio abbiamo subito una grave perdita, si tratta di mio nonno, una persona molto vicina che frequentavamo ogni giorno e faceva quasi parte del nucleo familiare, e G ha reagito molto negativamente alla perdita del padre (non ci sono grandi cambiamenti nel suo comportamento tuttora a distanza di oltre un anno).
G mi nega lo psicologo in quanto dichiara di non credere (più) nella psicologia, e mi accusa di voler andare dallo psicologo solo con l’obiettivo di fare la vittima, crogiolarmi e cercare qualcuno che mi dia ragione.
Il comportamento di G mi turba molto (ora mi ha proibito di chiudere la porta della mia stanza, e si sente in diritto di entrare in bagno mentre ci sono io; spesso non mi saluta per giorni e se ci parlo risponde solo con sarcasmo mentre parla normalmente con gli altri nostri parenti).
In realtà dallo psicologo voglio andarci perché sto male in questa situazione, il nostro rapporto mi manca tanto e soprattutto vorrei un vero modo per aiutare e far sentire meglio G.
La famiglia mi dice che fa così perché ha reagito male alla perdita, altri dicono che è perché non approva come vivo la relazione col mio ragazzo, c’è che dice siano entrambe le cose.
Qualche mese fa, in settembre ho detto a G che in quanto neodiciottenne posso accedere ai consultori familiari gratuiti e che per stare bene ne avevo bisogno.
Dopo l’ennesimo litigio mi ha concesso vabbè fai come ti pare ed ho quindi contattato un consultorio via mail per ottenere informazioni.
G ha accesso (non per causa sua ma per un glitch che ha intaccato entrambi i nostri telefoni anni fa) ad una delle mie caselle mail, ed ha letto la mail di risposta del consultorio.
Arrabbiandosi molto, G mi ha accusata di aver mentito e di voler andare in consultorio a sua insaputa.
I miei amici mi hanno consigliato psicologi online, ma G mi sentirebbe parlare in casa.
Se uscissi, dovrei dire dove vado e con chi.
Da sola o sarebbe sospetto o non potrei proprio uscire perché pericoloso, ed in compagnia, in caso di sospetto G chiama o scrive ai miei amici/le loro famiglie.
Si tratterebbe anche di un’uscita piuttosto lunga in quanto il consultorio più accessibile a me è a Cologno Monzese (circa 40 minuti da qui).
Non ho la patente, né nessuno in grado di accompagnarmi senza che G lo scopra.
Mi sento completamente bloccata, io vorrei solo aiutare ed ho bisogno dello psicologo, c’è un altro modo?
Grazie
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 5k 204
Gentile utente,
se lei ha dichiarato la sua vera età (ma i dati peso/altezza sembrano smentirla), e se sono vere altre cose che scrive (mi riferisco in particolare alle frasi: "Da sola o sarebbe sospetto o non potrei proprio uscire perché pericoloso, ed in compagnia, in caso di sospetto G chiama o scrive ai miei amici/le loro famiglie"; e ancora: "mi ha proibito di chiudere la porta della mia stanza, e si sente in diritto di entrare in bagno mentre ci sono io"), lei subisce un controllo personale e delle restrizioni al di fuori della legalità.
Verrebbe spontaneo suggerirle di rivolgersi, non ad uno psicologo, ma al più vicino comando di polizia.
Tuttavia sappiamo per esperienza che non sempre gli utenti qui, e i pazienti in studio, dicono la verità, o non la dicono intera: lei stessa non dichiara se G è un padre, una madre o il partner di una coppia omosessuale, e questo per noi fa differenza.
Allo stesso modo risulta non credibile che lei sia andata in terapia dagli 11 anni, che abbia cambiato diversi psicologi e che scriva: "I problemi che mi turbavano non riguardavano mai la sfera familiare".
Ritengo inverosimile che un qualunque problema psicologico non abbia in primo piano o sullo sfondo attinenza alla famiglia d'origine, perché è in essa che abbiamo forgiato le prime immagini di noi stessi, degli altri e del mondo, e sempre in essa abbiamo sperimentato le prime forme di relazione. Tutti elementi che poi fanno da guida, o da ostacolo, alle nostre esperienze successive.
Infine anche il suo necessitare di appoggio psicologico dagli undici anni merita qualcosa più che un accenno, perché se le è stato diagnosticato un disturbo che rende problematico il suo inserimento nel mondo del lavoro, delle relazioni e in generale la sua autonomia, l'atteggiamento controllante di G assume un altro significato. Allora anche il "glitch che ha intaccato entrambi i nostri telefoni anni fa", altro elemento di indebito controllo che avrebbe potuto e dovuto essere prontamente corretto, assume il significato di una tutela necessaria.
Può darsi che G abbia subito un sovraccarico dalla perdita del padre, dalle condizioni di lei che ci scrive, e adesso anche dalla difficile gestione della sua tutela nella maggiore età. Una possibile soluzione sta nel parlare direttamente con lui/lei, nel far presente che al primo colloquio con lo psicologo (che G aveva autorizzato) potreste andare insieme e se il professionista lo permette G potrebbe anche restare qualche minuto con lei nella stanza.
Sullo sfondo mi sembra di vedere una sua diagnosi psichiatrica o un problema di dipendenza o un disturbo alimentare; sbaglio?
Ci tenga al corrente, ma ci permetta di aiutarla chiarendo la situazione.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza
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Io non ho proprio motivo di mentire... Ho 18 anni, sono nata il 31 agosto 2006 all’ospedale Macedonio Melloni di Milano ed il mio peso e la mia altezza sono accurati e proporzionati. Sono sottopeso , ma il mio medico mi considera in perfetta salute e lo stesso vale per ogni medico che mi abbia visitata. Non ho mai avuto veri e propri disturbi alimentari. Si trattava piuttosto di una mancata diagnosi di allergie alimentari, che restando celate mi hanno portata per un breve periodo (marzo-maggio 2023) ad evitare certi cibi. Io incolpavo il cibo in generale per i miei mal di pancia costanti non sapendo di essere intollerante/allergica e per poco tempo ho ridotto le quantità di cibo che mangiavo, ma non ho mai sofferto effettivamente di DCA. Non ho mai avuto problemi nella sfera familiare fino a poco tempo fa. Al contrario, avevo problemi di integrazione nella mia nuova classe delle scuole medie (a 11 anni), motivo per cui sono stata seguita dalla psicologa della scuola e successivamente ho avuto simili problemi alle superiori, poi risolti. In quel periodo la mia famiglia mi è stata costantemente vicina, in certi casi era il mio unico supporto. Ho frequentato lo studio della psicologa della scuola ad 11 anni, ma non mi trovavo bene, perciò i miei genitori mi hanno portato da un privato, il cui studio però era troppo lontano da raggiungere ed ho cambiato di nuovo all’inizio delle superiori. Ho poi smesso, perché mi sentivo meglio e non sentivo più il bisogno della terapia, per poi tornare da una nuova psicologa per solo un paio di sessioni circa 3 anni fa (se non sbaglio in seconda/massimo terza superiore, ora sono in quinta). Non ho dichiarato che G è mia madre, perché so che lei stessa ha frequentato questo sito in passato, quando ancora credeva nella psicologia , e se lei scoprisse che sto ancora cercando un consulto psicologico e che sto parlando di lei si sentirebbe sicuramente tradita. In ogni caso si tratta di mia madre. Vorrei anche ribadire che l’atteggiamento di mia madre nell’ultimo anno è completamente nuovo. Io sono cresciuta piena di fiducia in me stessa, rispetto per gli altri ed impegno verso la scuola, perché è così che i miei genitori mi hanno educata, con entusiasmo, affetto, leggerezza, risate... Mia madre era la prima a mostrarsi orgogliosa di ogni mia vittoria ed a consolarmi laddove non riuscissi a fare qualcosa, infatti i miei problemi dalle medie in poi riguardavano cose piccole del tipo tutta la classe fa una festa di compleanno e sono l’unica non invitata oppure i miei compagni hanno preso voti più bassi dei miei quindi dicono alla prof che ho copiato . Bullismo da bambini, lo so, ma io rispondevo al fuoco, mi difendevo sempre e così ho guadagnato la fama di cattiva e prepotente. E più rispondevo più certi bambini mi aspettavano anche fuori scuola con l’intenzione di fare a botte o, spesso, anche solo insultare. I miei compagni hanno avuto i loro primi cellulari e creavano gruppi whatsapp per pubblicare mie foto e parlare male di me. Alle superiori si sono verificate dinamiche altrettanto infantili, in quanto c'era una professoressa che la classe riteneva troppo severa, perciò hanno scritto una petizione per farla cacciare dalla scuola. Io non l’ho firmata, e da lì sono cominciati problemi non diversi da quanto avevo affrontato alle medie. Durante tutto questo periodo non ho frequentato i miei compagni e mi sono fatta altri amici, e mia madre mi ha sostenuta come aveva sempre fatto. Questo fino a metà della quarta superiore, quando nello stesso periodo abbiamo perso mio nonno ed io mi sono fidanzata con il mio attuale ragazzo. Ma per il resto, i problemi che mi hanno condotta a farmi visitare da degli psicologi sono stati tutti legati a sfere esterne a quella famigliare. Quasi al 100% quella scolastica. Grazie molte della risposta
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 5k 204
Gentile utente,
non so se dei suggerimenti contenuti nella mia risposta lei abbia accolto quello di parlare con G (sua madre) e andare insieme dallo psicologo del consultorio, o quello di recarsi alla polizia.
Se accederà, come auspicabile, prima di tutto al consultorio, e questa volta eviterà di abbandonare il terapeuta dopo poche sedute, troverà il supporto e il coraggio per vedere la realtà in maniera finalmente realistica.
Per questa via riuscirà anche ad aiutare sua madre.
Le auguro il meglio.

Prof.ssa Anna Potenza
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Purtroppo non ho avuto successo. Le auguro una buona giornata
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 5k 204
Gentile utente,
si riferisce a tutti e tre i suggerimenti che le avevo forniti?

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Ho parlato a lungo con mia madre ma è convinta che se andrò da uno psicologo gli mentirò e la incastrerò per farla passare per un cattivo genitore. Di andare alla polizia non ho avuto il coraggio perché non so per cosa denunciare e perché ho paura di essere separata dalla mia famiglia...
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 5k 204
Gentile utente,
per cosa denunciare è semplice: tentativo di riduzione in stato di schiavitù.
Così si chiamano le azioni che mutilano la libertà di una persona, quelle che descrive nella sua prima email.
Il fatto stesso che sua madre voglia proibire ad una maggiorenne l'accesso ad una cura psicologica è una grave illegalità.
Vediamo le cose che lei ha scritto:
1) Sua madre non accetta che lei possa "uscire in estate sotto casa il pomeriggio e tornare la sera, acquistare piccoli regali per amici o il mio ragazzo, andare a feste di compleanno, indossare gonne corte";
2) "mi ha proibito di chiudere la porta della mia stanza, e si sente in diritto di entrare in bagno mentre ci sono io";
3) "mi nega lo psicologo in quanto dichiara di non credere (più) nella psicologia, e mi accusa di voler andare dallo psicologo solo con l’obiettivo di fare la vittima";
4) "ha accesso (non per causa sua ma per un glitch che ha intaccato entrambi i nostri telefoni anni fa) ad una delle mie caselle mail, ed ha letto la mail di risposta del consultorio. Arrabbiandosi molto, mi ha accusata di aver mentito e di voler andare in consultorio a sua insaputa";
5) "Se uscissi, dovrei dire dove vado e con chi. Da sola o sarebbe sospetto o non potrei proprio uscire perché pericoloso, ed in compagnia, in caso di sospetto chiama o scrive ai miei amici/le loro famiglie";
6) "Mi sento completamente bloccata, io vorrei solo aiutare ed ho bisogno dello psicologo". A questa sua richiesta, sua madre risponde: "è convinta che se andrò da uno psicologo gli mentirò e la incastrerò per farla passare per un cattivo genitore".
Ecco qui i fatti che è meglio denunciare, prima che la preclusione della sua libertà diventi totale.
Nella precedente email le chiedevo se malattie o altro l'hanno posta nella condizione di essere dichiarata legalmente incapace, ma perfino in questi casi l'accesso ad uno psicologo, così come all'assistente sociale, è non solo consentito, ma favorito dalla legge. Altrimenti non ci sarebbe alcuna difesa da un tutore impazzito, non crede?
A questo punto le suggerisco di stampare in più copie questa mia, e prima di inviarne una al comando di polizia o dei carabinieri, portarne una direttamente al Consultorio più vicino. Si faccia accompagnare in auto da un amico fidato.
Ma suo padre in tutto questo cosa fa?
Ci tenga al corrente.

Prof.ssa Anna Potenza
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