Malattia autoimmune

Buonasera, scrivo qui perché non so più come gestire la malattia che mi affligge ormai da anni; spiegherò tutto il più brevemente possibile: ho una forma di psoriasi non grave, ma comunque visibile, la quale mi crea molto disagio, vergogna e talvolta disgusto, perciò cerco di coprirmi con i vestiti il più possibile e di guardarmi il meno possibile.
Tutti i dermatologi che ho sentito hanno confermato che è una cosa dalla quale non si può guarire e che non importa tutte le terapie che farò, ricomparirà sempre e comunque; inoltre, mi trovo a spendere parecchio per le terapie e mi toccherà farlo per sempre, e questo significa che dovrò fare delle rinunce, anche per quanto riguarda il mio hobby (l'equitazione).
Per non parlare del rischio di sviluppare nel tempo altre malattie come l'artrite, il diabete, l'ipertensione ecc., che non si possono nemmeno prevenire, e ciò mi crea ulteriore ansia, stress e rabbia.

Mi trovo in una situazione dove non so davvero cosa fare: i vari percorsi di psicoterapia che ho fatto finora non mi sono serviti a nulla, perciò ho deciso di lasciar perdere quell'opzione.

Il fatto è che mi viene sempre detto (da persone che non si trovano nella mia situazione e che quindi non sono in grado di capire) che devo accettare la condizione e conviverci serenamente, che devo trattare bene il mio corpo, ma per me è impossibile: come si fa a voler bene ad un corpo che si attacca da solo?
Davvero sarà per sempre così?
E se dovessero insorgere altre malattie, come quelle che ho elencato?
Non esiste proprio un'altra via?
Dr.ssa Lorena Ruberi Psicologo 5
Gentile RyanTheNorthman,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità quello che stai vivendo.
È evidente che stai portando un peso grande, fatto non solo di sintomi fisici, ma di emozioni profonde, che toccano il tuo senso di identità, di libertà e anche di speranza.
Quello che descrivi è un dolore reale, che implica convivere ogni giorno con un corpo che non si sente più come "casa", ma piuttosto come qualcosa da nascondere, da difendere, da temere.
È un vissuto profondo e complesso, che merita attenzione e rispetto.
Detto questo, vorrei offrirti una chiave di lettura diversa, non per darti una soluzione pronta, ma per riaccendere la possibilità di un cammino.
Convincersi che non esiste un’altra via forse è una verità di oggi, ma non è detto che lo sia di sempre.
Spesso, quando si soffre da tanto, è naturale pensare di averle provate tutte. Ma non è sempre così. Talvolta non si è ancora incontrato lo sguardo giusto, il linguaggio giusto, il metodo adatto a sé.
La psoriasi è una condizione che può cronicizzare, e sappiamo che può essere influenzata da fattori emotivi, relazionali e sistemici.
Questo non significa che "è tutto psicosomatico", ma che corpo e mente parlano insieme. Se oggi il corpo è fonte di vergogna, forse c’è da indagare da dove viene quello sguardo giudicante che ti porti addosso. Chi ti ha insegnato che il corpo deve essere sempre integro per essere degno d’amore?
A volte non si tratta di accettare la malattia, ma di scoprire che dentro quel dolore c’è un messaggio. Una richiesta. Un bisogno non ascoltato.
E spesso questo richiede un accompagnamento psicologico, probabilmente diverso da quello che hai già provato.
Non tutti i percorsi terapeutici sono uguali. Esistono approcci più profondi, più integrati, più corporei o simbolici, che possono aiutare a tradurre il senso del sintomo, allo scopo di "guarire" non in senso esclusivamente medico, ma trasformando questi segnali in una chiave di lettura.
C’è sempre una chiave di lettura.
La sfida sta nel trovarla.
Le auguro un buon cammino.

Dott.ssa Ruberi

Dott.ssa Lorena Ruberi

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Utente
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Gentile dott.ssa Ruberi, la ringrazio molto per i consigli che ha cercato di darmi. Sì, è vero, dietro i sintomi c'è un messaggio, ma il fatto è che io non ho dei bisogni che sto trascurando, anzi, li ascolto e cerco di soddisfarli al meglio che posso: a parte trattare la malattia, ho in programma di intraprendere un percorso specializzato in disforia di genere, poiché si tratta di un'altra cosa di cui soffro, inoltre dedico abbastanza tempo a fare ciò che mi piace e pratico equitazione, uno sport che adoro (solo che, appunto, non potrò portare avanti alcuni progetti che mi ero prefissato, non potrò realizzare il sogno di avere un cavallo mio, proprio per il fatto che dovrò spendere molto per le terapie, per sempre); perciò potrei dire che mi prenda abbastanza cura di me stesso.
Inoltre, ad essere sincero, nessuno mi ha trasmesso l'idea che il corpo debba essere integro o bello per meritare amore, infatti la mia famiglia ha da sempre l'abitudine di trasmettere positività e rispetto per ogni tipo di fisicità; io penso solo che avere un corpo che non ci piace per nulla e che oltretutto si aggredisce, si autodistrugge, contro la propria volontà e il proprio controllo, sia come vivere in una gabbia, perciò è molto difficile poterlo apprezzare e amare. E poi, ho anche la paura che possano sopraggiungere altre malattie a causa di quella che ho già, perché se accadesse, la mia situazione finirebbe per peggiorare, perciò mi ritrovo costantemente a sperare nel meglio.
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