Potete spiegarmi questa cosa?

A seguito dell'ultima seduta di psicoterapia accade che mi frammento, successivamente mi separo: la mia parte razionale ed emotiva le avverto proprio separate, come se la parte emotiva fosse a penzoloni dal mio lato sinistro del corpo, per poi staccarsi e trasformarsi in un agglomerato emotivo fatto di paura di essere ammazzata.
Inizialmente dico "ma non è successo nulla, nessuno ti sta ammazzando" ma è fuori controllo.
Al che mi dico "questa cosa non esiste" si rimpicciolisce e sembra come se mi entrasse dentro.
Dopo di ché ho un bombardamento di emozioni, immagini e ricordi: mio padre che in preda alla furia mi punta la pistola quando ero molto piccola.
Quello è stato il giorno in cui ho provato una forte paura di essere ammazzata dal mio papà.
Non ricordo l'età, credo intorno ai 6-7 anni.
Dopo di ché sento il "io non esisto", sempre di quando ero piccina che non mi accoglievano Le emozioni e la verità: io supplicavo mia madre di andare via, desideravo non stare a casa, non volevo stare con mio padre, volevo andare via e che qualcuno ci salvasse e che la mia mamma ci proteggesse, ma mamma ci faceva i lavaggi del cervello dicendoci che non era così e che dovevamo stare zitte ferme e mute come i pupazzetti.
Dopo aver risentito tutto questo dolore emerge quello che ho più nel profondo: mi sento la morte dentro.
Non riuscivo a tollerarlo.
Non sono riuscita ad andare in seduta perché ne avevo il terrore.
Ero sola.
Senza sostegno e piano piano io sono regredita in un blocco emotivo.
Ma questi ultimi due sono emerso dopo che mio padre mi accarezza gambe, glutei e schiena.
Io mi paralizza, dentro di me c'era il "ti prego no ti prego no, perché tutto questo è considerato normale?
".
E impazzisco (sento la morte dentro) dopo questo evento.
Dr.ssa Virginia Perrelli Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 3
Salve,
Da quello che racconta è possibile che sia sopraggiunto un sintomo dissociativo, a volte capita.
La terapia può aprire delle "porte" quando non si è ancora pronti ad esplorare quello che c'è dietro..
Dato quello che racconta è possibile che sia presente un Disturbo da Stress Post-Traumatico Complesso, non so se in compresenza anche di un Disturbo Dissociativo, non sono molto gli elementi forniti.
Comprendo il suo spavento e la sua preoccupazione in questo momento, la dissociazione è un meccanismo estremo a cui la nostra mente ricorre.
Contatti il suo terapeuta, si faccia aiutare a regolarsi attraverso la relazione e a trovare un nuovo equilibrio. Elaborate quanto successo, la dinamica, non i contenuti emersi.
Le direttive internazionali per la terapia del PTSD Complex e del Disturbo Dissociativo prevedono un intervento basato su tre fasi, di cui la prima la stabilizzazione dei sintomi, richiede veramente tantissimo tempo, non bisogna accelerare il processo. Solo molto dopo si passa all'elaborazione delle memorie traumatiche ed infine all'integrazione delle parti.
Spero di esserle stata di aiuto
Resto a disposizione
Virginia Perrelli

Dr.ssa Virginia Perrelli

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Faccio fatica a ricontattare il terapeuta. Mi viene proprio il terrore. Ad oggi io non sento nulla. Sono trascorsi alcuni mesi. Nel corso dei due anni di terapia ho espresso le cose che gli riguardavano, come richiesto "dimmi ciò che mi riguarda". Dopo alcuni mesi dall'inizio della terapia prendo in considerazione questo e gli dico che non mi sento accolta, che non mi sento aiutata. Mi riferisce "gli altri escono da qua che stanno bene, si vede che il problema sei tu". Mi disse che potevo stare tranquilla ed essere me stessa. Un giorno mi chiese "cos'è accaduto a quel corpicino da bambina" io ho un immagine che riferisco "la testa è staccata dal corpo" e in automatico mi sono rannicchiata. Chiama questo rannicchiamento "sceneggiata". Riferisco che questa cosa mi ferisce ma mi dice che non è possibile che io mi ferisca. Mi chiedeva spesso come mi sentissi prima di andare via e gli dicevo "angosciata". Fino a quando un giorno non ricordo la seduta. Mi dirigo alla stazione dei treni per andarmene e volevo buttarmi sotto al treno. Lì sento una voce, la mia, che mi dice dolcemente andiamo, tranquilla, andiamo. Nel finestrino del mezzo pubblico vedo una bambina che mi dice "volete ammazzarmi". In quel periodo inizio a parlare con questa bambina e dopo svariati mesi riporto la cosa. Mi dice "ti sei fatta la terapia da sola". Lui cambia atteggiamento, è più accogliente e meno giudicante. Ci sto meglio e parlo di varie cose. Fino all'ultima seduta in cui esprimo un sentire che era dietro ai miei blocchi degli inizi della terapia. Senza accusa, alcuna avevo notato una somiglianza in altre mie situazioni e volevo esaminarla in seduta. Mi risponde "io non sapevo" e mi blocco. Mi chiede se avessi qualcosa da dire e io nulla. Poi mi do un riconoscimento per quanto fatto e mi risponde alterato "sono io che ti ho dato gli strumenti. Vuoi andare via?" "penso di potercela fare al momento" "tu hai bisogno di me. Pensi davvero di potercela fare senza di me?".
Dopo questo crollo e il resto che racconto nel primo messaggio qui. Decido di andare da un altra terapeuta. Con lei non mi sento giudicata, mi da informazioni sugli eventi, parlo. Così come mi viene.
Mi propone la schema therapy.
Io spero di essere aiutata perché ne ho bisogno. Non so come vedere l esperienza di terapia precedente e se è normale che sia andata così. Sono stata aiutata su molti aspetti, ma su altri no. Soprattutto quelli emotivi. Riportai che quello non lo trovavo un luogo sicuro da quel punto di vista. Essere chiamata "santa maria Goretti" Perché avevo un pensiero verso mia sorella mi ha fatto sentire giudicata e ho smesso di dire ciò che mi feriva o che trovavo inopportuno alcune modalità invece che parlarmi con rispetto. Mi sono sentita spesso sbagliata e colpevole. Non esistente.
Sono confusa.
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