Dubbio su rapporto medico paziente

Buongiorno, da qualche tempo sono in cura presso una dott.ssa per un problema cronico della pelle.

Della prima visita fatta non ho grandi ricordi, se non aver definito la cura e parlato dei passi successivi.
Unica nota, avevo notato fosse una coetanea e con un visetto carino, mi ha liquidato a fine visita dicendo che sarebbe andata in maternità qualche mese ma che sarebbe poi tornata in autunno.

Alla seconda visita mi sono reso conto di aver sviluppato una cotta per questa persona del tutto immotivata e irrazionale, ci sono stati due/ tre passaggi che probabilmente mi hanno acceso le fantasie, il primo in cui in sostanza per controllarmi un occhio ci siamo avvicinati tanto viso a viso che sentivo il suo respiro in faccia, lo ho trovato oggettivamente non necessario avvicinarsi in quel modo ma tant’è.

Il secondo quando per commentarmi i risultati delle analisi che le avevo inviato mi ha chiamato telefonicamente avendo un lapsus molto strano dicendo ci saremo visti la settimana successiva quando invece ci eravamo visti letteralmente da pochi giorni ed il controllo era a tre mesi, durante la chiamata poi, avevo l’impressione volesse tenermi al telefono.

Il terzo episodio quando sempre alla visita guardandomi una macchia, a detta sua rara, mi ha detto che questa mi rende speciale, facendomi un complimento dolcissimo.

Detto questo giusto per contestualizzare io non sono uno sprovveduto, faccio un lavoro di concetto per un importante azienda, sto conseguendo una seconda laurea in finanza, ho dialettica e sono interessante, non ho mai avuto problemi con l’altro sesso e ho fatto esperienze da quando avevo 14-15 anni.

Ho sempre avuto belle ragazze e anche sessualmente sono disinibito, insomma so fare una conquista e non sono proprio un imbranatello di primo pelo, sono un bel ragazzo e so di piacere, non a tutto il mondo ovviamente ma ho sempre avuto le mie spasimanti.

Per di più la dott.ssa come parametri estetici, è anche se vogliamo al di sotto degli standard che ho sempre avuto, insomma non una ragazza che salta all’occhio in una folla per intenderci, seppur mi piaccia beninteso.
Non mi spiego quindi il perchè di questa cotta così violenta e adolescenziale, dove tutti i giorni penso a questa persona e desidero avere un contatto extra lavorativo con lei, ho perfino pensato di chiederle l’amicizia sui social e vedere se mi dà seguito a questa richiesta ma immagino che il codice deontologico glielo vieti.

Scrivo quindi per capire come posso muovermi: palesarmi?
Cambiare medico?
Due sono le cose o mi paleso e al rifiuto cambio medico, o soffoco questa cotta e continuo le cure facendo finta di niente.

Più che altro vorrei trovare un modo per farmi passare una cotta così stupidina in questo senso.

Ho letto qualcosa sul transfert ma ci credo poco in questo caso, avessi incontrato questa ragazza in altro contesto comunque mi sarebbe piaciuta, sicuramente curandomi ha il suo ascendente su di me ma non così tanto da giustificare una cotta da transfert.

Grazie.
Dr.ssa Elisabetta Carbone Psicologo, Sessuologo 251 10
Gentile utente,

La ringrazio per aver condiviso con tanta onestà e lucidità una situazione che, al di là delle apparenze, può risultare molto più comune e coinvolgente di quanto si possa immaginare.
Quel che descrive non è solo una cotta , ma un’attrazione complessa che si è sviluppata in un contesto particolare: quello medico, dove inevitabilmente si attiva una dinamica relazionale sbilanciata. Da un lato, c’è la persona che cura, che ascolta, che tocca, che ha competenze e autorità. Dall’altro lato, c’è la persona che si affida, che mostra una parte vulnerabile di sé. Questo tipo di legame può generare un coinvolgimento emotivo molto intenso, non sempre proporzionato agli stimoli reali, ma non per questo meno autentico.

Il fatto che lei sottolinei di essere una persona razionale, affermata, con esperienza e fascino, rende ancor più evidente quanto questa attrazione possa sembrare "irrazionale" ai suoi stessi occhi. Tuttavia, proprio perché ha accesso a questi strumenti di consapevolezza, può anche riconoscere che l’attrazione è un fenomeno psichico che non sempre risponde alla logica, e che talvolta si attiva per ragioni più profonde, non sempre evidenti.

Lei dice di non credere del tutto al transfert, ma in realtà ciò che descrive ne ha molte caratteristiche: l’intensità emotiva improvvisa, l’idealizzazione, il desiderio di un contatto personale, la difficoltà a gestire la distanza tra il ruolo professionale della dottoressa e la dimensione privata che invece la sua mente tende a esplorare.

In merito a come muoversi, credo che le opzioni che individua siano realistiche: da un lato, è possibile decidere di continuare il percorso medico separando la funzione curativa dal coinvolgimento emotivo, permettendosi anche di osservare cosa questa attrazione dice di sé, di ciò che sta attraversando, di eventuali bisogni non riconosciuti o sottovalutati; dall’altro lato, se sente che questo sentimento interferisce in modo significativo con la sua serenità o con l’efficacia del percorso di cura, potrebbe essere utile valutare un cambio di specialista, soprattutto se questo la aiutasse a ritrovare un equilibrio più neutro e centrato.

Potrebbe considerare l’opportunità di riflettere su questa esperienza in un contesto terapeutico. Spesso le attrazioni che sembrano inspiegabili sono invece profondamente significative se viste come segnali interiori, che parlano di desideri, di bisogni di cura, di riconoscimento, di contatto emotivo. Questo non le toglierà il fascino di quella persona, ma potrebbe restituirle il potere di decidere consapevolmente cosa fare con ciò che sente.

Resto a disposizione se desidera approfondire.
Un cordiale saluto,

Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
psicologa@elisabettacarbone.it | 351.777.9483

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Dr.ssa Elisa Scuderi Psicologo 114 2
Gentile Utente,
grazie per aver condiviso con tanta chiarezza e apertura una situazione che, proprio nella sua apparente "banalità", sembra toccarla più a fondo di quanto forse si sarebbe aspettato.

Lei parla di una "cotta stupidina", ma allo stesso tempo la descrive come intensa, ricorrente, difficile da scrollarsi di dosso. Una parte di sé sembra voler minimizzare, mentre un’altra avverte che non si tratta solo di un’infatuazione passeggera. Le capita spesso di vivere questo tipo di ambivalenza in altri contesti?

Colpisce anche il modo in cui descrive la dottoressa: non rispecchia i suoi canoni abituali, eppure è riuscita a suscitare in lei qualcosa di potente. Si è chiesto che cosa le piace davvero di lei? È il modo in cui la guarda? La cura che le riserva? Il fatto che sia professionalmente autorevole ma anche "umana" nei suoi gesti? Oppure è il fatto che, in quel contesto, si sente accolto in un modo che lo tocca in profondità?

Si è chiesto perché proprio lei, perché proprio ora?
Cosa rappresenta, simbolicamente o inconsciamente, questa figura nella sua storia? È davvero solo attrazione o c’è un livello più profondo (di bisogno, di mancanza, di riconoscimento) che questa persona ha toccato senza volerlo?

Lei sembra voler scegliere tra due opzioni: dichiararsi (e poi eventualmente cambiare medico), oppure reprimere tutto e proseguire come se niente fosse. Ma davvero sono solo queste le due alternative?
Ha considerato che, forse, il punto non è "come comportarsi" ma cosa sta cercando di dirle questa esperienza, che fatica ad archiviare come semplice infatuazione?

E ancora: il suo bisogno di "spiegarsi" razionalmente perché proprio lei (che pure non rientra nei suoi standard abituali) potrebbe suggerire che questa attrazione non si gioca solo sul piano estetico o relazionale, ma che tocca corde più antiche, forse più intime.

Infine: lei esclude il transfert, ma con un certo fastidio, come se lo considerasse una spiegazione riduttiva. Eppure il transfert non è una distorsione da evitare, ma un’occasione per comprendere che tipo di dinamiche si attivano in noi davanti a figure che ci colpiscono in modo anomalo. Non è tanto lei, ma quello che lei ha smosso.

Naturalmente si tratta di riflessioni, poiché mancano informazioni importanti sulla sua storia, sul suo presente, sulle sue relazioni precedenti.

Le emozioni che ci sorprendono, quelle che sembrano "sconvenienti" o fuori posto, sono spesso quelle che hanno più cose da dirci. E quando si presentano con questa forza, meritano ascolto. Anche, e soprattutto, se ci spiazzano.

Talvolta, nel mettere a fuoco perché qualcosa ci colpisce così tanto, iniziamo a vedere molto più di quello che pensavamo. E da lì, le decisioni si chiariscono da sole.

Spero che queste riflessioni possano esserle utili.

Resto a disposizione, un caro saluto
E.S.

Dott.ssa Elisa Scuderi
Psicologa | A Genova e online
📧 elisascuderi.ge@gmail.com
3774810243
www.psicologoagenova.wordpress.com

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