Non riesco più psicologicamente ad assistere mia madre con demenza senile
Buona sera dottori e dottoresse, sono in gabbia.
Ho 48 anni, vedova da due e due figli universitari.
Mi occupo al mio domicilio di mia mamma affetta da demenza senile con parecchie allucinazioni.
Dopo lungo tormento decido di metterla in rsa ma scopro di superare di poco il reddito per avere integrazione dal comune.
Non posso permettermi di integrare io la retta per rsa.
Praticamente sono in gabbia, Dopo essere diventata mamma giovane, vedova giovane adesso mi trovo ad essere privata della mia libertà e sento di spegnermi lentamente.
Come posso reagire a questo ulteriore peso della vita?
Grazie mille a chi leggerà
Ho 48 anni, vedova da due e due figli universitari.
Mi occupo al mio domicilio di mia mamma affetta da demenza senile con parecchie allucinazioni.
Dopo lungo tormento decido di metterla in rsa ma scopro di superare di poco il reddito per avere integrazione dal comune.
Non posso permettermi di integrare io la retta per rsa.
Praticamente sono in gabbia, Dopo essere diventata mamma giovane, vedova giovane adesso mi trovo ad essere privata della mia libertà e sento di spegnermi lentamente.
Come posso reagire a questo ulteriore peso della vita?
Grazie mille a chi leggerà
Gentile utente,
accompagnare il proprio genitore durante il lungo declino dovuta alla demenza senile è veramente un'impresa improba. Da una ricerca che abbiamo fatto qualche anno fa e che abbiamo pubblicato, risultava che quasi tutte le figlie (sempre e quasi tutte femmine!) che avevano intrapreso questa strada soffrivano di disturbi fisici o psichici.
Si tratta dalla sindrome del/la caregiver, di cui troverà materiale anche qui sul sito.
Non pretendo di dare risposte risolutive ad una problematica complessa, che la vede coinvolta in prima linea.
Le suggerisco però
di far ricorso agli assistenti sociali del Comune per esamniare insieme i servizi domiciliari,
di collocare sua madre in una residenza diurna,
di farsi sostituire almeno per un'ora al giorno, da una badante,
di chiedere aiuto ad una associazione di volontariato,
di coinvolgere i suoi figli, pur se faranno fatica.
Chiedere aiuto è faticoso, ma in questi casi indispensabile.
Ci farebbe piacere un suo riscontro.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
accompagnare il proprio genitore durante il lungo declino dovuta alla demenza senile è veramente un'impresa improba. Da una ricerca che abbiamo fatto qualche anno fa e che abbiamo pubblicato, risultava che quasi tutte le figlie (sempre e quasi tutte femmine!) che avevano intrapreso questa strada soffrivano di disturbi fisici o psichici.
Si tratta dalla sindrome del/la caregiver, di cui troverà materiale anche qui sul sito.
Non pretendo di dare risposte risolutive ad una problematica complessa, che la vede coinvolta in prima linea.
Le suggerisco però
di far ricorso agli assistenti sociali del Comune per esamniare insieme i servizi domiciliari,
di collocare sua madre in una residenza diurna,
di farsi sostituire almeno per un'ora al giorno, da una badante,
di chiedere aiuto ad una associazione di volontariato,
di coinvolgere i suoi figli, pur se faranno fatica.
Chiedere aiuto è faticoso, ma in questi casi indispensabile.
Ci farebbe piacere un suo riscontro.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Utente
Buona sera dottoressa, innanzitutto voglio ringraziarla per il tempo che mi ha dedicato. Prenderò in seria considerazione i suoi suggerimenti...effettivamente non ho mai chiesto aiuto . È arrivato il momento.
Grazie ancora e buona serata
Grazie ancora e buona serata
Bungiorno gentile utente,
Se penso che sono trascorsi ben sei anni da quando ci scrisse dei disturbi di sua madre ... posso immaginare questi sei anni e quanto abbiano mpdificato la sua vita e le relazioni all'interno dela Sua famiglia.
Chiedere aiuto è un atto di profonda umiltà nei confronti della vita, e di saggio realismo.
E' frutto di un processo interiore adulto che porta al superamento dell'onnipotenza.
Lo intraprenda con coraggio.
Se ritiene, ci tenga aggiornat* qui.
Carissimi saluti.
Dott. Brunialti
Se penso che sono trascorsi ben sei anni da quando ci scrisse dei disturbi di sua madre ... posso immaginare questi sei anni e quanto abbiano mpdificato la sua vita e le relazioni all'interno dela Sua famiglia.
Chiedere aiuto è un atto di profonda umiltà nei confronti della vita, e di saggio realismo.
E' frutto di un processo interiore adulto che porta al superamento dell'onnipotenza.
Lo intraprenda con coraggio.
Se ritiene, ci tenga aggiornat* qui.
Carissimi saluti.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 335 visite dal 12/11/2025.
Se sei uno specialista e vuoi rispondere ai consulti esegui il login oppure registrati al sito.
Se sei uno specialista e vuoi rispondere ai consulti esegui il login oppure registrati al sito.
Altri consulti in psicologia
- Ansia da prestazione: è normale e come affrontarla?
- Ansia, isolamento e futuro: terapia è sufficiente?
- Disagio in terapia: le espressioni della terapeuta compromettono il lavoro?
- Sessualità stravolta: aumento desiderio e attrazione per uomini (genitali).
- Dipendenza dagli orgasmi: è possibile?
- Ansia dubbio voglia di vivere oppure morire