Vivere dopo una separazione
Buongiorno, dopo 20 anni di matrimonio ho vissuto una separazione che non ho scelto.
Sono passati due anni, ma ho la sensazione di non vivere più: mi limito a sopravvivere.
Resisto solo per mio figlio di 16 anni, ma dentro provo un forte senso di tristezza e soprattutto di totale fallimento.
Non soffro per amore: quello che mi manca è la mia famiglia, la mia casa, la vita che avevo costruito con tanto impegno.
E non voglio assolutamente crearne una nuova.
Ho un buon lavoro e con il mio ex marito ho rapporti cordiali, non abbiamo mai litigato.
Ma questo non toglie il fatto che io mi senta vuota e smarrita.
Anzi, non mi sento neanche più una persona.
Da fuori sembro serena, ma dentro sono come morta.
Non riesco e non voglio andare avanti.
Credo di aver sempre vissuto cercando di accontentare gli altri, e ora mi è rimasto mio figlio.
Inoltre vivo con molti rimorsi: anche solo dedicare un pomeriggio a me stessa mi fa sentire in colpa, come se tradissi una famiglia che in realtà non esiste più.
Sono passati due anni, ma ho la sensazione di non vivere più: mi limito a sopravvivere.
Resisto solo per mio figlio di 16 anni, ma dentro provo un forte senso di tristezza e soprattutto di totale fallimento.
Non soffro per amore: quello che mi manca è la mia famiglia, la mia casa, la vita che avevo costruito con tanto impegno.
E non voglio assolutamente crearne una nuova.
Ho un buon lavoro e con il mio ex marito ho rapporti cordiali, non abbiamo mai litigato.
Ma questo non toglie il fatto che io mi senta vuota e smarrita.
Anzi, non mi sento neanche più una persona.
Da fuori sembro serena, ma dentro sono come morta.
Non riesco e non voglio andare avanti.
Credo di aver sempre vissuto cercando di accontentare gli altri, e ora mi è rimasto mio figlio.
Inoltre vivo con molti rimorsi: anche solo dedicare un pomeriggio a me stessa mi fa sentire in colpa, come se tradissi una famiglia che in realtà non esiste più.
Gentile signora,
accolgo il suo sfogo con la più grande empatia perché so bene che esistono donne per le quali la famiglia è il valore centrale, il fulcro degli affetti e lo scopo dell'esistenza.
Sono donne che non vengono davvero comprese dal mondo, a favore delle quali il femminismo non spende una parola; eppure grazie al sacrificio continuo e silenzioso che fanno di sé, da secoli o piuttosto da millenni la vita va avanti.
Di questo non voglio dire altro, se non suggerirle di leggere il libro "La vera storia di Matilde Rossi" (lo trova su Amazon).
Ci troverà una delle molte donne che come lei, dopo tanto amore vissuto nelle rinunce, arrivano a dire: "vivo con molti rimorsi: anche solo dedicare un pomeriggio a me stessa mi fa sentire in colpa, come se tradissi una famiglia che in realtà non esiste più".
Anche la poesia che si trova alla fine del romanzo, "Il canto della sposa", di Pietro Jahier, le farà capire molte cose.
Adesso tuttavia è necessario, per lei stessa prima di tutto e poi per suo figlio, uscire da questo dolore divenuto glaciazione dei sentimenti.
Non si tratta di buttare in un pozzo profondo tutto quello in cui ha creduto, ma di capire il meccanismo che ha generato il suo spirito di sacrificio e continua a perpetuarlo.
Sarebbe facile ricordarle che la vita a cinquant'anni può avere un nuovo inizio, tanto più appagante perché l'esperienza ci ha insegnato a scegliere.
Tutto questo è vero, ma occorre prima guardare fino in fondo i motivi per cui abbiamo "sempre vissuto cercando di accontentare gli altri", e in che modo quest'attitudine generosa ha prodotto non un premio, ma una punizione.
Sarebbe facile anche dirle di rivolgersi ad un professionista dei sentimenti e delle relazioni: ma lei lo sta già facendo, con questa sua lettera. Può darsi che lo spiraglio che illuminerà di nuovo la sua vita si apra da qui.
Io glielo auguro di cuore.
Ci tenga al corrente.
accolgo il suo sfogo con la più grande empatia perché so bene che esistono donne per le quali la famiglia è il valore centrale, il fulcro degli affetti e lo scopo dell'esistenza.
Sono donne che non vengono davvero comprese dal mondo, a favore delle quali il femminismo non spende una parola; eppure grazie al sacrificio continuo e silenzioso che fanno di sé, da secoli o piuttosto da millenni la vita va avanti.
Di questo non voglio dire altro, se non suggerirle di leggere il libro "La vera storia di Matilde Rossi" (lo trova su Amazon).
Ci troverà una delle molte donne che come lei, dopo tanto amore vissuto nelle rinunce, arrivano a dire: "vivo con molti rimorsi: anche solo dedicare un pomeriggio a me stessa mi fa sentire in colpa, come se tradissi una famiglia che in realtà non esiste più".
Anche la poesia che si trova alla fine del romanzo, "Il canto della sposa", di Pietro Jahier, le farà capire molte cose.
Adesso tuttavia è necessario, per lei stessa prima di tutto e poi per suo figlio, uscire da questo dolore divenuto glaciazione dei sentimenti.
Non si tratta di buttare in un pozzo profondo tutto quello in cui ha creduto, ma di capire il meccanismo che ha generato il suo spirito di sacrificio e continua a perpetuarlo.
Sarebbe facile ricordarle che la vita a cinquant'anni può avere un nuovo inizio, tanto più appagante perché l'esperienza ci ha insegnato a scegliere.
Tutto questo è vero, ma occorre prima guardare fino in fondo i motivi per cui abbiamo "sempre vissuto cercando di accontentare gli altri", e in che modo quest'attitudine generosa ha prodotto non un premio, ma una punizione.
Sarebbe facile anche dirle di rivolgersi ad un professionista dei sentimenti e delle relazioni: ma lei lo sta già facendo, con questa sua lettera. Può darsi che lo spiraglio che illuminerà di nuovo la sua vita si apra da qui.
Io glielo auguro di cuore.
Ci tenga al corrente.
Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
Primo consulto gratuito inviando documento d'identità a: gairos1971@gmail.com
Utente
Buongiorno dottoressa, la ringrazio per la tempestiva risposta. Accetto molto volentieri il suo consiglio e proverò a leggere il libro che mi ha suggerito; spero che mi dia un input per uscire da questa glaciazione dei sentimenti . Buona giornata.
Cara signora,
si avverte nelle sue parole un congelamento volontario, una tempesta che avrebbe potuto, o meglio dovuto, scatenarsi, ma è stata soffocata.
Questo si evince dalle frasi: "con il mio ex marito ho rapporti cordiali, non abbiamo mai litigato"...
Oltre alla lettura del libro (ho visto che esistono titoli simili in rete, quello che le ho suggerito ha un nudo di donna in copertina) un colloquio con un* psicolog* potrebbe aiutarla a comprendere quali suoi diritti lei si sta ancora negando.
Ci tenga al corrente.
Auguri.
si avverte nelle sue parole un congelamento volontario, una tempesta che avrebbe potuto, o meglio dovuto, scatenarsi, ma è stata soffocata.
Questo si evince dalle frasi: "con il mio ex marito ho rapporti cordiali, non abbiamo mai litigato"...
Oltre alla lettura del libro (ho visto che esistono titoli simili in rete, quello che le ho suggerito ha un nudo di donna in copertina) un colloquio con un* psicolog* potrebbe aiutarla a comprendere quali suoi diritti lei si sta ancora negando.
Ci tenga al corrente.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
Primo consulto gratuito inviando documento d'identità a: gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 402 visite dal 16/11/2025.
Se sei uno specialista e vuoi rispondere ai consulti esegui il login oppure registrati al sito.
Se sei uno specialista e vuoi rispondere ai consulti esegui il login oppure registrati al sito.
Altri consulti in psicologia
- Parlare a degli adulti dei loro errori in ambito genitoriale
- Ansia da prestazione: è normale e come affrontarla?
- Ansia, isolamento e futuro: terapia è sufficiente?
- Disagio in terapia: le espressioni della terapeuta compromettono il lavoro?
- Sessualità stravolta: aumento desiderio e attrazione per uomini (genitali).
- Dipendenza dagli orgasmi: è possibile?