Rapporto padre/figlia/compagna

Buongiorno.
Ho 50 anni e nel 2007, dopo problemi di salute di mia moglie, mi sono separato. Dopo un attacco psicotico di mia moglie la situazione è degenerata, alimentata da problemi pregressi che per un motivo o un altro non avevamo mai affrontato. Il distacco è stato problematico anche per me. La separazione, che del resto ho voluto io data l'invivibilità della situazione, era l'unica soluzione possibile. Mia figlia, all'epoca 14enne e oggi 16enne, ha scelto di vivere con me. Io ho passato un periodo di depressione da cui oggi sono finalmente uscito grazie a sedute di psicoterapia e cure mediche. Ma soprattutto perché da circa un anno e mezzo ho una nuova relazione con una donna che amo molto. Mia figlia ha sempre avuto un rapporto conflittuale con la madre e molto elettivo con me. Forse perché è una femmina, forse perché abbiamo affinità di carattere, forse perchè mi sono sempre sforzato di ascoltarla il più possibile, forse perché a causa del lavoro sono sempre stato la figura genitoriale più presente in casa. Dopo la separazione, il rapporto con mia figlia si è ancor di più rafforzato, e nonostante io abbia cercato di mantenere ben chiari i ruoli, quando è comparsa la mia attuale compagna sulla scena mia figlia l'ha subito rifiutata. Io di sicuro sto reiterando un errore. Mia figlia da dopo la separazione, molto traumatica per lei perché la madre si è messa ad urlare nel cuore della notte che io stavo cercando di strangolarla, ha cominciato a dormire con me e io non sono riuscito ad essere mai così deciso da imporle il ritorno nella sua camera. Il primo periodo della mia nuova relazione ho notato un distacco da parte di mia figlia, chiaramente spiegabile credo, che recentemente sembra essere rientrato. Recentemente è tornata ad essere affettuosa, a riferirmi dei commenti positivi delle sue amiche di scuola e delle madri su di me, a essere meno distaccata. La mia compagna, a volte, mi accusa di essere troppo protettivo con mia figlia, di essere troppo egoista per "lasciarla crescere" e questo la disturba. A volte abbiamo delle discussioni su questo. Tra l'altro, mia figlia mi aveva espresso chiaramente che le rare volte che capita che siamo a cena con mia sorella e mia madre, non gradiva la presenza della mia compagna. Infatti se ceniamo noi tre è molto tranquilla con lei, se c'è qualcun altro tende ad ignorarla. A partire dal fatto che dovrei entro breve dirle che dovrebbe tornare a dormire nella sua camera (non credo che sia egoismo da parte mia, ma solo timore che si senta rifiutata), pensavo che forse potrebbe essere il caso, se la mia compagna ne convenisse, di non evitare più la sua presenza nei momenti "conviviali" che raramente capitano. Non so se parlargliene oppure metterla du fronte alla situazione compiuta informandola preventivamente. So che è una situazione abbastanza complicata, ma spero comunque in qualche vostro consiglio.
Vi auguro buona giornata e vi ringrazio in anticipo
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Dr.ssa Roberta Cacioppo Psicologo, Psicoterapeuta 338 11 2
Gentile utente, la situazione da lei descritta è indubbiamente complicata, ma credo che mettendo un po' di ordine si possa affrontare al meglio.

Innanzitutto credo che sua figlia 16enne dovrebbe uscire dal lettone subito, e non "a breve". Una ragazza di 16 anni che dorme con il padre mette entrambi in una situazione di scacco: lei non si emancipa, non diventa autonoma, e il papà è costretto ad alternare figlia e compagna come se facesse parte di due coppia diverse. Ma il ruolo di figlia e quello di partner sono due questioni completamente differenti!

E' vero che per una ragazza vivere eventi così difficili come una separazione dei genitori, e dover fare i conti con una madre che probabilmente (da quello che lei scrive) non può essere un riferimento stabile aumenta di gran lunga il carico di ostacoli che già deve fisiologicamente affrontare data l'età. Ma è altrettanto vero che a 16 anni ha bisogno di essere aiutata ad emanciparsi, a mantenere il padre come figura affettiva stabile, ma essendo in grado di investire per sè su altre persone (amicizie, ragazzi), e lasciando libero il padre - adulto! - di ricostruirsi una vita di coppia.

Questo potrebbe voler dire per lei affrontare dei sensi di colpa, ma sviluppare le potenzialità di un figlio, aiutarlo a diventare un adulto a volte significa anche questo. E non si tratta affatto di dover scegliere tra la figlia e la partner, tra la ragazza e la donna, perchè sono due amori completamente diversi. Solo che un adulto questo lo può capire, mentre in certe situazioni un ragazzo va accompagnato.

Sia chiaro con sua figlia, metta ordine nella vostra vita, e continui a fare il padre con tutto l'affetto e l'emozione di cui ci ha scritto.

Cordialmente,

Roberta Cacioppo - Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa clinica -
www.psicoterapia-milano.it
www.sessuologia-milano.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio dottoressa.
Proprio ieri sera, tra l'altro, è accaduto un fatto che mi ha fatto capire - anche se lo sapevo -, quanto debba essere immediato il chiaririmento dei ruoli.
Ieri sera, appunto, ero a casa con la mia compagna quando mia figlia, che era a casa della madre in cui dorme sempre poco volentieri- che a sua volta dopo la separazione vive a casa dei genitori -, e mi dice che che è rimasta a casa da sola con il nonno perché la madre ha deciso di andare a ballare. Io le ho chiesto quando l'avesse saputo. Lei mi risponde prima di cena. Non è tranquilla, ha visto la madre un po' sopra le righe e preferirebbe tornare a casa. Io le dico che avrebbe dovuto parlarne con la madre (mi scuso per la ripetizione della parola così frequente) e che non mi sembra il caso non farsi trovare a casa. Lei mi dice che chiamerà e la avvertirà adducendo a un malessere dovuto da un po' di febbre. Parlo con la mia compagna, che mi ribadisce alcuni concetti. Uno, che se continuo a farla dormire con me le cose difficilmente si aggiusteranno. Due, che la sua condizione di sfavore, nel senso di essere figlia di separati, non deve trasformarsi in condizione di favore, nel senso che lei possa sempre scegliere sempre la cosa che più le fa comodo. Che le pare abbastanza strano che la madre, che si lamenta di vedere poco la figlia e che questa settimana non l'ha vista da luned' perché influenzata, abbia deciso di andare a ballare. Tute considerazioni più che giuste, mi pare. Resta tra l'altro il fatto che io seguo molto, troppo, mia figlia. Accompagnandola quando ne ha bisogno e potrebbe anche muoversi da sola e ascoltando troppo i suoi punti di vista. Sia chiaro che considero l'ascolto una delle cose più importanti per un buon rapporto tra due persone, a maggior ragione tra genitore e figlia/o, ma ciò non deve trasformarsi in un rapporto troppo vincolante. Oggi a pranzo comunicherò a mia figlia che da stasera andrà a dormire in camera sua perché credo che ormai sia giunto il momento che sia lei che io dovremmo avere anche i nostri spazi all'interno della casa. E' chiaro che questa situazione pesa nel rapporto con la mia compagna che spesso si sente ai margini. E' una persona molto disponibile e paziente, ha accettato la situazione (lei non ha figli e potrebbe vivere una vita meno condizionata) ma credo ci sia un limite a tutto. Direi che è arrivata l'ora che prenda la situazione in mano, Credo che dipenda solo da me.

Grazie mille per il tempo che mi ha dedicato e se avesse qualcos'altro da dirmi la ascolterei sempre molto volentieri.
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Dr.ssa Roberta Cacioppo Psicologo, Psicoterapeuta 338 11 2
Gentile utente, il passo più importante consiste nel raggiungere la consapevolezza che un comportamento fermo e sicuro da parte di un genitore è per un figlio una grande rassicurazione, soprattutto se adolescente, e ancora di più se in una situazione di separazione dei genitori non semplice.

Prosegua quindi nella sue scelte, e quando può affronti determinati discorsi direttamente con la madre della ragazza, senza mettere in mezzo lei, che evidentemente si sente già un po' "sballottata" e a tratti alimenta la disparità affettiva tra padre e madre (mi riferisco all'episodio da lei citato riguardo la notte di sabato). Anche se a 16 anni sembra grande e ing rado di fare tutte le sue scelte, è figlia di entrambi di genitori, e sono loro a dover svolgere il duro lavoro dell'adulto!

Cordialità,
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dopo
Utente
Utente
Gent.le dottoressa,

è vero che la ragazza si sente un po' sballottata. Per questo abbiamo deciso, con il parere favorevole di nostra figlia, di definire meglio i giorni in cui deve stare con lei o con me. Abbiamo fissato giorni stabiliti, così che lei può organizzare le sue giornate.
Da sabato notte è tornata a dormire nella sua camera. Un po' di muso lungo sabato pomeriggio poi è tutto rientrato. E' anche vero che troppo spesso abbiamo affidato a lei delle decisioni che avremmo dovuto prendere noi. E caricarla di responsabilità su alcune scelte (altre sono inevitabili, ma dovrebbero riguardare lei e non il suo rapporto con i genitori) è deleterio. E' vero che forse da un lato si è sentita gratificata ma poi così ha forse perso un pezzo dei suoi punti di riferimento. Quello che lei dice è sacrosanto e mi pare giusto seguire i suoi consigli. Per il bene di tutti, in primo luogo della ragazza. Forse, con i ruoli un po' più chiari, ne trarrà beneficio anche il suo rapporto con la mia compagnia che è, per ora, di evitamento il più possibile. io non la costringerò a stare con noi, però la inviterò a farlo, magari proponendole una cena a tre in un locale che le piace oppure andare al cinema a vedere un film che le interessa. la strada è lunga, e per questo bisogna cercare di impostarla bene.
la ringrazio di nuovo per il suo interessamento e le auguro buona serata.