Emetofobia e bulimia?

Vorrei poter descrivere la mia storia con un filo logico... e anche se apparentemente ce l'ha, in realtà non lo so.
Ho 22 anni, a Giugno mi laureo, e a vedere da fuori sono una ragazza realizzata in tutto.
Ma dentro non è così.
Da piccola ero piccola e grassa, timida, introversa... le amiche le conquistavo con fatica. E ci stavo male. Ma non mi sono mai abbattuta.
A 12 anni ho perso mia madre e tutto è cambiato.
Il mio corpo è cambiato.
Non ero più tanto grassa, cominciavo a piacere anche fisicamente.
Il liceo è stato un mix di dolore concentrato. 5 anni di follia.
Mentre fuori cercavo di vivere come tutti gli adolescenti, tra fidanzati, amicizie, discoteche e locali... in casa si consumava l'inferno. Senza motivo. Ho sempre dato la colpa alla mia famiglia dicendo fosse "all'antica", per poche sciocchezze io ero l'adolescente ribelle, drogata, puttanella, tutta strana tutta matta... E non facevo nulla di male! E questo volevo urlarglielo, qualche volta l'ho anche fatto, ma inutilmente. Ho preso anche le botte da mio padre... pochissime volte ma così intense che anche ad oggi a ricordarle mi sento un po' spaventata e un po' vergognata... non so nemmeno spiegare. Mi mandarono pure da una psicologa, la prima, che disse che erano loro ad avere dei problemi e non io. Io subivo e stavo male. Mi disse anche di non essere vittima, di reagire. Poi dopo due volte non mi mandarono più.
I primi 3 anni di liceo mi abbuffavo di cibo il pomeriggio... ero diventata poi di nuovo molto grassa e inguardabile. il 4 anno di liceo mi tagliavo il braccio sinistro, dopo qualche episodio andai al consultorio: seconda psicologa. Una pazza pure lei, mi fece scappare. Nelle sedute non faceva altro che domandarmi "perchè ti tagli?" non chiese altro, nemmeno della mia famiglia, tutta la seduta "perchè ti tagli". Ho smesso spontaneamente anche se ogni tanto torna la voglia non lo faccio.
Il 5 anno di liceo volevo scappare di casa, dopo le botte di mio padre chiamai la polizia. Un casino immenso, ma praticamente fui trattata da ragazzina stupida e immatura e mi vergognai come una ladra, mentre mio padre, che due minuti prima mi stringeva il collo, faceva la sceneggiata del padre calmo e sereno e io la pazza isterica in lacrime, spaventata e... SOLA.
Quell'anno mi innamorai per la prima volta di una ragazza come me e andai alla scoperta della mia sessualità, accettandomi serenamente.
Lo stesso anno passai 2 settimane in preda ad una nausea furiosa... si pensava ad un problema di stomaco, ma fisicamente non avevo nulla. Non mangiai niente. E allo stesso tempo vivevo col terrore di vomitare ovunque mi trovassi, visto che venivo mandata lo stesso a scuola e in giro.
Mi sono sempre sforzata di andare avanti anche se dentro avevo una gran voglia di morire.
Il primo anno dopo il liceo l'ho passato come commessa, volevo mettere da parte i soldi per andar via di casa... ma ci voleva troppo tempo. Ricominciarono le abbuffate pomeridiane, o fuori dal negozio, nei bar, supermercati, dovunque. Così pensai di ritornare a studiare lontano da casa.
A Firenze.
Il primo anno fu bellissimo, finalmente casa da sola, vita mia, gestita di me, mi sentii rinascere. Anche col cibo stavo meglio, mangiavo regolarmente, dimagrii in modo naturale e sano. Non magrissima, neanche magra, pero' PIU' MAGRA di sempre. Ero felicissima, se ci penso ho un sacco di nostalgia!! Amavo i miei studi, avevo nuovi amici, uscivo mi divertivo, studiavo... stavo BENE. Poi verso aprile mi resi conto che in tre mesi dovevo tornare a casa per un'intera estate e fu un declino graduale... ricominciarono le abbuffate, il reingrassamento, la preoccupazione... la RABBIA. Rabbia perchè da quando studiavo mi dicevano tutti che ero fiorita che ero diventata bella, che "avevo abbandonato la cattiva strada" e mi chiedevo e mi chiedo ancora quale cattiva strada, anche se davanti a loro più volte ho dovuto ammettere di aver seguito sta cattiva strada mi sono sentita come confessassi una colpa non mia. Hanno iniziato a trttarmi rispettosamente a dire che gli mancavo perchè ero lontana, che lasciavo mio padre solo.
A giugno 2008 sono tornata a casa per l'estate ed è stato l'inferno. In verità a casa andava tutto a gonfie vele, non litigavo più nemmeno con mio padre... ma io giuro ho visto l'inferno.
Attacchi di panico, esaurimento nervoso, di nuovo la nausea atroce del 5 anno di liceo, pero' il peggio, accompagnata da abbuffate colossali che la peggioravano sempre di più... la fobia di vomitare... il mio chiudermi nel mio dolore, vivere chiusa in casa e nessuno che se ne accorgeva, nemmeno mio padre nemmeno mia sorella!! Tutti a dire solo che ero pigra!!! Gli amici di sempre mi abbandonarono... fu orribile.
L'unica persona che mi fu vicina fu una ragazza che adesso è la mia fidanzata, lo divenne quell'estate, mi fuaccanto con tantissma forza e amore. Mi convinse ad andare da sola da un medico che mi prescrisse degli anti depressivi e degli ansiolitici. Settembre mi sembrava lontanissimo.
A Settembre tutto il male continuava e la mia ragazza chiamo' uno psicologo per me e mi ci porto'. Non uscivo più di casa da sola, nemmeno alla tabaccheria per le sigarette. Comincio' una dipendenza mostruosa dalle gomme da masticare. Kg e kg di Nutella, accompagnata da pizza, pasta schifezze, ansiolitici antidepressivi, e poi nausea, nausea, nausea, paura... dolore, solitudine... la mia ragazza si trasferì nel mio appartamento fiorentino solo per starmi vicino. Non andavo nemmeno più a lezione, compromettendo i miei risultati accademici... i professori che mi telefonavano, a me esplodeva una fobia dietro l'altra... Col tempo e la terapia migliorai, ripresi le lezioni senza più interesse ma solo per i soldi che spendeva mio padre. Fui abbandonata anche dagli amici di corso... tranne che da una, che non era mia amica, ma la divento' nel mio dolore, mi fu vicina inaspettatamente ed ora è come una sorella ed è mia coinquilina. Grazie alla terapia arrivai a scrivere a mio padre una lettera conla confessione di tutti i miei mali, e confessandogli la mia omosessualità. Lui reagì con infinita calma, suggerendomi solo di pregare davanti a tutto sto dolore. E lui sa che io manco ci credo in Dio!!! La terapia andò bene, a Marzo del 2009 lasciai pure gli psicofarmaci e imparai a calmare gli attacchi di panico da sola... Pero' a Maggio, per questo psicologo, la mia terapia era finita e io anche se avevo ripreso ad uscire, non mi sentivo ancora bene... ma lasciai tutto così. Mi aveva diagnosticato solo fobia sociale, despressione, attacchi di panico. I miei problemi col cibo manco li pensò... Dopo un'estate di stand-by completo, in cui ho rifutato di tornare a casa, ho deciso di chiamare un altro psicologo.. non mi ha mai fatto una diagnosi, non mi ha risolto nulla, non ho capito niente, ho la testa in gran confusione... e ho dei problemi col mio stomaco e col cibo.
Ho iniziato a non mangiare niente o pchissimo, ho perso 14 kg nel giro di pochissimi mesi, poi giorni di abbuffate e giorni di digiuno. Poi lassativi, poi pillole dimagranti... di tutto. Ormai lo so, è bulimia. Non sono stupida, so cosa vuol dire. Mi sfinisco di sport pur di bruciare kcal. Le conto, mi peso, ho comprato un attrezzo da palestra per la casa... vivo con la bilancia...
e poi dall'altro lato, la mia emetofobia. Non so perchè, non so come. Fisicamente sono sana come un pesce, ma il mio stomaco non digerisce niente. Ho eliminato gli alimenti più pesanti (di cui invece mi abbuffo), ho PAURA dei ristoranti perchè so che il mio stomaco si riempie. Non mangio fuori casa. Ho paura di vomitare qualunque cosa. E se da un lato dopo pranzo vorrei vomitare perchè mi sento piena e nauseata, dall'altro quando arrivo in bagno ho un attacco di panico per via del vomito. Oppure se vado in macchina dopo mangiato ho paura di vomitare. Se vado in giro ho paura di vomitare per strada. Non so nemmeno perchè!! Non sento più la fame, l'appetito... potrei stare giorni e giorni senza sentire fame... e il peso scende... ora ho un peso quasi normale nessuno si preoccupa... ma io so che scenderò ancora... io VOGLIO SCENDERE ANCORA. Poi pero' mi abbuffo. Poi compenso coi lassativi o con le pillole dimagranti. Stavo pure per comprare delle anfetamine ma mi sono fermaa per paura di quelle sostanze... da fuori sono solare allegra attiva, vivace... dentro sono uno straccio.
Nessuno psicologo cura l'emetofobia, nessuno fino ad ora mi ha aiutato sul mio stomaco... finora nessuno mi dice che cos'ho e perchè... tutti incolpano mio padre, la mancanza di mia madre, tutti mi dicono cose vere, belle e profonde... e io vorrei risalire il tunnel, andare al ristorante senza fobia, andare in giro serena con il sole, VIVERE... ma nessuno riesce a mettermi in mano queste armi per combatter... al mssimo questi psicologi mi hanno chiesto "perchè hai paura di vomitare? vomitare è naturale!!" eh grazie lo so, ma la fobia mica ha un perchè, nasce e basta e il motivo mi devi aiutare tu a trovarlo io da sola non lo so!!
Vivo per inerzia... e ora non ho più soldi nemmeno per pagare una terapia, visto che mio padre non crede nella psicoterapia... che dovrei fare????
[#1]
Psicologo attivo dal 2009 al 2010
Psicologo
Gentile utente,
sono rimasta molto colpita da questa sua richiesta di consulto, da cui traspare una sofferenza enorme.Mi hanno pronfondamente colpita le sue parole, è riuscita a far emergere un vissuto di dolore, di drammi personali e familiari, di rabbia e di violenza.
Mi rendo anche perfettamente conto di come lei abbia perso gradualmente fiducia nella figura dello psicologo. Lei ha riassunto una fetta importantissima della sua vista in questo messaggio che racchiude una richesta d'aiuto disperata, nel senso letterale del termine, ovvero senza più la speranza di poter uscire da questa situazione. Però ha ancora la forza di chiederlo un aiuto.
Le hanno detto che il vomito è una cosa normale. Mi permetto di dissentire. Il vomito si prenseta fisicamente quando c'è qualcosa che non va, un' indigestione, un malessere, una malattia. Il vomito è anche l'espressione simbolica del rifiuto, della necessità di espellere e di cacciare fuori ciò che non è più tollerabile all'interno. Lei vive una situazione in cui ha paura di questo. Lei ha paura di cacciare fuori quello che c'è di "cattivo" dentro di lei. Perchè significherebbe svuotarsi, rimanere vuota e priva di emozioni. Lei dovrebbe iniziare a "vomitare" le parole, a tirare fuori quella rabbia che dice di aver provato e di provare, quei sensi di colpa che le sono stati inculcati dall'esterno. Lei parla attraverso il suo corpo, attraverso i sintomi che presenta. Lei racconta di una forte ambivalenza, di un padre che si presenta calmo, ma allo stesso tempo capace di metterle le mani al collo, di un corpo che si dilata e si restringe, di figure che l'aiutano e di figure che non la capiscono, di apparente normalità esteriore e di teromento interno, di una vita sociale normale e di una vita familiare in cui "si scatena l'inferno".
Forse le sembreranno cose dette e ridette, ma io credo che lei non debba più "vivere per inerzia", è giovane ha 22 anni, lei deve avere la possibilità di aprirsi di nuovo alla vita, di rinascere nuovamente.
E io sono fermamente convinta che la psicoterapia sia la strada giusta da seguire. Anche se ai suoi occhi questa potrà sembrare una banalità.

Saluti
[#2]
dopo
Utente
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Innanzitutto la ringrazio per aver risposto... la sera per me è un momento tragico, l'umore cala, tornano i pensieri, specialmente quando sono sola a casa... Io non ho perso la fiducia nella psicotrapia, perchè nonostante i miei problemi non si siano risolti, il dottore da cui andai a Settembre del 2008 fino a Maggio del 2009 fece tanto per me. Ora se vivo una vita quasi normale lo devo a lui. E so anche che comunque i dottori sono esseri umani, non hanno la bacchetta magica e la sfera di cristallo, non fanno magie... forse non ho trovato la persona giusta che abbia saputo prendermi. Io vorrei mettermi alla ricerca del giusto dottore per me, ma purtroppo mancano i soldi e le terapie costano... Avevo pensato di andare tramite Asl, ma tra le lezioni e gli studi non ho il tempo per andare a sentire, dovrei rimandare a Luglio, quando mi sarò laureata e avrò tempo... e Lugliomi sembra lontanissimo. Io sono esausta. E più ci penso più penso anche quanto gli esseri umani riescano ad essere distanti dagli altri e insensibili e di come in realtà nessuno accia niente per niente...
Vorrei solo imparare a risentire la fame, e a non esagerare di fronte al frigorifero, a non riempirmi all'inverosimile per poi barcollare per ore con lo stomaco gonfio e sentendomi esplodere... vorrei non avere paura del cibo... vorrei riuscire a sapere cos'è una nausea per un'influenza e non vierla tutti i giorni. Forse è vero, come dice lei, che vorrei "tirare fuori" tutto il male che ho dentro... ma forse poi mi domando a che scopo, visto che la maggioranza delle persone poi si allontana e fa finta di niente...
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