Depressione, fobia delle persone

Buonasera, sono un ragazzo di 30anni.
Sono sempre stato una persona molto timidia e insicura, già a 17 anni durante la visita di leva, uno psichiatra mi diceva che dal test fatto risultavo una persona triste. Negli anni ho iniziato a soffrire di depressione, spesso mi sento una persona inutile, di poco valore.
Intorno ai 22-23 anni ho iniziato a rendermi conto anche di non riuscire ad instaurare rapporti con le persone nuove, i sintomi sono andati via via peggiorando, ad oggi, nel momento in cui mi trovo davanti ad una ragazza che mi piace, sento che lei mi reputerà un fallito, che mi vede brutto, davanti a persone donne/uomini che non conosco è come se la testa mi si annebbiasse, come aver preso un pugno ed essere intontito, quando questa persona mi parla faccio fatica a stare lucido per seguire il discorso, perchè in testa mi passano mille pensieri di quello che penserà di me, non riesco ad interloquire, ho proprio un blocco psicologico, riesco solo a fare domande che prevedano un si o un no come risposta, ho sempre paura di pormi in maniera sbagliata, e il cuore mi batte in maniera molto accelerata.
Ho anche paura di uscire di casa per fare qualsiasi cosa da solo, da andare a comprarmi un vestito, a fare la spesa, fino a mangiare una pizza o fare un viaggio, ho sempre l'idea che la persona che mi troverò dall'altra parte pensi qualcosa del tipo "ma guarda questo che sfigato". Ho il terrore che una persona mi possa fermare per la strada o in un negozio e farmi una domanda che mi metta in una situazione d'imbarazzo.

Facendo due conti penso che tutti questi miei problemi psicologici siano dovuti oltre dal carattere anche dal fatto che da piccolo quando commettevo errori non sono mai stato spronato a migliorare dalla mia famiglia, ma venivo nei casi migliori ignorato, oppure insultato, deriso o minimizzato. Questo nella mia vita si è protratto negli anni anche con gli amici, ad ogni errore nessuno perdeva l'occasione di mettermi in imbarazzo di fronte a tutti o a far si di essere deriso in coro.

Sono arrivato ad un punto dove non riesco più ad accettare tutto questo, voglio potermi costruire una famiglia e poter viaggiare da solo senza avere paura di ciò che stò facendo, voglio essere io a tenere in pugno la mia vita e non viceversa.
Non ho idea però di come muovermi e di cosa cambia dal rivolgermi ad uno psicologo o uno psichiatra, avrei bisogno di un aiuto per essere indirizzato.

Grazie, e nuovamente buonasera.
[#1]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le utente,nel suo caso può rivolgersi ad uno psicologo-psicoterapeuta perché il suo disagio non deriva da una patologia di origine organica che è di competenza dello psichiatra (che è un medico specializzato in psichiatria).
Nel caso fosse opportuno integrare 'intervento psicoterapico con una terapia farmacologica (ma non mi sembra il suo caso dato che non ha sintomi che stanno compromettendo la sua autonomia), sarà lo psicoterapeuta stesso ad inviarlo ad uno psichiatra per un consulto.
Lo psicologo è laureato in Psicologia e se ha proseguito la sua formazione con una scuola di specializzazione quadriennale in Psicoterapia può definirsi Psicoterapeuta (queste informazioni può trovarle sul sito dell'ordine degli Psicologi della sua regione di appartenenza).
La scelta del professionista può sembrarle difficile dato che ci sono molti specialisti, però le suggerisco un criterio che può aiutarla nella scelta: lo psicoterapeuta che potrà aiutarla sarà una persona che riuscirà a farla sentire ascoltato, compreso e non giudicato esattamente il contrario di quanto sembrano aver fatto le persone intorno a lei finora.
Cordialmente

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio sentitamente per la risposta, mi è stata molto d'aiuto.

Sauti
[#3]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Gentile Utente,
probabilmente Lei ha un disturbo d'ansia che non le permette di vivere serenamente le relazioni con il mondo esterno.

La consapevolezza che ne deriva influisce negativamente sul Suo umore: per questo forse Lei si sente triste e svuotato.

Tutto ciò, infine, rende meno probabili i "tentativi sociali", ovvero tutte quelle azioni che di solito si compiono per creare e mantere rapporti sociali gratificanti.

In tale quadro il risultato più probabile è la bassa autostima, ovvero quella sensazione costante di essere "inadeguato", "difettato", ecc.

Sapere se sia nato prima l'uovo o la gallina (l'umore basso causa difficoltà sociali oppure viceversa) da qui è impossibile. Probabilmente oggi ci sono entrambi, e dalla Sua mail appare chiaramente la deflessione del tono dell'umore.

Per questo le consiglio di lavorare su due fronti:

1- contatti uno/a psicoterapeuta esperto nel trattamento dei disturbi d'ansia

2- contatti uno psichiatra per una valutazione del tono dell'umore: questi le confermerà l'eventuale indicazione per un supporto farmacologico

Infine, provi a leggere questi articoli sull'ansia sociale e sull'ansia in generale, e veda se e quanto si ritrova

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/316-fobia-sociale-il-palcoscenico-della-paura.html

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/205-caro-psicologo-mi-sento-ansioso-i-disturbi-d-ansia-e-la-terapia-cognitivo-comportamentale.html

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

[#4]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile utente, per prima cosa lasci perdere i giudizi apparentemente autorevoli, tipo: "Dal test risulta che lei è una persona triste". Se sente che quest'etichetta le è rimasta appiccicata addosso, un po' come una specie di anatema, sappia che può tranquillamente decidere d'abbandonarla.

Tuttavia, è possibile che si senta abbattuto e depresso perché non sta riuscendo a ottenere ciò che vuole: una donna e una famiglia. Può succedere che s'incontrino difficoltà nello sviluppo delle capacità sociali e relazionali, e in questo caso la persona più adatta ad aiutarla è lo psicologo/psicoterapeuta. Anche nel caso in cui si tratti di una patologia vera e propria.

Se dovesse esserci l'opportunità di farsi aiutare farmacologicamente, lo stesso psicologo potrà inviarla dallo psichiatra, per una valutazione e un eventuale trattamento.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#5]
Dr.ssa Annalisa De Filippo Psicologo, Psicoterapeuta 113 4 18
Gent.le Utente,

probabilmente è necessario incrementare la sua autostima ("mi sento una persona inutile, di poco valore") che non le fa vivere serenamente le relazioni con gli altri (ad esempio: "sento che lei mi reputerà un fallito, che mi vede brutto" "ho sempre paura di pormi in maniera sbagliata" "pensi qualcosa del tipo ma guarda questo che sfigato").

Dedicarsi uno spazio di riflessione non giudicante, in cui il suo disagio può venire accolto e compreso e ove è possibile ripercorrere i rapporti con famiglia e amici a cui accenna, è un primo passo per raggiungere il suo obiettivo "voglio essere io a tenere in pugno la mia vita".

Saluti.

Dr.ssa Annalisa De Filippo
Psicologa Psicoterapeuta
www.centropianetapsicologia.com
www.psicologasestosangiovanni.com

[#6]
dopo
Utente
Utente
Grazie per le risposte.
E' quantificabile a spanne il tempo necessario della terapia? Si parla di qualche mese, o 1 o 2 anni?
[#7]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
La durata della psicoterapia non è prevedibile all'inizio del percorso perché dipende da vari fattori:
- motivazione del cliente,
- tipo di orientamento del terapeuta;
- alleanza terapeutica tra terapeuta e cliente;
- atteggiamento di considerazione positiva nei confronti del cliente;
- il cliente si sente accettato e non giudicato;
- presenza di un contratto terapeutico nel quale si stabiliscono gli obiettivi sui quali lavorare e in base ai quali periodicamente ci si confronta sul loro raggiungimento;
e potrei continuare ma credo sia sufficiente per darle l'idea della complessità del processo ma anche dei criteri per fare un'autovalutazione della sua esperienza terapeutica.
Cordialmente


[#8]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Gentile Utente,
dipende dal tipo di psicoterapia. Se trattasi di terapia specifica per i disturbi d'ansia, in assenza di comorbidità (= altri problemi psicologici), di solito si parla di mesi e non di anni.
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