I sintomi causati dell'anoressia

Buongiorno.Ho letto un pò di cose dal vostro sito e vi espongo il mio problema.Sono un ragazzo di 26 e da 2 anni e mezzo sto con una ragazza di 21.Da febbraio 2009 lei ha iniziato la dieta, poiché si sentiva grassa e voleva stare bene.Pesava 61 chili per 1.60 circa.Nell'agosto del 2009 raggiunse il peso di 50 chili e sinceramente, stava benissimo così. Questa cosa però è degenerata,poiché è arrivata a pesare 44 chili a dicembre e tuttora pesa così.Ma nel dicembre 2009 abbiamo avuto una discussione,poiché mi ero accorto di tutto ciò e ho iniziato farle capire che stava sbagliando e stava entrando nel circolo dell'anoressia.E in più è venuto fuori che per lei era diventato un obbligo fare l'amore con me,perché il contatto fisico le dava fastidio, non aveva più voglia di uscire,di vedere persone,etc.Ho cercato di resistere,di darle una mano, di informarmi su tutta questa situazione e ho riscontrato che sono tutti i sintomi causati dell'anoressia. Io l'amo da impazzire e il mio desiderio è quello di darle una mano,in qualsiasi modo.Gli ultimi sei mesi sono stati molto difficili,abbiamo fatto sesso 3 volte in tutto,dove lei però ha lamentato dolori (risultato poi di un blocco psicologico al sesso,a detta dal suo ginecologo), quindi abbiamo rinunciato. In più lei mi ha detto,ultimamente, che non capisce ciò che prova per me,perché ha un alternarsi di sentimenti,a volte mi ama,altre dice che sente solo amicizia e mi vuole solo bene,altre volte non ha voglia di vedermi e vuole star sola.Io cerco di assecondarla,cerco di non parlare di cibo,di fisico,le faccio complimenti (l'ho sempre fatto,poiché effettivamente è una bella ragazza e l'amo).Ma soffro. Prima di tutto ciò lei era una ragazza curiosa,passionale,dolcissima.Queste cose le riscontro a volte,in momenti forse di lucidità.Cosa devo fare per starle vicino?forse il fatto di amarla troppo, di farla sentire troppo sicura della mia presenza,crea questo distacco? E a volte mi chiedo: fin dove posso arrivare?a volte vorrei mollare tutto,per la sofferenza che provo ne vederla così,ma dall'altra parte non ci riesco per il bene che le voglio.Mi sembra di combattere contro i mulini a vento.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75

Gent.le utente,
l'anoressia non si cura con l'amore ma con un trattamento integrato medico e psicoterapeutico presso un centro specializzato.
Sarebbe opportuno che la sua ragazza si rendesse conto che il suo disagio sta pesantemente condizionando il vostro rapporto oltre che la sua vita personale e sociale.

Se è lei a combattere al posto della sua ragazza, è come se le stesse dicendo che lei da sola non è in grado, invece è proprio questo ciò di cui ha bisogno: tornare ad avere fiducia in se stessa.
Questo è il punto di arrivo di un percorso graduale e, data la giovane età della sua ragazza, è bene che lei rifletta se la sua disponibilità ad accompagnarla in questo percorso così impegnativo non derivi dall'essersi attribuito il compito: "Io ti salverò", cosa che può eventualmente meglio comprendere attraverso un colloquio con uno psicoterapeuta.
Cordialmente

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Dr.ssa Maddalena Mancioli Psicologo, Psicoterapeuta 39 4 1
Gentile ragazzo,
come ho scritto più volte, il fatto che abbia trovato una corrispondenza dei sintomi che ha la sua ragazza e l'anoressia, non basta a fare diagnosi. Sicuramente la sua fidanzata però è sottopeso e sta affrontando un momento di difficoltà, quanto meno nel rapporto con lei sia da un punto di vista relazionale che sessuale. Non è possibile però stabilire da qui ad esempio se la forte diminuizione di peso sia una causa o un effetto. E per quanto lei possa essere fedele alla descrizione della realtà, per capire un professionista ha bisogno di parlare con la sua fidanzata, comprendere il suo punto di vista.
Per quanto riguarda il presunto problema alimentare, che cosa ne pensa la ragazza? Le crea sofferenza? Lo riconosce?
Le chiedo questo perchè all'inizio nell'anoressia si ha la cosiddetta fase "luna di miele" in cui la paziente sta bene con il disturbo e ne vede solo i vantaggi; in questa fase non c'è una reale volontà di intraprendere un percorso di cura quindi ogni tentativo è pressochè fallimentare.
Rispetto a lei, comprendo la sua sofferenza, visto che ama una persona che in questo momento la sta respingendo, però non credo che "minacciarla" con la paura di un distacco possa esserle utile. Dovrebbe cercare di costruire con lei un rapporto sincero e di fiducia reciproca, in cui entrambi possiate esprimere i vostri dubbi, sentimenti senza la paura del giudizio o di ferire l'altro. Provi a far crescere il vostro rapporto e farlo diventare più maturo anche perchè, se l'ipotesi di anoressia dovesse essere confermata da uno specialista vedendo la ragazza di persona, sappia che anche lei dovrà affrontare un percorso difficile se vuole rimanere vicino alla sua ragazza.

Saluti

Dr.ssa Maddalena Mancioli
www.studiopsicologiamancioli.com

[#3]
dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
grazie per il vostro consulto.volevo rispondere ad entrambi in modo chiaro,così da aggiungere elementi.Diciamo che ha passato una fase in cui il non mangiare le creava tranquillità,pensava ti trarne, appunto, vantaggi.Ma in un momento di lucidità, in cui era molto provata, mi ha detto "è difficile combattere contro la fame.Io ho fame, vorrei mangiare,ma è più forte di me." Con lei non voglio combattere la battaglia al suo posto,poichè non sarebbe il percorso giusto, come ha detto lei dottoressa,e sono entrato da tempo nella mentalità di spingerla,di farle sempre vedere gli aspetti positivi,di farle notare le sue qualità quando raggiunge i successi e anche quando non lo fa.Tra di noi c'è sempre stato dialogo è il fatto che a me dice tutto ciò che prova,mi fa pensare che il nostro rapporto si basi anche sulla fiducia.Dalla mia parte faccio la stessa cosa.In questo ultimo mese abbiamo avuto discussioni molto tranquille,in cui siamo riusciti ad esprimere tutto ciò che abbiamo dentro.E abbiamo deciso che se le cose non andranno bene tra di noi, la soluzione migliore è lasciarci,ma senza rancori.
La fiducia in se stessa: tutto ciò che le è sempre mancato, da quanto ne so.I suoi genitori le hanno sempre imposto limiti e forse ora che è cresciuta ne vuole uscire. Tutto ciò può aver minato anche alla fiducia in se stessa?il fatto non poter far delle scelte solo per lei? Due domande: una psicoterapeuta può darle una mano? (le va già da febbraio).Ci sarebbe bisogno di una mano da un'altra figura professinale?
Di ciò vorrei parlarne con i suoi genitori,ma non so se sia la scelta giusta.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Ragazzo,
è veramente apprezzabile il suo interessamento e la sua sofferenza per la patologia della sua fidanzata, purtoppo l'anoressia è veramente una brutta patologia, di cui il corpo è solo il rappresentante del dolore e del vuoto che prova l'anima.
I suoi genitori, credo e spero, abbiano già compreso, ma credo che andrebbero allertati.
L'approccio ottimale è quello combinato: psicoterapia e tarapia farmacologica( per stabilizzare il tono dell'umore, che in questi casi viene regolamentato dal rapporto con il cibo e dall'evitamento delle tentazioni di assumere cibo)ed indubbiamente con tanto amore
Auguri





www.valeriarandone.it

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Maddalena Mancioli Psicologo, Psicoterapeuta 39 4 1
La psicoterapia è sicuramente un buon passo, però come sottolineavano entrambe le mie colleghe, nei disturbi alimentari è importante che la persona venga seguita secondo un apporccio integrato.
Personalmente ho collaborato con un clinica che si occupa nello specifico di disturbi alimentari e le pazienti erano seguite in equipe da diverse figure: psichiatra, psicologo, psicoterapeuta, diestita e vari specialisti a secondo del bisogno. Credo che questo tipo di percorso sia quello più proficuo.
Non credo invece che sia funzionale cercare un perchè sia successo: primo perchè l'insorgenza di questi disturbi è multifattoriale e non esiste una sola causa, secondo perchè in questo momento forse è più importante cercare di aiutare e convicere a farsi aiutare la sua fidanzata.
Rispetto al coinvolgere o meno i genitori, io valuterei bene la cosa perchè comunque credo che la ragazza sia maggiorenne, poi perchè questo potrebbe avere delle ripercussioni. La cosa migliore forse sarebbe consigliare a lei di parlare con loro.
A meno che non si verifichino condizioni mediche per cui sia necessario un intervento coatto è alla sua ragazza che spetta ogni decisione.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile ragazzo, i sintomi che descrive sono compatibili con l'anoressia. L'anoressica è in genere una persona intelligente e molto sensibile, per la quale la tematica del controllo diventa centrale. Attraverso la restrizione, è come se l'anoressica cercasse di dimostrare a se stessa e alle persone che le sono vicine che ha il controllo della situazione. Il controllo diventa come un'armatura che la protegge dalle delusioni, soprattutto affettive, che lei, essendo così sensibile, non riesce a sopportare. Uno degli stadi avanzati di questa malattia è una vera e propria anestesia emotiva, e una volta raggiunto ciò diventa ancora più difficile uscire dal circolo vizioso, perché è esattamente ciò che l'anoressica cerca. Si affeziona al suo disturbo, e tutto il resto cessa di essere importante. Per lei sentirsi difesa dalla sua fragilità diventa più importante di ogni altra cosa. Questo spiega perché, piano piano, si sviluppa avversione anche per la sessualità. La personalità di base dell'anoressica può inoltre avere un tratto marcatamente ossessivo, e quindi la disciplina, l'autocontrollo e la ripetizione ne risultano facilitati.

Dall'anoressia, che è una brutta malattia, si può uscire se si è seguiti da uno psicologo/psicoterapeuta esperto in questo disturbo, e se la terapia adottata è specifica. Deve però tener presente che difficilmente l'anoressica sceglie da sola se curarsi. Più spesso che no è la famiglia a doverla trascinare in terapia. In questo senso, i genitori dovrebbero avere più margine di manovra di lei, che ci scrive, e se la malattia si trova già a uno stadio avanzato, dovrebbero già esseresene accorti da soli.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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