Omosessualità e ambiente di lavoro

Gentili Medici,
con gran piacere mi sono imbattuto nel Vostro sito e con piacere scopro che vi è una sezione relativa alla psicologia. Vivo a Brescia e ho 27 anni e gradirei porVi un quesito legato ad un problema che ho sempre avuto: non accetto (o per lo meno faccio molta fatica) ad accettare la mia omosessualità. Questo problema sta' ulteriormente venendo a galla nell'ambiente lavorativo (premetto che lavoro in uno studio assicurativo con tutti colleghi uomini e altamente OMOFOBI e RAZZISTI - un lavoro trovato dopo moltissimi sacrifici e ricerche). Sentire continuamente epiteti poco carini ed opinioni feroci e ingiuste nei confronti degli omosessuali mi fa stare molto male oltre che preoccupare parecchio per il mio futuro lì dentro. Come fare quindi? Sinceramente non voglio crearmi un personaggio che non corrisponda alla realtà e che non mi permetta di essere me stesso, ma d'altra parte non credo ci siano alternative. Ho davvero paura di una loro reazione fortemente negativa, di riprovazione e di delusione nei miei confronti, oltre che di veri e propri insulti costituenti azioni di puro mobbing a stampo omofobo.Come affrontare la cosa? come pormi nei confronti di coloro che so in partenza non mi accetteranno mai? non voglio che la mia vita diventi un inferno, voglio vivere sereno e accettato per il mio effettivo valore e per quello che professionalmente e umanamente posso dare. Vi chiedo quindi cortesemente di potermi dare alcune dritte sui comportamenti da tenere, per non essere calpestato dalla becera ignoranza e stupidità che permane ancora in moltissime persone. Un grazie di cuore per la Vostra disponibiità e professionalità.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le utente,
deve essere lei a valutare se in un ambiente di lavoro in cui si respira quest'atmosfera può imparare a "respirare senza essere intossicato", l'importante è che lei non si convinca che non esistono alternative in modo da aggiungere anche la sensazione di "soffocamento".
Fingere tutti i giorni può diventare molto faticoso ma d'altro canto non è giusto che i pregiudizi degli altri possano pregiudicare il suo futuro professionale.
Non trascuri la possibilità di una consulenza con uno psicologo-psicoterapeuta per elaborare il suo vissuto ed individuare strategie funzionali.
Cordialmente

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile Utente, le chiedo due precisazioni.

Come mai afferma di fare molta fatica ad accettare la sua omosessualità?

Quando si imbatte in atteggiamenti e comportamenti omofobi al di fuori dell'abito lavorativo, prova le stesse emozioni negative?

Cordialmente
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile utente, mi sembra che il suo non accettare la sua omosessualità sia prioritario, rispetto al timore che potrebbe non essere accettata dagli altri.
Indipendentemente dal problema dell'omosessualità, se noi stessi non ci accettiamo, come possiamo anche solo pensare che gli altri ci accettino?
Deve mettere le cose nel loro giusto ordine.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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dopo
Utente
Utente
Per la Dott.ssa Camplone, in effetti vorrei intraprendere un percorso per comprendere come qual strategie operative adottare per risolvere (se possibile) il problema.

Per il Dott. Calì: affermo di accettare molto male la mia omosessualità per il fatto di aver subito traumi quando ero ancora adolescente, essendo stato emarginato per il mio orientamento. Un altro evento che mi ha portato al mio rifiuto è stato il tentato suicidio di mia madre quando ha appreso la notizia riguardo la mia omosessualità. Tutto ciò mi fa star molto male, oltretutto se devo lavorare in un ambiente così, non credo di riuscire ad andare avanti per molto,tantomeno ad accettarmi completamente.
Raramente sento commenti negativi sugli omosessuali quando frequento altri posti, soprattutto per il fatto che scelgo personalmente io le persone e gli ambienti da frequentare.

Per il Dott. Santonocito: non saprei proprio come mettere in pratica il fatto di accettarmi per essere accettato; se sento commenti e vedo atti discriminatori nei confronti degli omosessuali la mia reazione è quella di chiudermi ulteriormente. La paura di perdere il posto per questo motivo o che si crei in ufficio un pessimo clima, è molto forte. Essere consapevole che non si verrà mai accettati solo perchè si hanno gusti diversi è veramente mortificante.

Datemi pure ulteriori consigli su come fare,un grazie di cuore.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
È chiaro che se non riesce a farlo da solo, c'è bisogno dell'aiuto specialistico. Così come per l'accettazione di sé in senso più ampio, anche per l'accettazione della propria omosessualità è lo psicologo quello che può fornire aiuto.

>>> se sento commenti e vedo atti discriminatori nei confronti degli omosessuali la mia reazione è quella di chiudermi ulteriormente.
>>>

Sì, ma è importante che capisca che questa cosa non è ineluttabile e inevitabile. Non è il fatto di sentire commenti discriminatori a buttarla giù e a farla chiudere, ma la SUA reazione a tali commenti. È una differenza non da poco. Molti altri omosessuali, poco s'importano dei commenti che sentono. Come mai?

Con un aiuto psicoterapeutico potrà imparare a percepire le cose in modo diverso, e quindi ad assegnare ad esse significati diversi. Questo è l'obiettivo di ogni psicoterapia.

Cordiali saluti
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Dr. Willy Murgolo Psicologo, Psicoterapeuta 173 13
Caro ragazzo preoccupato,

La situazione non é da prendere alla leggera. E questo per il fatto che lei si trova al centro di due schieramenti, chiamiamoli così, con i quali lei deve costantemente confrontarsi, con esiti non, o poco, prevedibili, per il semplice motivo che le forze in gioco
agiscono al di là del principio del piacere.

In pratica, come se non bastassero le consuete difficoltà della vita per affermarsi, trovare un lavoro, progettare il futuro, lei si ritrova da una parte lo schieramento di tutti coloro che hanno avuto un peso non indifferente nella gestione della sua educazione, accompagnandola lungo il tragitto delle varie fasi dell'esistenza. Sto parlando in primis dei suoi genitori. Un ruolo, questo, non sempre facile, in quanto raramente qualcuno ha organizzato un master per consentire agli educatori di muoversi con competenza e senso di responsabilità nelle varie fasi della vita evolutiva dei figli.

Ma non basta. Infatti, lì fuori, nel mondo, cosiddetto civile e sociale, pullulano un numero impressionante di ciarlatani, di ritardatari, di mestieranti, senza cultura e senza il rispetto per l'altro. A volte sono personaggi insospettabili che si muovono nel mondo con l'unico scopo di reclutare la vittima di turno. La caccia é aperta. A cominciare per il "diverso", un bocconcino ambito per il predatore.

Caro ragazzo, lasci perdere. Pensi a se stesso. Tutte le volte che incontrerà uno di questi messeri, non si sogni di contraddirlo. Gli dia ragione e gli offra un caffè.

Se poi, e questo é augurabile, Lei avvertirà il bisogno di far luce su talune questioni che la riguardano, a cominciare dal tentato suicidio di sua madre, l'ambiguità che caratterizza la sua imclinazione omosex ed altre questioni correlate, potrà sempre farlo. Se deciderà in tal senso, sarà imperativo, scartando il fai da te, affidarsi ad un bravo specialista, uno Psicologo, magari anche Psicoterapeuta, con il quale affrontare questo tipo di percorso, che pur essendo non poco impegnativo, avendo letto a fondo la sua comunicazione, lo riterrei per lei percorribile.

Cordialità

Dr. Willy Murgolo
Psicologo-Psicoterapeuta
Ipnosi Clinica-Sessuologia

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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile Utente, le risposte che ha fornito alle mie domande mi aiutano a formulare un'ipotesi.

Mi sembra infatti che lei, da ciò che riporta, non stia accettando male la sua omosessualità, bensì le reazioni che altre persone hanno (come quelle dei suoi colleghi) o hanno avuto (come nel caso dell'emarginazione che ha subito da adolescente, o della comunicazione di sua madre).

In altre parole, mi sembra che lei stia soffrendo non perchè non accetti di essere omosessuale, ma perchè forse non accetta che gli altri non l'accettino.

Se questa ipotesi è plausibile (mi aiuti lei a comprendere meglio), l'ipotesi di lavoro potrà essere quella di imparare a fare affidamento "sulle proprie braccia e sulle proprie gambe". Non è un compito semplicissimo, nè un obiettivo che si possa dire "raggiunto una volta per tutte"; piuttosto, potrebbe essere un percorso, da iniziare con l'aiuto di uno specialista (mi associo alle considerazioni espresse in tal senso dai Colleghi), e che possa condurla sulla strada di una maggiore consapevolezza di sè, dei suoi obiettivi, dei suoi diritti, del suo valore personale.

Cordialmente