Patologici sensi di colpa e senso della realtà ridotto

da giugno sono fidanzata con un pittore di 35 anni.sono molto preoccupata per la sua situazione psicologica e vorrei chiedere come sarebbe meglio comportarsi.
quattro anni fa stava con una ragazza che dopo essere stata lasciata da lui (in quanto gli controllava ossessivamente il cellulare,minacciava le ex di lui sia di persona che per telefono) ha cominciato a perseguitarlo chiamandolo a ripetizione alternando suppliche di tornare insieme a richieste di aiuto,di parlare,dicendo che lei stava male e cercando di farlo sentire in colpa se lui non rispondeva.Lei fa cose come improvvisate a casa sua a orari assurdi insultandolo,chiamate alle 3 di notte e simili.il problema è che lui non riesce a non rispondere al telefono,a non aprirle se lei suona al citofono,benchè il suo comportamento sia da autentica stalker lui continua a dire di sentirsi responsabile per lei,che ha paura che se non risponde alle chiamate lei possa fare un atto inconsulto.questa situazione va avanti da quasi un anno.lui ha anche tendenze depressive,certi giorni è totalmente imbambolato e ha solo voglia di dormire.un giorno mi ha raccontato di non aver dormito tutta la notte perchè credeva di avere un aneurisma (che ovviamente non aveva).quando stava con questa stalker è andato per 5 mesi dallo psicologo e grazie a questa cura è riuscita a lasciarla,ma purtroppo a quel punto ha creduto di aver risolto il problema e ha lasciato le sedute dallo psicologo.ora,a me come ai suoi più cari amici è evidente che ad avere problemi mentali non è solo la sua ex ma anche lui.all'ultimo episodio durante il quale lei ha suonato alla porta e lui invece di non rispondere è uscito a parlarle io me ne sono andata dicendo che sono disposta a riprendere i contatti con lui solo quando riuscirà a ignorare questa persona.
qual'è il comportamento adatto con una persona così?
non c'è modo per cercare di indurlo alla cura psicologica secondo lei?so che non si possono obbligare le persone a farlo ma il fatto che l'abbia già fatto mi fa ben sperare.è probabile che lo farà solo se si troverà in 1 situazione limite come quella in cui si è trovato con la sua ex?
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile ragazza, il primo ed imprescindibile passo per affrontare un problema è riconoscere di averlo.

Se il suo ragazzo non si riconosce un problema, è abbastanza improbabile che si rivolga ad uno psicologo per cercare aiuto.

Può provare ad affrontare il discorso in un momento "freddo", non mentre state litigando, ma solo ad una condizione: che lei riesca a non comportarsi in modo aggressivo. In altre parole, dovrebbe prospettargli l'ipotesi che possa giovare di un nuovo percorso, a patto che non lo accusi, non lo aggredisca verbalmente, non recrimini nulla.

Questo non le garantisce un risultato, ma esclude che lei stia chiedendo al suo fidanzato di rivolgersi ad uno psicologo perchè è lei stessa che sta male, non lui.

Cordiali saluti
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dopo
Utente
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grazie mille,ne terrò conto.un discorso il cui concetto fosse "ti vedo stare male e dato che da solo non riesci a uscirne fuori forse potresti rivolgerti a uno specialista" le sembra adatto?inoltre volevo chiederle che tipo di comportamento dovrei tenere io,per il suo bene.finora quando accadevano gli episodi di cui le ho parlato ne parlavo con lui con calma e razionalità chiedendogli di non risponderle più (e lui mi dava ragione).visto che questo metodo non funziona gli ho dato l'ultimatum di cui le ho detto sopra.quale comportamento è più efficace per una persona del genere?è meglio accondiscenderla?o dargli dei cosiddetti "scossoni" che gli impongano una svolta decisiva?che atteggiamento generale dovrei cercare di tenere insomma?
grazie mille