Disturbi dell'umore

lo psichiatra al quale mi sono rivolta mi ha indirizzato verso una terapia di tipo cognitivo-comportamentale, anche se non mi ha detto quale potrebbe essere il mio disturbo, o meglio, dopo la prima visita mi aveva diagnosticato uno stato di depressione clinica, e mi aveva prescritto l'antidepressivo ANAFRANIL, 30mg al giorno.Dopo tre mesi,sono andata ad una seconda visita e, non avendo riscontrato alcun miglioramento dalla cura farmaceutica, ha smentito il fatto che si trattasse di depressione.Spiego in breve la mia situazione:se dovessi spiegarlo in una sola battuta,direi che sono ormai completamente prigioniera dei miei pensieri!passo il tempo a pensare,riflettere di continuo, evito le situazioni che potrebbero distogliermi dai miei pensieri, per questo ho problemi relazionali,per due motivi,penso: il primo è che sono una persona un pò particolare, coltivo molti pensieri diciamo "bizzarri", strani, anche buffi a volte, e quindi, non trovando persone "all'altezza" dei miei pensieri e idee,mi allontano automaticamente da esse;il secondo motivo è che, essendo costretta a trovarmi, in mezzo agli altri,nella situazione di dover parlare di cose che non mi interessano o di cose"scontate", preferisco chiudermi nei miei pensieri, condurre delle vere e proprie conversazioni nella mia testa.Le persone pensano che io non parli o che parli poco perchè sono timida, in realtà ( anche se è vero che sono timida) non parlo perchè in quel momento "sto parlando con me stessa",portando la conversazione dove più mi interessa.Forse è anche per questo motivo che ho abbandonato gli studi universitari ed il lavoro,diciamo che vivo in uno stato di isolamento(voluto),se non fosse per due amiche (che avrei già perso da tempo se non fosse per il fatto che sono sempre loro a cercarmi) ed il mio ragazzo,che probabilmente non amo(provo scarsa affettività in generale, soprattutto nei confronti dei miei familiari)ma al quale mi sono "aggrappata", perchè soffro di una specie di "paura dell'abbandono" che mi ha portato tante volte a comportamenti aggressivi.Diciamo che la situazione mi sembra sia degenerata col tempo, anche se già da piccola si affacciavano in me questi disturbi.Passo da un pensiero ad un altro, sono sempre indecisa, ho abbandonato tutto perchè non riesco più a concentrarmi e a prender decisioni,ho pensieri fissi, a volte sono poco presente a me stessa, ho la sensazione di perdermi dentro di me. Da qualche tempo sono sorti pensieri suicidiari, attenuati un pò con la cura, desiderio e pensieri di autolesionismo, desiderio di estraniarmi completamente dal mondo.un'altra informazione è che,dacirca 7anni, soffro di attacchi di panico, che però ora ho imparato un pò a controllare (anche se si manifestano ancora in forma lieve).Ho sbalzi di umore molto accentuati, diciamo che appena inizio qualcosa (in maniera molto impulsiva)mi butto con entusiasmo su di essa, perdendo dopo un pò interesse e tornando di nuovo in uno stato "depressivo".Così è stato con l'università.Ho vari disturbi del sonno e dipendenza-ossessione per il cibo.ah,ho 24anni..
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile utente cosa vorrebbe sapere?

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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dopo
Attivo dal 2009 al 2011
Ex utente
Vorrei che qualcuno definisse una volta per tutte la mia condizione, non dico con certezza ma almeno con una qualche supposizione, prima di affrontare la terapia vera e propria; non lo desidero tanto per me perchè, anche se so che questo disagio sta compromettendo la mia vita,non ho nè la forza nè forse la voglia di cambiare, ma almeno per i miei genitori, che vorrebbero definire in qualche modo questo stato, dato che, come mia madre ha detto, si sentono miei "ostaggi"...insomma,di che natura potrebbe essere il mio disagio? cosa potrei avere?
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile utente,
definire la sua condizione da qui, come le ha già espresso la collega, non è possibile dato che è necessaria una valutazione attenta che può essere fatta solo in presenza.

Le possiamo però indicare la via da percorrere per affrontare in modo idoneo i suoi disagi e per sbloccare la sua vita, limitata dalla sua condizione di sofferenza.

Lei sembra preoccupata di dare una risposta ai suoi genitori in termini di diagnosi, ma è in funzione di se stessa che sarebbe opportuno si attivasse nel cercare una risposta che punti nella direzione del suo benessere personale, conseguibile attraverso un aiuto specialistico.

A tale fine iniziare col chiedere un consulto ad uno psicologo/psicoterapeuta in presenza è il primo passo che lei potrebbe compiere.

Molti auguri