Come gestisco invidia e gelosia?

Gentili dottori,
scrivo per chiedere un consiglio: benché io non sia mai stata una persona gelosa e possessiva nei rapporto affettivi, ultimamente mi rendo conto di provare sentimenti negativi. Sono gelosa del mio psicologo, vorrei che non seguisse nessun altro eccetto me o che mi ritenesse speciale rispetto agli altri. Vorrei che ci fosse un rapporto esclusivo e che lui avesse per me un occhio di riguardo. Ho pensato che potesse essere la conseguenza della mia infatuazione per lui, ma se così fosse sarei in competizione con l'eventuale compagna, invece io mi sento in competizione con gli altri clienti.
Inoltre mi accorgo di vivere ogni situazione come se fosse una gara in cui primeggiare e questo mi porta ad essere invidiosa di chi raggiunge le mete che mi prefiggo, magari facendo anche meno fatica di me. Non mi piace essere così. Come si fa a cambiare?
Grazie per l'attenzione.
Cordiali saluti
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Dr.ssa Roberta Cacioppo Psicologo, Psicoterapeuta 338 11 2
Gentile utente,
penso che il chiedersi "come cambiare" non sia un punto di partenza utile per lei.

Credo invece che le cose che ci sta scrivendo qui siano questioni molto importanti da affrontare proprio insieme al suo psicologo, appunto per il rapporto che vi lega.

E' naturale che in una relazione terapeutica si inseriscano molte questioni che hanno a che fare con l'emotività e i sentimenti: è proprio questo il materiale d'elezione su cui poter lavorare insieme al suo terapeuta, nell'ottica non tanto di modificare, ma in prima battuta innanzitutto di comprendere!

Cordialità,

Roberta Cacioppo - Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa clinica -
www.psicoterapia-milano.it
www.sessuologia-milano.it

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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile Amica,

la gelosia nei confronti degli altri pazienti è tutt'altro che rara e non si deve meravigliare di non essere invece gelosa della compagna del suo psicologo: probabilmente lei si sta sentendo una bambina in competizione con fratelli e sorelle per l'attenzione del papà (il tutto ovviamente in senso metaforico), perchè può aver instaurato un transfert di questo tipo nei confronti del suo psicologo.
Se lo sente "più" di lei in qualcosa(più grande, capace, saggio ecc.) è possibile che lo veda come una figura di riferimento di tipo paterno, e cioè come qualcuno che la sta aiutando a crescere psicologicamente.
Forse da piccola ha vissuto qualche situazione del genere, o forse la sua infanzia non l'ha mai portata a dover competere per primeggiare, ma ora questo sta succedendo e per "cambiare" sta già seguendo un percorso con lo psicologo e non le servono altri consigli da parte nostra.

Concludo osservando che lo spirito di competizione di per sè non è qualcosa di sbagliato, ma serve ad avere la motivazione necessaria per migliorarsi ed è una cosa sana fino a quando non genera ossessioni o forti malesseri nel momento in cui non si riesce a "vincere".
Senza un po' di sana ambizione e di sano spirito di competizione si concluderebbe ben poco nella vita.

Saluti,

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le ragazza,
la sua richiesta riguarda il coinvolgimento emotivo nei confronti del suo terapeuta di cui lei ci ha già parlato in una richiesta precedente, tale coinvolgimento ha inevitabilmente delle ripercussioni sul processo terapeutico, pertanto è necessario affrontarlo all'interno di tale contesto, altrimenti il rischio è quello di "inquinare" la qualità dell'alleanza terapeutica oltre che non facilitare l'autoconsapevolezza dei suoi bisogni affettivi.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#4]
dopo
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Ringrazio tutti per le risposte.

Rivolgendomi a questo sito non era mia intenzione escludere il mio psicologo dalla questione. Prima ancora di scrivere a voi avevo scritto una mail a lui per introdurre l'argomento, proprio per essere certa che qualunque riflessione fosse scaturita a riguardo non mi avrebbe impedito di parlarne con lui. So che il sentimento che provo per lui rende tutto più difficile e quindi ho già fatto un accenno alla questione così sono certa di non potermi più tirare indietro. Ne parleremo di sicuro di persona.
Ho scritto qui perché volevo solo cominciare a farmi un'idea sui possibili motivi che mi spingono ad essere così. Con lui davanti faccio un po' fatica a separare la parte emotiva da quella razionale e a volte temo che il desiderio di piacergli mi condizioni. Con voi questo "inquinamento" non c'è e avere avuto le vostre risposte mi aiuta ad avere una visione più oggettiva.
Grazie ancora.
Cordiali saluti
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
"Con lui davanti faccio un po' fatica a separare la parte emotiva da quella razionale e a volte temo che il desiderio di piacergli mi condizioni."

Gent.le ragazza,
è proprio questa difficoltà che andrebbe affrontata all'interno del contesto terapeutico, sarà cura dello psicoterapeuta facilitare l'elaborazione del suo vissuto attraverso "un'esperienza emozionale correttiva", cioè funzionale a promuovere il processo di crescita personale.
[#6]
dopo
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
So che lei ha perfettamente ragione e non posso cercare risposte fuori dal contesto terapeutico. Solo che il percorso è un po' più faticoso del previsto e talvolta mi sembra interminabile.
Sono davvero tanti gli argomenti che vorrei affrontare con il mio psicologo: non faccio in tempo a fare chiarezza su un punto che ne vedo altri nell'oscurità. Sono andata da un terapeuta per un problema specifico che si è già risolto e invece di essere soddisfatta mi ritrovo a cercare risposte a 360 gradi su domande che prima non mi facevo e non so perché. Più scavo più mi sembra che ci siano cose sepolte. A volte avrei voglia di risolvere tutta la mia vita in una sola seduta, altre penso che non ne basteranno cento. E' come se nell'intento di conoscermi e migliorare spostassi il confine dei miei limiti sempre un po' più avanti. In questo contesto, tanto stimolante quanto stancante, non so neanche io che priorità dare alle miei varie perplessità.
Parlerò con il mio terapeuta della mia gelosia nei suoi confronti e dell'invidia verso gli altri, e probabilmente lo farò già al prossimo incontro, ma a scapito della mia paura di non stare bene in termini di salute o delle riflessioni che ho fatto sul mio rapporto di coppia (forse non avevo ancora accennato al fatto che io convivo), e non so neanche io cosa ho più urgenza di risolvere.

In ongi caso vi ringrazio di cuore per essere stati come sempre gentili e disponibili.

I miei più cordiali saluti a tutti
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Quando gli avrà parlato se vuole ci faccia sapere.
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dopo
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Lo farò con piacere, ma ci vorrà un po' di tempo.
Gli incontri sono ogni 2 settimane e il prossimo è fissato per il 27 maggio.
Inoltre il 28 maggio ho una visita specialistica che mi preoccupa e non sono sicura che dedicherò l'ora alla mia gelosia per lo psicologo, a meno che lui per primo, dopo aver letto la mia mail, non ritenga più importante far luce su questo piuttosto che affrontare l'impatto che sta avendo sulla mia vita la probabile diagnosi di malattia autoimmune.
Per me ora è un po' come se stessi facendo ordine nella mia vita, come quando si rifanno gli armadi per il cambio di stagione: la prima fase è svuotare l'armadio e nel disordine totale decidere cosa tenere e cosa buttare. Solo dopo si decide dove riporre ciò che si tiene e come e quando usarlo. Sono ovviamente nella fase di disordine totale...

Grazie ancora per avermi "ascoltata"
[#9]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
La questione è tutt'altro che secondaria, potrebbe chiedergli un appuntamento in più per poterne parlare senza sottrarre tempo ad altri argomenti.
[#10]
dopo
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Potrei farlo e non sarebbe la prima volta. Vado da lui da inizio dicembre e sono più le volte che anticipo gli incontri che quelle che rispetto i tempi. Inoltre non passano mai due settimane intere senza che io lo cerchi o che comunichi con lui via mail (lui mi risponde solo di persona, penso per non alimentare un sistema di comunicazione che ha ovvi limiti).
Però mi sono previssata l'obbiettivo di aspettare il mio turno per parlare con lui e chiedergli nuovamente un incontro extra mi sembra un passo indietro. Mi ha concesso di scrivergli se mi serve e di chiamarlo per anticipare la seduta se ne sento il bisogno, sono io che voglio provare a rispettare i tempi. So già che basterebbe che io manifestassi il desiderio di parlargli per averne l'occasione, ma non saprei... è davvero così necessario?
Non considero la questione di secondaria importanza, anche se affrontandola qui forse ho cercato una scorciatoia o forse volevo solo arrivare da lui con le idee un minimo più chiare. Volevo iniziare a interrogarmi sulla questione per capire se è indipendente dal mio sentimento o se ne è una conseguenza.
In ogni caso parlarne domani, tra 10 giorni o tra un mese non è la stessa cosa? Non penso che tutto il mio sentimento per lui subirà grandi modifiche in un mese...
E poi non dovrebbe nel caso essere lui a proporre un incontro in più? L'ho già informato di questo nuovo sentimento e non ha risposto alla mail per dire che conviene parlarne il prima possibile. Sono sicura che non lascerà correre, ma non credo che poche settimane in più possano fare una grande differenza.
So che scrivendo qui ho fatto trapelare un mio senso di urgenza, ma ce l'ho su una miriade di questioni, quindi o imparo ad aspettare (e ammetto che talvolta mi trovo a cercare un surrogato per sopportare l'attesa..) o gli chiedo di venire a vivere con me. La seconda ipotesi è ovviamente ironica.
Perché mi consiglia un incontro in più? C'è qualche buona ragione che mi è sfuggita?
[#11]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Riflettevo sul fatto che 2 sedute al mese possono essere troppo poche, se lei ha molte cose delle quali parlare.
Questo in generale, al di là dell'argomento specifico per il quale ci ha consultati.
Solitamente le sedute hanno cadenza almeno settimanale e si diradano quando un trattamento si avvia a conclusione, ma non conoscendo il metodo di lavoro e l'orientamento teorico del suo psicologo non posso aggiungere altro.

Lei ci scrive:

"In ogni caso parlarne domani, tra 10 giorni o tra un mese non è la stessa cosa? Non penso che tutto il mio sentimento per lui subirà grandi modifiche in un mese...",

ma il punto non è che i suoi sentimenti possano cambiare, quanto che la qualità della RELAZIONE influenza tutto il lavoro psicologico.
Per questo mi sembra che proseguire facendo finta di niente e continuando a trascinarsi tutta questa confusione possa influire negativamente sul lavoro che state facendo.
Ha fatto bene a scrivergli, visto che ne avevate concordato la possibilità, e forse lui sta pensando di affrontare con lei l'argomento la prossima volta, senza anticipare la seduta.

Il punto però forse è quello che lei ci ha scritto a marzo:
"Recentemente ho avuto nei confronti del mio terapeuta attenzioni inopportune e ho agito con indiscussa invadenza. Come conseguenza è stata messa in discussione l'utilità di proseguire la terapia con lui. In seguito ad un ulteriore confronto durante il quale ho spiegato bene che non mi aspetto amore ma solo aiuto, il dottore ha accettato di proseguire nel percorso."

Il mio consiglio è di chiarirvi ulteriormente, perchè è evidente che finora non l'avete fatto a sufficienza e che la questione si sta trascinando per un tempo eccessivo.
[#12]
dopo
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Capisco la sua riflessione e forse io non ci avevo pensato perché mi sto concentrando su un dettaglio alla volta mentre voi professionisti guardate il quadro per intero.
Per chiarire la scelta dei tempi è sicuramente utile specificare che il mio terapeuta si occupa di terapia sistemica breve.
Per la questione del mio amore per lui, non sto sottovalutando il problema, ma è davvero così importante chiarire la questione? E poi ad essere onesti cosa c'è da chiarire ulteriormente? Io sono invaghita di lui, lui non lo è di me. Mi sembra piuttosto chiara la situazione. Una volta che ho capito che lui non mi ama e mai mi amerà e che ho capito che voglio andare da lui nonostante il sentimento che provo e non in virtù di questo, è davvero così importante capire perché lui mi piace?
Non è più importante capire come agire su di me e come crescere, accettando che talvolta ci si ritrova sentimentalmente coinvolti da qualcuno fuori portata?
Non è più importante capire che ruolo ha il mio fidanzato in tutto questo?
Posso anche continuare a focalizzare l'attenzione sul mio sentimento per lui, ma non mi sembra costruttivo. Tanto non mi passa solo perché vorrei che mi passasse.
Certo, questo sentimento torna sempre in gioco e anche questa nuova gelosia in parte ne può essere una conseguenza, ma se io lo uso per riflettere su cosa di me non mi piace o per capire cosa mi manca nella vita, non è già un successo?
C'è stato un periodo in cui non vedevo l'ora di parlargli del mio amore per lui, ma che senso ha parlarne tanto? Succede.. conosci un uomo, te ne fai un'idea tutta tua e ti ritrovi con lo stomaco chiuso se ti guarda. Mi passerà, no?

In ogni caso nel dubbio che questa gelosia fosse cruciale, o che lo fosse il mio ancora esistente sentimento per lui, gli ho telefonato per sapere se riteneva opportuno vederci prima. Mi ha detto che è una questione di cui parlare ma la sua urgenza dipende da come la vivo io. Ho avuto l'impressione che prima di dire la sua voglia capire quanto questo sentimento sia importante per me e quanto davvero mi condizioni.

Certamente il percorso che devo fare è ancora lungo.
E forse integrarlo così non serve..

Grazie per gli spunti.
Questa volta ne parlerò davvero con lui (la questione del ragalo poi non l'avevo affrontata...)
[#13]
dopo
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Come non detto... Devo parlarne con il mio psicologo e affrontare la
questione. Ci penso da ieri e il sentimento che provo va chiarito
perché è un ostacolo a tutti i miei ragionamenti. È sì una luce che
può illuminare il percorso, ma è una luce improvvisa e intensa e più
che rendere visibile la strada, rende cieca me. Sto alternando due
comportamenti controproducenti: chiudo gli occhi e fingo che la luce
non ci sia o li apro e vado verso di essa come una falena. Devo
parlarne con lui perché così io non vado da nessuna parte. Al buio non
posso muovermi e se raggiungo la luce mi brucio.
Ho anticipato l'incontro e gli ho spedito un link a questa pagina.
Grazie dell'aiuto