Depressione?

Sono una ragazza di 26 anni il mio problema o i miei problemi sono svariati: innanzitutto un fastidio digestivo per il quale mi sento gonfia anche se bevo un bicchiere di acqua, ho fatto tutti gli esami gastroenterologi che hanno dato esito negativo; poi ho un senso di stanchezza e di vuoto mentale,cosa che mi impedisce di andare avnti con i miei studi universitari, alcuni attacchi di panico con sudorazione fredda e palpitazioni come se stessi per morire da un momento all'altro.Il mio vero problema credo che sia la mia situazione familiare e anche affettiva, non c'è mai stato un bel rapporto con i miei e difatti ero andata via da casa, poi per alcuni problemi sono dovuta rientrare e cmq a casa ci sono sempre storie e discussioni, mio padre mi accusa di essere una fallita, che non combinerà mai niente nella sua vita, quando lo sento inveire così contro di me vengo assalita da giramenti di testa da crampi allo stomaco, e vorrei parlare ma sono solo lacrime ad uscire, da premettere che non ho mai ricevutp una carezza da mio padre,ne tantomeno di essere una fallita io ho lavorato per pagarmi gli studi e non mi sento di certo una fallita solo perchè mi rifiuto di stare ai suoi ordini, nonostante io abbia 26 anni. Quando sono andata via da casa ho iniziato una relazione con un ragazzo, e quelli sono stati i pochi momenti in cui sono stata veramente felice, in cui ho avuto un pò di affetto e credo forse la troppa paura di perderlo mi ha fatto diventare possessiva e ossessiva, cose che hanno guastato irrimediabilmente il rapporto, finendo con il perderlo. Ora mi trovo come in un limbo. guardo i giorni passare senza che riesca a fare nulla vivo totalmente immersa nei ricordi di un amore che non ho più,non esco, non frequento più gli amici perchè mi sento davvero spossata. Ecco in breve la mia vita, io desidero più di qualsiaisi altra cosa laurearmi mi piace ciò che studio e ho anche lavorato in questo campo, però adesso la mia mente non riesce a concenrarsi sui libri credo che se prendessi delle medicine sarebbe peggio no?
Ringrazio anticipatamente tutti i medici che avranno la pazienza di leggere questo mio sfogo.
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Dr. Davide Ventre Cardiologo 842 15 12
Salve,
se dovesse servire una terapia medica, dovrebbe accettarla come una cosa positiva. Ciò che la gente comune non si sforza di capire è che quando ci ammaliamo di malattie mentali, non siamo "pazzi", ma necessitiamo di cure. Un pò come quando una persona si ammala di cuore, magari un'aritmia, e deve prendere un beta-bloccante per tutta la vita per evitare che le aritmie ritornino.
Nel suo caso, qualunque sia la diagnosi, non è in alcun modo prevista con certezza una terapia a vita. C'è un inizio, ci sarà un aumento (forse) del dosaggio fino a stabilirne uno che le normalizzi i vari stati patologici, e dopo un certo periodo di tempo, quando sarà guarita, si scaleranno i farmaci e tutto tornerà come prima.
Non credo lei sia una vera depressa. Non lo credo perchè non avrebbe, altrimenti, la voglia di andare avanti che invece ha, e sulla quale deve fare forza, più forza che può, per la serie "datemi un punto d'appoggio e vi solleverò il mondo".
Fatte le mie considerazioni, non mi sento di dare un consiglio terapeutico, se non quello prioritario di parlare di questi problemi con uno Psichiatra se non l'ha ancora fatto, e di farsi dare una terapia adeguata; sulla scelta dei farmaci attendo che intervenga un collega psichiatra.
Saluti.

Dott. Davide Ventre
Specialista in Cardiologia
Tel. 037483016 - 03094930891
e-mail: dott.davideventre@gmail.com

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Dr. Massimo Lai Psichiatra 829 30 24
Gentile ragazza,

purtroppo si trova in una situazione complicata che sicuramente non è facile.
Da quello che scrive potrebbe anche essere un po' depressa o almeno scoraggiata per la situazione, comunque come detto dal collega, le consiglio un consulto da uno specialista psichiatra che valuterà se e come intervenire.
Non si demoralizzi, prendere dei farmaci potrebbe aiutarla più di quel che pensa.

Cordiali saluti
Massimo Lai

Massimo Lai, MD

[#3]
dopo
Utente
Utente
Gentili Dottori,
Vi ringrazio del tempo dedicatomi, le mie remore sull'iniziare una cura farmacologica è data dal fatto che un paio di anni fa mia madre è caduta in una depressione post-partum e con l'assunzione dei medicinali ho notato in lei un profondo cambiamento, nel senso che sembrava non le importasse di nulla, come se fosse su un altro pianeta, è per questo che sono rientrata a casa per occuparmi della mia sorellina.Inoltre anche dopo che la terapia era stata sospesa dal suo medico ho scoperto che continuava ad assumere di nascosto alcuni farmaci,insomma non le è stato facile abbandonare la cura anche se il medico le aveva detto che non ne aveva più bisogno.
Oltretutto in questa sua difficile condizione, doveva anche sorbirsi le critiche di mio padre che la accusava che la malattia era solo una scusa, un alibi per non fare nulla.
Ecco io ho paura come lei di non riuscire più a fare a meno dei farmaci per stare bene, paradossalmente preferirei rimanere nella condizione in cui sono,perchè "perdere il controllo" delle mie azioni è sempre stata una mia paura.
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Dr. Davide Ventre Cardiologo 842 15 12
Ma non si tratterebbe in alcun modo di prendere il controllo...in sua madre, così come descrive la situazione, denoto più che altro il problema della "dipendenza", ma le posso assicurare che se lei si fa seguire periodicamente da chi le somministra la terapia, e segue da vicino l'evoluzione terapeutica, non corre alcun rischio.
Non posso tacere sul fatto che la sospensione delle terapie a base di psicofarmaci comporta dei periodi più o meno lunghi, o anche meno, in base ai dosaggi che sasumerà, ma la invito a mettere su una bilancia ciò che le sta più a cuore in questo momento: da una parte la sua salute SENZA farmaci (è come se le mancasse una parte di sè per stare bene) e dall'altra i problemi di una sospensione lunga della terapia (però è chiaro che sospende quando è guarita). Cosa sceglie? ;)
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Dr. Massimo Lai Psichiatra 829 30 24
Sono d'accordo con il collega, se si fa seguire e ha fiducia nel suo medico sospendere le medicine non sarà impossibile.
Probabilmente sua madre ha dovuto mentire perché da un lato sentiva "di dovercela fare" "che non dipendeva altro che dalla sua volonta" ma dentro di se sapeva di non farcela, per questo il motivo di prendere di nascosto dei farmaci.
I sintomi che descrive non sono per forza dovuti ai farmaci, ma alla malattia stessa "non le importava più di niente", ma anche fossero stati solo i farmaci forse era solo l'effetto sedativo che in quel preciso momento era più utile per calmare la sofferenza di sua madre.
Ci rifletta, può sempre provare e smettere quando vuole.
Saluti
Massimo Lai
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 197 21
Sono d'accordo coi colleghi: una terapia farmacologica ci vuole come "salvagente" per tenersi a galla in una situazione familiare veramente difficile. Deve aver pazienza, perché gli effetti cominciano a vedersi dopo le prime settimane. Sarebbe anche utile una psicoterapia, anche per contrastare la svalutazione continua di cui è vittima lei, ma anche sua mamma, da parte di suo padre.
A volte anche un colloquio al mese con una persona che l'ascolta senza giudicarla e dalla quale si sente sostenuta può aiutare.
Per quanto riguarda gli antidepressivi, quando non serviranno più li ridurrà poco per volta, ma le assicuro che problemi non ce ne saranno. L'importante è continuare con regolarità per periodi lunghi (molti mesi): l'aiuteranno a trovare dentro di lei (i farmaci non si inventano niente di nuovo) quella forza che ha già dimostrato in passato e che le servirà per andare avanti e aiutare la sua sorellina.
Auguri
Franca Scapellato

Franca Scapellato

[#7]
dopo
Utente
Utente
Gentili Dottori,
Vi ringrazio infinitamente per i preziosi consigli e le risposte ai miei dubbi, devo dire che in questi giorni ho avuto modo di riflettere e di capire che già il primo passo verso la voglia di un cambiamento l ho fatto parlando dei miei problemi che ho sempre nascosto (sò che se ne avessi parlato con mia madre le avrei dato un profondo dispiacere).
Quindi credo sia arrivato il momento di ritrovare la parte di me che come dice giustamente il Dottor Ventre sento che mi manca.
Un ultima cosa avreste qualche medico a Palermo da consigliarmi? Vorrei evitare di andare dal Dottore che ha in cura mia madre
Ancora Grazie e Buone Feste


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Dr. Davide Ventre Cardiologo 842 15 12
Nel rispetto di tutti i miei colleghi, la invito ad andare da qualsiasi psichiatra, escludendo, come è sua libera scelta fare, la possibilità di andare dal curante di sua madre.
Ci faccia sapere, non molli mai, e abbia coraggio soprattutto nelle prime fasi della terapia (se ci è già passata sa che il "bello" non arriva al volo).
Auguroni.
[#9]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
gentile utente,
da qui (via mail) è un po' difficile stabilire se lei ha bisogno o meno di antidepressivi e quali saranno i problemi al momento di togliere i farmaci, ecc...

Non mi fascerei la testa prima del tempo!

Inoltre se lei ha sempre lavorato per mantenersi agli studi forse una psicoterapia a lungo termine potrebbe rappresentare un problema economico non irrilevante per voi, anche perchè immagino che non lo direbbe ad un padre che continuamente le dà della fallita, per cui dovrebbe andare avanti da sola

Ho visto (nell'altro suo post) che qualcuno le ha già consigliato una forma di terapia cognitiva. Se non l'avessi letto, ora le avrei consigliato di rivolgersi ad un CPS della sua zona (oppure ad un Consultorio Familiare), dove potrà trovare sia lo specialista in Psichiatria (che potrà inquadrare il caso clinico dal punto di vista farmacoterapico) sia lo Psicologo/a, col quale affrontare un periodo breve di supporto psicoterapeutico, importante secondo me nel suo caso, proprio per tutta quella serie di fattori ambientali (ad es la famiglia) che sembrano mantenere vivo il problema, e che non si modificheranno sicuramente dietro assunzione di un farmaco

Il CPS o il Consultorio le permetterebbero di inziare il suo percorso di cura in modo anonimo e con costi bassissimi, legati alle tariffe del SSN

La situazione ideale, secondo me, per lei sarebbe una psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale (proprio per i motivi spiegati sopra) anche se forse è difficile (ma non impossibile) trovare un terapeuta simile presso i CPS. Ciò non toglie che in queste strutture ci sono comunque psicoterapeuti validissimi

Però mi sembra di capire che il 2008 si apre per lei in una nuova prospettiva, e questo è già un passo molto importante

Sono certo che il resto verrà da sè

Con i migliori auguri

Daniel Bulla

dbulla@libero.it

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

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