Timidezza

Gentilissimi,
attraverso la mia esperienza di insegnante mi sto sempre più rendendo conto che la timidezza non è un "difetto" caratteriale o un limite, ma un vero e proprio modo di essere. Forse ho scoperto "l'acqua calda", ma questa mia convinzione si riflette anche nel mio lavoro. Sovente, infatti, alunni si lamentano della loro timidezza e i genitori si preoccupano di questa caratteristica caratteriale dei loro figli. Io sono portato a rassicurarli, spiegando loro che la timidezza non va vissuta come qualcosa di sbagliato, ma va accettata in quanto fa parte della natura di alcune persone e metto l'accento sugli aspetti positivi. Sinceramente stigmatizzo convinzioni del tipo: per essere migliore devi superare la tua timidezza ed essere "più estroverso". Trovo infatti che sia fonte di disagio rinnegare la propria natura e modificare l'immodificabile. Con questo non voglio dire che le persone non debbano essere aperte al cambiamento, ma nemmeno alimentare quella che per me è l'illusione del "volere è potere".
Sbaglio?
Grazie :)
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

non dobbiamo essere tutti uguali, nè tutti seguire lo stesso modello.

La timidezza non è una malattia. Bisogna però fare attenzione, soprattutto quando si lavora con i bambini, che sono prontissimi ad apprendere e a cambiare. Se la timidezza impedisce ad una bimbo di entrare in relazione con gli altri, di giocare, di potersi esprimere in maniera assertiva allora direi che il terreno è sufficientemente fertile per creare qualche problemino.

Ci sono studi ben condotti (Soresi, 1997) che indicano tra i comportamenti sociali più adattivi e utili per la persona le abilità sociali. La timidezza non rientra propriamente nelle abilità sociali, soprattutto se impedisce, come dicevo sopra, di raggiungere i propri obiettivi.

Nei training sulle abilità sociali non si diventa tutti uguali, ma volere è potere in un certo senso.
Quante volte abbiamo visto che alcune delle nostre condotte non erano adeguate al quel contesto o a quelle persone?

Infine, cambiando prospettiva, siamo certi per tutti che sia davvero timidezza e che non sia una modalità passiva e competitiva di entrare in relazione con gli altri?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie Dottoressa per la Sua celere risposta.

La timidezza impedisce ad un bambino di entrare in relazione con gli altri o semmai la timidezza fa entrare diversamente in relazione con gli altri portando a privilegiare rapporti più esclusivi ma anche più profondi?

Ciò che inibisce un bambino può essere attribuito alla timidezza o al massimo la timidezza può rendere più vulnerabile un bambino esposto ad un malsano ambiente famigliare?

Lei ha perfettamente ragione quando distingue timidezza intesa come tipologia caratteriale e condotte nevrotiche. Avevo tenuto conto di questo. Però mi capita spesso di avere a che fare con persone estroverse che hanno delle condotte francamente poco consone a certi contesti sociali.
Il problema è quindi la timidezza? Secondo me no, forse il problema è che viviamo in una società che privilegia l'estroversione e certi comportamenti estroversi che poi divengono le abilità sociali di riferimento.

Volere è potere, secondo me, soltanto rispetto ad un certo ventaglio di possibilità e della "base" caratteriale.
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Dr.ssa Claudia Signa Psicologo 75 3
Gentile docente,
penso sia davvero difficile il compito educativo sopratutto quando viene chiesto di scegliere ciò che è meglio per il futuro dei bambini e delle responsabilità che le chiedono i genitori dei suoi ragazzi.
In realtà non esiste un vademecum della persona perfetta, pertanto ognuno vive la propria vita e le proprie relazioni nel migliore dei modi possibili.
Bisogna tuttavia chiedersi se il proprio modo d'essere rappresenta per se stessi un problema o se ci fa vivere sereni con noi stessi e con gli altri.
Forse la domanda è quella di chiedersi cosa ci fa sentire bene con noi stessi e da lì avere il coraggio di seguire i propri desideri e pensieri

Cordialmente

Dr.ssa Claudia Signa;
Psicologa, perfezionata in valutazione psicologica.

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dopo
Utente
Utente
Grazie Dott.ssa Signa per la Sua risposta.

Sì il compito educativo è molto difficile e per questa ragione preferisco mettere in circolo quelli che sono i miei interrogativi e cercare il confronto con esperti.
Forse è meglio portare un esempio concreto perché ho l'abitudine di perdermi nei massimi sistemi. Ho letto ultimamente in classe il tema di un alunno molto timido. Quando si rivolge a me parla con la "vocina", è molto tranquillo, non ha tantissimi amici, ma è ben inserito. In questo tema scriveva di essere molto timido e di voler superare questa timidezza. Quando gli ho restituito il tema gli ho detto che la sua timidezza non andava vista come un problema, un ostacolo da rimuovere, ma come una sua caratteristica peculiare come i suoi capelli e i suoi occhi e per questa ragione non doveva forzare se stesso perché sarebbe stato controproducente.

Avrò fatto bene? Io penso di sì.
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Dr.ssa Claudia Signa Psicologo 75 3
Gentile docente,
dalle sue parole traspare la dedizione con cui si approccia nella relazione con i suoi alunni.
La timidezza fa parte di ognuno di noi, talvolta si tratta semplicemente di rassicurare la persona sulle proprie insicurezze.
Se questo è il motivo che la spinge a chiedere conferme e a non essere sicura delle sue decisioni, allora mi sento di dirle di credere in sè, nel suo ruolo e sopratutto nel suo modo d'essere lasciando che i bambini trovino la loro strada.
Crescere significa puntare su se stessi, sulle proprie potenzialità e mi chiedo se lei crede in se stessa.

In ogni caso il confronto anche con uno specialista è un modo per mettersi alla prova e dare spazio a qualcosa che in fondo esiste già, forse nascosto in ognuno di noi.
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Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Gentile Utente,
per la seconda volta la sua sensibilità e la sua attenzione alle persone cui insegna hanno fatto sì che Lei venisse scambiato per una donna.
Anche noi psicologi cadiamo vittima degli stereotipi che spesso cerchiamo di "smontare" o almeno contrastare....
Non se ne abbia a male, ma lo prenda come un complimento!

Saluti.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
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Dr.ssa Claudia Signa Psicologo 75 3
Gentile docente,
mi dispiace averla scambiata per una donna, concordo con la collega nel pensare che alcune volte anche noi psicologi cadiamo vittima degli stereotipi.
In questo caso la sensibilità è una qualità aggiunta alla sua professionalità.
Per il resto confermo il mio pensiero.


Cordialmente
[#8]
dopo
Utente
Utente
Salve,
scusate per il ritardo con cui rispondo.

Essere scambiato per una donna non mi offende affatto, soprattutto se il fraintendimento nasce dal cogliere la sensibilità di una persona.

Ha ragione dott.ssa Signa, la sicurezza in me stesso non è una mia prerogativa, ma le dirò che devo molto alla mia insicurezza. E' grazie a quest'ultima che sono migliorato molto professionalmente in questi ultimi anni.

Grazie e cordiali saluti.