Processo in corso, come comportarsi?

Gentili signori medici,
ho 26 anni e mi ritrovo purtroppo a dover fare i conti con una situazione molto scomoda: mi ritrovo ad essere stata denunciata (ben 5 anni fa!) per un reato che non ho assolutamente commesso.
L'udienza preliminare ci sarà il giorno 22, poi il processo andrà avanti...sebbene io sappia di essere innocente e il mio avvocato (ne ho consultati 4 prima di scegliere a chi affidarmi) continui a ripetermi che è un reato di poco conto, che al 90% sarò giudicata innocente e che avendo la fedina penale immacolata nella più drammatica delle ipotesi, qualora venissi condannata, dovrò pagare una sanzioncina o sarò condannata a un breve periodo di reclusione (che non dovrei comunque scontare proprio in virtù del fatto che ho la fedina penale pulita, per cui si avrebbe ad esempio "condannata a 3 mesi di reclusione, pena sospesa"), io non sono in pace.
Nel corso delle prime settimane da quando mi è arrivato l'avviso di fissazione dell'udienza preliminare (ho sempre pensato che il presunto reato sarebbe andato in prescrizione) non vivevo più: ho pensato "ora devo privarmi di tutto: niente più estetista, parrucchiera, cinema, vestiti, niente di niente. Devo solo pensare a risparmiare il più possibile perché in ogni caso dovrò pagare l'avvocato, probabilmente anche una sanzione, devo pensare solo a questo", ma così facendo stavo letteralmente perdendo la testa.
Premesso che non sono mai stata una scialacquatrice, sto cercando di continuare a vivere come se niente fosse, cerco di fare la mia vita di sempre, continuo a pensare al mio futuro, certo mi innervosisce molto dover buttar via dei soldi così (proprio perché lavoro da sempre), ma non voglio smettere di vivere pensando 24 ore su 24 che potrei essere giudicata colpevole e magari pagare decine di migliaia di euro di danni (che peraltro non ho!) a una persona senza scrupoli che mi ha denunciata per una cosa che non ho assolutamente fatto.
In tutto questo, come se non bastasse, non ho nemmeno il sostegno della mia famiglia, mia madre mi dice "sono problemi tuoi, te la sei voluta tu" (ma come si fa a far sì che una persona si inventi di sana pianta cose non vere sul proprio conto???Mah!), mio padre mi ha detto solo "se davvero sei innocente, non devi temere nulla". Le uniche persone che mi credono davvero sono il mio ragazzo (è stato lui ad accompagnarmi dagli avvocati, i miei da quel giorno non mi rivolgono più la parola, come se fossi una mafiosa!) e la mia unica amica (che conoscendomi da 10 anni sa che persona sono!).
Io non posso fare a meno di chiedermi che cosa sia più giusto fare per salvaguardare la mia salute mentale e fisica, visto che purtroppo ho una patologia autoimmune che si acutizza sotto stress.
La mia psicologa mi ha detto che non deve importarmi che i miei mi credano o meno, ma io ci tengo ad avere il vostro parere. E' giusto continuare a vivere come se niente fosse, un po' come per godermi gli ultimi giorni di vita che mi restano prima della fine?Grazie infinite
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Cara Utente,

la situazione che sta affrontando è sicuramente molto pesante da sopportare e lo sarebbe indipendentemente dal fatto che è innocente.
Se poi soffre di una patologia autoimmune, che si riacutizza con lo stress, immagino quanto sia grande la fatica che sta facendo per andare avanti con la sua vita in attesa del processo.

La sua psicologa cosa le ha consigliato di fare?
Di "vivere come niente fosse" o di iniziare a "preoccuparsi" in vista di un possibile verdetto svavorevole?

Per quanto riguarda il giudizio dei suoi genitori, se lei sa di non aver fatto nulla di male non è sicuramente semplice fare finta di nulla a fronte della loro indifferenza e disposizione negativa nei suoi confronti.
E' comprensibile che preferirebbe sentirsi creduta e sostenuta da loro, ma immagino che se le cose stanno andando come ci dice non sia per lei una novità questo atteggiamento da parte loro nei suoi confronti.

E' così?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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dopo
Utente
Utente
Grazie di cuore dottoressa per la Sua riposta.
I miei genitori non mi hanno MAI sostenuta in nulla, anzi, al massimo mi hanno ostacolata e giudicata, per cui non mi aspettavo niente di particolarmente significativo da parte loro: sono sempre stati i classici genitori che se litigavo con una compagna di classe la colpa era mia a priori, se un bambino mi picchiava avevo fatto qualcosa io per provocarlo...questo quando ero bambina. Ora che ho 20 anni in più vale la stessa cosa, solo su scala maggiore.
Vedere che neppure mia madre crede nella mia innocenza è terribile per me e mi distrugge l'anima, ma so che anche se avessi decine di testimoni (magari!), mia madre penserebbe comunque che me la sono voluta io.
E questo mi fa pensare: se nemmeno mia madre mi crede, mi crederà un giudice?
Quando il mio ex-ragazzo mi ha lasciata, tutto quel che ha saputo dirmi per consolarmi è stato: "te la sei voluta tu", "dovevi essere più dolce con lui", "ha fatto bene a lasciarti, con il caratteraccio che hai lo avrei fatto anch'io", "non dovevi andare a letto con lui".
La mia psicologa mi dice di avere fiducia nel mio avvocato e che effettivamente ci sono tanti elementi a mio favore (a lei ho raccontato tutto nei minimi dettagli) e di cercare di restare serena...ma è terribile essere innocenti, accusati di cose non vere e non creduti neppure dalla propria madre. Cerco di non pensare, di pensare che la verità verrà fuori, che quel che pensa mia madre non influenza il giudice...so che questa storia andrà avanti molto a lungo e sto cercando di continuare a vivere normalmente...ma è terribilmente difficile. Grazie.
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Cara ragazza,

immagino che, visto lo scarso appoggio dei suoi genitori fin da quando lei era bambina, non sia per lei una sorpresa questa loro presa di posizione.
So che sono cose a cui, spesso, non si fa l'abitudine ma, di fatto, questo non fa che confermare il tipo di rapporto che lei già conosce e a cui è da sempre abituata.
Forse è per questo che la sua psicologa, che la conosce certamente meglio di noi, dice che non deve importarle se i suoi le credono o meno.

Posso chiederle se ha cominciato ad andare dalla psicologa per questa denuncia o se già ci andava per altri motivi?

Un caro saluto

Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com

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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
"se nemmeno mia madre mi crede, mi crederà un giudice?"

Fortunatamente il giudice non è sua madre, ma un estraneo che non vive alcun conflitto che la riguardi.
Di conseguenza il suo lavoro non sarà ovviamente influenzato dalla sua storia personale, tanto più visto che lei non ha precedenti penali.

"La mia psicologa mi dice di avere fiducia nel mio avvocato e che effettivamente ci sono tanti elementi a mio favore "

Può fidarsi sicuramente di quello che le dice, visto che conosce sia lei sia i dettagli della situazione.
Purtroppo il processo potrebbe anche durare parecchio e quindi è importante che lei sia assistita psicologicamente mentre lo affronta.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
>>> se nemmeno mia madre mi crede, mi crederà un giudice?
>>>

In che senso ci fa questa domanda? Dopo che tempo fa ce ne fece un'altra che diceva: "Perché mento in questo modo?" e definendosi una bugiarda compulsiva?

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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dopo
Utente
Utente
Grazie a tutti voi medici per avermi risposto.

Rispondo innanzitutto al dottor Santonocito, di cui forse non ho ben compreso la domanda.
Come avrà letto dal mio vecchio consulto, io dico bugie, ma agli estranei, ovvero a persone che con ogni probabilità non rivedrò mai più. Ai miei genitori la bugia più grave che ho detto è "mamma esco con Valentina", mentre uscivo con il mio ragazzo del periodo in questione...ma quale adolescente non lo ha fatto???E' un comportamento distante anni luce dal negare di aver compiuto un reato...così come il dire ad una persona sconosciuta che sono felicemente sposata quando in realtà non lo sono...queste mie bugie non c'entrano NULLA con la mia colpevolezza o meno.
Mia madre probabilmente non crede più ad una sola parola di quelle che escono dalla mia bocca perché mi ha smascherata diverse volte, ma PER FORTUNA non sarà lei a giudicarmi in tribunale, altrimenti non avrei davvero scampo!!!

Rispondo ora al dottor Callina: è esattamente così, per quanto non mi aspettassi nulla di diverso dai miei genitori trovarmi di fronte alla crudele realtà di non essere creduta neppure da loro, in particolar modo da mia madre, non può che rattristarmi infinitamente e farmi sentire in alcuni momenti disperata, priva di ogni appoggio e sostegno morale (non parliamo di quello materiale...). Sono ormai 3 anni pieni che sono in psicoterapia, prima lo sono stata con la terapeuta del consultorio, poi dato che lei ha smesso di svolgere la sua attività di volontariao sono andata a pagamento per alcuni mesi, ma ho smesso di andarci perché per me era veramente TROPPO caro e sono tornata al consultorio da una nuova terapeuta, da cui vado da febbraio. I problemi in questi anni sono stati di vario tipo: problematiche dovute a traumi subiti a livello sessuale, difficoltà nel portare a termine i miei studi universitari a causa anche di un eccessivo perfezionismo, un lutto, il dover fare i conti con una rara malattia autoimmune cronica e invalidante, il logorante e conflittuale rapporto con il mio ex-ragazzo, la mia difficoltà nel creare e mantenere rapporti di amicizia, il ritrovarmi profondamente sola e depressa dopo la fine della storia con il mio ex...non ho fatto in tempo a dirmi che era giunto il momento di concentrarmi su problematiche più leggere (il difficile rapporto con il mio corpo, lo scegliere o meno se proseguire gli studi, il volermi creare una vita sociale e coltivare le mie passioni, ma soprattutto il progettare concretamente una vita insieme al mio nuovo compagno) che mi ritrovo a dover affrontare un processo nel quale sono imputata per un reato che non ho commesso...si immagini un po' lei come sto.

Rispondo infine alla dottoressa Massaro: sì, questa situazione è davvero MOLTO difficile per me.Non augurerei di essere accusato ingiustamente neppure alla peggiore delle persone, perché fa perdere fiducia in tutto e in tutti: nelle persone che ci circondano, nella giustizia (se dovessi essere giudicata colpevole avrei proprio l'ennesima conferma che il mondo va alla rovescia), in quella che dovrebbe essere la mia famiglia. E oltre alla fiducia, un fatto del genere toglie anche tranquillità e speranza in tutto: sono sempre stata la classica brava ragazza prima tutta casa e scuola, poi casa e lavoro...ed eccomi ad essere trattata come una delinquente. Io, che non ho mai neppure fumato una sigaretta...io,che non ho mai fatto del male a nessuno né verbalmente né fisicamente....io, che non so nemmeno come siano fatti locali talvolta frequentati da gente poco raccomandabile come possono esserlo ad esempio le discoteche...c'è poco da dire: non c'è NIENTE di giusto in questa storia.

Nel frattempo continuo a vivere come se avessi una malattia incurabile, un tumore tanto per capirci, e non sapessi se sopravviverò o meno e se sì per quanto. So solo che avevo finalmente ritrovato UN MINIMO di pace grazie al bellissimo rapporto con il mio nuovo ragazzo, a volte ero addirittura felice, stavo facendo ordine nella mia vita e pianificando il mio futuro insieme a lui (abbiamo parlato sin da subito di convivenza e matrimonio) che è arrivato questo terremoto a spazzare via ogni certezza, ogni possibilità di pensare al domani, ogni piccolo momento di felicità...oltre che a prosciugare i miei risparmi, messi da parte con TANTI anni di duro lavoro (ho lavorato a fasi alterne da quandio avevo 14 anni) e TANTI sacrifici e privazioni. Il tutto grazie a un "uomo" che non è neppure degno di tale nome e che non si rende conto che inventandosi quello che gli pareva e che gli faceva più comodo sul conto di una ragazza innocente le avrebbe rovinato, forse per sempre, la vita.
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Cara ragazza,

sembra emergere, soprattutto dal suo ultimo post, una grande rabbia non elaborata nei confronti del mondo esterno.
Forse su questo sentimento ci sarebbe da fare qualche riflessione più approfondita che, però, non possiamo certo fare qui, on line.
Di certo il riferimento più adatto a questo scopo è la psicologa che la sta seguendo.

Lei da per scontate molte cose quando ci scrive ma non dimentichi che noi non conosciamo nulla della sua storia, non sappiamo cosa le abbia fatto l'uomo che non è neppure degno di tale nome.

Quello che possiamo vedere, anche dai suoi precedenti consulti, è che sembra esserci un rapporto conflittuale non solo con il mondo esterno ma anche con se stessa (<<l difficile rapporto con il mio corpo, lo scegliere o meno se proseguire gli studi, il volermi creare una vita sociale e coltivare le mie passioni.... >>)

Tuttavia credo che, nonostante l'attesa di questo ingiusto processo, possa continuare a <<progettare concretamente una vita insieme al suo suo nuovo compagno>>.

Forse il fatto di vedere le due cose incompatibili fa sempre parte di una sua rigidità mentale che non le consente di prendere la giusta distanza dagli eventi e che si trasforma in rabbia non elaborata facendole sentire il malessere che ora sente.

Credo che provare ad elaborare il suoi sentimenti con la psicologa che la sta seguendo sia, comunque, la strategia più idonea.

Un caro saluto
[#8]
dopo
Utente
Utente
Grazie di cuore dottor Callina per avermi risposto.
In questi giorni sto particolarmente male, l'udienza preliminare si avvicina e i pensieri che ciò comporta mi impediscono di vivere.

Cerco di far finta di niente, di non pensare, di non preoccuparmi o di pensare a cose frivole, ma il pensiero del processo e la paura di una sentenza ingiusta sono sempre qui a tormentarmi, di giorno con crisi di pianto e di notte con incubi e difficoltà serie a dormire...se penso che questo è solo l'inizio (siamo all'udienza preliminare!!!) mi sento morire.

Cerco di continuare a fare tutto normalmente: mi alzo, mi preparo, vado a lavoro, mangio...ma in realtà tutto quello che vorrei fare è gridare con tutte le forze che ho in corpo perché, perché, perché non posso avere una vita normale???

Perché proprio io devo avere una famiglia che invece che essere un'alleata è una nemica e una madre che mi odia?
Perché proprio io devo fare i conti con una malattia autoimmune cronica, invalidante e potenzialmente mortale?
Perché proprio io ho subito abusi sessuali da bambina?
Perché proprio io ho subito altri tentativi di violenza da adolescente?
Perché proprio io mentre le altre a 18 anni pensavano alla maturità, a prendere la patente e a che facoltà iscriversi ho passato MESI in un letto d'ospedale?
Perché proprio io ho passato la mia adolescenza e giovinezza incollata su una sedia a studiare e a lavorare mentre le altre si divertivano?
Perché proprio io per colpa della mia facoltà ho perso un anno di studio perché non volevano riconoscermi gli esami da me sostenuti in Erasmus e nel frattempo non potevo darne altri a causa delle propedeuticità tra i vari esami?
Perché proprio io ho rinunciato a TUTTO (divertimenti, bei vestiti, vacanze, e chi più ne ha più ne metta) per risparmiare per poi dare tutto a un avvocato e a un bastardo che mi ha denunciata?
Perché proprio io al 90% non potrò avere figli quando il mio compagno non fa altro che pensare al giorno in cui diventerà papà (io da quando l'ho saputo ho fatto di tutto per autoconvincermi che non mi importa di avere figli)?
Perché proprio io devo affrontare un processo ingiusto, insensato, che non dovrebbe neppure avere luogo in quanto i capi d'accusa contro di me sono inventati?

PER UNA VOLTA, dico PER UNA VOLTA sola nella vita vorrei avere i problemi che hanno le altre persone della mia età ed occuparmi delle cose di cui si occupano loro: lavorare (o trovare un lavoro qualora non lo abbiano), studiare (qualora non abbiano già terminato gli studi), convivere o sposarsi (delle persone della mia età che conosco io, ovvero ex-compagni/e di classe, conoscenti, parenti, la stragrande maggioranza convive o è sposata, c'è addirittura chi ha dei figli), usare i propri guadagni per pagare l'affitto o il mutuo e le spese di una casa, magari con fatica, ma conducendo comunque una vita normale.
La gente della mia età non deve andare a lavorare per pagare la parcella ad un avvocato (finora ho sborsato 3000 euro, ovvero 3 miei stipendi e Dio solo sa quanto ancora dovrò pagare e come andrà a finire questa storia, magari alla fine dovrò pagare 10 mila euro di avvocato e altri 10 mila di sanzione per il reato immaginario...20mila euro per me sono quasi 2 anni di lavoro!!!).

Vorrei solo una vita normale con problemi normali, tipo dovermi privare di tutto per pagare l'affitto (tanto sono abituata alle privazioni), dover chiedere un finanziamento per pagarmi il viaggio di nozze o privarmene o dover andare a fare la donna delle pulizie o a lavorare in un call-center anche se sono laureata (tanto non sarei né la prima né l'ultima ed è un destino che mi sta aspettando perché l'azienda per cui lavoro è in crisi)...forse chiedere problemi normali per me è troppo, ormai dopo 26 anni di diversità dovrei aver capito che nella mia vita non c'è niente di normale...ed è questo che mi fa soffrire.
Voglio una vita normale, con problemi normali e progetti normali.
Vedere le pubblicazioni di matrimonio delle altre in chiesa o sapere che vanno a convivere o hanno avuto un figlio per me è come ricevere una coltellata al cuore...quel tipo di vita per me non esiste, io devo occuparmi di avvocati, parcelle da pagare, processi e non posso pensare al mio futuro.
A dire la verità non posso pensare a nulla, perché la mia vita non è nelle mie mani, ma in quelle di altri: un avvocato che mi difende, uno che mi accusa, una testimone contro che testimonia il falso, un bastardo che mi accusa di un reato mai commesso. Si può vivere così?Secondo me no.
[#9]
Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Capisco ed accolgo il suo sfogo ma da qui, purtroppo, non c'è molto che possiamo fare per alleviare il suo dolore e per rispondere alle sue molte domande che, immagino, non cerchino una risposta.

L'unica persona che davvero può dare ascolto al suo malessere, accoglierlo nella giusta luce ed aiutarla ad elaborarlo è la psicologa che la sta seguendo di persona.
Quello che possiamo fare noi, da qui, è di comprendere emotivamente il suo dolore ed augurarle che tutta questa vicenda si risolva nel migliore dei modi.

Un caro saluto