Rapporto con l'università

Ho 22 anni, sono iscritto all'università da 4 anni. Il primo di questi l'ho trascorso distante da casa, dandomi alla baldoria per 365 giorni. Ovviamente non ho sostenuto nemmeno un esame..sono quindi tornato a casa iscrivendomi presso l'università di un paese vicino al mio e cambiando indirizzo (da ing telecomunicazioni a ing meccanica) per trovare nuovi stimoli. Premetto che è stata una scelta personale in quanto ritenevo che nell'ambiente domestico, meno caotico, avrei reso di più. Dopo aver sostenuto 4 esami il primo anno, il secondo anno ho intoppato su un esame che mi impediva di sostenerne altri e solo un mese fa me ne sono liberato. Venendo al dunque, il problema è che in tutto questo tempo ho vissuto (e vivo tutt'ora) il rapporto con l'università come qualcosa di sfuggente e inarrivabile. Come se non avessi una meta. Studio in maniera piuttosto irregolare a dire il vero, ma la cosa che mi tormenta è in particolare il raporto con le sessioni d'esame. È come se stessi aspettando l'esecuzione sul patibolo, ogni volta..non tanto per l'ansia, di cui soffro solamente e tremendamente la mattina stessa dell'esame (a volte mi capita addirittura di avere torpori e conati di vomito), quanto per il senso di oppressione derivante dalla data fissata. È come se vivessi in funzione di giungere fino a quel maledetto giorno, per poi ricominciare godendomi i pochi giorni di svago seguenti. Non riesco a vivere la cosa con serenità e a renderla parte della quotidianità. Scandisco i giorni da 3 anni ormai, mese per mese, in vista della prova di turno. Inutile dire che i miei scarsi risultati hanno inevitabilmente attirato su di me le "attenzioni" dei miei genitori, i quali cercano di indurmi a studiare e a migliorare in continuazione..ovviamente peggiorando le cose, perchè rendono ancora più odioso l'approccio allo studio. È una cosa che non hanno mai fatto in precedenza, anche perchè avevo risultati eccellenti alle superiori. Ora invece tutto questo domandare, tutte queste delusioni delle loro aspettative che mi vengono spesso rinfacciate non fanno altro che innervosirmi e affievolire la già non eccelsa volontà di studiare. Ricapitolando dunque, soffro d'ansia distruttiva che mi provoca tachicardia e sensazioni di svenimento solo nell'unico giorno al mese in cui ho l'esame (in tutti gli altri giorni non mi accade MAI), sono in uno stato "d'alienazione", sono spesso nervoso e il mix di tutto ciò, oltre alla mia mancanza di volontà ovviamente, mi impedisce di studiare. Devo dire, però che questo rappresenta il lato "triste" della mia vita, che è fatta di amici e quant'altro. Quindi oserei dire che è un aspetto a sé stante. Come ultima cosa, non ho mai sofferto d'ansia in tutta la mia vita fino a 3-4 anni fa, sono sempre stato (per quanto sia di natura un po' irascibile) un ragazzo calmo e "razionale". Ergo??
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazzo ,
Facendo un'analisi della domanda che ci pone sembrerebbe che lei si stia sforzando di fare uno studio che non le interessa o non le piace.
Oppure abbia metabolizzato male la liberta' che l'universita' sembra dare rispettto alle superiori.
Penso che lei debba farsi qualche domanda sulla sua reale motivazione e progettualita'. Solo quando si sara' chiarito le idee potra' affrontare una scelta fatta in modo ponderato e competente.
Se crede si faccia dare un aiuto dal centro di orientamento della facolta' che frequenta .
Ci faccia sapere !

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132