Philofobia del mio compagno

buongiorno, sto frequentando da oltre 4 mesi una persona di cui mi sono veramente innamorata. primo periodo idilliaco, molta presenza ed enfasi addirittura più da parte sua che da parte mia. poi è accaduto esattamente tutto quello che ho letto in internet, per caso, sulla philofobia!!! allontanamento, malesseri e ansia (proprio come letto in rete...) fuga (sabato non ci sono, cene in famiglia...), rinnegare tutto il bello scritto e detto poco tempo prima (non possiamo avere la stessa enfasi dell'inzio dice, manco fossero passati anni di relazione!!), insomma, tutto quello che si descrive nei profili di Philofobia. lui è single da anni, addirittura ultima storia "seria" mi ha raccontato essere del 1995, dopo ha avuto solo rapporti di sesso (e parecchio sesso), dove nessuna donna dormiva mai a casa sua. invece io sono stata la prima dal 1995, che dopo 15 gg ha dormito nel suo letto dopo una sola settimana di conoscenza.... ha iperlavoro a livelli assurdi, ha sempre annegato tutto nella professione che svolge con successo ma a ritmi senza sosta (sveglia 5, alle 10 di sera ancora con clienti, sabato compreso). infatti non a caso ha fatto due infarti a 39 anni (4 anni fa, ora ha 43 anni), iperteso (2 pastiglie al gg oltre ovviamente cardioaspirina...), oltre a cio' ha analisi del sangue inquietanti (forse anche per stress), con iperglicemia, transaminasi alte, colesterolo alle stelle. mangia e beve senza ritegno, non riesce a fare dieta e attività fisica sporadica, del resto non ha tempo... per il resto ha sempre avuto assoluto sentimentale.
io sono dall'altra parte e non so cosa fare... se essere sempre presente per far sì che si fidi, perchè tra le altre cose mi continua a dire che prima o poi lo deludero'... (niente di più remoto che io possa fargli torti o tradirlo...), o se allontanarmi per non ossessionarlo se ha cosi paura di amare..... non so come fare e vorrei un consiglio, perchè sono innamorata sul serio della persona che ho conosciuto nel periodo pre-paura e philofobia conclamata, e vorrei fare tutto quello che posso per non perderlo, per tentare di avere una storia, e per dargli la possibilità di liberarsi e provare ad amare ed essere amato............. posso metterci tutta la pazienza del mondo, non ho problemi a resistere, ma vorrei se possibile fare le cose più giuste per un soggetto del genere. io dal canto mio non sto bene, perchè ne soffro, ma ho avuto una vita molto difficile che, anzichè nuocermi, nonostante il male mi ha dato grande coraggio, forza, e positività. mi sento in grado e pronta di provare a fare qualcosa, prima di dover abbandonare la storia e farmene una ragione. vorrei prima fare tutto quello che posso... grazie per i consigli e suggerimenti che mi potrete dare. ilaria
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Cara Ilaria,

la scelta tra il rimanere e l'andare può essere solo sua.
Detto ciò, è chiaro che se lei decide di rimanere non ha altra scelta che rispettare i tempi e i modi del suo compagno.

<<e vorrei fare tutto quello che posso per non perderlo, per tentare di avere una storia, e per dargli la possibilità di liberarsi e provare ad amare ed essere amato............. posso metterci tutta la pazienza del mondo, non ho problemi a resistere, ma vorrei se possibile fare le cose più giuste per un soggetto del genere>>

da quanto scrive sembra emergere un suo bisogno di fare le cose giuste... ma solo per lui. Sembra quasi che lei sia disposta a sacrifarsi pur di aiutare il suo compagno a risolvere i suoi problemi.

Ma lei, in tutto questo, dove si posiziona?

Il suo vivere all'ombra dell'uomo cui ha deciso di sacrificare il suo benessere non le sembra un po' eccessivo? (<<io dal canto mio non sto bene, perchè ne soffro, ma ho avuto una vita molto difficile che, anzichè nuocermi, nonostante il male mi ha dato grande coraggio, forza, e positività. mi sento in grado e pronta di provare a fare qualcosa>>))

Il fatto che lei abbia molto sofferto in passato non significa necessariamente che debba continuare a farlo, soprattutto per una persona che, in fondo, conosce da poco tempo.

Dice, in sintesi, che sta soffrendo per questa situazione ma che non le importa di soffrire.

A parte questa sua dedizione verso il suo compagno, ha una vita sociale soddisfacente?
Posso chiederle se le sue sofferenze passate sono frutto di relazioni di coppia?
Le chiedo questo perchè, spesso, il nostro modo di relazionarci all'altro tende a ripetersi nel tempo e volevo capire se ci sono delle affinità tra questa relazione e le sue relazioni passate.

Un caro saluto

Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com

[#2]
dopo
Attivo dal 2012 al 2013
Ex utente
grazie mille per la sua veloce risposta.
il mio desiderio di "sacrificio" è tale in quanto ci tengo molto a questa persona, è inteso come voler restare e fare qualcosa, non gettare subito la spugna, anche se magari costa pazienza e sforzo. tuttavia non è nel senso di esserne martire a tutti i costi, questo no. ad un certo punto se non c'è via d'uscita e lui rimane sulle sue posizioni, allora me ne andrò e avrò il coraggio di lasciare ed andare per la mia strada. però prima vorrei almeno provare... il fare la "cosa giusta", è perchè non so se è meglio staccarsi e dimostrarsi distanti e poco interessati (se ha paura delle relazioni magari è meglio), oppure se è meglio manifestare il contrario, cioè il proprio amore, per rassicurare un soggetto che non si fida e ha paura di essere tradito/lasciato. in questo senso sono alla ricerca della cosa migliore da fare.... e non mi è facile, anzi... soprattutto perchè sono due cose opposte.
la mia vita è soddisfacente, svolgo un lavoro che mi piace molto, ho vita sociale per conto mio molto piacevole, non necessariamente condivisa con lui sono indipendente, un buon numero di amici veri e interessi. mi posso definire serena ed equilibrata, molto positiva e asolutamente non depressa. le mie sofferenze passate sono un mix di esperienze negative di lavoro, vita sentimentale, perdita di persone (lutti).
non ho nessuna voglia di soffrire, se non funzionerà taglierò i ponti, ci rimarro' male, e poi passerà. ma dato che ho vissuto una prima parte di relazione in cui ho conosciuto un uomo che mi piace tanto, vorrei non rinunciare senza aver fatto nulla. non è da me! almeno ci proverei....
in passato non ho esperienze di questo tipo, non mi è mai capitato nulla del genere. storie mediolunghe che sono terminate per volere miio, un caso perchè sono stata lasciata. non mi "costa" soffrire nel senso che la volontà di volerci provare è superiore al costo che potrebbe avere in termini di delusione. perchè avrei sempre il dubbio di cosa sarebbe successo se almeno non avessi provato...
grazie e cordiali saluti
[#3]
Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Cara Ilaria,

è difficile dirle quale possa essere la "strategia" più adatta. Ogni individuo è unico e irripetibile e le sue reazioni sono frutto del suo personale modo di essere.

Dire philofobia, ammesso che di questo si tratti, è una generalizzazione che non ci offre la possibilità di dirle quale sia il modo più consono per relazionarsi al suo compagno.

Dalla sua descrizione, e in generale nelle relazioni, sembrerebbe più opportuno un atteggiamento "non invasivo", non pressante.

Il consiglio che, però, mi sentirei di darle è di essere semplicemente se stessa; alla lunga è sempre la strategia vincente.
Se la relazione deve funzionare e durare è giusto che ognuno sia se stesso fin dall'inizio.

Un caro saluto.
[#4]
dopo
Attivo dal 2012 al 2013
Ex utente
grazie per la replica.
sono d'accordo, è tra l'altro sempre la cosa migliore essere se stessi, ed è un po' l'unico modo di essere di cui sono capace. tanto per aggiornarla sulla "telenovela", ieri sera ci siamo incontrati e lui mi ha esternato tutti i "sintomi" della philofobia, esprimendo consapevolezza di quello stato, al punto da aver voglia di risolverlo con l'aiuto di uno psicologo. a quel punto, gli ho chiesto, se non se la prendeva a male, ma volevo dargli delle indicazioni su cose da leggere, e gli ho parlato della philofobia. pensavo si irritasse, invece è rimasto sorpreso del fatto che io abbia capito qual'era il problema (se poi è philofobia o meno chissà, ma la situazione è esattamente cosi), ancor prima che me ne parlasse. se ancora ci capisco qualcosa credo che ci tenga a me, che abbia veramente dei sentimenti sinceri, ma come mi ha spiegato, si sente in gabbia, se deve fare delle cose per forza non ce la fa, non riesce a continuare una relazione e si rende conto che ha qualche problema. vorrebbe non perdermi, mi ha chiesto di continuare a sentirci, e di dargli del tempo. io mi sono tirata fuori, e lascerò che il tempo trovi le risposte. insistere, con una persona che ti chiede del tempo, sarebbe la cosa peggiore. questo mi dice la mia spontaneità, al di là di disegni a tavolino che si possano fare. sto decisamente male, perchè avevo vissuto un esordio perfetto, che si è improvvisamente tramutato in ciò. che dire..... un altro sasso nelle scarpe che prima o poi mi riuscirò a levare. in cuor mio, ho la speranza che succeda qualcosa, e magari non adesso, ma se posso farò il possibile. per adesso, aspetto. ci tengo troppo a questa persona, non avrei scritto e non sarei qui a farlo ancora.... e se dovrò accettare una totale chiusura, allora però dovrò aver fatto tutto il fattibile. la ringrazio per la sua attenzione... cordiali saluti
[#5]
Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Credo che il suo modo di affrontare la situazione sia quello corretto.
Le auguro che il suo compagno trovi la forza di farsi aiutare da un professionista e che la vostra relazione possa trovare nuovi sbocchi costruttivi.

Un caro saluto
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