Depressione post lauream

Gent.mi Dottori, sono una ragazza di 25 anni, laureata da un anno e mezzo circa in giurisprudenza. Occorre premettere che la scelta di questa facoltà non è stata dettata da alcuna convinzione, ma semplicemente dal fatto che quando avevo 18 anni non avevo la benché minima idea di cosa avrei voluto fare della mia vita. Le mie passioni sono sorte solo più tardi ed ora, se potessi tornare indietro sceglierei mille volte medicina veterinaria. Purtroppo non ho avuto nemmeno il coraggio di lasciare quegli studi a metà, nonostante più volte mi sia balenata in testa l'idea che forse non stavo facendo ciò che effettivamente un giorno mi avrebbe portata ad essere felice. Ecco, ora a distanza di un anno e mezzo dalla laurea, vivo una situazione che a volte mi fa stare di un male atroce. Sto facendo una pratica da avvocato, che però non mi sta dando alcuna soddisfazione personale...e spesso e volentieri ho dei veri e propri crolli psicologici per i quali mi ritrovo da sola al buio a piangere, maledicendomi per le mie scelte passate e cercando di capire cosa vorrei per me per il futuro. E vengo assalita da mille ulteriori paure...quella di restare bloccata in qualcosa che non mi piace x nulla, quella di scegliere un lavoro che non mi consenta di coltivare le mie passioni, o di garantirmi il tenore di vita attuale. In tutto ciò, la mia famiglia non mi aiuta per niente. Sono la prima di tre figli, e su di me i miei genitori pare abbiano investito l'universo sin da quando ero piccola...se prendevo un voto appena più basso del solito subito me lo si faceva notare, così come all'università...e per loro, il fatto di non aver scelto (almeno al momento), di fare la pratica per il concorso notarile o similari, è sinonimo di profonda delusione...cosa che mi ingenera un costante stato d'ansia, mi sento sempre nel mirino. La mia unica consolazione è che, almeno al momento, il fatto di fare questa inutile pratica mi consente di coltivare altre cose al contempo (faccio equitazione, teatro e disegno) per potermi dare un minimo di pace interiore, anche se solo per poche ore. In sostanza, mi sento chiusa in un circolo vizioso. Come poterne uscire? Chiedo scusa per la lunghezza del post, e ringrazio in anticipo per le risposte.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile ragazza,
il periodo post-lauream, è sempre difficoltoso, faticoso e con scarse soddisfazioni personali ed economiche, si dia tempo però.

Mi sembra un'ottima idea la coltivazione dei suoi hobby, spazi interiori, emozionali e ludici, questi solitamente rappresentano una boa di galleggiamento quando si è in difficoltà

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Cara ragazza,

<<su di me i miei genitori pare abbiano investito l'universo sin da quando ero piccola>>
forse questo è un aspetto su cui varrebbe la pena di fare qualche riflessione.

Da quanto scrive sembra che la scelta di iscriversi a giurisprudenza sia stata fatta quasi per caso... ma è proprio così?
Anche questo faceva parte delle aspettative dei suoi genitori?

<<per loro, il fatto di non aver scelto (almeno al momento), di fare la pratica per il concorso notarile o similari, è sinonimo di profonda delusione>>
Anche questo, forse, faceva parte del piano che i suoi genitori avevano in programma per lei?

Che cosa vorrebbe fare se potesse scegliere adesso?

Io credo che non sia troppo tardi per fare delle scelte differenti che rispondano meglio ai suoi desideri, che le consentano di coltivare le sue passioni.

A parte questo aspetto, come procede la sua vita sociale? Ha amici? Un fidanzato?

Un caro saluto

Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com

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dopo
Utente
Utente
Gentili Dottori,

Ringrazio da subito per le risposte tempestive. Con riferimento alle domande del Dott. Callina, si, ho sempre avuto latamente il pensiero che tutto facesse parte di un disegno premeditato...benché i miei genitori, entrambi magistrati (che peraltro, paradosso...detestano la loro professione come non mai), abbiano sempre negato di avermi costretta nelle mie scelte. C'è però da dire che a fatti non mi hanno mai manco incoraggiata a compierne delle altre. Come ho detto nel mio post iniziale, se ora potessi scegliere, sceglierei medicina veterinaria. A quei tempi, quando solo vagheggiai questa possibilità, mio padre tutto fece fuorché rendermi serena la prospettiva...le frasi di risposta furono del tipo: "E' un percorso lungo, gli esami sono difficili, non sai che prospettive potresti avere dal punto di vista lavorativo.." e via dicendo. Ovviamente il risultato fu quello di spaventarmi a morte. Per ciò che riguarda la mia vita sociale...qui entra in gioco un'altra questione. Sono barese di origini, ma vivo a Roma da quando ho iniziato l'università (anche il trasferimento qui, non è stata una libera scelta)...e da quando mi sono laureata purtroppo ho perso molti contatti (da aggiungere che ovviamente i miei hanno fatto in modo di trasferirsi anche loro qui da un paio d'anni). I miei amici più intimi sono tutti baresi, così come il mio fidanzato, che quindi riesco a vedere nelle festività o nei weekend in cui riesco a tornare a Bari. Qui i miei contatti sociali si riducono alle persone che vedo al circolo dove vado a cavallo o all'Accademia teatrale...ma le uscite serali ad esempio sono molto rare. Riassumendo, mi sembra di vivere un incubo.
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Cara ragazza,

<<Come ho detto nel mio post iniziale, se ora potessi scegliere, sceglierei medicina veterinaria.>>
questo lo avevo colto ma lei nel suo primo post diceva "se potessi tornare indietro..."

In effetti la mia domanda intendeva farla riflettere sulla possibilità di fare una scelta in questo momento.
Fermo il fatto che non si può tornare indietro, ma che non potrebbe escludere la possibilità di intraprendere un nuovo percorso di laurea, se avesse carta bianca, cosa farebbe *oggi*?
Si prenda qualche istante per riflettere e per rispondere....

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E dopo aver riflettuto e risposto alla domanda precedente, le chiedo, cosa lo impedisce?

Non vorrei sembrarle troppo incisivo nell'incoraggiamento ma ho la sensazione che tutte le sue titubanze, e quindi insoddisfazioni, derivino da una sorta di "rispetto reverenziale" nei confronti dei suoi genitori che teme di deludere. Ma ha mai espresso loro chiaramente il suo punto di vista? Il suo timore di non riuscire ad essere felice a causa delle scelte fatte?

Dice di essere la prima di tre figli; anche per i i suoi fratelli/sorelle è stato scelto un cammino formativo prestabilito?

Un caro saluto
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dopo
Utente
Utente
Gentile Dottore..

Sicuramente lei ha colto nel segno. Non nego di aver riflettuto più volte sull'idea di intraprendere nuovamente un percorso universitario. Non solo, agli inizi dell'anno avevo esposto pure la questione ai miei, sul presupposto del mio attuale stato psicologico. Mi hanno persino appoggiata agli inizi...solo che poi sono sorte altre paure e preoccupazioni. Il timore delle possibili conseguenze di prendere una seconda laurea a 30, se non 31 anni in un contesto come quello attuale che non offre molte prospettive lavorative, il fatto di dover gravare per altri cinque anni sulle loro spalle con tasse universitarie e libri, o la sensazione di vedere i miei coetanei andare avanti ed io essere ancora all'università. Per ciò che riguarda i miei fratelli...con loro i miei si sono sempre comportati diversamente, ma perché hanno un carattere totalmente diverso dal mio. Mia sorella, che ha quasi 22 anni, ha un carattere diabolico. Grazie alla capacità di tener sempre testa ai miei con tante idee assurde e stupidaggini che ha fatto in questi anni, ha sempre fatto scelte di vita che i miei mai si sono azzardati a contestare(si è iscritta ad ingegneria edile-architettura). Mio fratello ha solo 14 anni...ma è sulla via di sviluppare un carattere simile a quello di mia sorella. Diciamo che loro hanno riversato su di me tutte le loro aspettative perché sono sempre stata quella più buona, in un certo senso più malleabile. Ma sono arrivata ad un'età in cui mi sono resa conto di essermi stancata di questo "troppo amore", e vorrei iniziare a farmi una vita mia.
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Cara ragazza,
Come lei dice, forse i tempi sono maturi per iniziare una vita sua, svincolata dalla famiglia. Come prima figlia , per di più di professionisti, ha finora subito il peso delle grandi aspettative dei suoi e ha fatto di tutto per compiacerli. Ora, però, si sta rendendo conto che continuare così non è' gratificante per lei, anzi rischia di procurarle disagio psicologico. La invito, quindi, a mettersi in contatto con quello che realmente desidera e come pensa di realizzarlo. Provi a spostare il focus dai suoi a se stessa e guardi la vita attraverso i suoi occhiali, per usare una metafora. Questo, direbbe Jung, e' il processo di individuazione al quale ognuno di noi è' chiamato se vuole dare un senso personalmente elaborato del proprio esserci nel mondo. Credo che lei stia prendendo consapevolezza che continuare come ha sempre fatto non è' più funzionale e rischia di farla sentire insoddisfatta. Il problema si riduce a una domanda: accontentare, o pensare di accontentare, gli altri o se stessa? A lei la risposta.
Cordialmente
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchi
Psicologa ad ind. Clinico

Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale

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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Cara ragazza,

credo che continuare a "temere le possibili conseguenze", per usare parole sue, rischi di diventare una sorta di alibi, seppur inconsapevole, per evitare di prendere con coraggio in mano le redini della sua vita... che è solo sua, e di nessun altro.

Eppure il coraggio di prendere in mano le redini del cavallo sembra non mancarle; e allora forse basta solo provarci anche con la sua vita; prenda la vita come una cavalcata, affronti gli ostacoli con grinta e guardi dritto davanti a sé.

Descrive i suoi genitori come persone intelligenti che, sono certo, sapranno capirla ed appoggiarla, così come già successo (<<Mi hanno persino appoggiata agli inizi...solo che poi sono sorte altre paure e preoccupazioni.>>)

Sembra, invece, che le paure siano solo sue, le preoccupazioni che, forse, in modo non del tutto consapevole, riguardano ancora il suo desiderio di non disattendere le aspettative dei suoi genitori.

Se ne avesse voglia, credo che potrebbe trarre beneficio da un consulto de visu con uno psicologo della sua zona che potrà incoraggiare le sue qualità ed aiutarla a superare questo momento di empasse. Sono certo che in lei ha tutte le risorse per iniziare, come desidera, a "farsi una vita sua". A volte, si tratta solo di sapere come usarle!

Le auguro che possa presto trovare il suo giusto cammino.

Un caro saluto
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dopo
Utente
Utente
Cari Dottori,

ringrazio ancora una volta per le vostre risposte. Alla fine, sono cose che forse inconsciamente già sapevo, dovrei solo trovare il coraggio di tirarle fuori. Ad ogni modo, penso seguirò il consiglio del Dottor Callina...perchè forse anche un contatto diretto con lo psicologo potrebbe essere un passo avanti. Vi ringrazio ancora!
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Lieto di averle dato qualche spunto di riflessione.

Se crede, ci tenga aggiornati sugli sviluppi.
Un caro saluto