Senso di colpa

Buonasera,
vi racconto brevemente la mia storia.
In dicembre ho conosciuto una ragazza in chat, e abbiamo deciso di incontrarci. Soltanto dopo la terza uscita lei mi ha rivelato di essere impegnata e di convivere con una persona, con la quale ormai i rapporti si erano logorati, e che per motivi economici non aveva alcuna intenzione di lasciare; finché la situazione stava bene a entrambi, le avrebbe fatto piacere che continuassimo a frequentarci.
Io credo di essermi lasciato coinvolgere in una situazione che non era nelle mie corde, ma lei mi piaceva molto, stavamo bene insieme. Anch'io spesso mi sento solo, e a volte fa bene trovare qualcuno che ti dia affetto in qualsiasi forma e ti faccia sentire speciale.
Lei si è affezionata moltissimo a me, così come io a lei. Dopo due mesi e mezzo non ce l'ho più fatta, ci si poteva trovare soltanto nei ritagli di tempo, la situazione era frustrante ed io cominciavo a prendermi troppo da questa storia, che lei ribadiva non avere alcuna possibilità di sbocchi. In me trovava l'affetto e la dolcezza che non aveva più da nessuno, servivo in qualche modo a darle un equilibrio, ma a me cominciava a non bastare più, così ho deciso di chiudere. Lei era molto triste, ma aveva capito la mia posizione. Ci siamo salutati con la promessa di sforzarci di sentirci come amici. Ma era tanto difficile, non si riusciva a gestire in quel modo, finché rimaneva questa attrazione. Un giorno mi ha scritto che mi voleva parlare, perché aveva delle cose dentro che doveva assolutamente dirmi. Le avevo dato la mia disponibilità a vederci di nuovo, ma il giorno successivo aveva cambiato idea, e per quanto le avessi ripetuto che poteva parlarmi di queste cose quando voleva, non ha più voluto. Dopodiché mi facevo riguardo io a scriverle, avevo paura di farle ancora più male. Mi ha scritto il giorno del mio compleanno, l'ho ringraziata per gli auguri chiedendole come stava, ma non ha risposto a quella domanda. Un paio di settimane fa sono stato contattato dai carabinieri, perché lei era scomparsa nel pomeriggio, e la sua migliore amica, che sapeva di me, aveva detto loro che magari potevo saperne qualcosa. Il giorno dopo ho saputo che si era tolta la vita.
Io non riesco a darmi pace per questo, continuo a pormi domande su come sarebbero andate le cose se avessi saputo vivere più serenamente le emozioni che sapeva darmi, oppure se avessi compreso che quei momenti di malinconia che aveva erano diversi da quelli che abbiamo un po' tutti.
Ho avuto contatti soltanto con una delle sue amiche, mai conosciuta di persone, che voleva saper e se potevo aiutarla a capire il gesto della ragazza. Mi ha confermato ciò che le avevo detto, che lei aveva capito e compreso perché avevo deciso di chiudere il rapporto . Poi per vari non sono riuscito ad andare al funerale -non so neanche se fosse giusto andarci, nessuno doveva sapere di me ovviamente- e lei mi ha riscritto dicendomi che evidentemente non ci tenevo. questo mi fa sentire anche peggio.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Ragazzo,
la comprendo, purtroppo si è trovato a vivere una situazione dai risvolti tragici e dolorosi.

Lei ha scelto in sintonia con i suoi bisogni affettivi, cercava probabilmente un rapporto sul quale poter contare e condividere un progetto di coppia, ma questa ragazza le ha ribadito che la vostra storia non aveva possibilità di sbocchi.
Nonostante questo ha continuato a mostrarle la sua disponibilità, ma non le è stata data l'opportunità di metterla concretamente in atto.

E' probabile che questa ragazza coltivasse già da tempo un profondo malessere, di cui lei non può essere in alcun modo responsabile, per giungere ad un gesto così estremo.

Lasci perdere quello che pensano gli altri, lei si è dimostrato una persona sensibile anche nel non essere stato presente al funerale.

Il tempo la aiuterà ad elaborare l'accaduto.

Cari saluti

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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dopo
Utente
Utente
La ringrazio dottoressa,
le sue parole mi fanno sentire un po' meglio.
Spero davvero che il tempo possa aiutarmi, al momento è davvero difficile.
Grazie
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Gentile ragazzo,
La sua storia mi ha molto colpita e volevo anch'io aggiungere alcune righe per esprimerle il mio sostegno psicologico. Comprendo come lei possa essersi sentito, e' normale avere una reazione come la sua, dimostra molta sensibilità e partecipazione empatica. Vorrei dirle che il suo senso di impotenza e' reale, perché, vede, quando una persona decide di togliersi la vita, nessuno può impedire che questo accada. Anche l'amica di lei, il ragazzo, i familiari non sono stati in grado di aiutarla a desistere. Come dice la mia collega, il disagio veniva da molto, molto lontano e lei, purtroppo si è' trovato nel momento in cui la ragazza ha fatto il bilancio delle sue difficoltà e ha deciso di farsi fuori. Lei non poteva sapere ne' prevedere! Forse qualcun altro vicino a lei avrebbe potuto prevedere? Forse si, ma nessuno può essere aiutato se non vuole. E lei non voleva.
Gli altri? Ma cosa vuole che sappiano, gli altri, del suo mondo interiore? L'importante e' che lei sia in contatto con i suoi sentimenti di dolore e, senza giudicare se stesso, si dia, piano piano, la serenità che certamente merita.
Davvero un caro saluto.
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind. Clinico

Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale

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dopo
Utente
Utente
Ringrazio molto anche lei dottoressa,
avevo bisogno di trovare qualcuno che mi ascoltasse.
Devo aggiungere che lei con me parlava veramente poco di ciò che la faceva star male, appena qualche accenno al suo compagno, alla madre e al fratello con cui non aveva un buon rapporto,al padre che non c'era più...io non insistevo con le domande, vedendo che preferiva non parlarne. Mi si era legata subito tantissimo, diceva che ero importante quanto la sua migliore amica. Però se stava con me non parlava dei suo disagio - al massimo me ne parlava in qualche messaggio,ma non certo in modo che potesse far presagire a una simile scelta - quando ci vedevamo lasciava tutto da parte e voleva solo stare bene, bastava un mio complimento o una semplice carezza e lei sorrideva come non ho mai visto sorridere nessun altro. L'ultima volta che l'ho vista aveva ribadito che nonostante tenesse tantissimo a me non c'era modo che lei decidesse di uscire dalla sua situazione, non capirò mai perché a 27 anni non abbia visto altra via di uscita se non quella che ha scelto per liberarsi da quella situazione familiare che le stava stretta.
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
È' vero, capire perché abbia preferito togliersi di mezzo piuttosto che modificare il suo stile di vita o cambiare contesto relazionale, non sembra possibile. Se n'è' andata senza un biglietto, una nota, uno scritto qualunque che informasse chi restava sul suo profondo disagio o sulla sua indicibile sofferenza. Indicibile, appunto. Così profonda da non poter essere comunicata. Vede, nel nostro lavoro di psicologi, ci troviamo, purtroppo, di fronte a situazioni come quella che descrive. Il suicidio calcolato e'piu' difficilmente prevedibile rispetto a quelli, frutto di impulsività del momento. È' l'esito di un lungo, doloroso processo , spesso conflittuale, che porta alla decisione estrema. Quello che si evince, in questo caso, e' una disperazione lucida, composta, che non da' segnali, frutto di un senso di impotenza appresa, probabilmente, in età infantile. Chi sopravvive si macera nella ricerca di spiegazioni che non trova, ma questo e' il tentativo che la mente fa per non rimanere in un vuoto di certezze assolutamente spaventoso. Ed e' anche un modo per rendere omaggio alla persona che se n'è andata così, senza salutare. Quello che questa tristissima storia può lasciarle, come messaggio, e' che, qualsiasi problema noi possiamo avere, abbiamo SEMPRE la possibilità di uscirne, chiedendo aiuto, consiglio, supporto a chi è' competente a darlo..
Dott.ssa E.Scolamacchia
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dopo
Utente
Utente
E' avvenuto tutto esattamente nel modo che lei descrive, senza un biglietto di spiegazioni, senza che, da quel poco che ho potuto apprendere, chi la vedeva negli ultimi giorni potesse minimamente presagire ciò che sarebbe accaduto. Anche i particolari sulla modalità e sul luogo scelti, di cui risparmio i dettagli, fanno veramente pensare a qualcosa di premeditato da tempo e accuratamente studiato, con una lucidità che fa rabbrividire.
Vista la sua disponibilità, le chiedo un ultimo consiglio dottoressa. Io in questi giorni sento davvero il bisogno di parlare di ciò che ho vissuto, l'ho fatto con alcune persone a me vicine, che mi hanno sostenuto, ma mi piacerebbe appunto parlare con qualcuno di competente. Tempo fa ero stato in terapia da uno psicologo della mia città, ora come ora non avrei la disponibilità economica per intraprendere un altro ciclo, ma pensavo di potermi concedere un'ora per capire come affrontare meglio ciò sto vivendo...pensavo appunto di andare dallo stesso specialista, visto che comunque aveva avuto modo di conoscermi, pensa possa essere una buona idea?
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Si, penso proprio che sia un'ottima idea, soprattutto se lei aveva instaurato una buona relazione . Gli dica anche delle sue difficoltà economiche, magari troverà un sistema per venirle incontro. Altrimenti, ci sono sempre i servizi sanitari, consultorio per es., a cui ci si può rivolgere. Ma in prima battuta, se io fossi in lei, tornerei dallo specialista che la conosce, anche per non ricominciare tutto da capo. Mi tenga aggiornata!
Un caro saluto
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind. Clinico
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