sensazioni

Sono una donna di 34 anni con una storia di carcinoma in situ al seno currto attraverso un percorso piuttosto tortuoso di operazione e terapie che fortunatamente ora si è concluso, per quanto possa mai essere conclusa una strada del genere....perché ovviamente dovro' fare controlli e convivere con il timore che possa ripresentarsi.
non ho avuto figli ancora perché la malattia mi ha colpito immediatamente dopo il matrimonio.
non ho mai avuto fino ad ora desiderio di gravidanza ma più volte mi trovo ad affrontare domande e situazioni imbarazzanti soprattutto a contatto con persone che non conoscono la mia storia e che mi chiedono quando diventerò mamma.....facendomi sentire , non so perché, un po' in colpa....ma io non ho il coraggio di dire che x il momento non sento il desiderio, forse cio' è dovuto alla mia reale paura che il male si ripresenti causato dalla tempesta ormonale che una gravidanza provoca, anche se questo come mi ha detto l'oncologo, non è del tutto detto che possa avvenire..........
per esempio una mia parente che non riusciva ad avere figli ha adottato un bimbo ...dopo aver fatto un sacco di esami su esami , interventi di fecondazione ecc..., dopo aver sofferto moltissimo psicologicamente ecc....
ora che dovro' presenziare al battesimo in grande stile corredato da mega festa di benvenuto del bimbo mi sento un po' strana anche se non vorrei...come inferiore per non avere lo stesso coraggio , la stessa grinta...ma perché?? a volte mi sembra di essere gelosa, invidiosa del modo di essere altrui........
avrei bisogno di qualche parola da voi di "conforto"..... non riesco a fare chiarezza sulle mie sensazioni...
grazie
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
(..)che mi chiedono quando diventerò mamma.....(..)

gentile utente non cada nella trappola degli stereotipi altrui,
diventare mamma non né un atto dovuto né una legge né un obbligo, è solo la conseguenza di un atto desiderato e che, quando non lo si prova, non c'è alcun motivo di sentirsi in colpa.
Purtroppo si è immersi in stereotipi culturali che prevedono tappe quali fidanzamento matrimonio, figli. Vanno bene se sono voluti altrimenti diventano un obbligo sociale che crea più ansie che il resto.
Non sente questa necessità? Bene non si preoccupi sol perché qualcuno ha detto che deve sentirla.
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
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dopo
Utente
Utente
grazie delle sue parole, credo abbia proprio centrato il punto in questione, grazie!
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Gentilissima,
E' verissimo che le persone che ci circondano sono vittime spesso inconsapevoli di stereotipi che non hanno alcun senso ne' significato. Si tranquillizzi e faccia davvero solo quello che si sente di fare. Fare un figlio e' una scelta che deve rimanere il più possibile lontana da condizionamenti culturali, sociali ecc. Ecc. Purtroppo, moltissime persone hanno figli non perché lo scelgano con il cuore ma in base a condizionamenti e influenze e calcoli, per accontentare parenti, per non sentirsi in colpa, per sentirsi "adeguati" ecc. , insomma per mille ragioni che nulla dovrebbero avere a che fare con la scelta in questione. Nella mia esperienza, ho incontrato pochissime persone che abbiano fatto questa scelta indipendentemente da tutto il resto. In questi rari casi, i bambini realmente beneficiano, altrimenti fanno le spese, purtroppo, di decisioni di comodo.
I miei migliori auguri!
Un caro saluto

Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale

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dopo
Utente
Utente
grazie dottoressa , comprendo benissimo ciò che mi scrive e lo condivido in pieno, ma nonostante ne sia convinta non riesco a non provare certe sensazioni di imbarazzo e disagio quando mi trovo con parenti e amici che sono gia genitori.
Mi sembra che qualunque cosa dicano o facciano al figlio in quelle occasioni sia volta a far vedere a sottolineare a me il fato che non sono mamma e non stia progettando di diventarlo("non è possilbile?!?")
.........possibile che sia solo una mia convinzione questa?
vorrei che la cosa non mi toccasse e sto lavorando per questo, ma a volte è difficile....
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
La comprendo perfettamente e capisco anche che amici e familiari possano colpirla la' dove lei si sente maggiormente fragile. Come lei dice, sarebbe opportuno che lei lavorasse su questo aspetto, magari anche con l'aiuto di suo marito. Lui, cosa ne pensa di questa sua perplessità e difficoltà? Avere il sostegno del proprio compagno e' importante in modo da creare con lui una sorta di complicità che tenga fuori familiari e amici poco sensibili, forse, a quello che per lei costituisce un problema.
Ha un buon dialogo con suo marito?
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dopo
Utente
Utente
Si fortunatamente sì. Ne parliamo e lui condivide il mio disagio che in parte penso di avergli trasmesso.
Ci sforziamo di lavorare insieme per far in modo di riuscire a vedere nella giusta prospettiva determinate situazioni, anche perché questo ci porta ad avere sempre più diffidenza verso gli altri.
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Ottima cosa conservare un dialogo aperto con il proprio compagno. Se, tuttavia, lei si accorgesse di aver bisogno i chiarirsi alcuni punti, prenda in considerazione di effettuare qualche incontro con uno psicologo.
Un caro saluto