Difficoltà di relazione

Gentili dottori,
mi rivolgo a voi per porvi il seguente quesito: da un anno ho una relazione con un uomo di qualche anno più grande, separato, senza figli. Lui mi vuole molto bene, è presente, premuroso, mi fa capire che gli piaccio, ha una gran voglia di condivisione, insomma non mi fa mancare niente. Il problema sono io. Cerco di spiegarmi tentando di mettere un po’ di ordine nella confusione che ho in testa:
- ho 40 anni, e prima di lui non c’è mai stato nessuno: con questo intendo dire che a causa del mio carattere (sono chiusa, timida, ed alquanto esigente per quanto riguarda l’altro sesso) mi sono piaciute ben poche persone nella mia vita, non essendo tra l’atro solitamente corrisposta (la cosa era anche inversa, cioè: se io piacevo a qualcuno, difficile che questo qualcuno mi interessasse); soltanto con un ragazzo c’è stata una reciprocità che ha generato una bella storia, con un sentimento molto forte da parte di entrambi , che però si è chiusa nel giro di un annetto circa perché lui era impotente. Aggiungo inoltre che, sia per queste difficoltà relazionali generiche, sia per problemi famigliari grossi (mio padre è stato malato per 13 anni) sono stata in terapia a lungo, il che mi è servito moltissimo;
- L’uomo che frequento mi è piaciuto subito, e come tutte le altre volte, non mi aspettavo di essere ricambiata. Anzi, ero arrivata a un punto della mia vita nel quale non mi aspettavo più nulla: ero tranquilla all’idea di restare da sola, la cosa non mi faceva più paura come invece era accaduto in altri tempi;
- Quando lui mi ha invitato ad uscire la prima volta io ero emozionata, già negli appuntamenti successivi ero più tranquilla e quando ci siamo baciati la prima volta, forse perché me lo aspettavo in qualche modo, non ero agitata per niente;
- Quando lui mi ha lasciata, pochi mesi fa, perché non vedeva da parte mia segnali di vero interesse, io sono stata male e non riuscivo a immaginare la mia vita senza di lui. Allora siamo tornati insieme e dopo un periodo di maggior coinvolgimento da parte mia, adesso sembra che di nuovo sia tutto un po’ ricaduto nel solito tran tran, o meglio, sembra che io abbia ripreso a darlo un po’ per scontato;
- Durante le vacanze estive trascorse insieme sono venuti fuori lati del carattere che non mi sono piaciuti per niente, che in alcuni momenti mi hanno fatto pensare di lasciarlo; in altri momenti invece mi sono chiesta come avrei fatto senza di lui;
- Queste ultime oscillazioni di pensiero mi accadono molto di frequente, anche nell’arco della stessa giornata.
La mia domanda è la seguente: è possibile che essendo stata abituata a stare da sola per 40 anni, adesso sia:
1) Inaridita al punto tale da essere incapace di stare con un’altra persona (condividere tempi e spazi, rinunciando spesso ai miei, imparare a gestire una casa, etc..)
2) incapace di apprezzarla, “sentirne”il valore (perché razionalmente lo riconosco, che è una persona in gamba), accettare con gratitudine il suo amore e infine di amarlo come merita?
3) Oppure semplicemente non sono molto presa da questa persona, nonostante sia stato il mio primo uomo?
Grazie per una vostra risposta in merito,
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
<sia per queste difficoltà relazionali generiche, sia per problemi famigliari grossi (mio padre è stato malato per 13 anni) sono stata in terapia a lungo, il che mi è servito moltissimo>

Gentile Signora,
però sembrerebbe a quanto dice che non siano state del tutto risolte, date le difficoltà che ci riferisce attualmente.

Quali benefici ha potuto apprezzate nella terapia che ha svolto?
Cosa ha compreso rispetto alle sue difficoltà, alle sue scelte affettive, al suo modo di porsi nelle relazioni?
Cosa è cambiato in questo dopo la terapia?

Vive ancora in famiglia?
Che rapporti ha con i suoi genitori?
Cosa fa nella vita?
Ha una vita sociale, amicizie, svaghi?

<Durante le vacanze estive trascorse insieme sono venuti fuori lati del carattere che non mi sono piaciuti per niente> Quali?
Ne avete parlato?


Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20 3
Gentilissima,
Ritengo che vi sia una maggiore selettività nei confronti delle relazioni se, come nel suo caso, lei si è' abituata a vivere da sola, con i suoi spazi, i suoi tempi, i suoi interessi e più il tempo passa, più sembra che si abbia una maggiore difficoltà a condividerli.
Voglio chiederle se, durante la terapia, ha affrontato le sue perplessità in campo relazionale e sentimentale. Una ulteriore domanda e' , al di la' di quello che pensa su questo compagno, che cosa "sente" nei suoi confronti quando gli e' vicino, se vi è' attrazione fisica, per esempio. Ovviamente, nessuno e' perfetto e lei troverà' in chiunque aspetti che non le piaceranno. Sta a lei stabilire quanto e' disposta a tollerare ala luce di altri elementi positivi e per lei piacevoli. Forse, riprendere qualche seduta per chiarirsi non solo le idee ma i sentimenti potrebbe essere raccomandabile. Sarebbe come riprendere il contatto con il suo mondo interiore in questo momento.
Un caro saluto

Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale

[#3]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno, grazie per la sua risposta.
Riguardo alla terapia, sicuramente mi ha aiutato molto a riprendere in mano me stessa e guardarla con occhi totalmente diversi.
Riguardo alle relazioni, non avendone mai avute prima, non posso fare paragoni; posso solo dire che se non avessi mai fatto terapia non avrei nemmeno quella attuale.
Vivo con mia madre, anziana, in quanto con il mio stipendio, non mi posso permettere nè di pagare un affitto nè tantomeno di fare un mutuo (lavoro come impiegata in una multinazionale, a tempo indeterminato da qualche anno).
Ho delle amiche con famiglia che vedo saltuariamente; prima di iniziare questa relazione avevo un giro di amici (sia maschi che femmine) tutti coetanei, tutti accanitamente “single” che da quando sto con lui ho cessato di vedere, un po' perchè le cose sono cambiate, un po' per pigrizia.
Riguardo l'ultimo punto, cioè i lati del carattere di lui che non piacciono (frequenti arrabbiature per cose secondo me di piccolo conto, scarso senso dell'umorismo), beh, non ne abbiamo parlato, ma lui ha capito bene che mi impermalosisco tutte le volte che lui si arrabbia e quindi ha cercato di contenersi.
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20 3
Di certo la terapia l'ha aiutata molto ma, forse, vi è' ancora qualche aspetto, più squisitamente relazionale, direi, su cui tornare a lavorare. Ha preso in considerazione una eventuale terapia di coppia? Il suo compagno sembra, da quello che dice, disponibile a relazionarsi con lei, visto che cerca di "contenersi", quindi mostra interessamento e coinvolgimento e potrebbe essere non contrario a farsi aiutare a cercare modalità comunicative più funzionali alla coppia.
Cosa pensa di quello che le sto suggerendo?
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Utente
Utente
Gentile Dottoressa,
non me la sento di chiedere questo passo al mio compagno, anche se penso che comunque male non farebbe....il problema pricinpale resto io, con tutte le mie perplessità che evidentemente lui percepisce ("non mi vuoi bene", mi dice di quando in quando), i sentimenti che non sono sicura di avere, o quantomeno non sempre, un momento sì e quell'altro forse, poi no, le prospettive di vita insieme che a momenti mi sembra di volere e a volte no....in tutto questo comunque io sono quella che viene trascinata da lui, dal suo mondo, mai quella che prende l'iniziativa o che propone qualcosa, ma sempre la parte passiva per così dire. Ieri sera, per fare un esempio pratico, l'ho visto incupirsi - il motivo non me l'ha detto, ma dipendeva sicuramente da me- e immediatamente, percependo questa sua tristezza, me sono lasciata contagiare, tanto da pensare che se mi lasciasse, sarebbe giusto ed io non farei nulla per impedirlo...forse non starei nemmeno male come l'altra volta (aveva già provato a lasciarmi non sentemnomi a suo parere abbastanza coinvolta) ma io iniziai a piangere disperatamente ed allora siamo tornati insieme....certo però che una storia non può reggersi se non decolla per così dire...
grazie
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20 3
Se non se la sente di coinvolgere il suo compagno in una terapia di coppia, potrebbe lei riprendere la sua terapia personale, sempre che' senta l'esigenza di superare questa impasse e di relazionarsi in modo più propositivo.
In ogni caso, lei si chiarirebbe come mai si impedisce di attivarsi nella relazione e cosa può fare per avere un rapporto con se stessa e con l'altro più armonico.
[#7]
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Utente
Utente
Gentile Dottoressa,

saprebbe indicarmi un tipo di terapia, tra le varie possibili, per affrontare nel modo più adatto questa situazione? Ci tengo a specificare che non me la sento di affrontare percorsi a lungo termine, avendo già provato l'esperienza dell'analisi (indirizzo freudiano-lacaniano), anche perchè ho bisogno di chiarire questa situazione (sia per me che per lui) in tempi il più possibile rapidi.
Eventualmente, se lo conosce, mi potrebbe segnalare tramite messaggio privato qualche terapeuta nella zona di Firenze?

la ringrazio anticipatamente

Saluti
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20 3
Gentilissima,
Considerando che vuole risolvere il problema in modo focalizzato e in tempi non troppo lunghi e considerando anche il fatto che lei ha già fatto una terapia analitica, quindi ha già un adeguato livello di introspezione, potrebbe orientarsi verso una terapia breve strategica o una ad indirizzo cognitivo-comportamentale. Anche indicata, se orientata alle transazioni e alla comunicazione, la terapia analitico-transazionale. Per il terapeuta, può guardare su questo sito nella sua zona. Vorrei chiederle se nella precedente terapia, ha lavorato con un uomo o con una donna e se ha qualche preferenza per l'uno o per l'altro sesso.
[#9]
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Utente
Utente
Buongiorno dottoressa,
durante la terapia ho lavorato con una donna, mi sono trovata bene ed anche questa volta preferirei riprendere il lavoro con una donna. La terapia analitico transazionale su cosa si incentra principalmente?

Grazie mille
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Signora,
oltre alle indicazioni della Collega, anche l'approccio sistemico-relazionale, orientamente pragmatico e annoverato tra le terapie di tipo breve, si rivelerebbe indicato alle sue problematiche, proprio perché incentrato sulle problematiche relazionali e di comunicazione.

In questo articolo utili informazioni in merito a vari approcci

https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html.

Cordialità
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20 3
L'Analisi Transazionale ha radici teoriche nella psicoanalisi freudiana, dalla quale ha rilevato alcuni concetti sulla strutturazione tripartitica della psiche. Per semplificare molto: l'Es, l'Io e il SuperIo freudiani corrispondono, in parte, al Bambino, Adulto e Genitore dell'AT che sono chiamati Stati dell'Io. Non entro nel merito della teoria, per la quale esistono buoni testi, ma semplifico dicendo che L'Analista Transazionale lavora sia a livello di transazioni intrapsichiche sia di transazioni interpersonali. Importante e' l'attenzione alla comunicazione e al dialogo armonico sia tra gli Stati dell'Io interni che tra Stati dell'Io in relazione con altre persone. Generalmente, l'AT può adattare il numero di sedute al tipo di problematica. Infatti, tale terapia e' focalizzata sul qui ed ora e si incentra su un obiettivo, chiamato contratto, concordato tra il paziente/cliente e il terapeuta. Un aspetto molto interessante dell'AT e merito del suo fondatore, E.Berne, e' l'analisi dei giochi transazionali tra gli individui in relazione, giochi che rendono i rapporti altamente problematici e difficili.
Come dice anche la mia Collega, anche la terapia sistemico-relazionale e' focalizzata e prende come punto di riferimento il sistema coppia-famiglia all'interno del quale l'individuo si muove.
Spero che tutte queste informazioni non abbiano contribuito a una maggiore confusione.
Quello che, comunque, al di la' dell'approccio, e' importantissimo e' la relazione tra paziente e terapeuta, il grado di affidamento e fiducia, la motivazione di entrambi al cambiamento. Lei ha già provato cosa significa una relazione profonda. Io davvero credo che proprio grazie a questa, lei, ora, si sta interrogando su come migliorare la sua capacità relazionale. Se e' necessario riprendere qualche aspetto, e' perché' non tutto può essere materiale di lavoro in un singolo percorso terapeutico, ancorché lungo.
[#12]
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Utente
Utente
Gentili Dottoresse,

Vi ringrazio moltissimo per tutte le informazioni e gli spunti che mi avete suggerito.
Ricomincerò tra qualche giorno un percorso terapeutico per riprendere in mano in particolare la mia situazione sentimentale, ma non solo.
Vi ringrazio ancora

Un cordiale saluto
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Lieta, unitamente alla Collega, di averla ascoltata.
Ha preso una buona decisione.

Cari auguri
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20 3
Mi associo alla Collega nel farle i miei più affettuosi auguri!
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Utente
Gentili Dottori, dopo molto tempo torno a chiedervi qualche suggerimento. L'uomo cui facevo riferimento nella mia richiesta precedente mi ha infine lasciata, pochi giorni fa. Il motivo di fondo è che lui è molto coinvolto sentimentalmente mentre io gli voglio bene ma...in modo tiepido, e comunque non come lui vorrebbe, anche considerando che lui ha (o meglio, aveva) un progetto di vita con me. Nel frattempo, prima che questo accadesse, io avevo ripreso una psicoterapia ad indirizzo gestalt, per tentare di chiarirmi le idee, e dalla quale però (a parte le difficoltà di comunicazione) non sono ad ora emerse problematiche particolari...in pratica sembra semplicemente che io non mi fossi innamorata di questa persona. Io continuo però ad avere perplessità riguardo a questo, mi sembra una soluzione troppo facile per così dire: visto che ho passato la maggior parte della vita da sola (ho 39 anni), aspettando non dico il principe azzurro ma quasi, i dolori vissuti in famiglia, la chiusura del mio carattere etc....come può essere possibile che non mi sia fatta coinvolgere da quest'uomo bravo, presente, generoso e che sopratutto mi aveva colpito dall'inizio e mi ha ricambiato?E perchè allora sto male (certo, non come quando mi lasciò la prima volta) ma comunque soffro la sua mancanza? Non dovrei piangere così spesso come invece mi accade, anche al lavoro o in giro.. Dovrei forse ritentare un percorso più approfondito come l'analisi? Per favore datemi un consiglio in questo momento di confusione...grazie mille
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20 3
Da quello che scrive, tre sono gli elementi che mi colpiscono: il primo, quando dice che, durante l'ultima terapia da lei effettuata, e' emerso che non sia innamorata e che tale scoperta le sembra troppo semplice. Il secondo, quando afferma che stava 'aspettando il principe azzurro o quasi'. Il terzo elemento quando si chiede come sia possibile non essersi fatta coinvolgere da una persona coi brava, presente, generosa.
Relativamente alla prima perplessità, e non sapendo, ovviamente, se lei ne fosse o meno innamorata, le chiedo: come mai una spiegazione ' semplice' non potrebbe essere veritiera? Le spiegazioni devono per forza essere complesse per essere credibili?
Relativamente al secondo punto, mi domando se l'aspettare il principe azzurro, o quasi, non nasconda aspettative illusorie su un possibile partner.
In quanto al terzo, rimango perplessa, in quanto non è' detto che ci lasciamo sempre e tutti coinvolgere da chi è' bravo, presente, generoso ma da chi, per motivi spesso del tutto inconsci, ci ha attratto e continua, nonostante limiti, imperfezioni, lati negativi ecc., ad attrarci.
Perché, poi, lei, nonostante lo scarso coinvolgimento, soffra la sua mancanza, potrebbe avere molte spiegazioni, non necessariamente legate a un forte coinvolgimento affettivo.
Come vede, le sue perplessità hanno sollevato in me altrettante perplessità ma sarebbe importante che lei potesse esplicitarle nell'ambito di una relazione terapeutica. In quella che sta facendo, sente di poterne parlare?
Rispetto a un altro tipo di terapia, invece, prima di darle una risposta, voglio chiederle: con l'attuale terapeuta, che tipo di rapporto ha? Si fida di lei come persona, oltre che come specialista? Pensa di avere instaurato una relazione sintonica e di fiducia? Prima di decidere il tipo di terapia, quindi, sarebbe per lei importante parlarne con l'attuale terapeuta, esplicitando tutti i dubbi, le perplessità, nonché il desiderio, eventualmente, di cambiare.
Cosa pensa di quello che le ho detto?
Cordiali saluti
[#17]
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Utente
Utente

Salve,
rispetto al primo punto, cioè il fatto di non essere (forse) innamorata di questa persona, mi viene da dire che mi pare troppo semplice perché in passato, durante il percorso di analisi, era emersa una forte difficoltà a farmi avvicinare dagli uomini in generale, li respingevo cioè con scuse varie del tipo “non è abbastanza carino”, o intelligente, o interessante etc… insomma ogni scusa era buona pur di non farmi avvicinare …. davo sempre la colpa agli altri se non incontravo nessuno con cui iniziare una possibile storia. Tutto ciò grazie al lavoro terapeutico è sparito, ormai da anni, e di uomini che mi hanno colpito e con i quali c’è stato un avvicinamento ce ne sono stati…però non c’è mai stata reciprocità (ad eccezione di uno di cui parlo meglio sotto). In base a questa esperienza, ho pensato che il mancato innamoramento potesse essere assimilabile ad una cosa del genere, cioè che una sorta di meccanismo diabolico, una “barriera difensiva” creata dal mio inconscio davanti a colui che per primo faceva ingresso nel mio mondo a tutto tondo…

Riguardo al discorso del principe azzurro, temo di essermi espressa male: volevo dire che appunto per le paure di cui sopra e per il mio carattere così timido e chiuso ho sempre considerato il potenziale avvicinamento di una persona come un miracolo, un’eventualità rarissima assimilabile appunto alla comparsa di un principe azzurro…come ho detto sopra, ho imparato a ridimensionare le mie aspettative “impossibili” e a dare spazio a persone con pregi e difetti con le quali però poter intessere una vera relazione.

Volevo aggiungere anche essendo io una persona molto cerebrale, è facile che io perda di vista il sentimento. ..soprattutto non essendo per così dire “allenata” ad avere una relazione stabile, a 360 gradi con un partner. Diciamo anche che con lui il sentimento è sempre oscillato tra momenti di coinvolgimento ad altri in cui questo sembrava quasi non esserci…Devo precisare però che con l’unica persona che c’è stata prima l’emozione era altra, più forte e intensa (infatti in quel caso non ho mai avuto dubbi su quello che provavo)…però è stato qualche anno fa, ed onestamente dopo di lui, non ho mai creduto di poter più innamorarmi di qualcuno (perlomeno non con la stessa intensità).

Infine con l’attuale terapeuta mi trovo bene, è un rapporto aperto, quasi di amicizia, e tutte queste perplessità sono emerse chiaramente fin dall’inizio.
Cambierei soltanto se ci fosse davvero necessità di approfondire in ambito psicoanalitico (cosa di cui, detto sinceramente, non avrei voglia di iniziare nuovamente) il punto iniziale (quello del dubbio sull’innamoramento per capirsi).
Spero di non aver fatto troppa confusione nell’esprimermi…e La ringrazio anticipatamente per una eventuale risposta.

Cordiali Saluti
[#18]
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20 3
Da quello che lei scrive, soprattutto in merito al rapporto con la sua terapeuta, sembrerebbe che l'aspetto da potenziare potrebbe essere quello emozionale, visto che lei stessa si definisce 'cerebrale'. Per come intendo io la psicoterapia- ma, ovviamente, la prenda come mia opinione personale- sono dell'idea che vada sviluppato cioè che e' carente al fine di conseguire un equilibrio dinamico e funzionale. Se lei ha maggiori problemi nelle relazioni e nella sfera affettiva, e' questo l'aspetto che andrebbe potenziato per cui, credo, che la sua terapeuta, tra l'altro di orientamento gestaltico, stia tenendo presente proprio questo e che stiate lavorando sul qui ed ora. Se lei si trova bene e, soprattutto, se ne ha fiducia, prosegua il suo percorso, tenendo presente che i risultati dipendono sia da quello che lei si aspetta sia dagli obiettivi che ha concordato con la sua terapeuta. A proposito di questi ultimi, sente di aver fatto qualche progresso, rispetto all'inizio? Quanti incontri avete fatto, e con che frequenza?
Un cordiale saluto
[#19]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno,
Stiamo lavorando effettivamente sul lato emozionale ma soprattutto su tutto ciò che riguarda le mie difficoltà ad esprimere me stessa nella vita in generale e sui problemi che questo comporta…Per quanto riguarda gli obiettivi che mi ero proposta, il primo e più importante è già stato nel bene e nel male raggiunto (consisteva nel chiarire i miei sentimenti per l’appena ex fidanzato…)..Gli altri due (onicofagia e l’impulso a toccare insistermene le bollicine che ogni tanto mi compaiono sul viso) sono stati messi un po’ da parte al momento, vista l’emergenza relativa alla fine della mia storia…Gli incontri si svolgono una volta a settimana, da settembre ormai.

Grazie mille di nuovo
[#20]
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20 3
Mi sembra, quindi, che la sua terapia stia procedendo bene, considerato che sono pochi mesi che state lavorando e preso atto dei buoni risultati già raggiunti. Credo proprio che proseguire in questa direzione sia importante, tanto più che lei può sempre chiedere di rivedere gli obiettivi, concordando ne dei nuovi, insieme con la sua terapeuta. In definitiva, una terapia va 'costruita' da ambedue le persone coinvolte nella relazione terapeutica. Le faccio i miei migliori auguri!
Cordialmente.