Relazione omosessuale adolescenziale e problemi di relazione

Gentilissimi medici di medicitalia.it,

Spero di non scrivere un romanzo, ma tutta l'evoluzione delle vicende che sto per raccontarVi spazia nell'arco di due anni, pertanto proverò a riassumere il più possibile.
Ho 18 anni e fin da quando ero più piccolo ho sempre avuto difficoltà a relazionarmi con coetanei e dubbi sul mio orientamento sessuale, questi ultimi chiaritisi quando incominciai a frequentare un ragazzo più grande di me di un anno, che chiamerò S. Eravamo molto innamorati e presi l'uno dall'altro, ed entrambi molto contenti di questo abbiamo facilmente fatto "coming out" assieme con i rispettivi genitori e migliori amici (che tutt'ora frequentiamo). Ho sempre avuto pochi amici causa la mia indole insicura ed introversa, ma la mia vera vita stava cominciando proprio in quel momento. Non voglio stressarVi con drammi adolescenziali, ma è necessario che capiate quanto questa relazione stava tantissimo a cuore dell'uno e dell'altro. Purtroppo ormai questa relazione è finita per mia spontanea decisione, in quanto da un anno a questa parte ormai, non mi sentivo più così tanto innamorato, o meglio, la persona di cui mi ero innamorato ormai non era più tale. S. è cambiato tanto da quando ha conosciuto un mio conoscente. Sono diventati (passatemi il termine) "culo e camicia", tanto da farmi diventare una completa ruota di scorta e farmi provare gelosia e tanto da far prendere ad S. le brutte abitudini del mio amico. Entrambi, ormai, anzichè consumare una piccolissima quantità di marijuana (come del resto facevo anch'io, ma per principio e per paura di finire come loro non faccio più) alle feste a scopo ricreativo (meno di 1g al mese), a mio parere soffrono adesso di un problema vero e proprio inerente la tossicodipendenza. Ormai non è più una cosa da una volta al mese ad una festa, ormai è diventato abuso, che rasenta il quotidiano. A me questa cosa non è mai andata giù. Ho ripetuto più e più volte a loro quanto facesse male, conscio però del fatto che non avrei mai potuto impedir loro di farlo. Ci sono sempre state differenze tra me ed S.: anche essendo un anno più piccolo sono senza alcun dubbio più maturo e capace di lui, ma sono sempre stato comprensivo di tali differenze che derivano da differenti contesti sociali, famiglia e scuola frequentata, ecc.. e queste non ci hanno mai diviso, anzi, ci hanno sempre unito. Ma da quanto S. abusa della marijuana è un'altra persona. Ma la cosa che più mi urta è il loro comportamento di lui e di tutti gli altri miei amici dopo aver fumato. Diventano "scemi", e più e più volte mi sono trovato in situazioni imbarazzanti perchè ero l'unico che non lo faceva. Avrò il se grandioso, o non so che, ma queste cose non fanno più per me. Semplicemente, mi sento superiore. Più intelligente. E senz'altro più prudente, visto che entrambi quasi sempre si mettono alla guida e vanno a correre sulle strade extraurbane dopo aver fumato. Ora il problema è che nel mio gruppo di amici (compreso S.) non si esce più se non si abbia qualcosa da fumare. Il che per me è davvero.. noioso. Non noioso, fastidioso.. Ho chiesto questo consulto non tanto per superare il fatto che sto vivendo la mia primissima delusione d'amore, ma tanto perchè sono preoccupato per quel che verrà. Ho preso in giro S. per quasi un anno, continuando a frequentarlo nonostante fosse cambiato e non mi piacesse più. Ma non voglio prendere in giro i miei "amici". Vorrei tanto dir loro che la loro compagnia non mi è più gradita per questo motivo, ma non voglio fare il moralista e soprattutto non voglio rimanere da solo. Perchè so che dicendo addio a questa (fin troppo) allegra compagnia avrei SERISSIMI problemi a farmi dei nuovi amici, e ancor più gravi a trovare un altro partner, data la mia indole introversa. Questo timore è stato lo stesso che mi ha fatto vivere (da un anno a questa parte) una relazione sciatta e senza più sentimento (almeno da parte mia) giusto per abitudine. Vi prego di perdonare la mia infantile scrittura, che per quanto ce l'abbia messa tutta affinchè non fosse, potrebbe sembrare un po' uno sfogo, ma sono davvero disperato e non so più che fare, come comportarmi.
Grazie infinite in anticipo,
Dario
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazzzo,
Mi sembra che quello che lei chiede sarebbe che loro comprendessero il suo disagio e cambiassero. Sbaglio?
Temo che questo sia davvero improbabile. Nonostante l'amicizia ognuno ha una sua indipendenza ed e' bene che sia cosi.
Si allontani pian piano senza chiedere loro cose che forse non sarebbero ascoltate, cerchi un altro giro di amicizie . Puo' darsi che con il tempo rafforzando la sua autonomia possa tornare a provare un'amicizia piu' distaccata e piu' adultanei loro confronti, che non ha bisigbo di chidere loro di essere divers. E' d'accordo?

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#2]
Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Caro Ragazzo,
sembrerebbe che qui la difficoltà risieda nel timore di restare solo, preoccupazione che a quanto ho capito, l'ha portata a trascinare per un anno una relazione non più soddisfacente...forse con qualche senso di colpa per non aver seguito i suoi dettami di onestà e sincerità...ipotizzo

La stessa di oggi, con il suo gruppo di amici come dice, che la vede in bilico tra l'esigenza di essere sincero e la paura di perdere una compagnia che non le aggrada più, che non le corrisponde e il timore di restare solo...di non avere possibilità di conoscere facilmente altre persone, di restare al di fuori.

Dunque è su questo che forse ci sarebbe un po' da lavorare, dal mio punto di vista <avrei SERISSIMI problemi a farmi dei nuovi amici, e ancor più gravi a trovare un altro partner, data la mia indole introversa>...al di là del suo temperamento, sembre esserci poca stima e fiducia nelle sue possibilità, insicurezza...forse paura del giudizio altrui...timore di essere respinto... difficoltà a relazionarsi con gli altri...solo ipotesi da qui

Che ne pensa?

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#3]
dopo
Utente
Utente
Gentile dott.ssa

Non sbaglia, anche se non ho mai creduto per l'appunto di poter riuscire a cambiarli: so benissimo che sono sforzi vani. Non sono del tutto convinto invece di riuscire a rientrare nelle "grazie" dei miei amici dopo essermene allontanato, anzi, credo sarebbe alquanto infattibile. Il punto è che loro, e S. soprattutto, ormai stanno bene anche senza di me. Non ci sono poi così tanti punti d'incontro, motivi di dialogo e crescita, nemmeno interessi comuni.. O almeno, loro ce l'hanno, ma io non ho intenzione di far uso di droghe.
[#4]
dopo
Utente
Utente
Alla Dr. Laura Rinella,

grazie per la risposta. Ha esattamente colto nel segno. Ho faticato per 4 anni per circondarmi di quelle 4/5 persone che ritenevo amici e ora mi preoccupa alquanto vederli cambiati per questo e quel motivo. Forse non sono loro cambiati, forse sono troppo tragico io. Forse il problema sono io! Forse crescendo mi sono reso conto dei loro difetti che prima mi rimanevano celati. Non saprei proprio!
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
<Forse il problema sono io!>

Forse il problema sta, come ho detto prima, nella difficoltà di relazionarsi agli altri.
Forse non sarebbe così preoccupato se avesse altre opportunità.
Dopotutto se lei non condivide ciò che fanno, sarebbe sufficiente allontanarsene, con un po' di dispiacere si, ma non sarebbe un problema così importante. Fare il moralista o no, forse con scarsi risultati, sarebbe una scelta più libera.

Tra l'altro proprio nel gruppo si condividono certe sfide e modalità (e in esso si rafforzano) come farebbero i suoi amici. Fa bene ad allontanersene, se contrarie ai suoi valori e principi.

Sarebbe opportuno però che riflettesse sui suoi timori e acquistasse più fiducia in sé e capacità di relazionarsi.
A questo scopo incontrare un nostro collega di persona potrebbe esserle utile, anche presso il servizio pubblico, come lo Spazio Giovani del Consultorio Familiare ASL, ad esempio.
Che ne pensa?