Cosa significa?

Buongiorno,

non ho figli e non ho mai avuto intenzione di averne, non perchè i bambini non mi piacciano ma perchè non li desidero. Per me sono due cose completamente diverse.

Mi capita, tipo 2-3 volte l'anno di ricordarmi che esistono i bambini e allora comincio a fantasticare una situazione in cui io ho un bambino di circa 1-2 anni (non più grande) e ci gioco... questo bambino (rigorosamente maschio) diventa sempre più aggressivo e comincia a tirarmi i capelli, darmi pizzichi, calci, pugni... e ci gode molto nel farlo. Io lo lascio fare perchè divento sempre più remissiva. Nella realtà sono davvero così con i bambini, l'ho visto con bambini di altri. Nel giro di 5 minuti mi trattano come una bambola e io li lascio fare perchè non ho alcuna voglia di mostrarmi autorevole nei loro confronti. Mi piace farli sfogare senza alcuna rimostranza diventando persino ridicola agli occhi dei presenti che mi suggeriscono di rimproverarli. Questo mi gratifica perchè sento che a loro piace e si sfogano. Nella fantasia si arriva ben oltre... credo potrebbero pure darmi fuoco e li lascerei fare! Non sono pensieri che costruisco io, mi arrivano da soli. Parto con una fantasia e poi questa degenera nella mia totale distruzione.

Questo tratto caratteriale "remissivo" mi appartiene in un solo altro contesto e cioè con gli uomini ma esclusivamente nell'intimità. Mi piace farli sfogare in piccole forme di "violenza". Al di fuori, al contrario, detesto essere prevaricata e lo faccio ben intendere.

Ero così anche da bambina, all'asilo c'era un bambino che amava tirarmi i capelli, potevo tranquillamente evitarlo perchè lo faceva solo quando gli passavo davanti... e io, pur con molta paura, gli passavo sempre davanti per farmi tirare i capelli, sentivo che si sfogava con/su di me e questo mi piaceva. era come se io mi sfogassi in modo "passivo", forse rende l'idea.


Tutte queste cose diverse sembrano avere un punto comune... che però mi sfugge proprio perchè sono cose molto diverse tra loro.

Devo dire che nessuna di queste mi crea alcun problema, mi piace tutto così come è... però mi chiedo cosa c'entrano i bambini con gli uomini.

Grazie, cordiali saluti
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile Utente,

dal punto di vista psicoanalitico è possibile che si tratti di un meccanismo di "identificazione con l'aggressore" che le procura una sorta di soddisfazione per interposta persona, come lei stessa riferisce, ma è possibile anche che facendosi "vittimizzare" soddisfi direttamente delle pulsioni masochistiche inconsce.

Bambini e uomini sono sempre maschi, anche se di età diverse, e gli uomini di oggi sono i coetanei di quel bambino che le tirava i capelli tanti anni fa.

E' dunque plausibile che oggi lei tenda a ricreare nuovamente quello stesso tipo di situazione, ovviamente in modo diverso con i bambini dei suoi amici e con i suoi partner, perchè dal punto di vista inconscio ne trae soddisfazione.

La cosa la preoccupa?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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dopo
Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
Grazie per la risposta,

non mi preoccupa perchè sento che all'atto pratico sono sensazioni molto diverse quelle che provo, nel farmi maltrattare dai bambini o dagli uomini. Nel primo caso sto giocando, sento che si sfogano e questo mi gratifica. E' come sentirsi un "bel giocattolo" che soddisfa il divertimento. Difficile spiegarlo meglio. Ad esempio una volta mi sono accucciata per raccogliere un oggetto almeno 100 volte, puntualmente rilanciato sotto un mobile, senza fare una piega, anzi, soddisfatta dall'espressione "sadica" del bambino che aveva ben capito la mia disponibilità a soddisfare qualsiasi capriccio.

Con gli uomini c'è ovviamente una componente sessuale, tutt'altra cosa, la sento bene. Inoltre fuori dall'ambito circoscritto dell'intimità sono una che non sopporta molto.

Ero invaghita di quel bambino dell'asilo, però non ha rappresentato chissà cosa al punto da condizionarmi la vita. Direi che è stata una parentesi di quel periodo, neanche l'ultima. In genere a scuola ero remissiva con i maschi e aggressiva con le femmine.

Dal punto di vista attuale, percepisco la mia totale incapacità nel poter educare, crescere, ecc... un bambino, al di fuori del gioco. Mi capita di leggere di genitori alle prese con bambini, metodi educativi, ecc... mi sembra tutto così al di fuori di me. Quando vedo o leggo di bambini allora mi ricordo che esistono e mi tornano queste immagini di me distrutta da loro... (in un'accezione positiva). Altrimenti trascorro lunghi periodi senza ricordarmi della loro esistenza. Va da sè che non ho mai progettato famiglie con partner proprio perchè ho progetti di altro tipo.

A volte mi chiedo se mi pentirò mai della mancanza di un bambino in futuro... ma poi penso che in futuro non sarebbe più un bambino e allora sparisce qualsiasi dubbio. Non desidero un figlio che mi "accudisca". Nè desidero un figlio che sparisca per la sua vita. Diciamo che non lo desidero in alcun modo.

Devo cmq dire che questa cosa del farmi maltrattare è legata (solo in fantasia) anche ai cani. Ho molta paura dei cani (e in generale di tutti gli animali). Però mi capita di fantasticare di avere un cane e poi, proprio come con i bambini, degenera... il cane prende il sopravvento e mi tratta come una bambola di pezza. Non avrò mai un cane perchè ho troppa paura oltre a non sentirne alcuna voglia. Non cambia poi molto, è la stessa dinamica dei bambini. Forse associo l'impossibilità di esprimersi verbalmente dei bambini così piccoli a quella degli animali, non saprei.

Tempo fa ho fatto un gioco con un uomo... un gioco a dire il vero inventato da me... in cui io mi fingevo la sua cagnolina nel vero senso del termine... cioè gli riprendevo gli oggetti, mi dava ordini da eseguire, mi accarezzava sulla testa e cose di questo tipo. Effettivamente mi sentivo più bambina che cagnolina in quei momenti. Ma credo che lui non lo abbia capito.
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
>>..sono sensazioni molto diverse quelle che provo, nel farmi maltrattare dai bambini o dagli uomini.<<
potrebbero avere una radice comune e soprattutto lei li descrive in maniera molto simile. Con i bambini c'è ovviamente uno spostamento, il piacere sessuale viene sublimato nel gioco.

>>Ero invaghita di quel bambino dell'asilo, però non ha rappresentato chissà cosa al punto da condizionarmi la vita.<<
in realtà sembra proprio che quell'esperienza in un certo senso sia diventata per lei un prototipo sulla base del quale ha poi costruito le sue relazioni con l'altro sesso. Le sue tendenze masochistiche però non nascono da quel singolo episodio, ma sono da ricercare altrove, nelle sue prime relazioni affettive, ossia quelle genitoriali.

Come descriverebbe la qualità dei suoi rapporti sessuali?
Ha difficoltà a raggiungere l'orgasmo?






Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it

[#4]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Per quanto la manifestazione concreta di una determinata pulsione avvenga con modalità differenti ciò che si trova alla base accomuna e alimenta tutte queste manifestazioni.

Come il dr. Del Signore ritengo anch'io che l'attrazione per quel bambino ai tempi dell'asilo sia stata molto importante e abbia costituito un prototipo relazionale che la influenza ancora oggi, ma che non sia la causa prima di questi suoi comportamenti perchè tale causa va ricercata all'interno delle relazioni primarie e del suo inconscio.

Penso anche che la tendenza a farsi maltrattare dai bambini e la mancanza di desiderio verso la maternità siano due questioni solo parzialmente collegate.

In che rapporti era con i suoi genitori nell'infanzia e in che rapporti siete adesso?
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dopo
Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
I rapporti sessuali hanno cominciato ad essere molto soddisfacenti dai miei 27 anni circa, quando ho cominciato a frequentare uomini molto più grandi di me. Con i coetanei ho avuto esperienze deludenti perchè non davano importanza all'aspetto psicologico, nè mio nè loro. Quasi sempre li seguivo, ero timida nel proporre... e il tutto risultava piuttosto insoddisfacente, benchè a volte avessi degli orgasmi quando ero particolarmente innamorata. Invece poi ho cominciato a frequentare uomini più grandi, mentalmente aperti... ho sempre avuto molte fantasie che poi ho anche proposto... e il sesso è diventato molto più appagante perchè c'era un retroscena psicologico. Ora ho una relazione con un uomo sposato che mi da delle gran soddisfazioni. Per quanto mi riguarda, cambio molto... nel senso che a volte mi piace inscenare una fantasia (mia o sua), anche senza sesso. Questo è possibile perchè siamo nello stesso ambiente. A volte invece mi piace farlo a lungo. A volte al contrario... mi piace che lui lo faccia in fretta senza curarsi di me. Con lui sto molto bene, non sono innamorata, solo terribilmente attratta dal suo fisico e dai suoi modi. Non è l'unico che frequento però.

L'unica cosa che a volte mi "dispiace" se così si può dire... è la scarsa empatia (loro) per il mio lato più infantile. Mi vorrebbero più "donna", uno me l'ha anche detto, non ho capito in che modo, devo essere sincera. L'uomo che frequento di più è quello che mi comprende meglio da questo punto di vista, forse perchè si è sposato varie volte ed ha molti bambini. E' anche piuttosto "pazzo"... con lui ho fatto il gioco della cagnolina e dopo alcune volte ha cominciato a fingersi cane a sua volta e mi riempiva di morsi... quando faceva così mi terrorizzava...

I miei genitori... mio padre è sempre stato sul depresso da che io ricordi. Mia madre, normale, un pò apprensiva/ansiosa. Il mio ex storico somigliava a mio padre... un tipo molto depresso e con problemi di erezione.
[#6]
dopo
Attivo dal 2014 al 2014
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Aggiungo che da bambina avevo rapporti molto sporadici con mio padre, spesso "indisposto" perchè depresso, ma più incline al contatto fisico (abbracci). Rapporti molto stretti con mia madre, molto presente, ma assente dal punto di vista del contatto fisico.

I miei attuali rapporti con loro sono rimasti totalmente invariati.

Mia madre ha perso un pò della sua apprensione ed ansia, mio padre è rimasto uguale.
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dopo
Attivo dal 2014 al 2014
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C'è una cosa che mi ha sorpreso di me stessa... come ho scritto, mi terrorizzano i suoi morsi e infatti non lo fa più da molto tempo. Arrivavo a gridare in preda al panico perdendo completamente la cognizione di tutto... forse esagerava, non so. Mi si avventava addosso e mi mordeva sul collo, sulle spalle, sulle braccia, sui fianchi. Sembrava che nemmeno guardasse. Mi spaventava la sua perdita di controllo, anche se poi mi passava appena smetteva.

Beh tempo fa, quando ci stavamo ancora "sperimentando", mi chiese se volevo andare in un privè, senza l'dea di fare nulla, tanto per provare anche quello. Lì gli ho chiesto di mordermi... è anche vero che ero molto brilla, avevo bevuto tanto proprio per sentirmi disinvolta. E lui era titubante perchè temeva la solita reazione terrorizzata... poi l'ha fatto ma appena appena... ricordo di essere rimasta delusa. Ma a parte questo, ricordo che pensavo un mix di cose... da un lato lo desideravo come qualcosa di eccitante. Dall'altro era una sfida, pensavo "adesso non mi fai niente". Dall'altro ancora era una specie di aggiungere squallore su squallore. In realtà il posto non era affatto squallido e nemmeno la gente. Infatti poi ho fatto ciò che non pensavo proprio di fare, con lui che mi diceva "ma non ti devi forzare" e io gli dicevo "ma non mi sto affatto forzando!". Cmq attribuisco tutta quella serata all'alcool. La mattina dopo mi sentivo piuttosto stanca e mi sono detta che forse potevo anche evitare di provarla quell'esperienza. Non so, sono combattuta. Mi dispiace rinnegare una cosa che ho fatto con lui e che tutto sommato, forse una volta nella vita valeva la pena provare. Dall'altro... si poteva anche evitare. Una cosa fine a se stessa.
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Sente un disagio specifico?
Ci sono aspetti di se che vorrebbe modificare?

Se intende approfondire la sua condizione e le motivazioni che stanno alla base dei suo comportamenti (sessuali, affettivi, relazionali ecc.), dovrebbe rivolgersi ad un Collega di persona, meglio se specializzato in psicoterapia psicodinamica.






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dopo
Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
Mi piacerebbe avere uno "spazio di conversazione" non terapeutico nè curativo, diciamo empatico e di ascolto senza alcuna finalità.

Compete ad uno psicologo? Ed eventualmente, di che orientamento?

Non mi sono mai rivolta personalmente perchè tutto questo avrebbe giustamente un costo e pagare per parlare, non volendo altro, è un lusso che non potrei permettermi.

Però le sarei grata se potesse dirmi di quale orientamento potrebbe essere una cosa di questo tipo, non si sa mai...

Grazie, cordiali saluti
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Se è interessata a conoscersi meglio e vista la natura dei fenomeni che descrive sarebbe più indicato uno psicologo di orientamento psicodinamico/psicoanalitico, come le ha suggerito il mio Collega.
Se non vi è patologia non si può parlare di "terapia", ma si può tranquillamente strutturare quello spazio di ascolto e di analisi di cui lei desidererebbe usufruire.
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dopo
Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
Va bene, grazie.
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
>>diciamo empatico e di ascolto senza alcuna finalità.<<
se non c'è una finalità che senso avrebbe? Immagino che non vorrà solo parlare ed essere ascoltata, perché altrimenti può anche confidarsi con un amico.

Se invece intende qualcosa di simile a quello che le stiamo proponendo on-line, mi sembra chiaro che un "amico" non basta. Se non se lo può permettere "economicamente" significa che non è un'urgenza e probabilmente non c'è una motivazione sufficiente. Come dire che potrebbe farne a meno.

L'intervento psicologico può anche essere "non curativo" (non psicoterapico), ma di consulenza o supporto, ma sempre di intervento si tratta, perché sempre volto ad acquisire se non proprio un cambiamento, una migliore conoscenza di se e dell'altro.






[#13]
dopo
Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
"Se non se lo può permettere "economicamente" significa che non è un'urgenza e probabilmente non c'è una motivazione sufficiente."


Che dire... quest'affermazione mi sembra di una maleducazione, presunzione ed arroganza inaudite.

Cordiali saluti.