Fallimenti, rimorsi e rimpianti

Buonasera,
Da qualche tempo a questa parte non riesco a levarmi di torno il pensiero di essere un fallito. Il problema è che dati alla mano è proprio quello che sono. Dopo il diploma ho scelto una facoltà universitaria di quelle che "appena ti laurei piove lavoro" consigliatami da più di qualcuno e che inizialmente mi entusiasmò molto. Bene il primo anno, un po' meno bene ma comunque con dei buoni risultati e un paio di esami lasciati indietro il secondo, fallimentare il terzo. Mi bloccai su una manciata di esami. Da qui grande amarezza, non riuscivo più ad andare avanti. Testardamente decisi di continuare e persi altro tempo. Il tempo fuori corso si accumulava, si accumulavano le ansie e le delusioni, il precipitare di una situazione familiare già incrinata mi diede il colpo di grazia e mi ritrovai in crisi totale. Chiesi aiuto, con riluttanza, ad uno psicologo che mi diagnosticò, in accordo con uno specialista psichiatra, depressione e stati d'ansia. Gli studi ne risentirono ulteriormente e dopo poco decisi di abbandonarli. Decisi di cercare un lavoro e per circa un anno feci un po' di tutto. La crisi passò, stavo molto meglio e nonostante i 24 anni decisi di ritentare con l'università. Un altro ateneo, un altro corso. Stavolta più affine alle mie passioni. Riuscii a farmi commutare un paio di esami dal precedente corso e di nuovo ad un buon esordio seguirono i primi fallimenti e un nuovo blocco dei risultati. Decisi che se dovevo fare il fuori corso di nuovo almeno l'avrei fatto coi soldi miei e cercai un lavoro per mantenermi almeno gli studi. Mesi di colloqui inutili e poi la svolta per un posto di lavoro a tempo pieno. Accettai e mi ritrovai a svolgere un lavoro impegnativo da molti punti di vista, che mai avrei pensato di poter svolgere ma con impegno mi guadagnai l'indeterminato e ora sono circa quattro anni presso quest'occupazione. Ho dovuto però abbandonare l'idea di laurearmi per concentrarmi su qualcosa che effettivamente non mi permette di trovare anche il tempo di studiare.
Adesso mi ritrovo con un lavoro che probabilmente qualcuno invidierebbe ed una montagna di rimorsi e rimpianti per il tempo perso. Conosco gente che non si è laureata o che ha abbandonato ma sento che il mio è un vero e proprio record negativo. Fatico a confrontare il mio percorso con quello di amici che magari lavorano già da una vita o che si sono laureati e che bene o male hanno imboccato subito la propria strada. Non riesco a non vedermi come fannullone, sfigato, bamboccione, fallito e penso solo a quanto sarebbe bello tornare a 10 anni fa, quando il danno era contenibile. Temo che questa sensazione possa solo peggiorare perchè di fatto non è che possa trovare un modo per rimediare al passato. Qualcuno mi dice che sto ingigantendo le cose, che tutti sbagliano e che va bene così ma a me sembrano solo scuse, sento di aver sbagliato tutto e troppo e ho la brutta sensazione che queste sensazioni possano solo peggiorare col passare del tempo.
[#1]
Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Gentile utente, intanto un buon lavoro se lo è conquistato e un lavoro sicuro, invece di squalificarsi provi a pensare che gli studi che ha fatto l'hanno fatto diventare quello che ora è , cioè un uomo capace, stimato , non le avrebbero dato questo lavoro altrimenti.
Tutto quello che facciamo ci arricchisce, ci rende più in gamba, più esperti.
Ci sono fior di laureati a spasso come sa.. Può sempre pensare a come migliorare all'interno del lavoro che fa , ad esempio.
Potrebbe anche parlare con uno psicoterapeuta de visu, per diventare meno severo, esigente con sè stesso ed imparare a mediare a a relativizzare, e a guardare alle cose, alla vita ,da diversi punti di vista..
Forse viene da lontano , questo sguardo severo.. che educazione ha avuto..?
Restiamo in ascolto..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

[#2]
dopo
Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
Gentile d.ssa Muscarà Fregonese,
grazie per la Sua risposta.
E' vero, l'educazione impartitami è sempre stata più attenta a mortificare gli errori piuttosto che a valorizzare i risultati, però è anche vero che di errori ne ho fatti tanti. Forse non è il metodo giusto ma spesso per misurare l'entità di uno sbaglio tendo a confrontarlo con quelli di chi mi sta vicino e non conosco nessuno che prima di trovare un lavoro ci abbia messo così tanto senza nemmeno ottenere un titolo di studio universitario e quando rifletto su questo fatto non posso fare a meno di soffrirne.
Ho preso in considerazione l'idea di parlarne con uno psicoterapeuta ma oltre al fatto che mi riuscirebbe difficile conciliare l'orario di lavoro con quello di una seduta periodica mi chiedo se in effetti questa sofferenza non sia altro che il prezzo da pagare per gli errori commessi. In fondo si raccoglie quel che si semina.
La ringrazio per il Suo tempo, buonasera.

[#3]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
"mi chiedo se in effetti questa sofferenza non sia altro che il prezzo da pagare per gli errori commessi. In fondo si raccoglie quel che si semina. "


Gentile Utente,

ciò che emerse dal Suo racconto è molta pesantezza sulla questione, e Lei sembra non essere mai felice e soddisfatto di niente.
La convinzione che ha di sé e di come gira il mondo e che Le ho riportato sopra è proprio ciò che Le rovina la vita, in quanto Lei è certo che -qualora una persona abbia commesso un errore- debba in qualche maniera pagarla...

Se, al contrario, Lei riuscisse ad avere un'idea più morbida degli errori e di sé, ad esempio legata al fatto che siamo tutti fallibili e talvolta può capitare di perdere tempo e di fare scelte sbagliate perché abbiamo bisogno di fare esperienza per poter migliorare anche in questo ambito, allora il Suo atteggiamento verso se stesso sarebbe certamente più clemente e inizierebbe a guardarsi con occhi diversi.

In fondo gli errori che tutti noi commettiamo servono per poter capire, per poter apprezzare alcuni aspetti della vita che, altrimenti, non potremmo neppure cogliere. Senza alcuni errori, per tanti non ci sarebbe alcuna lezione da apprendere. Lei però si ferma prima e si becca solo il senso di colpa, non l'insegnamento.

E poi, che senso può avere restare artigliati al passato ad autocommiserarsi?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#4]
Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
"Carissimo, se nonostante l'educazione .." mortificante"è riuscito a salvarsi, a trovare un lavoro, essere apprezzato per quello che fa, bene, vuol dire che è proprio in gamba e intelligente..
Pensi che l'educazione giusta avrebbe il compito di farci crescere sicuri, autonomi, aperti..
Quindi basta autoflagellarsi e rimproverarsi da solo..Giri pagina, anche qualche consulto l'aiuterebbe , sono sicura che un collega le direbbe le stesse cose, come ha già detto la dott. Pileci..
Come va la sua vita affettiva e relazionale.. ?
Restiamo in ascolto..
[#5]
dopo
Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
Buonasera,

@D.ssa Pileci:

"Se, al contrario, Lei riuscisse ad avere un'idea più morbida degli errori e di sé, ad esempio legata al fatto che siamo tutti fallibili e talvolta può capitare di perdere tempo e di fare scelte sbagliate perché abbiamo bisogno di fare esperienza per poter migliorare anche in questo ambito"

Sono d'accordo su questo ma penso anche ci sia un limite agli errori e alle perdite di tempo. E' un punto di vista che sento molto radicato nel mio modo di ragionare.

@D.ssa Fregonese:

""Carissimo, se nonostante l'educazione .." mortificante"è riuscito a salvarsi, a trovare un lavoro, essere apprezzato per quello che fa, bene, vuol dire che è proprio in gamba e intelligente.."

Preciso che non è che vivessi in una famiglia disastrosa, mio fratello (lui però è quello bravo) ad esempio è il mio opposto, caratterialmente parlando. Ma coi miei non ho mai avuto un gran rapporto e il loro dimostrarsi, nella gran parte dei casi, molto rigidi non ha aiutato.

"Come va la sua vita affettiva e relazionale.. ?"

Direi male, ho troncato una relazione 4 mesi fa, dopo continui litigi, ma non è tanto per questo quanto per il fatto che da quando è iniziato questo periodo non me la sento di cercarne un'altra (ed essendo una persona abbastanza timida questo per me si traduce in un impegno non da poco). Mi piacerebbe ma questo calo in picchiata di autostima mi ha inibito parecchio anche in questo aspetto.


Grazie, buona serata.