Desiderare un padre

Buongiorno, sono un ragazzo di 29 anni (ormai oserei dire uomo) che non ha mai conosciuto il proprio padre. Diciamo che ho una storia abbastanza complicata da raccontare (ma suppongo che queste situazioni non sono mai semplici), mia madre ha cercato di darmi tutto quello che poteva, era solo 15enne quando rimase incinta quindi non la biasimo e mai lo farò per le scelte che ha fatto, l'influenza però dei suoi genitori ha portato all'esclusione totale di mio padre dalla mia vita, al punto che mi è stato ufficialmente detto quando avevo 13 anni che l'attuale compagno (al tempo) non era mio padre biologico, il quale era però morto (morì il giorno dopo il io compleanno, io ero completamente all'oscuro di tutto ciò).
Il rapporto con l'ex compagno di mia madre era orribile, io non capivo perchè la sua famiglia mi evitava e ignorava, lui era un continuo sminuirmi, non ero mai abbastanza, non facevo mai abbastanza, i miei interessi valevano meno che zero, si è arrivati a rinfacciarmi anche il cibo nel piatto. La sua relazione con mia madre è durata fin troppo (14/15 anni) e gli ultimi anni sono stati un incubo.

Quell'essere ormai è fuori fisicamente dalla mia vita ma ha lasciato il segno, anche se cerco di non dimostrarlo sono una persona molto sfiduciata, ho una gran paura di sbagliar qualcosa, mi terrorizza l'idea di trovarmi in mezzo a un litigio con qualcuno (mia madre e "lui" litigavano spesso, e spesso lui mi tirava in mezzo senza motivo), non riesco a mettermi in gioco per una relazione in quanto non mi sento, come dire, abbastanza. Sono una di quelle mosche bianche che non guida (non ci riesco, ho provato e fallito in continuazione, come troverete in una mia vecchia richiesta di consulto) e moltre altre cose, insomma non sono il classico ragazzo indipendente come tanti altri.

Questa era un confusissimo riassunto di come mi percepisco e di cosa è successo.

Ora, il succo del discorso è questo, ho dei periodi in cui non riesco ad accettare il fatto che non ho un padre. Continuo a ripensare a tutti i torti ricevuti, al fatto che mi sia stata tenuta nascosta la verità e le informazioni relative a mio padre (a oggi non ho mai fatto domande dirette a mia madre reliativamente a chi era, cosa era successo e così via).
Mi distrugge il desiderio di aver un padre, sapere chi sono, come fossi ancora un bambino che cerca l'approvazione del genitore, mia madre è una donna fantastica ma non è assolutamente la stessa cosa e non voglio farla preoccupare o farla sentire in colpa confidandogli di questi miei "periodi" nei quali mi sento completamente perso sapendo che ormai ho 30 anni e non avrò mai un padre.

Mi sento come a desiderar l'ossigeno nello spazio aperto e a conti fatti non ho ma fatto avvicinar qualcuno al punto da potergli confidare queste cose.

Cosa devo fare? c'è speranza per quei "bambini trentenni" che darebbero via tutto per un padre?

Scusate la confusione qui sopra, grazie in anticipo per le Vs risposte.
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Dr. Francesco Mori Psicologo, Psicoterapeuta 1.2k 33 31
Gentile utente,
il consiglio più sensato che possiamo darle da qui è quello di intraprendere un percorso psicologico con un collega. Sembra che abbia molto rancore e difficoltà ad accettare la sua situazione di "orfano" di padre, prima per mancata comunicazione poi per morte vera e propria della persona.
Da quello che scrive sembra desideroso di trovare un punto di riferimento. Tuttavia adesso, sarebbe importante che lei trovasse questo in se stesso. Più rimane ancorato al passato, più difficoltà avrà a guardare avanti.

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

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Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Gentile Utente (a 30 anni neppure a me pare adeguato "ragazzo", ma "signore" forse è eccessivo...),
sebbene possa essere comprensibile il senso di smarrimento, di privazione, di solitudine, di ingiustizia, e via dicendo, che di tanto in tanto percorrono la sua esistenza, probabilmente è giunto il momento di "leggere" e dunque affrontare diversamente le cose. Anche per non rischiare che quello diventi l'alibi per non vivere pienamente la sua vita.
Dovrebbe, a mio avviso, chiedere l'aiuto di un Collega di persona per cercare di esplorare ed approfondire alcune sue convinzioni e alcuni suoi modi di attribuire significato alla realtà che la circonda.
Ciò che è stato non può essere modificato, ma continuare a vivere nel rimpianto di ciò che è o non è avvenuto, la mantiene incatenato al passato impedendole di vivere il presente e di gettare le basi e programmare il futuro.

Cordiali saluti.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
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