Tradimento e depressione?

Premetto che sono felicemente sposato da oltre 40 anni, ma debbo tornare indietro al periodo del cosiddetto " fidanzamento".
Io e la mia futura moglie abitavamo in due città diverse distanti più di 1.000 Km., ci siamo conosciuti da ragazzini, non sto qui a dilungarmi nei particolari, ci frequentavamo e trascorrevamo parecchi giorni assieme quasi tutte le estati, intrattenevamo una fitta corrispondenza (come si usava allora) dove fra l'altro, ci eravamo scambiati eterno amore e la reciproca promessa di costruire un percorso di vita insieme.
Ebbene in quel periodo lei ha conosciuto un ragazzo che affermava e mi scriveva fosse un amico con cui qualche volta usciva assieme ad altri ragazzi e ragazze, per andare in gita, al cinema o a ballare.
Io gli credetti ciecamente, innamorato com'ero.
Dopo circa un anno ci siamo riuniti, lavoravamo tutti e due e decidemmo di sposarci, abbiamo avuto due figli e abbiamo trascorso questi quarant'anni con gli alti e bassi di una famiglia normale.
Fino a qualche settimana fa, quando ho scoperto, per vie traverse, che quel ragazzo in realtà era stato per diversi mesi più che un semplice amico, ma un vero e proprio "amante", con cui praticava petting e forse qualcosa di più. Insomma una storia parallela che ha mantenuto finchè non è stata piantata da quell'altro .
Non volevo crederci, ma messa davanti all'evidenza dei fatti mia moglie non è stata in grado di smentire, anzi trincerandosi dietro ai non ricordo, non so, è passato tanto tempo ecc.
Mi è crollato il mondo addosso, non solo per come fossero andate le cose, ma anche per avermi, allora, tenuto all'oscuro di tutto, per paura di perdermi (dice lei), ma sopratutto per non essere stata sincera e leale, e per non aver avuto il minimo rispetto per chi l'amava veramente e che lei diceva di amare, tradendo la fiducia che avevo riposto in lei, facendomi credere di essere l'unico uomo e l'unico amore della sua vita.
E' montata in me la rabbia per quello che aveva fatto di nascosto, anche per non aver avuto il coraggio di dirmelo ne allora ne in seguito e sopratutto perchè non ho percepito in lei alcun senso di colpa e nessun pentimento, anzi giustificandosi quasi come se tutto rientrasse nella normalità delle cose. Per questo motivo non so se sarò in grado di perdonarla.
Mi sono sentito una nullità, svuotato dentro con la morte nel cuore, tradito e usato, non ho più voglia di far niente, non reagisco agli stimoli e non so più cosa fare.
Gradirei un consiglio perché credo che tutto questo sia l'anticamera della depressione.
Cordialmente.
[#1]
Dr. Andrea Epifani Psicoterapeuta 123 2
Gentile Utente,
direi che è ancora un po' prematuro per parlare di depressione o prodromi di una reazione depressiva. Quello che le è successo ha modificato non solo l'immagine che lei aveva di sua moglie, ma anche (di rimando) il suo modo di sentirsi insieme a lei. Questi due aspetti possono facilmente generare questi vissuti di "morte nel cuore", senso di sentirsi usati, che lei sperimenta. Direi quindi che in primo luogo sta sperimentando gli effetti di una profonda delusione che ha provato, e sta ancora provando. Depressione e tristezza sono due cose distinte. Lei ha ora bisogno di elaborare e metabolizzare quello che le è successo, è normale provare sentimenti di tristezza. Non è detto, peraltro, che non riuscirà a elaborare l'accaduto insieme a sua moglie; per esperienza le posso dire che tutto si può affrontare, con i dovuti tempi e modi. Detto questo, qualora dovesse persistere questo suo malessere, o dovesse acutizzarsi, il consiglio è quello di consultare un collega.

La saluto cordialmente,

Dr. Andrea Epifani - Bologna
http://BolognaPsicologo.net

[#2]
Dr. Alessandro Raggi Psicologo, Psicoterapeuta 479 13 31
Gentile utente come anche le ha detto il collega la depressione come sentimento è differente dalla depressione come patologia.

Sentimenti depressivi, anche più profondi di una semplice tristezza, possono (a mio avviso "devono" anzi) normalmente accompagnare alcuni momenti difficili della nostra esistenza, senza che per questo si tratti dell'esordio di una depressione patologica.

Ciò però vale in generale, mentre nel suo caso la questione mi sembra un po' da approfondire, poichè mentre se da una parte è comprensibile provare dei sentimenti come i suoi a seguito della "scoperta", dall'altra sono passati così tanti anni che mi chiedo come mai lei non ci rida su.

Come va la sua vita in questo periodo? Che fa lei? Che rapporti ha con i suoi figli? Che significa "quarant'anni con gli alti e bassi di una famiglia normale"? quali sono stati i suoi alti e bassi che definisce "normali"?

Cordiali saluti.

Dr. Alessandro Raggi
psicoterapeuta psicoanalista
www.psicheanima.it

[#3]
dopo
Utente
Utente
La delusione è stata tanta che non credo che dopo aver saputo tutto questo, anche a distanza di anni, ci si possa fare una risata sopra, e con un colpo di spugna dimenticare e cancellare tutto sopratutto perchè pensi che siano stati traditi i valori più cari; amore, fiducia , rispetto anche perchè è stata stravolta quell'immagine, e quell'idea che ti eri fatta del partner. I rapporti con i figli sono ottimi e posso dire che abbiamo trascorso una vita normale come tutte le famiglie normali condividendo sia le gioie che i dolori di un rapporto di coppia.
[#4]
Dr. Alessandro Raggi Psicologo, Psicoterapeuta 479 13 31
Gentile utente,

posso comprendere i suoi sentimenti e li rispetto profondamente.

Detto questo però si tratta di un episodio accaduto molti anni fa, quando eravate ragazzini (come scrive lei stesso) dopodiché lei dice di aver avuto una vita sentimentale che definisce "normale" e anche se ancora non ci ha spiegato per lei che significa "vita normale" (non esistono le vite o le coppie "normali"), mi è parso di capire che lei si senta appagato dalla vita di coppia che ha avuto in 40 anni di convivenza.

Dunque, pur comprendendo il suo sconcerto, questo potrebbe essere momentaneo e passeggero e non offuscare tanti anni vissuti assieme tra "gioie e dolori". Se così non fosse, allora, sarebbe il caso che lei affrontasse questa difficoltà con un collega, ma attende un po', lasci passare qualche giorno ancora, magari si accorgerà da solo che una cosa da ragazzini può anche essere considerata come tale e non come un "tradimento" della fiducia irreparabile.

Cari saluti.
[#5]
dopo
Utente
Utente
Egregio Dott. Raggi,
non me ne voglia, ma mi permetto di dissentire parzialmente. Ho premesso che ci siamo conosciuti da ragazzini, ma a 20/21 anni, età in cui sono successi i fatti, (non si è poi tanto ragazzini e tanto meno degli sprovveduti) penso che un pò di buon senso si sia già acquisito e si abbia quella capacità di giudicare con un certo equilibrio una circostanza, un evento, e si abbia altresì la consapevolezza di ciò a cui si va incontro.
Vuol sapere inoltre cosa intendo per famiglia normale. Personalmente ritengo una famiglia vecchio stampo, tradizionale, che reagisce e affronta paure, pregiudizi e ansie, che sa superare momenti dolorosi, litigi e disagi e i cui componenti riescono a confrontarsi e a dialogare fra di loro. Poi ognuno può avere la propria opinione in merito.
Cordialmente.
[#6]
Dr. Alessandro Raggi Psicologo, Psicoterapeuta 479 13 31
Non gliene voglio affatto! Mi fa piacere che lei abbia la solidità per affermare e sostenere il suo vissuto e ne sia convinto.

Ora però rilegga ciò che lei stesso ha scritto riferendosi alla sua famiglia e che è durato 20 anni assieme con sua moglie: << Vuol sapere inoltre cosa intendo per famiglia normale. Personalmente ritengo una famiglia vecchio stampo, tradizionale, che reagisce e affronta paure, pregiudizi e ansie, che sa superare momenti dolorosi, litigi e disagi e i cui componenti riescono a confrontarsi e a dialogare fra di loro. >>

Certo si può avere un momento in cui si incrina il quadro, ma questo è ciò che lei ha vissuto e non sarà un evento di venti anni fa durato una miseria (per quanto scomodo e imbarazzante) a rovinarle tutto questo: a meno che lei, e solo lei, non lo voglia.

Cari saluti e ci aggiorni pure sui suoi stati d'animo ogni volta che vuole.