Pensieri ossessivi

Buonasera Dottori, volevo sottoporvi la mia condidonr per avere un vostro parere: da qualche mese soffro di ansia e pensieri ossessivi legati ad un'esperienza adolescenziale in cui venmi incolpato di aver fatto una cosa che in realtà non feci ma non ne avevo le prove e cosi venni giudicato da tutti come colpevole, solo un amico credette nella mia innocenza...mi portai questo prso dentro per anni poi lo superai da solo, qualche mese fa sono iniziati appunto i pensieri ossessivi a circa 10 anni dall'episodio e passo le giornate sentendomi in colpa do una cosa non fatta. La mia psicologa, che però non è anche psicoterapeuta, dice che è dovuto a una mia mancanza di cattieria, che quando dovrei arrabbiarmi tengo tutto dentro e tenendo tutto dentro per anni sono imploso. Ora a me sembra difficile uscire da questa situazione e tornare alla serenità di sempre perchè i pensieri di colpa mi attanagliano tutto il giorno o quasi. Sono anche in cura con antidepressivo per la stessa ragione ma con scarsi effetti fino ad ora. Volevo chiedervi, è possibile realmente uscire da situazioni di questo tipo? Quale percorso potrei intraprendere o quali misure? Vi ringrazio per l'attenxione
Saluti
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile utente, descrive una situazione in cui mi sembra che lei stia pensando allo stesso episodio da moltissimo tempo.

Potrebbe essere importante distinguere due modalità di pensiero differenti.

Una è l'ossessione, che è un contenuto di pensiero che si presenta alla nostra mente "contro" la nostra volontà, tanto che lo avvertiamo come estraneo, come se la nostra mente lo pensasse indipendentemente da quanto ci dà fastidio.

L'altro è la "ruminazione" è una modalità di pensiero impegnativa, in cui dedichiamo molte energie e tempo a sviscerare qualcosa che ci è accaduto, magari cercando la soluzione ad un problema, o di riparare un torto, o di sistemare le cose, quando questo purtroppo è impossibile.

La difficoltà principale, per chi "rumina", è proprio rinunciare alla ruminazione.

Sono due tipi di pensiero differenti: chi è tormentato dalle ossessioni cerca in tutti i modi di sfuggir loro, di scacciarle, di evitare quei pensieri. Chi rumina invece "cerca" attivamente di pensare e ripensare a quegli eventi, trovando una blanda consolazione nel farlo, anche se a lungo termine sortisce l'effetto di non "lasciar passare" quelle cose e di rimanervi aggrappato.

Lei si riconosce in uno dei due modelli che le ho proposto?
[#2]
dopo
Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
Dunque principalmente mi riconosco nel soggetti che runina nel senso che penso molto perchè non ho evitato la situazione, quali conseguenzae pottebbe ancora avere sulla miavita,ecc...cerco di dimenticare una cosa che non si può dimenticare e allora provo a dargli poco peso ma non riesco a fare nemmeno quello quindi intervengono i pensieri ossessivi che mi icono che non ne uscirò nai, che se abbasso la guardia verrò nuovamente travolto dal tutto e non riesco quindi più a godermi la vita
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Ok, mi sembra che si sia incartato in una sorta di "circolo vizioso", in cui soffre principalmente:

-all'idea di quello che è successo
- nel rimuginarvi sopra
- per le idee negative che le si sono sviluppate nel corso del tempo, ovvero le previsioni negative sul fatto che non ne uscirà, etc.

Lei sta facendo delle consulenze psicologiche, ma forse una valutazione psicodiagnostica accurata potrebbe essere necessaria per stabilire se sia più indicato per lei un percorso come quello attuale o un intervento psicoterapeutico.

Nel primo caso, si tratta di un sostegno circoscritto, nel secondo caso potrebbe essere indicata una vera e propria terapia psicologica.

Ad esempio, secondo un modello cognitivo-comportamentale, il suo disagio potrebbe essere connesso alle modalità di pensiero che le ho descritto sopra; se questa ipotesi fosse confermata, allora magari si potrebbe ipotizzare un training per imparare a lasciar "scorrere" i pensieri, interrompere le ruminazioni, spostare consapevolmente la sua attenzione e riattivare i suoi comportamenti, al fine di non lasciarsi "intrappolare" da ricordi e pensieri e tornare a godersi la vita.

Mi piacerebbe conoscere il suo punto di vista al riguardo.
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dopo
Attivo dal 2014 al 2014
Ex utente
Gentile Dottore, prima di tutto la ringrazio per la rispostaprr quanto riguarda quello che dice sono d'accordo, ho infatti notato che il supporto psicologico mi ha schiaroto le idee sulla causa ma olyre quest jon si va...vorrei provare con la psicoterapia perchè mi hanno detto che si insegnano tecniche per controllare il tutto ma sono leggermente scettico, sono la classica persona che se non vede non crede e avendone passate d tutti i colori ib qursto periodo mo sembra quasi impossibbole poter guarire semplicemente imparando qualche tecnica ma pvviamente posso sbagliarmi. Mi sa dire qualcosa a riguardo?
Cordiali saluti
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Bisogna mettersi d'accordo su cosa intende per "controllare". Se intende "controllare i suoi pensieri" no, non è un obiettivo di terapia desiderabile in TCC, perchè si tratterebbe, in sostanza, di chiederle di fare quello che già cerca di fare lei.

Se invece intende qualcosa che somigli a "trovare un altro modo per rapportarmi ai miei pensieri, invece di stare a rimuginare e perdere così il mio tempo e le mie energie", allora questo è un buon obiettivo di terapia in TCC.

Ma tutto questo discorso non può prescindere dal fatto che lei effettui una buona valutazione psicologica. Non è affatto detto che per lei sia indicato un percorso di psicoterapia, o che lei sia un candidato a cui consigliare una terapia. Questa decisione va presa dopo una diagnosi psicologica adeguata.

>>sono leggermente scettico, sono la classica persona che se non vede non crede e avendone passate d tutti i colori ib qursto periodo mo sembra quasi impossibbole poter guarire semplicemente imparando qualche tecnica ma pvviamente posso sbagliarmi.

Questo atteggiamento, da terapeuta cognitivo-comportamentale, mi piace parecchio. Apprezzo molto lo scetticismo, che è molto differente dal "ci credo senza aver provato". Credo che potrebbe aiutarla, in terapia, a patto che sia "voglio provare prima di esprimere un giudizio", e non un "tanto non funzionerà".

Come diceva Henry Ford, "Sia che tu pensi di farcela, sia che pensi di non farcela, probabilmente avrai ragione!".

Cordialmente