Ho fatto un torto a un collega

Salve, volevo ringraziare tutti gli psicologi che rispondono sul sito.

Sono qua ad aprire questo consulto perché ho fatto un torto a un colelga e mi sento molto in colpa. Vi racconto il mio grande errore...
Ho 27 anni e lavoro con altri colleghi più o meno coetanei, nel mio lavoro sono richiesti numeri (nel senso di contratti) e non è semplice farli. Essendo nuovo assunto rischio spesso il non rinnovo del contratto perché è un po' un periodo di test e se non si mantiene una buona media si perde il posto. Per tutti noi non è il lavoro della vita, ma è un lavoro e il mese scorso siccome non riuscivo a raggiungere la media degli altri ho "barato", nel senso che nei contratti di un collega più anziano di me lavorativamente parlando e per questo molto bravo ho corretto i dati, sbagliandoli, così non risultassero validi e così che rimanendo tutti sulla stessa media di contratti effettivamente validi non venissi licenziato.
Perdere il lavoro infatti mi sarebbe dispiaciuto molto, perché ne ho bisogno, ma non è da me: io in realtà non ho mai nemmeno copiato a una verifica alle superiori perché non lo ritenevo corretto, credo nella meritocrazia e se non merito una cosa è ingiusto averla, eppure l'ho fatto. Avevo ansia di non esser all'altezza (e so che non è una giustificazione) e ho imbrogliato, tra l'altro mettendo anche in pericolo lui perché se risultava poco capace anche lui poteva rischiare il posto (inoltre gli ho sicuramente tolto anche dei soldi di provvigione). Insomma son stato uno str**** vero e proprio. Mi sentivo in colpa dopo averlo fatto ma ormai l'avevo fatto e non sapevo cosa fare, e ho taciuto.
A fine settembre, due settimane dopo il misfatto, questo mio collega ha un incidente in moto e viene a mancare... nonostante questo mio torto in realtà pur conoscendolo da un paio di mesi la ritenevo una brava persona, sempre sorridente, e tutto ciò ha creato in me ancora più senso di colpa. Un po' perché mi rendo conto, egoisticamente, che non potrò mai più dirglielo e eventualmente avere il suo perdono, un po' perché mi sento in colpa per lui di avergli fatto qualcosa di profondamente sbaglaito e poi perché era una persona buona e non credo lo meritasse (ho fatto del male pure a qualcuno buono); inoltre non sentendomi degno per ciò che ho fatto al lavoro nei suoi confronti ho deciso di non andare al suo funerale (mi sentivo fuoriluogo, io che ho fatto del male a lui andavo pure al funerale, non credo avrebbe voluto lì uno come me) eppure ci sarei voluto andare almeno per salutarlo un'ultima volta, perché come dicevo avevo rispetto per lui.

Son caduto in questo senso di colpa meritato peraltro e non so bene cosa fare, pensavo anche di licenziarmi perché ho ottenuto quel posto immeritatamente e poi è ingiusto nei confronti del mio collega (che non c'è più), non so anche se dirlo al capo e beccarmi i provvedimenti che sicuramente arriveranno, sarebbe sicuramente corretto farlo.
Non so nemmeno su cosa chiedervi bene aiuto, perché la colpa è solo mia e non si può manco più togliere e poco c'è da fare...
[#1]
Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Gentile utente, capisco il suo senso di colpa aggravato dal fatto che ormai è tardi, forse era meglio andare al funerale , per rendergli omaggio, potrebbe mandare un biglietto alla famiglia, come magari ha già fatto esternando i suoi sentimenti di stima e di vicinanza. Potrebbe dare una piccola somma a qualcuno che ha davvero bisogno , dicendogli e dicendosi che lo fa per onorare un amico morto..
Lasciar il lavoro proprio no, ma continuare correttamente e serenamente , tacendo, reso più forte dalla tempesta emotiva che ha attraversato..
Cosa ne pensa ?

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

[#2]
dopo
Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
La ringrazio molto dottoressa per la cortese risposta.

Rispondo alle sue riflessoni:

1)<<forse era meglio andare al funerale , per rendergli omaggio>>
Sarei andato volentieri al funerale ma mi sentivo di far una cosa non giusta perché gli ho fatto un torto e non so se avrebbe gradito la mia presenza avesse potuto scegliere.


2)<<potrebbe mandare un biglietto alla famiglia, come magari ha già fatto esternando i suoi sentimenti di stima e di vicinanza>>
Si ripresenta il mio problema di sopra, al massimo potrei digli di aver fatto un torto al figlio, ma non mi sembra il caso appesantirli ulteriormente per la fatica che già fanno per il momento.


3)<<Lasciar il lavoro proprio no, ma continuare correttamente e serenamente , tacendo>>
Il fatto è che tacere non mi farebbe soccombere "punizioni" per la mia condotta sbagliata. Credo di dover subire qualche provedimento a mie spese che ribilanci il mio operato.

4)<<Potrebbe dare una piccola somma a qualcuno che ha davvero bisogno , dicendogli e dicendosi che lo fa per onorare un amico morto..>>
Questo è sicuramente nel mio modo di essere, lo faccio già di mio e credo aumenterò la somma ad esempio, proprio per gli eventi successi. Non potrebbe che far del bene.

Attendo alcune sue riflessioni sulle 3 mie precedenti che mi creano un po' di dispiacere.

Cordiali saluti.
[#3]
Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
<<Credo di dover subire qualche provedimento a mie spese che ribilanci il mio operato.>>

Gentile Ragazzo,
a questo, a mio parere, ci penserà la vita: avrà di sicuro (come tutti) occasioni in cui toccherà a Lei subire un torto o doversi piegare ad un'ingiustizia...
Non credo che andando a cercare una sorta di "punizione" riuscirà a sentirsi poi tanto meglio. Non credo che ci siano altri che la possano perdonare, ma che sia Lei stesso che dovrebbe giungere a farlo.
Il suo sentirsi così profondamente una brutta persona, addirittura indegna, credo sia proporzionale a quanto invece siano alti i suoi valori e i suoi principi. Il gesto compiuto non è stato certamente positivo, ma non lo confonda con l'interezza della sua persona.
Lei è credente? Il senso di colpa che prova è legato anche ad un certo tipo di educazione ricevuta?

Saluti.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i

[#4]
dopo
Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
@Dr. Scalco

Grazie anche a lei Dottoressa Scalco.
<<Non credo che ci siano altri che la possano perdonare, ma che sia Lei stesso che dovrebbe giungere a farlo.>>
Il fatto è che io posso anche perdonarmi, ma il non riceverlo dall'altra metà coinvolta mi fa sentire un qualcosa a metà.

<<a questo, a mio parere, ci penserà la vita: avrà di sicuro (come tutti) occasioni in cui toccherà a Lei subire un torto o doversi piegare ad un'ingiustizia...>>
Questo è vero

<<Lei è credente?>>
Non sono credente da sempre, sono ateo, forse anche perché i miei genitori non sono credenti ma son profondamente convinto non esista dio o aldilà, solo i miei nonni erano credenti.

<<Il senso di colpa che prova è legato anche ad un certo tipo di educazione ricevuta?>>
Può essere, non ho mai trovato motivo di mentire o fare torti dato che i miei genitori son sempre stati molto aperti e si fidavano di me. Credo mi sia sempre appartenuto questo modo di essere, anche quando ero piccolo e giocavo, a qualsiasi gioco, piuttosto davo un vantaggio agli altri sulle regole, perché se vincevo volevo vincere in modo giusto e non trovavo corretto barare. Trovo sbaglaito fare torti ad altri, il problema è che nel mentre lo facevo al mio collega non lo vivevo come torto, solo un non esser buttato fuori, poi però pian piano ho capito che si trattava anche di un torto nei suoi confronti.

Saluti :)
[#5]
Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Se le riesce troppo difficile superare da solo il disagio che prova, le suggerirei di rivolgersi di persona ad un nostro collega, così da poter affrontare i temi critici che questo evento ha "stuzzicato".

Cari auguri.
[#6]
dopo
Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
- @ Dottoressa Scalco, la ringrazio molto per le risposte e per il suo ultimo consiglio, sicuramente se non riuscissi a superare la cosa in breve tempo sentirei un vostro collega nella mia zona e di persona. Il tutto è ancora molto fresco e il parlare con voi mi ha aperto alcuni punti di vista differenti dal mio ed è ciò che forse cercavo ora, un confronto :-).

- @Dottoressa Fregonese: Vorrei sapere cosa ne pensa lei delle mie riflessioni in replica #2 e #4 se ha tempo di rispondermi, proprio perché come dicevo mi fa piacevere ricevere i vostri punti di vista.


Infine vi ringrazio nuovamente per il servizio offerto e chiunque voglia contribuire è ben accetto.
Cari saluti.
[#7]
Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Carissimo, quel suo Collega ora è in pace ed ai suoi genitori un biglietto breve e gentile, non fa che bene..Nessuno, se non il buon Dio può perdonare Lei , solo Lei stesso può accettare, che come tutti, perfetti non siamo e che lei ha sbagliato, per paura, necessità
Che i suoi superiori debbano fare il ruolo di giudici mi pare sproporzionato.. accetti i nostri consigli, siamo dei professionisti e persone che tutto il giorno hanno modo di vedere come le fragilità siano di tutti noi..Lei ha un Superio molto esigente, meno rigidità la farebbe vivere meglio, si faccia aiutare, starà meglio, vedrà.. ci tenga informati se crede..molti auguri
[#8]
dopo
Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Vi ringrazio per tutti questi spunti e per tutte le belle parole spese.
Volevo inserire una ultima riflessione prima di chiudere il consulto:

Notavo che effettivamente forse voglio rimettere ad altri la scelta per la mia colpa perché trovo facile che uno si perdoni, è sicuramente a suo vantaggio farlo, mentre rimettere ad altri la scelta è un po' come affidare una colpa a un "giudice" più imparziale e meno di parte che sè stessi.
Inoltre vi è una seconda sfumatura del pensiero ovvero che l'idea di sapere solo e sempre solo io ciò che ho fatto un poco mi turba, proprio perché non avrei un giudizio da qualcuno imparziale.


Voi Dottoresse cosa ne pensate?
Grazie nuovamente.
[#9]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazzo,
Se il Suo collega non fosse deceduto Lei non avrebbe ricevuto da Lui il "dono" che Le ha fatto.

Tenga come suo ricordo indelebile cio' che e' accaduto per rammentarLe che nella vita e' sempre meglio comportarsi in modo corretto. Anche se non sembra "convenire", perche' abbiamo comunque una "coscienza" che non ci abbandona mai.
I miei saluti! E auguri!

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#10]
dopo
Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Dottoresse Scalco e Fregonese torno a scrivervi perché noto dopo aver ricevuto le vostre risposte che il mio pensiero è un po' cambiato, aver potuto esprimere a voi i miei dubbi ha fatto si che nella giornata di oggi molto spesso mi sentissi rispecchiato in ciò che avete detto, effettivamente l'aver fatto qualcosa di brutto non coincide per forza di cose con la mia persona nella totalità, che questa esperienza negativa possa portare grandi insegnamenti da tenere a cuore (il dono di cui parlava la Dr. Esposito), anche il negativo può far uscire qualcosa di buono sia per me (es: non ripetersi) nelle mie azioni anche per gli altri (es: donazione).

Altre volte però il pensiero negativo mi è tornato e poi ritorno a pensare in modo più positivo e che in effetti come dice lei Dr. Fregonese siete dei professionisti e persone che tutto il giorno hanno modo di vedere come le fragilità siano di tutti noi....

Credo tutto ciò possa far parte del processo di metabolizzazione, e sicuramente l'averne discusso mi ha fatto vedere, come illuminando, altri punti di vista e sfaccettature dal tutto negativo che vedevo prima e volevo ringraziarvi per questo.




Mi piacerebbe infine riporvi la domanda così da avere un vostro punto di vista anche su quel modo di pensare negativo che ogni tanto mi torna:

Notavo che effettivamente forse voglio rimettere ad altri la scelta per la mia colpa perché trovo facile che uno si perdoni, è sicuramente a suo vantaggio farlo, mentre rimettere ad altri la scelta è un po' come affidare una colpa a un "giudice" più imparziale e meno di parte che sè stessi.
Inoltre vi è una seconda sfumatura del pensiero ovvero che l'idea di sapere solo e sempre solo io ciò che ho fatto un poco mi turba, proprio perché non avrei un giudizio da qualcuno imparziale inoltre è come se mentissi agli altri (io so e gli altri no, nemmeno gli amici) su una parte negativa (da me fatta), e non ne parlerei solo per apparire migliore, perché son conscio sia una cosa grave, fosse una cosa positiva probabilmente l'avrei già esternata.

Voi Dottoresse cosa ne pensate, Mi potreste dare qualche vostro punto di vista su questa mia riflessione.

Grazie ancora a tutte voi.
[#11]
Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
<<trovo facile che uno si perdoni>>

Dipende dai propri valori, dalla propria idea di sé, dal proprio modo di "stare nel mondo"....concordo sul fatto che sarebbe a vantaggio della persona, ma non credo che sia poi così facile perdonare davvero se stessi.

Per chi è credente, in un certo senso, può essere più semplice riuscire a scrollarsi di dosso il senso di colpa ottenendo l'assoluzione tramite la confessione.
Lei che credente non è, sembra quasi che con questi suoi post abbia chiesto a noi una sorta di "assoluzione", che ovviamente non è ciò che possiamo offrirle.

Fin da subito mi è sembrato che la sua fosse proprio una necessità di "vuotare il sacco", di non tenere solo per sé questo scomodo segreto.
La condivisione con noi ha già in un certo modo modificato la percezione che di questo fatto aveva in precedenza.
Se lo ritiene opportuno, potrebbe proseguire più proficuamente il discorso, confrontandosi di persona con un nostro collega, che -anche grazie alla tutela derivante dal vincolo del segreto professionale- potrebbe aiutarla ad elaborare ancor più costruttivamente quanto accaduto, rendendolo occasione di crescita e maturazione personale.

Cordialmente,
[#12]
dopo
Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Credo che con la vostra grande professionalità abbiate fatto centro tutte e tre, come dice lei nel suo ultimo intervento Dr.Scalco probabilmente ha detto una cosa che da principio non avevo nemmeno io stesso razionalizzato: <<Fin da subito mi è sembrato che la sua fosse proprio una necessità di "vuotare il sacco", di non tenere solo per sé questo scomodo segreto>>
E in effetti in queste settimane ero lì lì per dirlo al collega di turno, lì lì per dirlo al datore di lavoro o "svuotare il sacco" (per riprendere le sue parole) con un amico.
Il fatto è che poi, forse per mancanza di coraggio, non son riuscito a farlo, per paura poi che gli altri vedano questa azione negativa forse ancora più negativa di quello che voleva essere.

In effetti come dite nessuno può assolvermi, posso solo procedere io stesso nel perdonarmi e trarre vantaggio per me e altri dell'insegnamento, però forse vuotare il sacco sarebbe giusto per far capire agli altri ciò che posso fare di negativo, se taccio non sapranno mai... (rispetto alla ricerca di giudizio altrui iniziale è questo ora a tormentarmi)

Cordialità.

PS: accolgo inoltre il vostro consiglio di andare da un collega di persona, non ci sono mai andato ed è una situazione in cui potrei andarci avendo visto quanto ha già giovato parlarvi in via telematica, ovviamente il continuare a scrivervi è perché mi fanno piacere i vostri spunti di riflessione e per terminare un discorso iniziato. Una cosa non esclude l'altra, anzi, il vedere la vostra professionalità mi ha spinto a iniziare a guardarmi attorno su professionisti della mia zona sul sito. Credo proprio che lunedì, che rientro a casa dopo il weekend lungo, prenderò contatti.
[#13]
Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Bene! Sono davvero contenta che in qualche modo possiamo esserle state d'aiuto.

Saluti.
[#14]
dopo
Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
La ringrazio :)

Cosa ne pensa invece riguardo questo mio pensiero?

<<In effetti come dite nessuno può assolvermi, posso solo procedere io stesso nel perdonarmi e trarre vantaggio per me e altri dell'insegnamento, però forse vuotare il sacco sarebbe giusto per far capire agli altri ciò che posso fare di negativo, se taccio non sapranno mai... (rispetto alla ricerca di giudizio altrui iniziale è questo ora a tormentarmi)>>

Di nuovo cordialità.
[#15]
Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Penso che la sua decisione di rivolgersi ad un nostro collega di persona sia davvero un'ottima scelta e che quindi il tutto debba essere affrontato nella sede adeguata e non attraverso un "semplice" consulto on line, che per forza di cose ha tanti limiti [...insieme a tanti pregi! ;-) ].

Non abbia fretta di trovare risposte, ma si dia da fare per cercare le giuste domande.

Buon lavoro.
[#16]
dopo
Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Accetterò allora il dover attendere almeno fino alla prossima settimana.

Vi ringrazio per aver preso a cuore il mio consulto e anche se con il limite dell'etere avete già fatto molto, anche solo avermi fatto pensare ad andare de visu da un vostro collega (ma in realtà avete fatto molto di più grazie alle vostre stimolanti riflessioni).

Vi auguro un buon lavoro e ricorderò il vostro aiuto.
Buona continuazione :)
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