Rapporti con la propria madre

Salve, ho 19 anni e, credo possa essere un dettaglio utile, sono figlio unico.
Questo è il mio primo anno di università; quando pianificavo la partenza ero... eccitato. Finalmente sarei sfuggito all'oppressione di mia madre, finalmente avrei ottenuto la tanto desiderata indipendenza.
Da bambino non mi permetteva di uscire e giocare con gli amici fuori dal suo controllo, fino a 14 anni non mi ha permesso di attraversare da solo la strada principale del piccolo paesino in cui vivevo. Arrivato il liceo, tra un litigio e l'altro, cominciai a intravedere la pace con mezz'ora di libertà dopo scuola.
Mi ha costretto a dormire nel letto accanto al suo, nonostante avessi ben due camere, per moltissimi anni.

Ma la situazione, a 18 anni, peggiorò di colpo.
Con enormi sforzi (ho dovuto sottrarre molto tempo allo studio dell'ultimo anno di liceo scientifico) ho avuto la patente circa un mese dopo il compleanno, con il palese intento di poter far visita alla mia ragazza senza le limitazioni dei bus.
Ad oggi, quasi non più neopatentato, non ho mai potuto guidare in autonomia. Sempre con qualcuno che mi sorvegliasse accanto, questo è stato un durissimo colpo per la mia autostima.
E' arrivata al punto di rinnegarmi ("se vuoi poter fare come vuoi considera di non avere più una madre!") più volte d'estate per i litigi più insignificanti.

Mi consolavo con la visione di Roma e dello studio di ciò che più adoro, l'università in fondo è il simbolo di indipendenza per ogni adolescente. Riesco a diplomarmi, supero con eccellenti risultati il test d'ingresso e, sorpresa, mia madre decide di seguirmi a Roma. Ora sono costretto a litigare con lei per ogni scelta, addirittura per una passeggiata in centro (a cui ho rinunciato da ormai un mese, nonostante l'immenso fascino che mi dona la maestosità di Roma). E, come è capitato proprio oggi, se oso dire di non aver intenzione di seguire un suo ordine, smette di rivolgermi la parola. Dulcis in fundo si nasconde in camera da letto per parlare male di me con i miei familiari, per telefono. Situazione che si ripete da un vomitevole numero di volte.
Io cerco di capirla, cerco di capire che potrebbe essere doloroso accettare la crescita di un figlio. Ma non ci riesco.

Purtroppo mi è impossibile consultare un medico in carne ed ossa perché, com'è ovvio, la gestione economica è tutta nelle sue mani e mi impedirebbe di parlare con uno psicologo (come ha già fatto).

P.S. Sono diciannove anni che non frequento attivamente altri esseri umani (tranne la mia ragazza, dopo numerose difficoltà) sotto esplicite di minacce.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
<E, come è capitato proprio oggi, se oso dire di non aver intenzione di seguire un suo ordine, smette di rivolgermi la parola.>

Caro Ragazzo,
e lei che fa?
Comprendo le sue difficoltà, tuttavia dovrebbe riflettere anche su suoi di comportamenti, sulle sue risposte alle pressioni della mamma alle quali non riesce in definitiva ad opporsi, nonostante se ne lamenti.
Un meccanismo che pare continui a ripetersi nonostante lei sia cresciuto.
Ma che può essere cambiato se lei per primo riflette su ciò che da parte sua contribuisce a mantenere lo stato delle cose.

Difficilmente sua madre cambierà atteggiamento se non sarà lei per primo a modulare in modo più maturo questo rapporto.
Non è necessario scontrarsi, ma può fare passi in avanti un po' alla volta e imparare a conquistare una maggiore assertività.

Un nostro collega la potrebbe accompagnare a gestire diversamente il rapporto con la mamma e a conquistare una maggiore autonomia, può rivolgersi al servizio pubblico presso lo Spazio Giovani del Consultorio Familiare ASL, non occorre prescrizione medica, l'accesso è gratuito. Provi ad informarsi direttamente.

Un caro saluto

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Gentile ragazzo, concordo del tutto con la Collega,si rivolga al Consultorio senz'altro per chiarire tutto questo invischiamento , sentirsi compreso ed appoggiato , il Consultorio può successivamente convocare sua madre alla quale le consiglio di rivolgersi non in modo frontale , litigando , ma parlandole , raccontandole qualcosa dei suoi studi e del suo mondo, sia gentile con lei più che aggressivo.
Cerchiamo di evitare che questa mamma, troppo apprensiva pensi e dica.. con tutto quello che ho fatto per lui.. e che abbia l'impressione che Lei non le voglia bene , non le sia grato..
Ha presente la .. sindrome del nido vuoto.. ? ecco questo bisogna evitare , per strategia e per amore.. Questo è un comportamento più maturo e certo più efficace.. Coraggio, si può fare..ci riscriva , se vuole..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

Il padre c'è?
E' deceduto, scomparso, divorziato, in casa ma inesistente.. o altro?

E' il padre che fa da "contrappeso" al potere (affettivo) talvolta straripante delle madri...
Se egli manca, occorre che sia Lei a darsi la forza.

I tentativi nel tempo li ha fatti. Ma ora, giunti a questo punto, perchè non farsi aiutare?



Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/