Paura della fine della terapia

Buonasera, mi chiamo Isabella e ho 21 anni. Da cinque vedo uno psicologo e da uno uno psichiatra.
Per me sono le uniche figure di riferimento, vista la situazione disastrosa in famiglia e la totale assenza di rapporti umani (amici etc). Oltre la mia enorme difficoltà a crearne, a fidarmi, ad affidarmi, ad uscire da casa spesso.

Visto che lavorano in consultorio e alla salute mentale, ho paura un giorno possa finire tutto questo, con la conseguente paura di restare sola. Sola con me stessa, con i miei comportamenti ed i miei pensieri, principalmente.
Ne ho parlato con lo psicologo e ha risposto che non c'è questo problema, visto che potrò continuare lì per tutto il tempo necessario e che, anche in futuro, potrò chiamarlo quando vorrò sul cellulare.

Ho paura di un possibile distacco, anche non imminente.
Sono due persone che mi sono state vicine nei periodi più bui della mia vita, tra un disturbo alimentare, depressione e comportamenti autolesionistici non ancora risolti.
Ho un'ansia terribile al pensiero di non aver più queste persone comprensive in tutto, che non mi giudicano, sempre presenti.

Non so nemmeno cosa pensare, in realtà.
Cosa dovrei fare? Dovrei parlarne ancora?
[#1]
Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
<<Ho paura di un possibile distacco, anche non imminente.>>

Gentile Isabella,
da quanto ho capito non è stata programmata alcuna fine della terapia, perciò è comprensibile che all'idea di dover "camminare con le sue gambe" -per come si vede ora- si senta ancora impreparata e ciò le metta ansia.

Come mai proprio adesso le sono venuti questi dubbi e questi timori? C'è stato di recente qualche episodio o qualche cambiamento nella sua vita che l'ha fatta sentire particolarmente vulnerabile?

Il suggerimento da parte mia è senz'altro quello di affrontare il discorso nuovamente, con entrambi i professionisti che la seguono.

Cordialità.



Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i

[#2]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Genrile Isabella,
I clinici di riferimento, se pur importanti, non devono sostituirsi alle possibili relazioni amicali, familiari o amorose.

Il distacco, prima o poi, dovrà avvenire, se ciò non dovesse accadere significherebbe che lei non è guarita.

Ci dica altro di lei.

Studia?
Lavora?
Per quali motivi è andata in terapia?
Assume farmaci?

Ha delle passioni, studia ?

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#3]
dopo
Utente
Utente
Grazie ad entrambe per le risposte, molto gentili.
I dubbi mi sono venuti adesso perchè visto che tratta di strutture pubbliche, ho il timore che possano non continuare più con me, anche se mi è stato detto che si può continuare e che non c'è un limite imposto. E considerando che sono seguita da cinque anni ed è un tempo abbastanza lungo, ho questa paura.
Ad ogni modo, ne parlerò nuovamente con entrambi.

Ho finito da qualche mese un tirocinio, in un negozio di animali e quindi, al momento, non sto nè lavorando nè studiando. Non saprei dove trovare le forze per intraprendere un altro percorso lavorativo, in realtà.

Ricordo all'alba dei 16 anni mia madre: lei si è messa in contatto con l'assistente sociale che mi ha poi assegnato l'attuale psicologo.
Aveva notato su di me comportamenti autolesivi, oltre al fatto che visto il divorzio, mio padre totalmente assente, ma presente per criticarmi in continuazione, ho iniziato ad isolarmi, a subire bullismo a scuola e appunto, ad avere comportamenti non proprio sani nei miei confronti.
Inoltre mia madre è più un'amica, non mi sostiene, si è solo limitata a contattare chi di dovere anni fa. Per il resto, è sempre stata abbastanza distante da me e dai miei problemi. Non ho mai vissuto la famiglia, è sempre stata troppo disastrata e con troppi problemi.

Successivamente, quando ero già in terapia, si sono manifestate altre problematiche tra cui un DCA e una sempre più evidente depressione, con un tentativo di suicidio.
Da lì, vista la situazione abbastanza grave, lo psicologico ha deciso di contattare un suo collega psichiatra dietro mia approvazione.
Attualmente lo vedo da un anno: all'inizio prendevo antidepressivi, sostituiti poi con un antipsicotico.

Riguardo alle passioni, si, mi piacciono moltissimi i rettili, in particolare serpenti. Ne allevo sette, non si può considerare un allevamento, ma è qualcosa.

Per il resto, oltre agli animali, non ho nulla. Nè amici nè conoscenti, sto sempre a casa e anche qui non faccio molto.
Vedo la mia vita come un caos infinito, senza una logica.
Mi sembra che cinque anni di terapia non siano serviti in me, forse non sono ancora guarita, fatico ad accettarlo.

Grazie ancora per le risposte.

[#4]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le Ragazza,
considerando la tua passione per gli animali forse potresti chiedere allo psicologo di valutare insieme la possibilità di un'attività di volontariato sempre in quel contesto o, meglio ancora di pet-therapy qualora fosse possibile, potrebbe essere un'opportunità per utilizzare le competenze che stai sviluppando durante il tirocinio e, al tempo stesso, sarebbe un'esperienza con una forte connotazione socializzante. Cosa ne pensi?

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#5]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
L'eventuale conclusione della terapia non dipende dal tempo, ma dal benessere raggiunto e dai disagi risolti.

Che trattasi di pubblico o privato, non cambia nulla...

Ne discuta con entrambi, così valuterete serenamente - senza angosce abbandoniche - il da farsi.
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