Cancerofobia

Salve!
Sto avendo un problema di Cancerofobia.
In passato circa 6-7 anni fa ho sofferto di disturbo d'attacchi di panico con sensazione costante di infarto, dopo un adeguato supporto farmacologico (che porto avanti tutt'ora), un percorso psicoterapeutico e un intenso lavoro interiore sono riuscito a passare avanti a quel problema.
Tuttavia attualmente ne è sbucato fuori un altro, ho la convinzione continua e costante di avere un cancro.
Se ho una giornata di astenia, se ho un dolore allo stomaco, se ho un mal di testa, se ho una febbricciola da freddo sono tutte sintomatologie che associo al cancro.
Spesso ultimamente mi domando quanti mesi di vita mi restino, e mi do come aspettativa di vita massima tra i 30-35 anni.
Ora c'è una parte di me che si rende conto che questa paranoia, se così vogliamo chiamarla, è la stessa che 5-6 anni fa mi scatenava il DAP, l'altra parte di me è convinta che io abbia realmente qualcosa che non va.
Ne ho parlato con il mio medico di base che mi segue da circa 5 anni, ha detto che non ho necessità di un percorso psicoterapeutico, semplicemente sono stressato per la mole di esami e quindi reagisco così, e che nel momento in cui inizerò a lavorare il problema sparirà. Non posso dargli tutti i torti perchè le fasi di vita in cui ero tranquillo e spensierato erano proprio quando lavoravo.
Comunque vorrei avere un vostro parere al riguardo anche per capire meglio come affrontare la situazione, grazie.
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Dr. Adriano Carità Psicologo, Psicoterapeuta 56 2
Gentile utente


A primo impatto, da quel che scrive, mi sento in diritto di dissentire la prescrizione del Suo medico in quanto si sono presentate (o meglio ripresentate) manifestazioni psicologiche che possono avere origine in una fragilità nella gestione dell'ansia e delle proprie emozioni.

Il corpo e la mente sono fortemente collegati, e quando non "comunicano" in maniera ottimale, possono capitare problematiche relative alla Sua.

Potrebbe parlarmi un po' del Suo precedente lavoro psicoterapico?

Un saluto cordiale.

Dott. Adriano Carità
Psicologo, psicoterapeuta
Perfezionato in Psicologia Clinica, Counselling e mindfulness

[#2]
dopo
Utente
Utente
Salve grazie per aver risposto.
Onestamente non so dirle che percorso terapeutico era.
Posso dirle che è durato un anno, andavo una volta a settimana.
Parlavo delle mie fobie e di ciò che mi passava in testa.
Il trattamento dello psicoterapeuta era di razionalizzare le fobie, analizzando che erano infondate.
Ad esempio avevo difficoltà a salire le scale, mi fece razionalizzare che non accadeva nulla salendo le scale (ora sto semplificando per rendere l'idea).
In conclusione lo psicoterapeuta mi disse che per come ero io mi avrebbe fatto bene distaccarmi dalla famiglia, vivere in un ambiente più dinamico e lavorare.
Aveva perfettamente ragione perchè nel momento in cui ho fatto ciò che mi disse ho ottenuto reali progressi.
Poi con la crisi ho perso il lavoro e ho iniziato a studiare.
La verità è che è stato un duro colpo per me perchè per come sono caratterialmente io senza lavoro mi sento inutile alla società, mi sento un parassita del sistema.
Mi pesa molto non poter vivere in autonomia con le mie risorse.
A volte ho dovuto annullare appuntamenti con ragazze perchè non avevo soldi per spostarmi da casa.
L'anno prossimo inizierò a lavorare.
Spero di aver risposto al suo quesito.
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Gentile utente,
In accordo con il Collega, dissento anch'io dalle indicazioni del suo medico.
Ciò per un motivo molto semplice: in periodi di stress acuto, si possono eccome ripresentare i sintomi per cui si è avvalso della psicoterapia.

Ciò detto, i vissuti che lei adesso ci racconta sono riconducibili ad un prepotente ritorno sgradevole e frequente dell'emozione di ansia che non riesce a gestire.

Lei ci dice che il lavoro psicoterapico è stato prevalentemente impostato sulla razionalizzazione dei suoi pensieri che le inducevano ansia ma, molto probabilmente, il lavoro che avete svolto non le ha consentito di appropriarsi di strategie di gestione emotiva e cognitiva dei momenti/periodi in cui sono tornati a ripresentarsi i sintomi.
Le vorrei chiedere:
* oltre alla razionalizzazione delle credenze disfunzionali, avete lavorato su altro?
Se si, che tipo di metodi e strategie sono state utilizzati?

Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.

[#4]
dopo
Utente
Utente
Salve dr Francesco.
Principalmente il lavoro era sulla razionalizzazione.
Altre cose che sono state effettuate sono il test del Minnesota a inizio percorso che indicava uno stato di ansia, e il test al termine del percorso che aveva riportato l'ansia in uno stato normale ( non conosco la terminologia).
Ho fatto degli esercizi di rilassamento in cui ero allungato sul lettino, lo psicoterapeuta mi indicava di rilassare alcune parti del corpo (es. gamba, braccio, fronte).
Negli attacchi di panico mi era stato indicato di fermarmi, sedermi respirare lentamente.
L'ho fatto per un tot di volte poi non ho avuto più attacchi di panico (sono 5 anni circa).
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
È molto probabile che l'emozione di Ansia alla quale lei è suscettibile, (tutti noi siamo più o meno suscettibili ad una o più emozioni) si sia ripresentata prepotentemente attraverso il timore della malattia.

L'emozione di base del panico e dell'ipocondria è l'ansia e quindi potrebbero avere radici di pensiero comuni

Ciò detto,
1)sarebbe altrettanto utile che lei ricontattasse il suo terapeuta per lavorare sui suoi timori attuali. Probabilmente la razionalizzazione delle idee disfunzionali e le tecniche di rilassamento sono state sufficienti per la gestione del DAP ma ora sono emersi nuovi timori sui quali occorre lavorare perché le stanno compromettendo la qualità della vita.

2) contattare il medico che le ha prescritto la terapia farmacologica per poterla valutare insieme in termini di dosaggio e qualità della molecola, rispetto all'azione sul suo attuale stato psichico.

Un saluto
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