Pensieri inconsci

Salve,
ho ripreso il percorso di psicoterapia da qualche mese e sto lavorando sui pensieri automatici negativi. Ultimamente mi accade però di sentirmi in ansia, abbattuto, depresso, ma di non capire cosa sto pensando. Soffro, sento l'ansia, l'abbattimento ma quando cerco di "ascoltarmi" c'è solo silenzio. E continuo a stare male. C'è un rimedio? La tecnica che uso con lo psicoterapeuta è l' "abc" in cui descrivo come mi sono sentito, dove mi trovavo quando mi sono sentito male, e cosa ho pensato. Va a finire che nel campo "cosa ho pensato" non scrivo niente oppure scrivo "mi sento male, ma non riesco a capire cosa sto pensando." C'è un modo per portare i pensieri inconsci alla luce?
[#1]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile Utente,

lei sta effettuando una Terapia Cognitivo-Comportamentale e in questo ambito il concetto stesso di inconscio non è preso in considerazione o è trattato come qualcosa di non conoscibile.

Di conseguenza la sua domanda avrebbe senso se lei stesse effettuando una psicoterapia psicodinamica-psicoanalitica, ma non ha senso in TCC.

Ha posto questa domanda al suo terapeuta?
Gli ha detto che non vede miglioramenti?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno,
effettivamente non abbiamo mai parlato di inconscio nelle sedute, ma semplicemente di scrivere ciò che mi passa per la testa quando mi sento depresso, in ansia, ecc...
Anni fa ho utilizzato questa tecnica con successo e mi sono ripreso completamente. Adesso a distanza di 3-4 anni sono ricaduto nel problema e quindi stiamo lavorando nella stessa direzione.
In realtà è stato lo stesso psicoterapeuta a dirmi che ciò che scrivo non è il vero pensiero automatico ma una sua rielaborazione e quindi mi ha invitato a stare più attento la prossima volta.
Sono alla 4a seduta e il malessere prende sempre più spazio nelle mie giornate.

Grazie per la risposta.
[#3]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Probabilmente si era trattato di un miglioramento momentaneo, che è durato poco.

Dal punto di vista psicodinamico le faccio presente che se non si identificano e risolvono le cause dei problemi è difficile pensare di eliminarne le conseguenze (i sintomi), perciò sarebbe utile lavorare in questa direzione.

Faccia presente al terapeuta che si sta sentendo peggio di prima e gli chieda se ritiene effettivamente utile riproporre questo stesso strumento e approccio, dal momento che in precedenza ha dato effetti solo temporanei.
[#4]
dopo
Utente
Utente
Quando parla di cause intende i pensieri che causano il malessere, oppure le situazioni e le convizioni che causano i pensieri e che poi causano il malessere? Grazie
[#5]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Intendo i fatti, i vissuti, le relazioni significative presenti e passate che hanno portato al malessere, oltre ai fattori inconsci, sempre in ottica psicodinamica.

Le convinzioni sono frutto di quello che si è vissuto e percepito, non sono il primo anello della catena.

Ad esempio una persona introversa, che soffre di ansia sociale e magari attacchi di panico, può essere stata svalutata nell'infanzia, non sostenuta dagli adulti e non incoraggiata, e aver così costruito una scarsa autostima e un'immagine di sé carente, che *in seguito* portano a convinzioni su di sé e a pensieri su di sé che si scatenano in situazioni ansiogene e/o nell'attesa di queste.

Pensieri e convinzioni sono conseguenze, non cause, e si possono considerare cause solo a brevissimo termine (es: penso che tutti mi guarderanno e mi viene un attacco di panico).
[#6]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

Come ha avuto modo di sperimentare anche in passato, la tecnica che sta utilizzando le è stata molto utile. Vorrei precisare però che non è semplice sempre il suo utilizzo.
Spiego sempre ai miei pz quando la prescrivo che non è uno strumento che possiamo trovare immediatamente facile da usare. Anche perché se così fosse probabilmente lei non sarebbe in terapia. Non è semplice perché non siamo allenati a riconoscere le nostre emozioni. Lo apprendiamo mentre cresciamo. Non è semplice perché talvolta non riusciamo a mettere a fuoco i pensieri inconsapevoli e quindi proprio per questo AUTOMATICI. Riusciamo a riferire cosa abbiamo fatto. La sua difficoltà è comune a tanti pz. Il nocciolo della questione è proprio nelle idee, credenze, pensieri e convinzioni perché sono proprio queste che influenzano il nostro modo di comportarci. Vero è che questo processo di influenzamento è reciproco e quindi lo strumento che lei ha a disposizione è molto efficace.
Ovviamente deve imparare ad utilizzarlo. Nulla di male a dire al terapeuta di aver incontrato difficoltà.
Tenga presente che non è necessario subire traumi nel passato per avere un disturbo psicopatologico. Molto spesso il problema è nelle nostre convinzioni e nella nostra narrativa.

Mi aggiorni dopo la prossima seduta.

Cordiali saluti

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#7]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Anche ammesso che sia possibile riuscire a trovare le "vere" cause remote all'origine di un disagio, non è per niente scontato che tale consapevolezza, da sola, debba risolvere il problema. Se una volta capito dove siamo - e per farlo può bastare una sola seduta - non si prendono azioni concrete volte a correggere ciò che c'è da correggere e andare dove si vuole andare, si rischia di rimbalzare da un anno all'altro, da una terapia all'altra senza fare reali progressi.

Questo scriveva ben 7 anni fa:

>>> Vivo le relazioni con gli altri in maniera sottomessa e svalutativa nei miei confronti
>>>

Quindi, la sua attuale terapia si sta occupando di insegnarle ad acquisire esperienza in senso contrario a tale affermazione? In altre parole, sta proponendole situazioni e comportamenti che le mostrino nei fatti, non solo attraverso i pensieri, che lei ha un valore come essere umano? Oppure no?

Questo, ritengo, sia il punto centrale. Almeno da un punto di vista strategico.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#8]
dopo
Utente
Utente
Ringrazio tutti per le ottime e valide risposte. Per proseguire il discorso, rispondo al Dott. Santocito: attualmente stiamo utilizzando il metodo "abc" per capire da dove deriva il malessere e in più stiamo ragionando anche durante le sedute valutando le possibili cause.

Il senso di inferiorità e il giudizio negativo degli altri sono ancora temi predominanti per me. Attualmente esisto solo nella dimensione lavorativa, nel senso che interagisco con le persone solo in ambiti lavorativi e mai per motivi di svago. Ho pochi amici fidati che frequento in modo sporadico. Il resto del tempo lo passo in casa dei miei lavorando e studiando al pc. Non ho un lavoro stabile, ma svolgo tanti piccoli lavoretti legati al mio settore di interesse nella speranza di trasformare, un giorno, la mia passione in un lavoro di successo.
Apparentemente svolgo una vita "normale", ma non avendo una vita sentimentale nè tantomeno sessuale, spesso mi sento un "diverso", un "alieno". Molto spesso mi dico che sono uno schifo, che non ho concluso niente nella vita, che ho sprecato la mia vita. Sento l'ansia dovuta al tempo che passa e sento che ogni giorno lo spreco miseramente infliggendomi da solo questa sofferenza quando invece potrei VIVERE la vita che mi è stata data come tutti gli altri. Non sono soddisfatto di come è andata la mia vita: non ho molti ricordi felici, non ho ricordi felici con la famiglia, con gli amici, con gli amori (quelli non ci sono proprio). Cose che ogni persona "normale" porta con sè. Sento il bisogno di essere una persona normale che ride, piange, ama, balla, abbraccia, tocca, fa sesso, fa esperienze nuove, fa un viaggio, fa regali di cuore, conosce persone nuove, chiacchiera del più e del meno, si confida.

Allo stesso tempo mi chiedo se questo desiderio serva solamente ad esorcizzare la paura del giudizio degli altri e quindi, essere una persona normale allevi la paura di essere giudicato "diverso"/"sfigato"/"asociale",...
[#9]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> attualmente stiamo utilizzando il metodo "abc" per capire da dove deriva il malessere e in più stiamo ragionando anche durante le sedute valutando le possibili cause
>>>

Questo non mi pare ancora il passo decisivo. Ovvero, come dicevo:

>>> azioni concrete volte a correggere ciò che c'è da correggere e andare dove si vuole andare
>>>

Se in una terapia non avviene questo, si può restare indefinitamente nella fase "attualmente", a capire cause e imparare tutto sul proprio problema. Che però rimane lì.

Per andare sul pratico: le cose si imparano facendole. Se dunque lei si sente un reietto sociale e frequenta pochissime e fidate persone, cioè solo quelle da cui difficilmente resterà deluso, perché ha una paura terribile di restare deluso/ferito/rifiutato, è proprio questo che dovrebbe iniziare a fare: frequentare più persone e cercare volontariamente dei piccoli rifiuti da loro. Per abituarcisi. Quando ci si sarà abituato, non ci farà più caso. Aiutato e supportato dal terapeuta, è chiaro.

Se non fa questo, la sua fobia sociale le resterà addosso per sempre.

Parli di questo in terapia e valuti con il terapeuta se state andando nella direzione in cui volete andare. La ricerca delle cause e le indagini sull'inconscio non servono a nulla contro la paura. Questo almeno da un punto di vista strategico.

[#10]
dopo
Utente
Utente
Salve,
ringrazio tutti come sempre per l'aiuto e aggiorno la situazione dopo l'ultima seduta. Sono riuscito a sbloccarmi con gli abc ed è venuto fuori quello che sembra essere il "vero" problema:

praticamente vivo nel rimpianto di una vita non vissuta fatta di paura e sofferenza. Mi sento come se fossi un vegetale. Non è successo niente nella mia vita. Niente che io ricordi con affetto o piacere. Neanche in famiglia. I rapporti sono sempre stati stabili/freddi. Tantomeno non ho fatto esperienze di alcun tipo (viaggi, amori, relazioni, ecc..) se non nel contesto del lavoro. Tutti i grandi eventi che mi hanno segnato sono stati eventi negativi. E quelli li ricordo benissimo.
Tutto ciò mi porta a sentirmi un diverso, un alieno sociale. Vedo i ragazzini di oggi che a 18 anni hanno già alle spalle diverse esperienze all'estero, hanno relazioni stabili, hanno una vita sessuale attiva. Guardo la mia vita e mi chiedo "a cosa è servito arrivare fino qua?"

A questo rimpianto va ad aggiungersi la preoccupazione per il futuro a causa della mancanza di un lavoro, e della mancata realizzazione dei miei sogni lavorativi. In sostanza, non faccio ciò che avrei sperato di fare e campo con uno stipendiuccio misero e a nero. In più sono piuttosto solo, come dicevo in un altro post. Risulto trasparente al mondo femminile. A volte quando mi trovo in situazioni sociali spero di non dovermi trovare in una conversazione faccia a faccia con una donna per evitare silenzi imbarazzanti e che si scopra che sono un incapace nelle relazioni.

In questi ultimi giorni mi sento davvero esausto e senza via d'uscita e sono tentato di smettere di lottare e lasciarmi andare alla corrente. Difatti, ho cominciato a giocare ai videogiochi sparatutto online. Ieri ho giocato dalle 21 alle 4 del mattino senza interruzioni. E oggi altre 6 ore. Voglio fregarmene di tutto. Sono stanco di preoccuparmi di far andare bene le cose sul "lavoro" (quando c'è). Succeda quel che succeda. Tanto fin'ora non ha portato a niente. Tanto sforzo per niente. Inizio ad essere stanco di tutto questo schifo.
[#11]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
"Sono riuscito a sbloccarmi con gli abc ed è venuto fuori quello che sembra essere il "vero" problema: praticamente vivo nel rimpianto di una vita non vissuta"

Non credo che questo sia il problema, il rimpianto dipende sempre da ciò che l'ha provocato.

Il problema può essere ad esempio:
- perchè ha vissuto finora senza dare spazio alle sue aspirazioni e senza fare esperienze significative, al punto da percepire la sua vita come "non vissuta"?
- per quale motivo non se n'è reso conto fino ad oggi, mentre se si fosse guardato intorno avrebbe probabilmente visto che i suoi coetanei facevano e fanno una vita mediamente diversa dalla sua?
- che cosa nel corso della sua crescita ha bloccato la sua capacità di desiderare, espandersi, essere propositivo, opporsi a ciò che non la soddisfa?

Se l'è chiesto?
[#12]
dopo
Utente
Utente
Buonasera a tutti. Ringrazio la dr.ssa Flavia Massaro e rispondo alle domande:

- "perchè ha vissuto finora senza dare spazio alle sue aspirazioni e senza fare esperienze significative, al punto da percepire la sua vita come "non vissuta"?"

perchè fin dalle scuole medie, ho vissuto con la convizione che il mondo fosse un posto minaccioso (a causa di una madre iperprotettiva) e che le persone fossero tutte lì a giudicarmi. Per cui non ho mai fatto scelte con la mia testa, ma sempre basandomi su ciò che la gente avrebbe pensato. Inoltre il senso di inferiorità mi ha portato ad isolarmi socialmente ed a vivere principalmente in casa, lontano dalle persone e dalle esperienze.

- "per quale motivo non se n'è reso conto fino ad oggi, mentre se si fosse guardato intorno avrebbe probabilmente visto che i suoi coetanei facevano e fanno una vita mediamente diversa dalla sua?"

L'ho sempre saputo, ma speravo che prima o poi mi sarei sbloccato e avrei recuperato il tempo perso. Adesso invece mi accorgo che il tempo per certe esperienze non tornerà e mi sembra di aver sprecato la mia vita.

- "che cosa nel corso della sua crescita ha bloccato la sua capacità di desiderare, espandersi, essere propositivo, opporsi a ciò che non la soddisfa?"

principalmente il senso di inadeguatezza e di inferiorità dovuti all'educazione ricevuta e alle esperienze negative che hanno forgiato il mio carattere.

Nel frattempo la situazione continua a peggiorare, infatti mi convinco sempre di più di non essere nè degno nè in grado di costruirmi una vita alla pari degli altri. Non vedo più spiragli di recupero e ho sempre meno voglia di fare qualcosa per risolvere. inizio a desiderare di stare male e così spesso cado in episodi di profonda disperazione in cui inizio a fantasticare su come potrei morire sensa soffrire.
Dopo il mio primo tentativo di suicidio mi ero detto che non sarei mai più arrivato a pensare alla morte. Ma avevo dimenticato cosa significa soffrire in questo modo. E la prospettiva di morire non è più così estrema.
[#13]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Ha fatto presente al terapeuta che il suo stato d'animo e il suo umore stanno peggiorando invece di migliorare?
[#14]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

la Sua storia e soprattutto i Suoi vissuti sono comuni a molte persone che si rivolgono allo psicoterapeuta.
E' perfettamente ovvio e logico ciò che risponde nel Suo ultimo post, ed è proprio da qui che deve ripartire, perché la psicoterapia può correggere quel senso di inferiorità e di inadeguatezza che Lei ha percepito nel corso della Sua vita e che ha fatto sì che Lei si comportasse di conseguenza.
A questo serve il modello che sta utilizzando in terapia e Lei mi pare già molto consapevole di tanti aspetti che sono stati "disfunzionali". Ora è il momento di agire e di mettere in pratica le soluzioni funzionali che metterà a punto di volta in volta con il terapeuta.
Può immaginare che, se Lei non avesse vissuto con tali sensazioni e sentimenti negativi e mortificanti, la Sua vita sarebbe stata probabilmente diversa, quindi sono questi gli aspetti che a mio avviso (con tutti i limiti del consulto on line) dovrebbero essere trattati in terapia.

Cordiali saluti,
[#15]
dopo
Utente
Utente
Dr.ssa Flavia Massaro, si ho fatto presente che non ho miglioramenti. Del resto dagli abc emerge tutto chiaramente.
Il terapeuta dice che le mie convinzioni di base negative sono oggettivamente sbagliate e sono esse a causarmi il problema. Se cambiassi queste convinzioni tutto si risolverebbe.
Ma come si può cambiare una convizione nata da un'esperienza reale, emozionale, profonda e rafforzata innumerevoli volte nel corso di decenni ormai? Questa è la mia verità, la mia realtà, figlia del corso degli eventi della mia vita. Se dovessi cambiare le mie convinzioni di base (tipo "sono un fallito su tutti i fronti" "la mia gioventù è bruciata per sempre" "sono un debole" "non sono cresciuto come avrei dovuto, quindi non ho i requisiti per vivere una vita piena" "la mia famiglia non è stata capace di formarmi adeguatamente" "non valgo niente nella società" "sono trasparente al mondo femminile" "non posso accedere alla felicità, non in questa vita") sarebbe per mezzo di una menzogna.

Dott.ssa Angela Pileci, non vedo "soluzioni" a questa situazione anche perchè è la seconda volta che torno su questi pensieri dopo alcuni anni. Perciò sono più disilluso della prima volta. In più sono davvero esausto di lottare, di cercare soluzioni, davvero non ce la faccio più.
[#16]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Risulta trasparente al mondo femminile perché probabilmente o non si fa avanti, o lo fa in modo inappropriato. Ma io sarei portato a propendere più per la prima. Specie ora che è depresso.

>>> Ma come si può cambiare una convinzione nata da un'esperienza reale, emozionale, profonda e rafforzata innumerevoli volte nel corso di decenni ormai?
>>>

Ha perfettamente ragione e proprio questo dovrebbe riguardare la fase successiva della sua terapia, quella comportamentale. Prima avete stabilito quali sono pensieri e convinzioni disfunzionali (cognitivo), ora dovrebbe iniziare a ricevere istruzioni su come fare.
[#17]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile Utente,

proprio perché sta utilizzando uno strumento che la prima volta le ha dato un miglioramento solo momentaneo, ma che lei immaginava stabile, sono personalmente perplessa all'idea che questa volta l'impiego del modello abc porti a esiti differenti.
Oltretutto ci dice che sta sempre peggio, quindi non si sta verificando nemmeno un miglioramento lieve -anzi! - che le lasci pensare di poter ritornare a livelli precedenti di benessere.

Ha ragione a chiedersi come può cambiare convinzioni di base, radicate e stabili, che la TCC già effettuata anni fa non ha scalfito, semplicemente pensando che se cambiasse quelle idee che sente come vere cambierebbe tutto!
Bastasse ragionarci o volerlo lei avrebbe risolto tutto solo riflettendoci, ma ovviamente non è così.

Lei chiede:

"come si può cambiare una convizione nata da un'esperienza reale, emozionale, profonda e rafforzata innumerevoli volte nel corso di decenni ormai?"

e dovrebbe essere il suo terapeuta ad aiutarla in questo.

Oltre a dirle che:

"le mie convinzioni di base negative sono oggettivamente sbagliate e sono esse a causarmi il problema. Se cambiassi queste convinzioni tutto si risolverebbe"

le ha fornito qualche strumento di intervento, necessario perché lei non si senta così disperato e soprattutto perché non si colpevolizzi per come si sente, in quanto vittima di suoi stessi pensieri?

Se ha già un tentativo di suicidio alle spalle, e sta ricominciando a pensare che quella sia la soluzione, è importante fare un discorso chiaro a chi la sta seguendo, chiedendogli se ritiene realisticamente di poterle essere utile.
Nessuna psicoterapia è una panacea, perciò, se si rende conto che la TCC - effettuata sia in passato che adesso - non le serve a cambiare quello che di base non la rende sereno, valuti seriamente di cambiare terapeuta e approccio.

Le suggerisco di valutare anche un sostegno farmacologico, generalmente indispensabile quando una persona si sente così stanca e demoralizzata da pensare che il suicidio sia una via d'uscita.
[#18]
dopo
Utente
Utente
Buonasera dottori. Quest'oggi la psicoterapeuta ha ammesso che ogni suo tentativo di sbloccarmi è fallito e "non sa più cosa dirmi". Per cui siamo giunti alla conclusione che dovrò riprendere la cura farmacologica. Lunedì vedrò uno psichiatra che mi prescriverà una cura. La situazione è quanto mai critica, poichè a casa nessuno sa niente che ho ripreso la psicoterapia. Adesso diventa più complicato nascondere un farmaco. Non so come potrebbero reagire i miei a questa notizia, in particolare mia madre che è già abbastanza provata da problemi fisici (blocchi con la schiena, dermatite cronica alle mani, allergia acuta). Temo di generare il panico, la disperazione.
In cuor mio so che prima o poi dovranno saperlo, devono sapere che hanno sbagliato tutto con me, che la colpa della mia sofferenza è in gran parte loro.
Sono alla 2° ricaduta quindi in totale 3 episiodi depressivi. Che prospettive ho? La dottoressa dice che in parte sono predisposto alla depressione e in parte la causa si trova nella mia infanzia/adolescenza. Mi ha proposto, volontariato o attività a contatto con le persone che io non ho neanche preso in considerazione. Non è lì la soluzione. In effetti non vedo soluzioni, tranne quella di prendere psicofarmaci per tutta la vita e fare psicoterapia tutta la vita. E non so neanche se funzionerà.
[#19]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Perché non valuta seriamente di cambiare tipo di psicoterapia, anche alla luce di quello che le è stato detto?
[#20]
dopo
Utente
Utente
A chi dovrei rivolgermi per capire quale può essere la terapia più adatta?
Vedo tanta gente che anche dopo aver cambiato 5-6 psicologi non ottiene nessun risultato. Ho paura di finire come loro.
[#21]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Se vuole un consiglio personalmente le suggerirei di cambiare diametralmente approccio e quindi di rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta di orientamento psicodinamico/psicoanalitico.

In alternativa può considerare anche l'approccio ipnotico.

Come le dicevo inizialmente, mi crea qualche perplessità l'idea che uno strumento e un percorso che in precedenza le hanno dato risultati positivi, ma solo temporanei, possano ora rappresentare la soluzione e infatti lei non solo non migliora, ma dice anzi che sta perfino peggiorando.

Non tutte le psicoterapie sono adatte a tutti i pazienti e a questo punto credo che intraprendere un percorso che si allontani da quanto ha fatto finora abbia decisamente senso.