Capacità di relazionarsi

Gentili dottori,

Sono in cura presso uno psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico già da un po, un anno ormai ed è in effetti da qualche mese che qualcosa si è mosso..alcune problematiche sono venute alla luce, altre che sembravano sepolte da tempo sono state riprese. Le mie domande vertono proprio su quest'ultimo aspetto qui. E' possibile che alcune problematiche, nel mio caso soprattutto relazionali, che erano state affrontate in maniera molto radicale e, secondo me efficace, nella prima terapia (8 anni fa più o meno) siano scomparse per anni per poi riapparire? Mi spiego. Negli ultimi mesi mi sono accorto che questo genere di difficoltà negli anni seguenti la prima terapia (smessa più o meno 5 anni fa) non sono mai andate via, anzi sono aumentate! Tuttavia nonostante abbia seguito terapia con altro professionista non sono state più argomento di discussione..come se non mi riguardassero, mentre invece erano comunque presenti anche più evidenti di prima..col senno di poi. Mi chiedo come sia possibile che solo da qualche mese siano rispuntate fuori? Tuttavia la cosa sta dando i suoi frutti, perché finalmente si sta ricominciando a lavorare su aspetti disfunzionali che, come c'erano al tempo, ahimè, sono presenti anche oggi. La seconda domanda è proprio su quest'aspetto qua. Ultimamente in terapia le sedute s'incentrano molto sul fatto che le stesse identiche problematiche che io portavo all'inizio della prima terapia (quando avevo più o meno 18 anni) sono presenti tutt'ora..dopo un periodo in cui, sempre grazie alla prima terapia, erano state praticamente risolte e mi avevano permesso una vita sociale dignitosa. Ad oggi mi ritrovo ad avere i problemi di me 18enne, il che mi spaventa un po sinceramente, e considerando che negli anni precedenti questi problemi sono stati ben più accentuati di adesso..mi viene da dire che è come se avessi subito una sorta di regressione! E' possibile questa cosa, almeno dal punto di vista delle competenze sociali? Seguo terapia farmacologica che, dato un maggiore compenso ultimamente, è stata molto ridotta permettendomi anche una maggiore elasticità di pensiero..quando invece prima ero piuttosto "assente" mentalmente. Lo psichiatra aldilà dell'approccio farmacologico, sembra prediligere un metodo più direttivo e pertanto mi dice di uscire, espormi..camminare (si perché è sopravvenuta anche una discreta astenia nel corso degli anni..). Per quanto gli faccia presente che per quanto possa espormi i miei problemi restano, anedonia, scarsa voglia di intraprendere relazioni..eccessivo coinvolgimento emotivo nei rapporti con l'altro sesso..mi si continua a dire di sforzarmi. Quest'approccio è corretto? In che modo può apportare benefici? Al momento mi è difficile coglierli: anche uscendo non mi ritrovo ad essere inserito e spesso lo notano anche gli altri, cosa che mi innervosice ancora di più..né, allo stesso tempo, mi sento meno impacciato..anzi...Vi ringrazio per la disponibilità che mi concederete, cordialmente.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

potrebbe per cortesia essere più chiaro? Le problematiche che le sembravano risolte in passato, al momento della prima terapia, erano relative a quella della competenza sociale?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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dopo
Utente
Utente
Si, dottoressa, scusi per la poca chiarezza..avevo molte cose da scrivere e non sono riuscito a sintetizzare bene. Si, mi riferivo a competenze sociali. Nello specifico, fino al momento di cominciare il percorso con la prima terapeuta, sono stato un ragazzo molto chiuso..zero rapporti in classe, pochi all'esterno..mai avuto un rapporto affettivo con l'altro sesso fino ai 18 anni..nè baci né nulla altro..Dopo più o meno un annetto dall'inizio di suddetta terapia i risultati cominciarono a vedersi e mi fidanzai, ero più brillante dal punto di vista sociale durante le uscite ecc..e probabilmente facevo più vita di relazione in generale. Questo periodo positivo durò fino ai 22 anni più o meno quando per altri motivi abbandonai la prima terapia.. poi causa eventi esterni e un disagio mentale sempre maggiore..queste capacità che pure avevo acquisito, si sono perse..senza che me ne accorgessi. Successivamente pur migliorando la condizione psichica le difficoltà sono rimaste, senza che continuassi a farci caso, nonostante avessi intrapreso un altro percorso terapeutico. Come detto, solo negli ultimi mesi della terapia attuale ci si è resi conto di come queste difficoltà mi caratterizzino oggi come negli anni passati, quello che non mi torna è come sia possibile che io sia ritornato in molti atteggiamenti al ragazzo 18enne impacciato ed inadeguato socialmente che ero. La mia autostima, come più volte riferisce sia psichiatra che terapeuta, è a terra..quand'anche capita qualcosa di positivo non mi sembra vero e sono costretto a convincermi che invece sia proprio così..quasi come se non meritassi nulla, un modo di fare che mi caratterizzava proprio quando avevo appena cominciato il primo percorso psicoterapeutico. Senza voler entrare nei dettagli di ogni equivalenza che ho trovato tra quel periodo e adesso, posso dire che sono abbastanza spaventato di questa regressione. Per quanto ci si stia lavorando trovo tutto abbastanza arduo..e certe volte mi sento impotente rispetto a tutto ciò. Si può chiamare questa regressione? E' possibile che quello che si era conquistato a fatica adesso sembra perduto? Com'è stato possibile non accorgersi per tutti questi 5 anni che questi problemi,che sembravano risolti, hanno in realtà continuato a tormentarmi?Ripeto, lo psichiatra dice di espormi..di cercare di "fare"..sforzarmi di uscire. Se posso dire, pur non contestando il metodo, questo modo di agire non sta portando risultati, molti di più ne vedo nell'approccio terapeutico che seguo. Ho provato ad uscire..ad approcciare ragazze, tutto però è una continua delusione: continuo a ricevere taciti rifiuti o sentirmi inadeguato durante le uscite serali..tutto ciò non fa altro che perpetuare la mia depressione. Durante il primo percorso terapeutico riuscì a crearmi peraltro una più che soddisfacente vita affettiva..fidanzandomi con due ragazze e, anche avendo qualche flirt nel frattempo. E' abbastanza drammatico constatare che invece sono due anni che non frequento nessuna ragazza, continuo a ricevere rifiuti, e non ho rapporti sessuali da stesso tempo..tutto ciò sta diventando decisamente frustrante. Ci si sforza di non farci caso..ma dopo due anni è quanto meno difficile. Mai avuta gran opinione di me, ma riscuotevo molto più successo tra le ragazze prima..adesso, che pur non mi ritengo più brutto ne meno interessante di altri miei coetanei felicemente fidanzati, non riesco ugualmente a concludere nulla..L'ansia mi blocca già solo con una conversazione su facebook..mi sudano quasi le mani..e se una ragazza mi contatta stento sul serio a crederci, come se non fosse possibile. Inevitabilmente questa quota d'ansia mi penalizza e niente va mai in porto..Il fulcro della faccenda è che questi atteggiamenti li avevo 10 anni fa quando ero un "novellino" alle prime armi e potevo accettarlo..ma adesso sul serio non so come sia possibile essere regredito a quei tempi: è come se avessi, per l'appunto, perso tutte le mie capacità relazionali che per un tempo mi avevano caratterizzato. C'è, se non una spiegazione, quanto meno un'ipotesi generica che si può fare su questo fenomeno? Grazie ancora per l'attenzione.