Obesità e problemi di salute connessi, dca, negazione del problema

Salve,
cercherò di illustrarvi la situazione nella maniera più sintetica e precisa possibile.
Vi scrivo riguardo a mia madre. Da quando ho memoria lei è sempre stata, credo, sull'orlo dell'obesità o obesa,a seconda del periodo (direi tra gli 80/85kg e i 100kg massimo per 1.58cm )
La cosa non ha mai costituito un particolare problema, e non è stata mai affrontata se non con qualche sporadico tentativo nel corso degli anni o quando ingrassava molto. In genere comunque perdeva quei chili che la riportavano a un peso più accettabile.
Ultimamente però pare che la situazione stia peggiorando. Lei sembra davvero ingrassata più del solito e soprattutto molto affaticata: sembra faccia veramente fatica a fare qualunque cosa, non respira bene.
Ciò nonostante continua ad avere una vita parecchio attiva,specie per il suo lavoro che la porta a stare spesso in giro, e continua a negare che il peso e l'alimentazione abbiano alcuna correlazione col suo malessere e la sua fatica cronica.
Tendenzialmente ipocondriaca,non fa che andare dal medico con fare bellicoso, prende medicine, dice che fa di tutto per curarsi ma quest'aspetto viene totalmente ignorato.
Riguardo all'alimentazione, non è eccessiva come quantità o almeno non sembra, ma è caotica, disordinata, spesso frettolosa.
Al di là di quanto possa non essere salutare,poi, ha delle modalità particolari.
Praticamente ai pasti non mangia, è raro faccia un vero pasto normale. Dice che non ha mai fame, vuole solo dolci o quello che le va , in qualunque momento le vada - naturalmente dopo non ha mai fame di cibo "normale" o agli orari giusti.
A pranzo o mangia in giro quel che capita o torna a casa tardi e mangia alla rinfusa,rapidamente (pane,pezzi di formaggio,pasta riscaldata,dolci).
La sera pilucca mentre prepara la cena e poi si fa tè e biscotti o simili. Quando le gira, spilucca merendine etc.
Non prende assolutamente in considerazione l'idea di una dieta naturalmente, vuole "poter mangiare quel che vuole quando vuole" e dice che ha già tante altre cose a cui pensare.
Sinceramente sulla dieta le do ragione, non credo affatto che "mettersi a dieta"sia una soluzione, tantomeno nel suo caso, ma non capisco perché sia così restìa a considerare di modificare anche solo in minima parte le sue abitudini,quantomeno a farci caso, o ammettere che la cosa le sta creando problemi.
Non ho nessuna intenzione di convincerla a forza ma se non posso fare niente vorrei almeno capirla.
Credo mi aiuterebbe a capire meglio anche me sessa e come relazionarmi con lei in generale.
MI chiedo se, come penso, c'è qualcosa di psicologico dietro a tutto questo.
Ringrazio moltissimo per l'attenzione e spero in una risposta.
p.s. chiedo se possibile di non mostrare il mio nome.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Cara Utente,

senza conoscere sua mamma, la sua storia di vita, nè il suo punto di vista, non è possibile dirle nulla di certo perchè mancano tutti gli elementi necessari a comprendere il comportamento che ci sta riferendo.

Il rapporto con il cibo ha in genere valenze molto complesse che travalicano decisamente la mera necessità di alimentarsi, ma per decodificare quale particolare significato abbia il comportamento di sua madre è necessario che sia lei a parlarne e a dire qual è la sua storia e come vive il fatto di mangiare in maniera disordinata e non a tavola con il resto della famiglia.

Quello che mi colpisce molto è che il suo post potrebbe essere stato scritto da una madre che parla della figlia, più che il contrario, e se lo rileggerà penso che questo sarà chiaro anche a lei.

Quanto spesso interviene attivamente nei confronti di sua made per cercare di aiutarla?
Si tratta di un tema "quotidiano" oppure occasionale?
E' solo lei a preoccuparsi di quanto accade e della salute di sua mamma?
Ha idea di cosa le dice il medico curante?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dottoressa,
purtroppo non credo di essere di grande aiuto a mia madre. Piuttosto è lei che tiene a occuparsi di tutto e di tutti, fin troppo. In realtà trovo questa sua modalità quasi prepotente, e io personalmente a volte mi ci "adagio" salvo poi essere risentita, in una maniera passivo-aggressiva. In famiglia,lei fa tutto per tutti e si sfianca, tutti fanno riferimento a lei, e non riceve gratitudine per questo,anzi, in realtà suscita spesso irritazione e viene trattata a volte piuttosto male, ma questo le scivola addosso, credo perché sa benissimo che in fondo tutti dipendiamo da lei e anche dal suo giudizio.
C'è da dire che è una personalità piuttosto ingombrante, non parla che di sé, di quello che fa, recrimina, si lamenta spesso. Ognuno di noi ci si rapporta a suo modo: mio padre la critica (con mio enorme fastidio,la insulta talvolta per la sua stazza) ma non fa un passo senza di lei, i miei fratelli le danno incombenze pratiche, io avrei sempre voluto comunicare e farmi comprendere da lei ma non ci sono riuscita in passato,ora va forse meglio ma lei ammette di avere dei limiti in questo. Spesso ho rinunciato a capire ed esprimere quello che volevo o sentivo "delegando" a lei la responsabilità, per poi sentirmi risentita. Credo siamo tutti piuttosto dipendenti, anche perché è sempre stato così e per comodità.
Al punto a cui siamo arrivati però, alla fine, persino mio padre ha notato che la faccenda della sua salute è peggiorata, ma questo si tramuta solo in sterili critiche e nessun azione o tentativo di far qualcosa. Credo potrebbe andare avanti così per sempre.
Io stessa ho avuto e ho tuttora problemi alimentari per il quali non sono state cercate soluzioni salvo quando ero talmente magra da essere a rischio. Se non sono troppo magra diciamo che va bene per loro,anche se magari sono depressa da morire. Quel che mio padre è in grado di dire è "sei troppo magra, devi mangiare" "mi spezzi il cuore" o "non sei bella così". Come dice a mia madre "bombardona" o "devi dimagrire". In sostanza mi spiace dirlo ma lui è totalmente inutile in queste situazioni.
Il medico curante viene totalmente ignorato da questo punto di vista, se commenta il peso viene considerato "fissato" (del resto ha dimostrato più volte di non essere particolarmente competente,e nel mio caso specifico non proprio un fine psicologo). Ma va bene perché prescrive quello che uno chiede ed è comodo logisticamente,e poi nessuno ha la voglia di trovarne un altro..chi dice poi che sarebbe meglio.
è una situazione di stasi in cui nessuno pare intenzionato a cambiare nulla, anche se le cose non vanno bene.
Stranamente non avevo considerato che il mio problema alimentare potesse essere correlato al fatto che mia madre avesse un problema alimentare; in realtà,non consideravo che lei lo potesse avere, così come non lo considera tuttora lei.
Secondo me invece ne ha uno di cui non prende coscienza.
è possibile in qualche modo che le dinamiche si modifichino? che io cambi le cose, o la induca a riflettere? è possibile che le importi prima o poi qualcosa di questo?..davvero non lo so e per questo le chiedo aiuto e consiglio.
Grazie infinite per la sua disponibilità.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
E' indubbio che lei non sia e non possa essere "di grande aiuto" a sua madre, ma se ne sta preoccupando come se i ruoli fossero invertiti.

Se è una personalità "ingombrante" e vi ha resi tutti passivi e dipendenti è possibile che abbia dei vuoti affettivi enormi da colmare e che abbia creato queste dinamiche familiari per non essere abbandonata.
I problemi di salute legati all'obesità potrebbero essere in questo senso uno strumento utile a ottenere attenzione, anche se poi rifiuta qualsiasi consiglio: in questo modo vi tiene tutti in apprensione (chi più, chi meno) e non vi dà la "soddisfazione" di ascoltare alcun consiglio.

E' come se foste tutti fagocitati dal suo malessere e in questo quadro l'anoressia della quale lei ha sofferto può rappresentare un tentativo di sottrarsi all'influenza materna, come spesso accade in presenza di questa patologia del comportamento alimentare.

Si tratta di dinamiche sado-masochistiche difficili da modificare e ancor più da estirpare, sulle quali si può agire solo con una psicoterapia.
Se lei è motivata a cambiare non può che cominciare da sè stessa: una volta che avrà risolto i suoi problemi potrà forse apportare un cambiamento anche in famiglia, ma non può ottenere nulla fino a quando fa parte dell'ingranaggio mantenendo sempre lo stesso ruolo.

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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

parlando di sè, rende evidente che se le problematiche genitoriali legate al cibo non vengono affrontate, si ripercuotono suli figli, sulle figlie, sia pure in forme mascherate.

Lei ha XX anni e dunque l'età anagrafica dell'autonomia ci sarebbe; ma quella psicologica?
Lei studia ancora?
Ha un lavoro?
Un amore?
Vive ancora con loro? Se sì, per necessità economica o per "scelta"?


Ho spostato il focus su di Lei perchè è assai difficile convincere a prendersi cura di sè chi non lo desidera. (*)

Ma LEI può prendersi cura di sè.
Se modifica la dinamiche che anche Lei contribuisce a costruire, tutto cambierà. Magari solo di un millimetro, ma da qualche parte occorre iniziare.

(*) https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/328-aiuto-a-tutti-i-costi-come-posso-convincere-mio-marito-moglie-amico-fidanzato-a-farsi-visitare.html

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#5]
dopo
Utente
Utente
Non studio più e sono preoccupata di cosa fare della mia vita. il mio dca credo sia anche una via di fuga da questo. Ho avuto una lunga, temo deleteria relazione con un ragazzo. Una relazione di dipendenza reciproca; io non facevo nulla, soffrivo parecchio e mi sentivo estremamente sola e senza nessuno che mi capisse o ascoltasse. Lui si prendeva cura di me, in parte anche per controllarmi e ha sempre pensato che se avessi trovato il modo di stare bene l'avrei lasciato. Così in effetti è stato; appena ho avuto un po' più di fiducia in me (ho conosciuto una persona,un buon amico, molto empatico e molto malato fisicamente che finalmente mi capiva e mi ha aiutata a uscire dalla palude in cui stavo) la relazione ha cominciato a starmi stretta, non l'ho più sopportato. Quasi allo stesso tempo mi sono innamorata per la prima volta, tre anni fa,di un ragazzo che amo moltissimo tuttora. Pensavo che sarebbe stato possibile vivere con lui,avere una vita più felice,anche se consideravo (forse considero) il mio dca inestirpabile. Effettivamente è così ma il mio problema alimentare complica tutto e mi sono resa conto di non poterlo gestire in una convivenza. La convivenza è l'unica possibilità,visto che vive a una grande distanza e ha una casa,mentre io non ce l'ho e non ho nemmeno stabilità economica. Dopo un paio di tentativi di qualche mese dunque ho deciso di tornare a casa e provare a costruirmi una vita da sola, e riprovare a stare insieme se riesco a essere una persona meno vacua,dipendente,inconcludente, soprattutto instabile. Con lui ero una mina vagante,mi pareva di non avere il controllo e il mio disturbo pesava molto.Non so se faccio bene o male a restare a casa e non con lui,potrei sempre tornare e lui ne sarebbe felice (stiamo sempre insieme anche se a distanza), non so se voglio sapere se è per attaccamento al dca o perché so razionalmente di non poter gestire una convivenza,in un posto lontano,in tutto un altro contesto che non è il mio. Ora sto cercando lavoro, a volte con più lena a volte ricadendo nel dca e deprimendomi. Mi è stato diagnosticato un disturbo borderline della personalità, il che mi sembra non voglia dire molto. Né carne né pesce, quel che si dice quando uno non è troppo a posto ma neanche ha un disturbo psichico. Mi diedero psicofarmaci in passato; ora preferisco evitare. Voglio avere contatto con quello che sento,pure se i miei sintomi in fondo sono anche quelli un'anestesia. Ho moltissime difficoltà ad abbandonare un disturbo di cui credo di soffrire quasi dall'infanzia,sebbene in forme differenti. Sono stata una bambina grassa,dai nove ai 12,13 anni, e un'adolescente che aveva periodi di restrizione, mangiare compulsivo,depressione ed euforia ciclici. Anche i miei fratelli hanno avuto problemi alimentari; il più grande un periodo di anoressia,mai riconosciuto in famiglia ("era stressato",dicono ancora. solo io parlai di anoressia) e il più piccolo è stato sovrappeso per vari anni. Evidentemente sono l'unica a considerare questa cosa e il fatto che mia madre sia obesa. Il mio ragazzo è al corrente di tutta la situazione,o quasi,e desidera ardentemente che io guarisca. Forse lo vedo come un nemico del dca cui sono legata. Al momento, considerata la cosa con lui, abbiamo fatto tutte le pratiche necessarie e sono in lista d'attesa per una clinica per dca. Io sono molto ambivalente, anche se so che una vita normale se non abbandono questa stampella non è possibile. Solo finora cercando di abbandonarla è stata ancora meno possibile,ero più instabile di prima.Mi scuso per il fiume di parole ma non so se sarei riuscita a esporre la situazione in altro modo,se non di getto; grazie davvero per le vostre risposte. Aggiungo che tramite cps ho contattato una psicologa che già mi aveva seguito a periodi alterni in passato. Non mi è stata di grande aiuto pensavo ma in fondo non lo so,quanotmeno ero sincera un'ora a settimana e forse mantenevo un contatto con la realtà in quei periodi bui, comunque credo in qualche modo che mantenere una continuità abbia senso e voglio capire se e quali progressi ho fatto
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66


Gentile utente,

Buono che "tramite cps ho contattato una psicologa che già mi aveva seguito a periodi alterni in passato. ... quanotmeno ero sincera un'ora a settimana ...mantenere una continuità abbia senso e voglio capire se e quali progressi ho fatto".

Se al momento questo è quanto può fare "di persona", lo faccia.
Concordate obiettivi concreti e verificabili.
Ci vada per cambiare; per capire..ha già rovistato a sufficienza nei meandri della sua interiorità.

"..sono in lista d'attesa per una clinica per dca. Io sono molto ambivalente, ...
Lì sarà aiutata anche da un punto di vista psicologico/psichiatrico a "lasciar andare" la Sua stampella DCA.
Lì sarà aiutata anche a pensare a sè. Sua madre farà altrettanto oppure non lo farà: Lei non è onnipotente.

Saluti cordiali.

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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Da come ne parla sembra che il suo ex ragazzo si comportasse esattamente come sua madre:

"Lui si prendeva cura di me, in parte anche per controllarmi e ha sempre pensato che se avessi trovato il modo di stare bene l'avrei lasciato"

ed è probabile che anche sua madre si comporti in un certo modo per tenerla legata a sè, per farla preoccupare e così tenerla vicino.
Andare a vivere con il suo fidanzato significa prima di tutto lasciare la mamma e rassegnarsi al fatto che non ha la possibilità di guarirla, ma solo di darle delle informazioni che poi sarà sua madre a valutare e a seguire o non seguire.
In questo senso probabilmente quando si è allontanata sentiva mancare il controllo: la mamma non era più sott'occhio e lei si sentiva in colpa e responsabile per la sua salute, ma da lontano non riusciva a immaginare un modo per aiutarla.

Se percepisce l'anoressia come una presenza non del tutto negativa, ma anzi addirittura come "una stampella", significa probabilmente che questo disturbo fa parte dell'unica modalità possibile di avvicinamento a sua madre, alla quale vuole contemporaneamente stare vicino e sfuggire.
Mollare la stampella equivarrebbe quindi a mollare ogni speranza di stare davvero vicino alla mamma, di avere prima o poi un rapporto non frustrante con lei.
Lasciare l'anoressia e quindi lasciare il controllo che esercita significa accettare che lei e la mamma siete due persone distinte e separate, due adulte, due donne che non hanno più quella relazione madre-figlia che avevano nella sua infanzia e che non è più riparabile, per quanto lei in fondo forse desidererebbe rimanere una bambina che si attende ancora di ricevere dalla mamma quello che le spetta.
Se le è stato diagnosticato un disturbo borderline di personalità significa che non ha potuto crescere in un'atmosfera e in una relazione mamma-figlia stabile, e che l'instabilità - unita all'impulsività, alla rabbia, al senso di vuoto e di impotenza - è ancor oggi presente e necessita di una psicoterapia.

E' bene che lei sappia che la diagnosi che ha ricevuto ha un senso e che il suo disturbo è connotato da instabilità, impulsività e tendenza a idealizzare e poi svalutare le persone, perchè tenendolo presente può prevenire la rottura dei rapporti che si potrebbe verificare nel momento in cui il suo fidanzato o un'amica dovessero fare qualcosa (un qualsiasi errore) che rovesci l'immagine che ha avuto di loro fino a quel momento.

In tutto questo sottolineerei il lato positivo: ha sicuramente dell'amore per sè stessa dentro di sè, se ha trovato un ragazzo comprensivo e disponibile, che la ama e sta assecondando le sue necessità e non la abbandona nel percorso di guarigione.
E' quindi probabile che qualcuno le abbia dato amore quando era piccola, e che questo amore stia dando adesso questi frutti.
[#8]
dopo
Utente
Utente
Gentili dottoresse,
vi ringrazio molto per le risposte. purtroppo sono ora nella fase opposta, altro che anoressica, cosa esasperante, connessa anche al'arrivo della primavera che da sempre mi deprime.
Mi sento molto poco determinata, per nulla attiva, come se non mi importasse nulla di niente e non volessi nemmeno provarci. Pure l'ansia è diminuita.
Come si diceva "ho già rovistato abbastanza" e un po'mi conosco,anche questo stato attuale non mi è nuovo. Mi sembra una situazione molto ciclica,conoscendola mi spavento anche di meno (di prendere peso,ad esempio).
So cosa mi spaventa e so che ora ho meno che mai voglia di impegnarmi.
Non ho voglia né di fare qualcosa né di fingere con me stessa di fare qualcosa, che è il mio sport preferito.
Vorrei mettere tutto in pausa finché non mi riprendo ma so che non è possibile,quindi immagino di poter solo cercare di reagire.
Per uscire dall'empasse ho deciso di andare dal mio ragazzo,pur se nello stato in cui sono.
Come è facile intuire, quello che mi tormenta è il non riuscire a ricostruirmi una vita al di fuori del mio disturbo..di personalità,alimentare,di quel che si vuole che ha fagocitato tutto il resto. Non sapere cosa fare di costruttivo, quale percorso intraprendere, decidere qualcosa, fare una scelta eccetera. Comincio a pensare che,almeno chiusa in una clinica,sarò costretta a confrontarmi con la realtà senza vie di fua e magari capirò chi sono e cosa voglio. Ma è sempre rimandare a un futuro imprecisato, come nel è sempre mentre è temporeggiare..
[#9]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

Talvolta il ricovero è la via più adatta, anche se drastica:
"Comincio a pensare che,almeno chiusa in una clinica,sarò costretta a confrontarmi con la realtà senza vie di fua e magari capirò chi sono e cosa voglio."

Proprio oggi si celebra la giornata nazionale contro di disturbi alimentari, che sono tanto diffusi e resistente e complessi; dalle 1000 sfaccettature.
Sulla tematica ho postato la News
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6999-anoressia-bulimia-binge-eating-come-sconfiggere-i-dca.html

Forse Le può dire qualcosa.

[#10]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Già quella di tornare a stare dal suo ragazzo è una decisione che lei ha saputo prendere e che ha preso per il suo proprio bene, quindi tutto sommato è in grado di decidere e di scegliere di compiere dei passi che la aiutano a stare meglio.

La clinica può essere una soluzione, ma da quello che dice sembra che possa soffrire di un disturbo dell'umore che la porta ad alti e bassi in maniera ciclica, quindi la diagnosi (che da qui non possiamo stabilire) può essere differente dal "solo" DCA.
E' plausibile che la sua sia tutta una reazione alle dinamiche disfunzionali familiari e che questa causa produca sintomi diversi.

Ha pensato a rivolgersi ad uno psicologo nel luogo in cui si trova ora?
[#11]
dopo
Utente
Utente
Gentili dottori,
sono stata in clinica, ho avuto alti e bassi, ora vivo stabilmente col mio ragazzo (lo stesso di cui ho parlato in precedenza). Mia madre nel frattempo si è aggravata, ha iperuricemia e principio di diabete. Sembra intenzionata a cambiare ma non ha idea di che alimentazione seguire, il medico le ha dato solo farmaci e le ha detto di togliere pane e pasta, quindi lei ora mangia bistecche verdure brodo e lesso, uno sforzo per lei che vive di carboidrati raffinati formaggi etc.. Mi sembra di capire che per quanto non alzi la glicemia carne tutti i giorni non sia il massimo per l' iperuricemia e una gamba che sembra tumefatta, quindi vi chiedo per favore consiglio. Ve ne prego davvero. Saluti e grazie.
[#12]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

il Consulto è vecchio di ben ... tre ANNI.
La invito a postarne uno nuovo.

Saluti cordiali.
dott. Brunialti
[#13]
dopo
Utente
Utente
l'ho postato ma non ho ricevuto risposta.
Buongiorno e grazie per l'attenzione,
Mia madre, 62 anni, obesa, ha fatto esami del sangue da cui risultano urea molto alta, un polpaccio quasi tumefatto, sospetto dunque di problemi ai reni e gotta e in più principio di diabete.
Le hanno già prescritto dei farmaci ma il medico di base non le ha dato alcuna indicazione per quanto riguarda l'alimentazione, salvo dirle di eliminare pasta e pane.
Ora, lei non ha assolutamente chiaro che alimentazione dovrebbe seguire e da due giorni mangia carne insalata pomodori e gallette di riso.
Prima mangiava prevalentemente dolciumi formaggi e pane.
Vista la situazione complessa, vorrei chiedere consiglio su che tipo di alimentazione sarebbe meglio seguire, quali siano gli alimenti migliori e quelli da evitare.
Vi ringrazio in anticipo.
Saluti, M.
[#14]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile Signora,

sì, lo vedo postato correttamente in "Scienza dell'alimentazione" ieri. Noi Specialisti rispondiamo quando possiamo.

Il quesito che ci pone qui:
"vorrei chiedere consiglio su che tipo di alimentazione sarebbe meglio seguire, quali siano gli alimenti migliori e quelli da evitare" non è di nostra competenza.
Comprendo la Sua viva preoccupazione, ma anche la eventuale risposta del Dietologo non sostituisce la visita medica di persona per una situazione che Lei stessa descrive come "complessa".

Le suggerisco caldamente di chiedere al più presto un appuntamento medico Specialistico.

Dott. Brunialti
[#15]
dopo
Utente
Utente
mi scusi, QUALE medico specialistico? A chi dobbiamo rivolgerci? Il medico di base insiste nel non dare indicazioni valide. Un nutrizionista, un dietologo? In ogni caso abbiamo visto i prezzi e non se lo può assolutamente permettere al momento. Un diabetologo? e per la gotta? La ringrazio.
DCA: Disturbi del Comportamento Alimentare

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